domenica 31 ottobre 2010

UI UIISH A HALLOUEIN CHRISTMANS (TRADOTTO:SPERO TU MUOIA PRIMA DI HALLOWEEN, COSI' MI RISPARMIO LA ZUCCA INTAGLIATA; E' UN LAVORACCIO)


GENIALITA' E UMILTA' A VAGONATE PIGIATE TUTTE INSIEME OLTRE IL DI FUORI DELLA (FU) PERSONA EINSTEIN?
ESISTE.
RISIEDE IN QUESTI DUE TIZI.
SENZA PAROLE.

CHE MUSICA ASCOLTI?

FOTTE UN CAZZO: RECATI A VEDERE I TESTA DE PORCU OVUNQUE SI TROVINO.

E' UNA LEZIONE DI...

VAI!








RESISTENDO FINO ALLA FINE DEL POST CAPIRETE (e DOPO DOVRETE ULTERIORMENTE CAPIRE) A COSA SI RIFERISCE QUESTA.
AIAIAIAI, CHE DOLORI.
PUZZOLENTI.








CAZZO FAI, VUOI SCATENARE UNA GUERRA PER RIBELLARTI AL SISTEMA CHE TI TIENE SCHIAVO OBBLIGANDOTI A VIVERE 'A LA CAZZO?

MACCHE', FESTEGGIO L'ANNO NUOVO.

AH, E PENSAVO CH'ERI UN COGLIONE!!!








Non ha tirato l'acqua.

La casa era impermeata imperniata saturata da un odore indefinibile, contando che i fattori sensoriali associabili, quindi logicamente interpretabili, erano due: i bomboletti e la merda umana.

Qualcuno avèa cagato, nessuno tirò l'acqua.

C'era una strana atmosfera.

Quando rincasai s'odea la colonna sonora del carpenteriano Halloween, nulla di buono presagibile eppur' assimilabile per involontaria osmosi, come se l'osmosi possa essere un fenomeno d'accettazione.

Succede e basta.

V'erano una ventina di gratta e vinci sparsi a terra per strada (suolo municipale), illusioni svanite in una strappata di tizi ignoti. Essi ci provarono, rimasero delusi, così tornarono composti al proprio posto senza proferir parola alcuna.

Raggiungere l'illuminazione non è così facile come pensavo.

Devi averci la gente giusta alle spalle.

L'illuminazione è raccomandataria.

Senza ricevuta di ritorno.

Manco t'avvisano.

(non) Succede.

Guidavo senza una meta, andavo a far colazione; è più interessante quando il personaggio si muove liberamente; da al lettore l'illusione che, almeno il protagonista, sia dotato di una sorta di libero arbitrio che forse verrà sfatato verso il finale del racconto, comunque è una caratteristica che di solito ne il lettore, ne lo scrittore possiedono, e si accorse, sulle note più gravi del violoncello, quando il testo s'apprestava a carezzar' il punto più alto del significato che voléa trasmettere...

Non è difficile disimparare.

Non impari, così fai prima.

La follia, quella vera.
Tutti.
Tu.
Io.
Me.

La follia alberga qui.

È lei.

Comanda.

Ciò non vuol dire che verrò stipendiato.

Avevo una vaga idea di ciò che stava succedendo.
Lo scoprii solo dopo, poco dopo, anche perché non ci stavo pensando.

L'atmosfera tetra del trentuno ottobre, oggi, ora, stava scettrando, per giunta orchetrando, l'andamento della mia (“In”)personale ossatura, propinandole un pacchetto turistico rilassato, come il portamento patologico da me assunto.

Non sono Leopardi.
Egli avéa persone giuste attorno.
E lo tampinavano.

Gli tartassavano i coglioni.

NON HO UN CAZZO DA FARE, IERI HO PASSATO IL POMERIGGIO IN CUCINA.
MI GUARDA STRANA LA FOLLIA, CI STO PARLANDO.
SCRIVO MENTRE PARLA SULL'USCIO DELLA PORTA, NON MI SEMBRA VALIDO IN TERMINI DI GENERE.

Dove voglio arrivare?

Perché è obbligatorio avere un punto di arrivo?

È perché vogliamo essere più sicuri?

Con molta amarezza, chiedo all'incessante (troppi aggettivi, troppi clacson sotto casa) flusso di coscienza: come può una persona adulta, (si spera) DISINCANTATA, procrastinare, bighellonare, giurare, mettersi in mano di, soccombere in (non) nome della SICUREZZA, dal momento in cui ella, essa, tale persona, ha precedentemente fagocitato e, si RIspera, digerito, l'idea che un giorno, forse anche tra qualche minuto, non ci sarà più?

Perché vogliamo certezze, nel momento in cui la più grande, inoppugnabile, certezza è che moriremo?

Questo è un racconto dell'orrore comico, sia ciò che scrivo, sia la vita.

E fidati, non preoccuparti.

Con il giusto sorriso, l'adeguata maestria, puoi andare in giro, consumare come una cittadino modello, senza pagare.

Trenta quantificabili minuti fa è accaduto.

Sorridi denotando sicurezza, rassicurando il gestore.
Saluti defilandoti, togliendoti di mezzo, senza aver adeguatamente economicamente retribuito il gestore/la gestrice (non voglio che il pubblico femminile s'ammali), senza aver nessun peso sulla coscienza/avendo maggior peso nel portafogli, se sei uno di quelli che si ostina a catalogare tutto sé stesso, più generali biglietti da visita, archiviando ogni cartaceo ricordo dentro un contenitore di tessuto appetibile da fissare saldamente alla chiappa destra o sinistra, a seconda della mancinità e/o destromania.

Destrofilia.
Non parlo di nazi.

A parlare coi sassi non risolvi nulla, a meno che non credi nella reincarnazione.

Esiste la reincarnazione?

Avviene “la...”?

Non sono domande da farsi.

Penso, quindi, purtroppo, NON SONO, 'fanculo Cartesio col suo insegnante di sostegno, che ora, adesso, non è un problema da crearsi ad arte.

Reincarnazione?

Che tu ci creda o no...

ORA, ADESSO, NOW, DOVE SEI?

Fisicamente sei lì, di fronte allo schermo.

La vita ti ha portato a doverti metter nelle mani di un genio del mio calibro (.38) e magari pensi sia una grande cosa.

Diciamo che stai vivendo.

Dipende da molte cose.

Diamola per buona.

Ecco.

Stai vivendo.

Sto vivendo.

... ci sta!

Da quanti mesi esiste l'universo?

C'è chi sostiene qualche trentina, taluni votano per l' 11 milioni, tal altri per migliaia di anni (mal interpretare la bibbia a propulsione ne genera di codeste burle), tal non so la contrapposizione di “taluni/tal altri”, nel senso, voglio abbattere le barriere strutturali del linguaggio semi concreto, eppur hanno inventato/comunemente abbiamo accettato per Ozmosi codificate forme di linguaggio che ti intrappolano nello scadere (come una confezione di fagioli biologici aperti 20 sec. fa) perciò non puoi continuare il luogo comune senza auto ingabbiarti in un luogo comune.

Il luogo comune è un posto dove la giunta comunale può riscuotere i diritti d'autore.

Non per questo gli operai e gli altri subordinati possono trarne vantaggio dal punto di vista frusciante, non John (“jack” esiste solo nel romanzo) ma di soldi intascabili/spendibili per un futuro migliore in compagnia di consigliati farmaci.

Cosa c'è oggi in televisione?

Ah, sì, la classifica dei farmaci più fichi del momento.

Dimmi cosa assumi, ti dirò come stai.

Anzi, non dirmelo, mi basta analizzare le tue lacrime.

Penso che pensare sia come cercare, far in modo che avvenga un rapporto sessuale già avendo pre programmato che mai avverrà, che mai s'attuerà.

Dipende da te?

Esiste il libero arbitrio?

I Sofficini Findus sono una tangibile prova del nostro ponderato carattere di/da adulti, quindi sì, posso affermare con certezza che il libero arbitrio esiste.

Precisamente non so quando sia stato inventato ma or come or ora (“orrore”; è l'anagramma) ne siamo ampiamente NON dotati.

Poi un barlume di lucida follia strumentale mi fa rivestire da essere normale secondo i canoni del pubblico pagante, del giudice, del boia, del carnefice, figure proiettate, esistenti solo nella mia testa, faccio finta di niente, iniziando a raccontare cosa mi ha turbato questa settimana.

Devi scavare nel passato.

Lo so, fa male, ammettere certe debolezze.

Rincuorati.

La debolezza, il “concetto di”, tutta la roba che scrivo, esiste perché ci siamo sopravvalutati, siamo andati oltre l'oltre.

Non è importante.

Lo so.

Io so.

Ho appreso la verità da Padre Pio.

Siamo a 4 pagine.

Non so se sei ancora lì.

Penso che tu ti sia stufato.

Pensa a quanto sono presuntuoso: penso, mi convinco di sapere cosa stai pensando.

Sarebbe da spedirmi in una camera a gas, no?

Sappi figliolo (mi sono elevato; ti tratto dall'alto il basso) che in una camera a gas ci sono stato.

Non intendo camera a gas tipo che ho scoreggiato mentre dormivo e la porta era drasticamente chiusa serrata per sempre, ne che un altro aveva scoreggiato al posto mio nella medesima stanza serrata.

Ho sconfitto la morte.

Nella camera a gas mi sono messo a conversare col gas, l'ho convinto a risparmiarmi.

Il gas mi ha risparmiato.

Con quel risparmio ha creato il debito pubblico del quale sei/sono (psicofisicamente) schiavo.

Non disperare.

È iniziata un'innovativa nuova edizione del Grande Fratello.

Quest'anno tifo per...

tifo...

Tempo addietro, il tifo era una malattia.

Oggi s'è tradotto in “affetto”.

Il progresso segue tali schemi.

Sono orgoglioso di abitare in un pianeta a tinta unita.

Gli da un tocco “di”.

Ho progettato un libro bianco di contenuti.

Scrivo una riga dove ti sprono a crearti universi mentali non gestibili, dopodiché sarai tu a impostare, compilarne le pagine.
Mi pagherai affinché io, col mio benestare, ti darò la possibilità di aprirti a te stesso, a chi vorrà leggere il libro preimpostato/da te dopo strutturato.

Le nano tecnologie sono i gadget elettronici escogitati dai servi di Biancaneve.

In inglese è “Snow white”.

È un titolo vagamente cameliano, non parlo di sigarette, non faccio pubblicità occulta (andrei all'inferno, trattando argomenti banditi dalla chiesa)

Parlo del gruppo.

Della bend.

Della band.

I camel.

Du iu nò?

So fare pure le question teg.

Il chitarrista cantautore dei Camel si è ammalato, hanno annullato la turnè (torno a ripetere che scrivo le cose come cazzo mi pare, sono adulto, sono libero, vado a letto quando voglio, assumo Nutella a mia discrezione, perciò rassegnati; se hai letto fin qui ti sei rassegnato almeno da quando compisti il tuo decimo compleanno) e nessuno li ha più potuti ammirare dal vivo.

Peccato.

Snowgoose era un gran disco, mirabile l'utilizzazione dell'orchestra in esso.
Pensare che era un progetto per un “audiobook”, come li chiamiamo ora.
Era un libro per bambini, la favola dell' “oca della neve”.

Nello scrivere mi sono porso nel torso una domanda che non dirò, anche se la posso anche scrivere, le pagine sono gratis, mica mi cacciano se vado avanti a oltranza, e sì, dài, tutto bene, i bambini stanno bene, anche se a casa mia ad una Barbie manca la testa e misteriosamente il bambino non si siede da una settimana, dicendo “Gesù detto sedere seduti peccato”, arrivo qui.

COMPIERE GLI ANNI.

Sembra quasi un traguardo.

E' UN TRAGUARDO.

Pensa quanto sei bravo.

Hai compiuto gli anni.

Hai raggiunto un obbiettivo.

Almeno per la cronaca, dovresti essere triste.

Quando compi gli anni è un anno in meno che vivi sulla terra.

Dipende da come te la vivi.

Per me è un traguardo, sapere che non mi è rimasto molto.

Per te?

Da piccolo pensavo, visto che ha squola mi hanno pluri bocciato tante volte: immaginati (parlavo a me stesso in terza persona senza saperlo) se la vita fosse come alle elementari e le squole dopo.

Tu immagina.

Ogni anno, quando arriva il tuo compleanno devi fare un esame col padreterno.

Egli/esso (“It” in inglese, pronome impersonale di cosa od oggetto indefinito) ti pone ardui quesiti, TI FA DELLE DOMANDE, ALCUNE DOMANDE dell'esame orale, come la maturità, e tu dici quello che sai.

Se ti boccia non invecchi.

Potrebbe sembrare positivo, farsi bocciare per non invecchiare.
“ “ “ “ “ “

-Quanti hanni hai?

- Ho 43 anni.

- Non li dimostri, sembri un bambino di 15 anni.

- Lo so. Ma mi hanno bocciato.

- Come funziona, lì sulla terra?

Niente, il porcoddio ti fa le domande come all'esame orale e se ti boccia passano gli anni nella tua testa ma la pelle non t'invecchia, manco il cervello, quindi sei condannato a ripetere l'anno, le cellule ti si congelano criogenizzandosi, i processi biologici umanamente conosciuti vengono confiscati da Belzebù (il cornuto della birra) e non invecchi mai.

Sorge spontaneo.
Se ti facevano paura morte, vecchiaia, decadimento generale, negli anni '80 bastava diventare un vampiro di Joel Shumacher.

Ora c'è l'esame di stato universale.

Non lo passi?
Non invecchi.

Non lo passi/non invecchi.

Ti dico la verità, amico.

... pure questa è una balla: come posso avere amici se sono esclusivamente concentrato su me stesso e la mia persona fisico giuridica?

Forfettario intercalare.

Tanto per fare due chiacchiere con me stesso, la persona che amo odiare.

È un toccasana.

E ripeto che ti dico la verità, anche se mi sono fermato a contemplare le due “E” di inizio discorso.

Una era con l'accento, l'altra senza.

Una significa verbo essere.

L'altra significa NON verbo, bensì congiunzione.

Tra l'essere e il congiungere, quale scegli?

La busta o i premi?

Mi rimanda alle lotterie sul lungomare di quando avevo anatomicamente 11 anni, avevo comprato (“acquistato” si dice nei racconti rispettabili) il primo album dei Doors, l'omonimo (non è il titolo del disco, “omonimo”, si chiamava semplicemente “The Doors”) e mi sentivo abbastanza adulto da fare una cosa della quale mi pentii fino a crearmi giovanili turbe permanenti, mentre mia madre sta ancora lottando con la puzza nel cesso, sostenendo che è colpa mia, ma colpa non c'è, l'importanza risiede nel mal odore.

C'era la lotteria a premi col tizio microfonato a mano dentro la baracca piena di premi tostapane biciclette sci giradischi guantoni da boxe televisori videoregistratori manichini (c'erano pure loro; una ballardiana fiera delle atrocità vicino casa), poi occhiali da sole, occhiali da vista e compravi un biglietto con un numero, aspettavi l'estrazione, mica era come la schiavitù statale dove ti tocca aspettare due estrazioni settimanali, là ogni sera faceva almeno trenta estrazioni (durava poc'oltre la mezzanotte), sognavi di vincere un premio per sentirti più appagato, dimenticandoti dei traumi infantili, sedando l'ego.

Era questa la domanda figa che mi ricordo?

Era questa.

SIGNOOORA, VUOLE LA BUSHTA O I PREMI?

LA BUSSSSSHTA O I PREMI?

M.
mm
Mmmm.

MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM


MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM


MI PIO IL PROGIUTTO!

Dicette cushì.

Quello che mi ricordo rispose così.

Era una domanda chiara, sintetica, minimal, not radical, very chic.

- SIGNORA, VUOLE LA BUSHTA O I PREMI?
- MI SA CHE MI PIO IL PROGIUTTO.

Quel giorno, più che “capii”mi convinsi che avevo tantissima strada ancora da fare, solo almeno per lontanamente eguagliare quei risultati.

Me ne andai via sconsolato, senza assistere all'assegnazione del progiutto.

Non udivo un temperamatite dai tempi delle scuole obbligatorie.

Mi sono emozionato.

Ecco perché hai i pantaloni bagnati, Luigino (... ?).

- È il modo che il buon Gesù utilizza per farti capire che hai sbagliato.
- Ma andrò all'inferno, padre?
- Non pensare a codeste cose, figliuolo. Goditi la vita terrena.
Ciuccialo a papa.
- Così?
- No, cazzo, mi fai male. Se non impari subito ti spacco la faccia con un pugno, ti disintegro i denti, così non ti ribellerai mai più al babbo.
- “Babbo”? Cazzo vuol dire, papa?!
- È un termine fiorentino utilizzato nella collodica storia di Pinocchio.
- Papà, babbo, come cazzo ti chiami? Ho le idee confuse, parli difficile, io, io, non mi ricordo, ho solo voglia di ciucciarti tutto come un calipp.
- Vedi figliuolo? Hai imparato senza la violenza. Il metodo Steiner funziona. In culo alla Montessori.
- Ma il telefilm era bello.
- Dicevo per far contenta la salma della mamma. L'ho visto tutto solo per farmi le seghe con la protagonista.

È per questo che sconsiglio ai genitori di rimproverare i figli.

Non picchiate i vostri figli.

Uccideteli.

POI

SOLO POI

scopateveli.

Finirete in carcere ma finirete anche in televisione.

Quali grandi traguardi avete nella vita?

Appunto.

Una volta che sei finito in tivù, cosa vuoi di più?

Ok, le bambine sfondate più la cocaina su per il culo, però intanto accontentati.

Da piccolo abusarono di me.

Me lo dimenticai.

Poi leggetti il libro quello di Melissa P. e mi inorgoglitti perché lì sulle pagine sembrava che scopare poteva essere pure poetico.

Mi innamorai di me stesso.
Adorai ciò che avevo compiuto.

Lo odorai anche.

Continuai a leggere i libri capolavoro di Melissa.

Poi il maeshtro professore mi dicette di leggere roba più alta, più imbortande.

Mi regalo le 120 giornate sodomitiche, desadeiano libro più dvd pasoliniano.

Non voletti leggere il libro, era troppo grosso, troppo lungo poi... pensai.

Pensetti.

Libro troppo grosso?

Troppo lungo?

Ma può servirmi per ingrandirmi il pirsing.

Come il tunnel.

Amalgamai la cultura giovanile, lo slang addizionato al sapere, associai il libro a un bel cazzo, lo concretizzai con le sue benefiche proprietà.

Potevo sia farmi una cultura che allargarmi il buco del culo.

Potevo diventare istruito e spanato.

Poi, dopo che ne parletti col professore mi dicette che il libro era da leggere, mica da infilarselo.

E là l'amore per la letteratura svanette come un fuoco fatuo a gennaio.

Ci avete mai pensato?

Dico ai fuochi fatui.

Pensa.

Anzi, non pensare, te lo racconto io.

I nostri avi non avevano tv.
Non avevano psicofarmaci.
Scopare era peccato.
Biestamare (significa bestemmiare in dialetto, per chi non lo sapetttttte) ti faceva finire all'inferno senza manco la possibbilità (scrivo ocme mi pare) di giocarti il jolly se non la sapevi.

Che facevano?

Sì, i libri di Lovercraft (il nome è cambiato; la Marlboro Company che si comprò ditta e logo della Kraft (cose buone dal mondo) s'appropriò dell'identità del solitario di Providence e ne cambiò l'ortografia) sono fottutamente veri, succedeva così.

Ricapitolando.

Non c'era tv.
Non potevi vedere gente che prende gli psicofarmaci al posto tuo mentre scopavano commettendo peccato e biestamanado (ora avrete capito che significa; cazzo ve l'ho pure spiegato, non fatemi irare) e stavano lì a rigirarsi gli opponibili pollici, talvolta anche gli alluci (sono i pollici del piede, nella grammatica semantica comune; poi vi racconto pure l'aneddoto sui pollici dei piedi e mi ringrazierete e mi ringrazieranno pure i vostri figli scampati alla mutilazione; questa non è senza senso come il resto; fidatevi che ce l'ha, intendo “il senso”) così, indovinate che facevano?

Dico gli uomini quelli là del passato “con” (leggi la riga sopra, non mi va di ripetere... anzi, sai che faccio? Copiaincolla) non c'era tv. Non potevi vedere gente che prende gli psicofarmaci al posto tuo mentre scopavano commettendo peccato e bistamanado (ora è più chiaro, anche se cazzo ve l'ho pure spiegato, ormai mi sono irato) e stavano lì a rigirarsi gli opponibili pollici, talvolta anche gli alluci, cioè vabbè sono i pollici del piede (un piede “coi pollici”? Eccoti gli ogm) nella grammatica semantica comune.
Poi vi racconto pure l'aneddoto sui pollici dei piedi e mi ringrazierete come mi ringrazieranno i vostri figli scampati alla mutilazione preventiva.

Indovinate cosa facevano?

DI NOTTE, NELL'OTTOCENTO, I DISOCCUPATI SI RECAVANO NEI CIMITERI.

Erano smarriti, sparuti, impauriti spauriti, ciononostante andavano nei cimiteri, visto che di meglio non c'era fa fare (sì, c'era ma era peccato e finivi all'inferno col benestare del padreINterno, il signore degli assorbenti OB).

Andavano in giro per cimiteri, si inventavano racconti.

Erano superstiziosi, mica come oggi che la gente crede a storie inventate da varie chiese millenni fa poi fanno le bastardate perché sanno che tanto poi chiedono perdono e all'inferno e nei posti brutti post mortem non ci vanno no no no no no per niente.

MORALE DELLA FAVOLA SINTETICAMENTE RIASSUNTA.

Non servi più.
Muori.
T'imputridisci.
Puzzi.

Non è vero che non sei più vivo.

Ti spiego come.

Ti spiego come.

Da vivo puzzavi, scoreggiavi, t'ostinavi a vivere.

Da morto emani gas lo stesso.

È putrefazione, ma è pur sempre un'azione compulsiva come le altre.

I cadaveri di una volta, che non sono evoluti come quelli di oggi, venivano seppelliti in casse di legno bare da morto non spesse erte paccute come quelle quotidiane che costano minimo duemila euro più tutto il servizio offerto dalle pompe funebri che si inventano pure i gadget (non mica quelli che vende Sara per lavoro) tipo il portachiavi a forma di bara che tutti poi lo vogliono perché “quant'ebbello dove l'hai preso dove l'hai comprato no amico, non l'ho comprato, era il premio di consolazione che me l'hanno dato perché s'è morto nonno” si putrefacevano come adesso, sì, il fatal decorso del deterioramento corporale di un essere umano “non più fungente” (è un modo educato per indicare la salma).

MORALE DELLA FABULA E DELL'INTRECCIO (vedi, andare a scuola? Ti pigiano in testa luoghi comuni semantici, non te ne liberi più, meno che non ti segni a Scientoloy o altre sette di esaltati pazzi lavatori di cervelli).

Gli antichi disoccupati andavano nei cimiteri, nei quali vengono perversamente conservati i cadaveri.

Sei morto.

Eppure ti tengono.

Sotto terra.

Ma non è proprio che ti hanno buttato via.

Vai in putrefazione.

Lo so, non è colpa tua ma non puoi resisterVi.

Vai in putrefazione.

Produci dei gas anche senza spingere con lo sfintere.

Fai gas senza scoreggiare.

CHE SUCCEDE?

I FUOCHI FATUI.

I fuochi fatui sono loffe post mortem.

Immagina.

Sei morto, hai chiesto perdono, quindi puoi andare in paradiso.

SEI IN PARADISO.

Fisicamente, anzi, ANIMAMENTE, perché è quella che assurge al regno dei cieli, ti trovi in paradiso.

Stai tra le nuvole.

Sai che tempo farà domani senza guardare il meteo.

Osservi i tuoi cari.

Vegli su di loro.

Sulla terra c'è una parte di te, anzi, diciamo che eri tutto te stesso quando ti ci identificavi a tal punto da farti schiavo da solo chiedendo un mutuo per comprarti un televisore maxi schermo 3d ce poi ti sei accorto che non ti serviva così tanto come pensavi.

Il tuo corpo defunto, rimasto sulla terra scoreggia.
Prende a emanare gas.

Oltre che hai peccat,o perché socreggiare è peccato...

Sai che succede?

Eh?

La gente dell'ottocento, addentratasi nei cimiteri in quanto disoccupata e pluri disponente di tempo libero a iosa a volontà, vedeva fuochi fatui delle tue scoregge, montandosi la testa, scrivendo storie horror del cazzo, si inventava la mitologia di Chtulu, di Halloween, vari film di carpenter ecc ecc e sai che succede?

Hai peccato a più livelli.


Hai scoreggiato.

Hai scoreggiato da morto.

In più hai fatto scoreggiare il cervello dei viventi (“creatività” la chiamano) e hai doppiamente, triplamente peccato a più strati, in varie dimensioni.

Peccato pluridimensionale.

Che succede?

Eh?

Sai che succede?

No che non lo sai, altrimenti non penderesti dai miei polpastrelli (parlassimo io e te di persona penderesti “dalle labbra” ma non è una subdola scusa per chiederti un pompino gratis, ovvio che ti pago, nulla si fa per niente, no?).

Insomma.

Stai in paradiso e finisci all'inferno perché il tuo corpo sulla terra ha peccato senza il tuo permesso.

È una gran fregatura.

È un inculatura.

Tanto vale peccare.

Perciò pecca.

Rutta, scoreggia, bestemmia.

Tanto non ti succede niente.

E se pensi che tutta questa pippa mentale va oltre l'orrore dell'orrore vuol dire che ho raggiunto il mio scopo perché...


perché...

Niente.

Volevo regalarti un bel racconto dell'orrore per celebrare tutti i santi e i morti defunti della fìesta del calendario halloween (ecco la globalizzazione; che ci abbiamo guadagnato ad entrare in Europa? Non disperare, presto sarà il governo mondiale, allora si brinderà).

E più orrore di questo scritto qua, più dell'orrore di quello che ci ho in testa, difficile pensare che esista.

Se esiste... ben venga..

Venire è peccato.

Gesù ti guarda.

Ti osserva.

Sì.

Disoccupato pure lui.

Non ha un cazzo da fare.

Possiede tanto tempo libero.

Perciò...

Già che ci sto (spero; non so bene “dove” sono), ti racconto la storia dei “pollici del piede” di cui disquisivo parecchie sopra.

C'era una volta un testa di cazzo come ce ne sono poche, inarrestabile amante di ordigni et esplosivi.

Non “piromane”, ma a capodanno s'indebitava per comprare centinaia di chili di fuochi d'artificio.

La sua vita era tutto un capodanno.

Sparava dal 1 gennaio al 31 dicembre.

Sparava per non spararsi.

La via di casa mia sembrava Sarajevo.

Fidati.

Sarajevo non è divertente come nei film di Kusturica.

Non è festosa come le musiche di Bregovic.





Ray Kurzveil, calcolo delle probabilità, matematica non opinionabile...

... spara oggi, spara domani...

Prima o poi doveva succedere.

Nella mitologia greca Zeus era il dio degli dèi.
Era al top.

Nella nostra mitologia italiana, Zeus è un raudo (cioè un petardo) modificato geneticamente, tant'è grosso.

Allo stronzo un giorno gli è scoppiato uno Zeus in mano.

Gli è partito il pollice che lo (quasi) differenziava dai primati.

Cos'è successo?

Essendo spappolato, irrimediabilmente fottuto, INUTILIZZABILE, all'ospedale gli hanno asportato l'alluce (è il pollice del piede, per chi si fosse sintonizzato solo ora) del piede destro, per trapiantarglielo sulla mano sinistra (da qui “tiro mancino”, fotti Zampaglione, sei meglio dietro la macchina da presa che innanzi al microfono).

La leggenda vuole che, a giorni alterni...

Gli puzzava il dito della mano.

Aveva l'alluce al posto del pollice.

L'alluce non s'era immedesimato nel suo nuovo ruolo di pollice, ostinandosi a reiteratamente svolgere le VECCHIE, OBSOLETE funzioni per le quali era preposto.

Puzzava come puzzano i piedi.

Di fatto da lì proveniva.

Quando andava in giro per il paese le malelingue dicevano: “A quello gli puzzano le mani come gli puzzano i piedi”.

La storia mi traumatizzò non poco.

Per questo, quando nel cervello sento le voci che mi dicono le cose cattive prendo un gattino, un coniglietto e li anestetizzo.

Li faccio lottare.

Chi perde muore.

Chi vince vive per essere torturato, successivamente mangiato inconsapevolmente dalla sua mamma, tenuta in una gabbia 1cmX2.

... a sentire la mia, di mamma, tutta questa violenza è stata colpa dei film violenti.

Io ci credo.

Voglio crederci.

Mi conviene, mentre tolgo il sangue dai muri.

Sta arrivando la polizia.

Vorranno fare con me i giochini particolari.

Ancora una volta.

Solo un'altra volta.

Ancora.

Ho paura.

Nel dubbio mi apro.

Da dietro.

Non sono una seicento.





Valgo di più.

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