domenica 28 dicembre 2008

SAGGIO DI FINE ANNO SUL PRESEPE







Cazzo, è andata via la luce, fortuna che avevo scritto poco.
Fortuna che merdoffis ha il ripristino documenti (con un unica pecca: il foglio te lo ripristina bianco, il che serve poco al cazzo e niente a me quindi un cazzo globale, ma sono no global e globalizzare per il globo è accettabile come tentare di infilarsi un mappamondo su per il culo e quando ti manca l'ultimo pezzo d'Oceania ricordarti che il ferreo regime di dieta macrobiotica che ti sei imposto da due settimane a questa parte te lo vieta, così come gli islamici non possono andare da Mc Donald se non per diventare loro stessi dei Big Explotion mac).
Senza offesa per i mangia kebab; lo mangio anch'io, soltanto che deflagro di meno e soltanto dal culo, non tutto intero come certa gente che si ostina ad andare allo stadio per fare a botte (e poi per ricordare la tabellina del due hanno ancora bisogno ditino aiuto)
Come il sottoscritto; a mettermi in difficoltà sono le seguenti tabelline:
6 (dal 6x 7 è un po' nu burdill)
7 (ma troppo troppo)
8 (fino al 48 fila liscia come l'acqua ma poi quando non si parla più di guerra perdo interesse)
9 (la so a menadito, precisamente il dito che meno è l'indice della destra, operato tre volte e riattaccatomelomi per miracolo in seguito ad un brutto incidente... e SUONO ANCORAAAAAAAAAA)
Queste feste di natale.
Queste feste.
Strane, molto strane; forse un giorno ve le racconterò; sicuramente la prossima cosa chi scriverò sarà un saggio su Marco Masini perché porca troia penso sia da Guinness dei primati (l'ho riascoltato ieri sera dopo una vita; in macchina di Enzo, non c'era altro e avevamo voglia di farci due risate... amare).
Un'esperienza unica, da ascoltare in modo critico.
Ok, come promesso 'sta settimana pubblico il saggio sul presepe.
L'ho regalato STAMPATA DA ME STESSO MEDESIMO IN QUASI PERSONA E PER GIUNTA FIRMATO ad un po' di gente ed è stato parecchio apprezzato... ogni tanto un pochino di benzina all'ego ferito fa sempre bene (se poi, come me, non hai mai posseduto un ego/autostima allora sì che puoi passare un natale sverminato).
Spero vi piaccia/spero vi interessi/spero lo leggiate tutto/spero...
BASTA: COME HO GIA' DETTO UNA VOLTA (wow, è senza stima eppure si auto cita, alla faccia del cazzo bernardo) UNA VITA PASSATA A SPERARE E' UNA VITA VISSUTA COL CULO e purtroppo so che ci piace il culo perché è la versione non capezzolata delle tette e anziché fungere da muccaerogalatteaibordidellastradachecon50centesimitidannomezzolitrodilattefrescoperòèpreferibilefarlobollireprimasennòforsetifamale serve a sparare la merda, gli scarti di quel che hai mangiato, e mi chiedo perché, se il vino è rosso, quando lo ricaghi la poltiglia polentosa è nera tendente alla tenebra totale?!
Ok; lez tuis eghen.




PRESEPE: RAPPRESENTAZIONE ASSURDA DELL'ASSURDO
Molto spesso (anzi, quasi sempre) la gente fa le cose tanto per.
Sarà necessità di riempire i vuoti spazi della vita o bisogno impellente di passare il tempo in
maniera pseudo costruttiva senza sentirsi troppo in colpa verso il “dio x” delle razionalizzazioni?
Certe cose si fanno per non indebitarsi moralmente con la vita che ci hanno insegnato, ed è proprio
per questo che la società ci ha programmato.
Vivere come loro comandano, dandoci l'illusione che il nostro sia libero arbitrio.
Se non lavori sei un fallito, un peso per la società, un inetto, devi sentirti in colpa.
Se non produci arrechi male a te stesso (se non tieni “attivo” il cervello e il corpo è male) e alla
società (non hai i soldi per fare andare avanti l'economia, e intanto 'sta storia della crisi l'hanno
inventata loro e noi abbiamo fatto sì che diventasse una realtà tangibile).
Tutte cazzate strumentali.
Sono le 5:23 del mattino, secondo i miei standard ho dormito pure troppo (certe notti la macchina è
calda e vi giuro che dormo tre ore frammentate, manco di fila) e sono un pelo rincoglionito ma non
è importante.
Quello che è importante è che sto scrivendo.
Il mio riempi vuoti, il modo che ho per giustificarmi con me stesso e la società, scusarmi e sentirmi
produttivo in questa situazione permanente da disoccupato. Primo Levi non è mai stato tanto
attaccato alla vita.
Io un po' di meno.
Quando hai la pancia piena e il culo al caldo fai meno caso a certi aspetti dell'esistenza.
Quel che mi spinge a scrivere è quest'incombenza natalizia, la rappresentazione puppazzoica di uno
degli eventi più inventati e mobilitanti della storia dell'uomo.
Ieri sono andato a casa del mio amico Enzo, una persona che, non riuscirò mai a capire perché, ha
sempre la giusta opinione su ogni cosa.
È uno che non sbaglia mai (almeno per quel che ho visto io; vi assicuro).
Ieri a casa sua c'era qualcosa che non andava.
Ma poi mi sono chiarito coll'universo e coi tarocchi.
Lo aveva fatto il fratello, questo dannato presepe.
Il presepe, per me, una volta era una passione, un evento catartico atto a mettere alla prova il mio
talento, misto alle sacre arti religiose. Un presepe ben fatto, ai più, dà una certa sorta di piacere,
indipendentemente dal credo politico e calcistico; se tifi (o come si dice “porti”) l'Albinoleffe o il
Cerignola footbool club (squadra minore della “dàdenz liggue” inglese di Bari) un presepe è.
Un presepe.
Il presepe è la rappresentazione del natale del male, come direbbe il grande Benson, l'urgenza
spirituale di rappresentare la più grande favola mai raccontata.
Questo, almeno inconsciamente, lo sanno tutti, soltanto che molti non fanno caso ai particolari, ed è
proprio di particolari che parla questo saggio.
Quando fai il presepe stai mettendo alla prova la geometria oscura che segretamente regola le leggi
matematiche del mondo, stai scherzando con la giustizia divina e l'atavico coraggio dei santi burloni
che la notte di Halloween ti rispondono: “Hallo... che? Io sono San Gennaro, questi linguaggi non li
spiccico”.
Il fratello di Enzo e sua madre, dopo, hanno capito cosa volevo dire.
Almeno spero.
Allora, mi rivolgo a voi.
Sicuramente anche a voi piace il presepe (o comunque adesso, a casa vostra... ci sta).
Dài, che lo so!
Non so se avete rispettato le sacre proporzioni reali e la logica mistica di questa catartica quanto
trigonometrica e pupazzoica rappresentazione mistica.
Prendo come esempio il presepe di Enzo perché tanto lo so (sono anni che vedo di queste cose) che
un po' dappertutto è andata così.
Mettetevi una mano sulla coscienza e ditemi se è il contrario.
Mi farete risapere.
Bere un angelo azzurro al pomeriggio è qualcosa di impagabile.
Ma solo se sei già ubriaco.
Nella realizzazione di un presepe anatomicamente corretto, uno di quei famosi dettagli ai quali la
gente non fa caso sono le proporzioni.
Tutti pensano di essere assolti dal divino tribunale del buongusto soltanto perché stanno spendendo
tempo (e forse anima) nel rappresentare la nascita di Gesù. Che vi piaccia o no, nel presepe, come
nella vita, ciò che fa la differenza sono i dettagli.
Se dico dettagli uno pensa subito a minuzie, cose piccole.
Ed è qui che casca l'asino col bue, perché siamo di fronte a una delle più grandi antitesi della storia,
ossimori religiosi non voluti perché non pensati ma che... ci sono.
Ci stanno eccome.
Uno non può fare cose del genere: ma come cazzo fanno Giuseppe e la Madonna ad essere grandi
quasi quanto la capanna?
Se ci pensate, in ogni presepe Giuseppe e Maria stanno in ginocchio. Una persona che sta in
ginocchio, e quasi con la testa tocca il soffitto di casa sua... cazzo, questo si chiama “gigantismo”.
“Giuseppe e la madonna, a 'sto punto,” penserebbe un estraneo di un altra religione avversaria,
“erano due freaks.”
Il che potrebbe starci: le religioni hanno bisogno di magia per creare/formare più fedeli, di
conseguenza nessuno si era inventato una religione coi freaks; ci abbiamo pensato noi, noi e il
nostro gusto per il “sempre più grande” (simpatica caratteristica presa in prestito e fatta nostra dalla
cultura americana).
Un altro dettaglio presente in tutti i presepi è l'espressione affranta dei due genitori del padrone di
casa.
Giuseppe è ancorato al bastone come un vecchio decrepito e i suoi occhi dicono: “Già dormivo
poco, mo che questo piange tutte le notti sarà la fine; col cazzo che mi alzo io. Lei lo ha voluto lei
se lo culla di notte.”
La madonna invece, con le mani giunte in preghiera in realtà sta dicendo: “Perché a me, che cosa ho
fatto di male? Dove ho sbagliato? No, non voglio, ci ho ripensato, voglio tornare indietro.
Ma è troppo tardi; mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa.
Parola di Ezechiele.
I genitori del creatore dell'universo...
L'universo esisteva già da un botto di tempo... ma il suo creatore è nato un botto di tempo dopo, da
due giganti macrocefali e... in una catapecchia.
Va bene che l'umiltà è la carta vincente dell'essere umano nei confronti dei suoi simili ma qui mi sa
che l'altissimo ha giocato un po' troppo coi sentimenti della gente, solo per farsi pubblicità.
Cioè, non dico l'Hilton, però se sei il creatore del mondo... penso non ti manchino le risorse
economiche. Cioè... creare il mondo in sei giorni e addirittura avere tempo per riposarsi... quanta
mano d'opera?
Quanti contratti part time?
Quante...
Quanto tutto?
Anche se aveva assunto i costruttori dell'universo a cazzo, cioè in nero (come il re magio di cui vi
parlerò dopo, quello sempre incazzato) qualche soldo avrà dovuto pur spenderlo, no?
Ed è nato in una mangiatoia di freaks.
Il deserto è famoso per le sue escursioni termiche: temperature equatoriali nelle ore diurne,
temperature polari alla notte, si sta parlando di sbalzi di quaranta e passa gradi atmosferici.
Nel presepe molta gente gira a mezza manica, alla faccia dell'atermia terminale.
E sono pure felici.
Il sottoscritto è uno che non sente molto le temperature, anzi, è famoso per andare in giro a mezza
manica da fine marzo fino a metà ottobre.
Vivessi nel presepe... non me la sentirei così tanto.
Voglio dire, cazzo, guardati: stai di merda.
Ma come ti viene in mente?!
E poi, alla faccia dell'apparenza e delle buone creanze: stai andando a portare i tuoi omaggi al
datore di lavoro più famoso della storia e ti presenti come un pezzente?
Voglio dire, anche se hai pochi soldi e vai a trovare che cazzo ne so, il presidente della repubblica
(ma quello nella mangiatoia, che vi piaccia o no, indipendentemente dalla natura rustica e povera
nella quale ci viene presentato è il virtuale governatore supremo) andate in ciabatte e canottiera?
Quello potrebbe dirvi: - Dove cazzo sta andando, al mare?
Voi potreste rispondere che dal '92 siete dei fan accaniti di Baywatch, che dopo le tette di Pamela
Anderson l'espressione “finis Africae” ha avuto davvero significato, quando pensavate che era
soltanto letteratura troppo alta e pallosa per essere seguita (non puoi farmi quaranta pagine che
parlano della facciata di quella cazzo di abbazia, questo si chiama autopunizionenonocatartica, cario
mio Umberto Eco).
Oltre a questa mezza manica cafona teramana, da gente sprezzante delle regole, un dettaglio che mi
fa ribrezzo e mi lascia pensare non poco è la situazione di semi invalidità degli agnelli.
Quanti pastori in quanti presepi, alle due, le tre del mattino, con diciotto gradi sotto zero, sono
costretti a portarsi l'agnello sulle spalle?
Un sacco.
Vedete tutti 'sti cazzo di pastori con gli agnelli sulle spalle e non vi sorgono spontanee un sacco di
domande?
Ma che, ci stava un'epidemia tetraplegica?
“L'agnello pazzo”, cugino embrionale della nostra vacca psicopatica alias mucca pazza?
Torniamo sempre all'esempio del presidente della repubblica: quello vi dà udienza e voi vi portate
con voi, che ne so, il vostro animale domestico?!
Il presidente vi direbbe: - La prossima volta (che mi impegnerò a far sì che non avvenga mai) che ci
vedremo le darò dei soldi, così potrà permettersi un cazzo di dogsitter. E ora fuori dai coglioni.
Una cosa simile.
Vai a trovare il sacro creatore e invece di portare, che so, una Viennetta o un vassoio (almeno da
dieci euro) di pasticcini porti il tuo animale?
Oltretutto zoppo?!
Sì, perché se se li imbarcavano sulle spalle vuol dire che erano mezzi invalidi e mutilati. Il pastore
ha sempre l'agnello in spalla e le altre bestie del gregge camminano con le loro forze.
Un'epidemia che colpisce un animale su cinque (la spiegazione di questa precisa e dettagliata
statistica a dopo).
Poi c'è il top: per risparmiare tempo e denaro i costruttori di pupazzetti presepici hanno inventato la
“catena religiosa zoomorfa”: le anatre sono sempre tre, attaccate al piedistallo. Le galline sono
sempre tre, anche loro in fila indiana.
Three is a magic number.
Ora nota la situazione di forte povertà ai tempi della Betlemme della belle èpoque: non c'è un
gregge che superi le cinque unità.
Ogni pastore non ha mai più di cinque elementi nel suo gregge.
Se dico gregge ti figuri una serie di animali, tanti tanti animali.
Quelli solo cinque.
... molto strano.
Strano e inquietante.
Bene, ora fate un bel respiro con una mano sulla coscienza e proseguiamo.
Per farvi riposare e per farvi un quadro meno frammentario della situazione faccio un breve
riassunto.
Betlemme, 2009 anni fa.
Nonostante le bombe, la televisione, malgrado Belgrado, America e Bush, con una bic profumata
d' attrice bruciata la guerra è cominciata nella mangiatoia di una casetta di freaks macrocefali.
Nonostante sua madre impazziva, suo padre pensava “Come ci sono capitato quaddentro?”
Era molto molto freddo, eppure queste spiacevoli e sfavorevoli condizioni climatiche non
impedivano ai contadini della zona di sfoggiare i loro completini estivi, facendo diventare il
deserto la succursale ufficiale di un'assolata spiaggia di Miami alle tre del mattino. I pastori (e
questo è un titolo nobiliare acquisito) andavano a rendere i propri omaggi, in divisa del tutto
informale, avendo per giunta la presunzione di portare con sé i propri animali domestici, senza
risparmiarsi quelli zoppi e mutilati.
Il salvatore vedeva questi mezzi surfisti a mezza manica con tanto di bestie mutilate al seguito e
pensava: “Va be', almeno loro sono usciti spiriti scaltri, invece guarda me che ho i genitori affetti
da gigantismo, talmente morti di fame che in vece dell'aria condizionata hanno comprato un bue e
un asinello che soffiano e soffiano di continuo... chissà se sono zoppi anche loro... sai che risate a
vedere babbo Giuseppe che si deve incollare sulle spalle il bue... sì, col cazzo.
Il monologo del SIGNORE potrebbe avere un seguito non male, ma devo andare avanti con l'analisi
analitica della sacra pantomima.
Torno sempre sulle mie orme perché sono nostalgico e perché voglio farvi capire di quanto siamo
abituati a prendere la realtà per quel che è soltanto perché ce l'hanno raccontata/insegnata/inculcata.
E come l'abbiamo digerita bene, oh, sì!
La nostra logica va a puttane perché dei signor nessuno, tanto tempo fa, hanno stabilito che le cose
sono così.
Così e basta.
Ora mi spiego meglio.
Deserto, freddo, bla bla bla.
Tu dimmi, come cazzo fa a starci la neve nel deserto?!
Quante volte vi è capitato di mettere la neve sul presepe?
Boh, c'è qualcosa che non va, non penso che una testa funzionante faccia cose del genere. Anche un
bambino sa che nel deserto non ha mai nevicato, semplicemente perché non può nevicare.
Non nevica mai dove sto io, qui al mare, figurati se adesso nevica nel deserto.
Voi direte “miracolo della santa notte.”
Scusate, ma se il creatore aveva i genitori giganti, una casa scassata senza neanche riscaldamento e
le prime cose che avrebbe visto (e già lo sapeva perché era onnisciente) erano dei surfisti con
appresso mini greggi mutilati... FIGURATEVI SE ADESSO STAVA A PENSARE A FAR
NEVICARE!!!
E ANDIAMOOOOOOO SU, DAI.
Non è possibile; qui abbiamo fuso in un ibrido meteorologico assurdo il mito del lappone albero di
natale con la pantomima dei soldatini sacri, perché vi piaccia o no, il presepe non è altro che una
partita a Risiko persa in partenza, dove al posto dei soldatini ci sono delle persone molto strane.
In mezzo a tutto questo meraviglioso idillio...
Il laghetto sotto alle palme non è ghiacciato.
... sarà che ho perso la capacità di sognare molti anni fa.
La logica è il veleno dei popoli.
La religione è la strada verso la conoscenza.
Forse sarà così... devo informarmi meglio.
Ci sono un sacco di cose che non quadrano nel presepe, tra queste spicca la stella cometa.
Va bene che il binomio puro e casto più famoso della storia, quello che generò il salvatore che
aveva fecondato sua madre (se dio è lo spirito santo, dio, Gesù e spirito santo sono la stessa cosa, e
lo spirito santo ha ingravidato la madonna, Gesù è figlio di sé stesso, si è scopato la madre, quindi è
nato da un incesto), era molto grande (questo binomio sacro) in senso di statura morale, ma una
super nova come fa ad essere più piccola di due esseri umani, per quanto sacri possano essere?
Ok, che è tutta un'allegoria e bla bla bla, ma se non si fossero rispettate le proporzioni ora la
cappella sistina sarebbe diventato un cazzo sistino, nel senso che sarebbe crollato, se non fossero
state rispettate le proporzioni..
Bisogna rispettare le proporzioni e il presepe non le rispetta mai.
Potete dirmi il cazzo che volete, che “è per fare il gioco di profondità/donare prospettiva,” “per dare
il senso di spazio ecc.” ma se in quell'ospedale manicomio che è il presepe uno deve stare a pensare
a queste cose allora siamo apposto.
Una stella cometa più piccola delle persone.
... sarà questo il mistero della fede?
Vado avanti.
Faccio un rapporto tra il giorno d'oggi e la rappresentazione del giorno d'oggi di allora, riproposto ai
giorni nostri.
Ora c'è crisi, almeno dicono.
C'è poco lavoro.
A Betlemme il lavoro non mancava mai.
Quanti persone che alle tre di notte (prendo sempre questo orario come punto di riferimento, le tre
di notte, per un fatto di praticità e poi perché fate due calcoli: quello è nato a mezzanotte, dagli il
tempo alla madonna di ripulirlo dal sangue vaginale, dalla placenta e da tutte quelle porcherie che i
nuovi nascituri si portano addosso; ecco, almeno un tre ore dovevano essere passate, no?) lavorano?
Bene: sempre a mezza manica, quante professioni ci sono all'interno del presepe?
Nel presepe di Enzo c'è una donna che vende pomodori, c'è il panettiere, quello che vende i pesci, i
pastori (va be', quello è scontato), il martin pescatore e c'è anche uno che è inginocchiato.
A Betlemme lavoravano più dei cinesi.
L'inginocchiato, questa figura è molto strana.
Provo a descrivervela.
Nella testa del fratello di Enzo (quello che ha fatto il presepe) la sua personalissima logica ha
collocato questa strana figura ai bordi del lago miracolato (quello che nonostante la neve e il gelo
non si è ghiacciato... cazzo, una notte piena di miracoli).
Questo personaggio ha la faccia ultra addolorata, la cosa fa strano perché l'addoloramento si sa che
è il mestiere della madonna, nessuno sa svolgere tale professione meglio di lei, eppure lui ci riesce
egregiamente. Ha un cappello rosso in mano, sembra uscito da un film del vaudeville (che all'epoca
doveva ancora essere inventato, mi sa) e ha l'aria di una persona alla quale la giornata è andata
molto molto male.
Con la MIA di logica sono arrivato a questa conclusione: è un elemosinaio che, incazzato con le
condizioni atmosferiche e quelle economiche
(le sue)
prende il cappello e lo lancia ai quattro venti, mandando 'affanculo il mondo, perché in quel
cappello avrebbero dovuto esserci degli spicci e invece niente.
Bontà, bontà e nessuno che ha pensato a lui.
Ogni presepe, come stiamo vedendo, scaturisce dalla becera logica del costruttore/assemblatore,
non c'è cosa più soggettiva di un presepe.
A confronto i quotidiani ragionamenti sono una cosa standard.
Escursioni termiche ma anche temporali.
Le lucine si accendono e si spengono; sta a rappresentare il giorno e la notte.
Nel presepe di Enzo le ore diurne sono pari a 25,43 secondi (li ho cronometrati, vi giuro) mentre le
ore notturne sono 10,54 secondi (li ho cronometrati anche questi, vi rigiuro).
Ora, lasciando perdere l'assurdità di tale concetto, voglio analizzare questa pippa mentale umana del
dover fare prevalere sempre la luce sulla notte. Che quest'allegoria, questa dualità di bene contro
male, luce contro notte, ying e yang esiste da sempre.... ma può essere che si debba inserire sempre
ovunque?
Ora potrei divagare come Foster Wallace, ma note a piè di pagina lunghe il doppio del testo stesso
sono pesanti e, in proporzione, è come Giuseppe e Maria grandi quanto la casa e più grandi di una
supernova, quindi vado avanti senza avvelenarmi più di tanto.
Nella storiella che ci hanno raccontato i re magi arrivavano alla befana (è ora che i termini iniziano
a farsi intricati; re magi, befana... ma che è???).
In ogni presepe i re magi sono presenti sin dall'inizio.
Si mettono subito, come le altre statuette.
Adesso, io non so che vita facessero i re magi, ma già che erano re vuol dire che soldi e fica non gli
mancavano mica.
Nella storia i re magi arrivano, danno il dono, fanno qualche apprezzamento di circostanza (“che
bella casa,” “cazzo il bambino com'è cresciuto,” “bello il bue, che gli date da mangiare?” ecc) e poi
ripartono per tornare a farsi i cazzi propri.
Se i re magi, già dall'otto dicembre arrivano alla capanna, che cazzo fanno tutto il tempo restante, in
attesa dell'epifania?
Alberghi non c'erano, la capanna era piccola perché... va be', lo avrete capito, il bambino si dice sia
nato il ventiquattro... che cazzo ci sono andati a fare così in anticipo?
Volevano auto punirsi per qualcosa?
Spiego meglio.
Se ad un vostro amico dite: “ci vediamo, non questa settimana, l'altra” il che vuol dire che vi
vedrete tra due settimane, che fate, andante a trascorrere quel tempo a casa sua?
Oltretutto il vostro amico non c'è; che cazzo ci andate a fare?
Con chi parlate, coi genitori?
Sarà... ma dovrete avere un sacco di cose da dirvi, sennò come lo passereste il tempo?
I re magi erano re con castelli e harem connessi... che morti di fame.
Sì, perché con tutti i soldi che avevano, che cazzo gli hanno portato?
L'oro posso capirlo, è sempre bene accetto, sopratutto dal clero.
Spiegatemi il peso emotivo dell'incenso e della mirra.
L'incenso non costa niente, non vale niente, è pure tossico (a parte gli Hauro shinka che dicono non
siano tossici ma io non ci credo) e la mirra la trovi in ogni bagnoschiuma, anche in quelli della
compagnia delle indie.
Farsi una traversata a piedi nel deserto notturno per portare cazzatine del genere al boss?
Secondo me è lì che il salvatore ha seriamente iniziato a prendere in considerazione l'idea di
scatenare l'apocalisse.
Un bambino che a natale si vede regalare praticamente un cazzo è una cosa grossa, che ti leghi al
dito tutta la vita.
Se poi ci metti che questo bambino era pieno di poteri magici... fate voi.
In molte case il re magio negro è stato abolito, da quel che so è perché la gente non si fida ad avere
esseri di colore che vagano liberi in giro per casa.
Questa è un'abitudine molto in voga nelle case del profondo nord, dove i re magi sono Gaspare,
Melchiorre e Umberto.
Ora proverò ad analizzare flora e fauna di Betlemme, perché vi piaccia o no, questa storia è
talmente miracolosa che non potete immaginare.
Giorni e notti che durano pochi secondi, nani, surfisti, macrocefali, neve nel deserto, laghi resistenti
alla glaciazione, re magi spilorci che fanno mille miglia per portare briciole al governatore del
mondo.
In mezzo a tutto questo ci sono un sacco di prati.
MA QUANTO CAZZO DI MUSCHIO CRESCE NEL DESERTO?
E non voglio dire altro su questo argomento; secondo me nei documentari di national geografic non
ci dicono e non ci hanno detto il vero.
Ogni anno sento il bisogno morale di andare nel deserto solo per vedere se veramente lì le
montagne sono fatte di cartapesta.
Secondo me è possibile, perché la neve cade in maniera controllata e non ce pericolo che i monti
franino a valle.
Rivedere le priorità; questo non lo ha fatto nessuno, tanto che v'è una statuetta che, in mezzo di
strada, sta cucinando qualcosa contro una parete di legno.
In mezzo al deserto, quando meno ve lo aspettate, potreste incontrare pareti di legno con angolo
cottura annesso.
I miracoli non finiscono mai, come non finisce mai l'erba, alcuni mettono il muschio, altri mettono
proprio il prato.
Si vocifera che il salvatore, di tanto in tanto, non disdegnava una partitina a golf, sfoggiando il suo
prezioso set di mazze preferito Tiger Woods (quel negro sì che gli aveva fatto un regalo fico...
incenso e mirra... puah!)
Si vocifera che ami anche l'omonimo videogioco per Playstation 3.
In mezzo a tutto questo degrado urbano, mai che si sia visto uno spacciatore o un tossico.
Non è una cosa normale: il problema tossicodipendenza è ovunque; vuoi che non ci fosse anche lì?
Norvegia, Svezia, sono i paesi col più alto tasso di suicidi del pianeta, questo perché avendo poche
ore di luce, le persone sono più portate geneticamente alla depressione cronica.
L'organismo, per produrre le endorfine e la serotonina, ha bisogno di luce solare, proprio come le
piante. Se i giorni durano pochi secondi come le notti, immaginatevi quanti depressi dovevano
starci all'epoca... e alla fine che fa il depresso? O si spara un colpo in testa o si spara una dose in
vena, non ci sono altre vie d'uscita.
Come facevano i tossici senza spacciatori?
Forse mi sono risposto da solo... ecco spiegati quegli angoli cottura sparsi in giro quando meno te lo
aspetti.
Ora i conti cominciano a tornare.
Ma la più grande innovazione è stata la presa di coscienza da parte di uno dei personaggi.
Questa me la sono lasciata per il finale.
Vi ricordate il tizio elemosinaro del vaudeville?
Era al lati del laghetto, sotto alle palme e urlava di disperazione, col cappello in mano. Non vi ho
raccontato tutta la verità; era ai lati del laghetto sì, ma era rivolto verso di me, verso il pubblico del
presepe.
Aveva visto che il presepe era una superficie, sopra ad una superficie, in una certa dimensione.
Urlava spaventato, aveva capito che loro non erano soli nell'universo e che il suo mondo era solo
una bugia, una creazione di un creatore senza neanche una vaga cognizione di proporzioni logico
spaziotemporali.
Aveva capito che la sua realtà non era altro che una piccola piattaforma, lo spettacolo per qualcun
altro, e che lui come gli altri freak di quella messa in scena erano soltanto pedine, gente che vive per
divertire altra gente.
Era triste perché si sentiva usato e sfruttato, dover stare per un mese e passa in riva ad un ruscello
con quelle cazzo di temperature e neanche un po' di luce solare per farlo deprimere di meno.
Il tizio del vaudeville mi ha fatto riflettere; non è anche per noi la stessa cosa?
Buon natale a tutti
Ps: occhio alle proporzioni.
E alla logica; non fate si che i filosofi siano morti invano

domenica 21 dicembre 2008

CHARLES DICKENS, ANCHE QUEST'ANNO... BECCATI QUESTA

E' il secondo natale che questo blog esiste. L'anno scorso ho scritto una mia versione di "canto di natale" che non c'entra 'na mazza con quella di dickens; volevo creare urbani miti natalizi.
Penso di avercela fatta. Quest'anno ho scritto la continuazione.
Per chi non avesse letto la vecchia storia http://odiotarantino.blogspot.com/2007/12/post-natalizio.html
La prossima settimana penso di pubblicare un saggio che ho scritto sul presepe.
Buon divertimento... e per chi ci crede "Buone feste".
Non bevete troppo e evitate la carne alla vigilia; quello potrebbe incularvi!!!


Sopratutto, grazie a tutti per le soddisfazioni che mi date.

Siete in tanti che apprezzate i miei deliri e la cosa mi fa piacere... almeno non sono del tutto gratuiti, no?
... in inglese questa si chiama "question tag" ma non penso serva molto se sei senza lavoro e abiti in italia.
E più passa il tempo più si vocifera di quella legge berlusconiana per la quale i blog diventeranno fuori legge e potranno averli solo commercianti con partita iva e potranno parlare solo ed esclusivamente di pippe commerciali.
Ma non importa; finchè ci sarà alcool ci sarà speranza.
E molta più rassegnazione.
Venerdì sera sono tornato a casa e ho provato una delle più grandi emozioni della mia vita.
Il mio romanzo era sul letto.
L'ho fatto stampare per poterlo spedire a qualche casa editrice.
Non me capacitavo; ho scritto un mattone.

200 fogli A4 carattere times new roman 13.

Porca troia, e io che pensavo di aver scritto poco.
E' stato come vedere mio figlio appena nato.
Obeso, ma simpatico
Davvero bello.
Non lo leggerò mai più, a meno che non me lo pubblicheranno.
L'ho letto 13 volte.
Quasi lo odio.
Ok, basta, c'è un sacco da leggere.

Enjoy.

NATALE QUI, SULLA TERRA
La luce non c'è più, si sta facendo notte. Ogni volta che vado al bagno accendo la luce del corridoio
per vedermi a malapena, non mi piace molto la mia brutta faccia. Piscio col navigatore satellitare,
sperando di far centro. L'incontro con lo specchio servirebbe solo a finire di peggiorare una giornata
partita guasta in partenza.
Natale è tornato anche quest'anno; è solo colpa di chi non gliel'ha impedito.
Eccoci qui, più avvelenati, vecchi, stanchi e impauriti dell'anno precedente, quando avevamo fatto
capire al vicinato che ci vuole poco a scatenare l'inferno sulla terra, e che quello che pensi sia il tuo
migliore amico può diventare il peggiore dei demoni vendicativi e fastidiosi.
È stato un anno strano, passato tra sensi di colpa e colossali bevute ma non è stato come l'anno
scorso. Qualcosa, forse il sempre più vicino e mordace senso di vecchiaia
(a ventiquattro anni)
ci ha impedito di vivere come in passato.
Parlo di quello stare male controllato che ci piaceva, era ovattato, ed era piacevole nuotarci in stile
libero, una meraviglia, territorio conosciuto. Come Foster Wallace, giocavamo circondati, se non
immersi, dagli handicap atmosferici e da quelli propri del campo di battaglia stesso, eppure
eravamo felici, li sapevamo usare a nostro favore, a discapito di avversari che pensavano di poterci
sopraffare in partenza, causa evidente superiorità di mezzi.
A primo impatto.
Quest'anno.
No, dobbiamo replicare una clamorosa vittoria nei confronti della comunità; non cambieremo di
certo il mondo, ma forse ci aiuterà a stare meglio, perché alla fine il mondo è il microcosmo che ti
circonda e nulla più; se gente in Africa muore di fame ti rattrista soltanto perché te lo hanno
insegnato.
Spiego meglio. Il più delle volte, quando per caso passi di fronte ai necrologi e scopri che è morto
qualcuno che conoscevi:
A) Pensi/dici una frase di circostanza
B) Soffri un attimo, così per fare
C) Passi senza curartene; “io priorità di me stesso,” per dirla breve.
Ecco; se questo succede con persone che avete quasi vissuto in prima persona, figuriamoci quanto
ve ne può fregare di gente che non avete manco visto dipinta, neanche provata a pensare per
sbaglio.
Mi faccio una spremuta d'arancia di salvataggio, gli anni si fanno sentire nella zona biliare, non
avrò mai tanto bisogno di vitamine come adesso, è logico che non potremo fare ciò che faremo da
sobri. Prima cosa ci perderemmo metà del divertimento (a furia di bere identifichi, e poi confondi il
divertimento con il bere; nel nostro caso non l'abbiamo confuso, lo abbiamo trasformato senza farlo
trasmigrare) e poi perché non abbiamo abbastanza palle per compiere da sobri malefatte del genere.
Non mi sento un super eroe ma neanche un vigliacco dell'ultima specie... potrebbe succedere che
nel momento x del ripensamento saggio venga a farci visita, più pigrizia, più stanchezza ecc.
Meglio tagliare la testa al toro.
Prendo il telefono e chiamo Tommaso, sperando di trovarcelo.
Anche quest'anno è come l'anno scorso; natale, parenti, bla bla bla.
Sai che novità?!
È la vigilia, è arrivata senza darci tempo di prepararci almeno un pochino. Ho un po' di paura. Non
dovessi trovarlo, andrebbe a puttane il mio annuo esperimento sociale. Ho bisogno di un complice,
una muta spalla involontariamente comica che mi sostenga e che mi faccia sentire una persona
migliore. Lo so, sono un figlio di puttana. Ma che ci vuoi fare? Everybody need somebody for feel
better.
Devo ripassarmi un pochino d'inglese.
Una manna dal cielo.
Un'anglofona sensazione di trionfo patinato esce dal televisore che trasmette imperatività
commerciale.
Ecco un altro messaggio da non so chi di lì da qualche parte; se Tom mi dà la sòla passerò questa
sera, in mezzo ai parenti, ancora più triste e non ci saranno catartici giochi per riscattarmi.
La tombola dovrebbe essere catartica ma la catarsi in sé non è mai pallòsa.
Almeno la mia.
– -Non ti preoccupare, dieci minuti e arrivo, - il suono dell'ottimismo dall'altro capo del ricevitore.
Per un attimo mi torna il sorriso, i miei denti tornano a vedere la luce solare.
Peccato che è sera.
Stappo un'Atlas e ne ingollo metà con un solo sorso. I ricordi che matematicamente (so io perché)
dovrebbero affiorare appassiscono, e una natura morta così piacevole non penso di averla mai
ammirata. Una breve botta di caldo e ancora sorriso, quello beffardo e artificioso della gioia auto
indotta mediante sostanze.
Mi viene da pensare a “tutto fumo niente arrosto/ tutta apparenza ma niente sostanza.”
Quelli che formulavano proverbi avranno fatto male i loro conti; mai sottovalutare le sostanze.
Le sostanze appaiono; eccome.
... per quel che possa voler significare/importare, e altri verbi di coniugazione prima che vi vengono
in mente.
La storia non è mai di chi la raccontata.
È di chi la.
Quanto cazzo ci mette ad arrivare... sto impazzendo.
Quando non riuscivo a dormire, l'anno scorso, pensavo fossero le preoccupazioni e cazzi vari.
Era il troppo alcool.
Neanche ora dormo molto soltanto che so cos'è
(di chi è)
la colpa.
Per sicurezza finisco l'altra metà del mezzo litro di oro rosso rimasto ad implorare sul fondo della
lattina.
Devo trovare un altro nome battesimo per la birra; “oro rosso” si addice più a sangue mestruale,
comparso mediante visione sciamanica, nella mente di un emoglobinofilo.
Ci siamo, ecco il citofono.
Mi stupisce; me n'ero dimenticato persino io, cervello bruciato.
E lui.
Li ha portati.
D'istinto lo abbraccio.
Ride.
La natura della sua risata non m'interessa.
Non ora almeno.
Rincuorante.
E usciamo a braccetto, amanti impossibilitati dalla propria assoluta quanto insicura natura sessuale.
Un cazzo di deja vu; nonnina natalizia sta dando lo straccio per le scale.
Secondo me c'è un disegno sotto, una cospirazione massonica o che so; è impossibile che ogni volta
che decido di uscire questa qua passa lo straccio, DI SERA, poi...
– Sto passando lo str... - , dice, mentre cerco di pensare a qualcos'altro, conoscevo la spiegazione
scientifica dei deja-vu ma non me la ricordo e non ho voglia di starmi a spremere il cervello per
una spiegazione che non mi porterà soldi o benessere psicofisico.
Quest'anno ho capito che il benessere fisico è più importante di quello mentale; se stai male
fisicamente col cazzo che puoi stare sereno.
Sto già pensando ad una tappa al bar.
Il mio benessere potrebbe scaturire dal loro malessere. Non so.
Eppure ci provo.
Tommaso ultimamente è eccitato, sarà che, sarà che, boh.
Sempre a cercare spiegazioni.
Non so se mi faccia piacere o meno, non ce lo vedo, LUI così felice.
Torniamo sempre lì.
Fa caldo, molto caldo, il costume deve essere almeno un paio di taglie più piccolo (almeno quello
che indosso io) e il cappello provoca un effetto stufa infernale intorno alla testa. Per non parlare di
'st'ingombro musicale che mi tocca a portare a tracolla, con unico inconveniente che non c'è una
cinghia che mi permetta di lasciarlo appeso come un salame al collo. Tom se n'è accorto e ride
come un maiale, il bastardo, ha un costume su misura e non è caloroso come me, la barba deve
fargli anche piacere.
Pensate, ci siamo impegnati bene, abbiamo frequentato un corso di due mesi per suonare questo
stramaledetto coso.
Solo a pronunciarne il nome mi vengono i brividi.
Sarà mancanza di amore o migliaia di micro ferite sommate insieme e cosparse di sale, in parte dal
destino, in parte da noi stessi e dal mondo?
No; il destino è un'illusione.
Il piano
(ha, ha, umorismo inglese; capirete a suo tempo)
l'abbiamo ripassato, ci manca solo farci i cinque Montenegro e bitter Campari giusto per essere un
pochino meno patetici e più convincenti.
Quel che si chiama “credenza popolare”.
Tom ride (basta, cazzo, mi stai facendo agitare) ma ha gli occhi socchiusi, si è calato perfettamente
nel personaggio, a me viene da vomitare, li ho bevuti troppo in fretta, come se questa volta mi
voglia sbrigare a concludere quel che devo fare.
... comincia a puzzarmi di lavoro e necrosi dovuta alla vecchiaia.
Dio mio inesistente, che brutta cosa che è.
Il barista non ci ha riconosciuto, possiamo cominciare il nostro giro.
Nella tabaccheria facciamo irruzione a rallentatore come fiacchi e imbolsiti terroristi pronti a
premere “on” sul dispositivo converti infedeli (al secolo “bomba casareccia”) che hanno attaccato
al corpo e cominciamo a suonare, il bastardo va a tempo, la cosa mi fa felice, significa che tutti i
pomeriggi passati a fare le prove sono serviti a qualcosa. “Astro del ciel” non è mai stata così folk
mista neo jazz, la gente è sbalordita e anche un po' spaventata, stiamo soffiando in queste cazzo di
zampogne fino a farci esplodere i polmoni dalle orecchie, serve a creare panico, inquinamento
sonoro estremo, da molti anni non girano gli zampognari elemosinai qui nel nostro felice e, soltanto
di facciata, quasi tranquillo paese. Il bello arriva quando vedo che tutti sono stufi della canzone
(oltre che essere un pezzo sentito e risentito non lo stiamo facendo finire mai, serve a creare ancora
più sgomento), io parto con un assolo, un blues in sol (visto che la stiamo eseguendo in questa
tonalità). Non riesco quasi più a suonare perché Tom ha cominciato a suonare le settime in ritmo
funky e sembra quasi che il pezzo sia stato profanato da Jamiroquai in ferrarofila persona, ora uso
anche io le note blues e ci guardiamo, intesa musicale, non smetterei mai. Mi va di traverso la saliva
ma non posso smettere, un attimo che ci fermiamo e scoppia il putiferio, suonare attraverso questa
barba finta da mezzo babbo natale è quasi impossibile, ho tre quintali di peli sintetici in fondo alla
gola, Tom si ferma. Non posso aspettare neanche una frazione di secondo o ci linciano.
BUON ANNO, BUON ANNO, GENDE, AUCURO A TUTTI UN FELICIE ANNO NU'OV E LA
NEASCITEA DI GGESU'!!!
Tento di scimmiottare un pastore analfabeta dislessico anche nel parlare. Questo serve a farli
calmare, la pena nei nostri confronti è aumentata di molte tacche. Sebbene siano tutte donne
anziane, sono molte, potrebbero sgozzarci quando vogliono, e qui dalle nostre parti non è una cosa
proprio ai confini della realtà.
CONTROLLA SUL VOCABOLARIO: “Quotidianità”
CONTROLLA SUL VOCABOLARIO: “Buona media di casi analoghi al minuto”
CONTROLLA SUL VOCABOLARIO: “Sempre”
Altro deja-vu; dimostrare a me stesso che le cose possono cambiare.
Quest'anno farò a meno della solita elencazione di parole da cercare nel vocabolario.
Devo inventare...
Mi avvicino pian piano (è per non barcollare) alla cassiera dell'esercizio, sfoggio il massimo sorriso
che riesce a concedermi la barriera artificiale barbona che mi sono dovuto attaccare al mento per
assicurarmi un anonimato totale. Devo aspettare qualche secondo, temporeggiare, non posso far
partire subito lo show; il barista non ci ha riconosciuto ma non fa testo, era mezzo ubriaco.
Se questa ci riconosce non posso permettermi il lusso di rompere i coglioni come vorrei, qui ci
vengo tutti i giorni a comprare le sigarette, e che cazzo.
Dico le prime cazzate che mi vengono in mente su Gesù, la madonna, i pastorelli
(dubito esista uno zampognaro che nella storia abbia detto cose del genere)
e tutti gli altri personaggi di quella pièce teatrale che si svolge nell'unico deserto nell'universo dove
ci sono verdi e fioriti prati vasti, la neve soffice soffice e i laghetti sotto alle palme non ghiacciano.
CONTROLLA A CASA TUA: “Presepe”
VEDI ANCHE ALLA VOCE: “Presepio”
Sono anni che vengo qui, sono stato sempre squadrato con lo stesso sguardo da inquisitore.
Ora non sta succedendo, è il segnale.
Posso scatenare l'inferno... giusto il tempo che queste vecchie del cazzo giochino la loro pensione
nella speranza che i due, massimo tre numeri sulla ruota x escano e buonasera a tutti.
Intanto pesco un Mon Chérì d'emergenza dal mucchio nella bolla di vetro, lo scarto e lo divoro,
sento l'alcool che sta svanendo, ho bisogno di un richiamino, se il cervello iniziasse a farmi notare
ciò che sto facendo sarebbe davvero l'orrore.
L'anno passato abbiam fatto casino con i cani, mentre ora, visto che la tv si è inventata questa “crisi
economica estrema” vogliamo fare i soldi.
La volta precedente è capitato che ci davano i soldi senza che noi li volessimo, ora è il contrario.
Eppure anche 'sta botta abbiamo un altro scopo.
... e che noi abbiamo un concetto diverso di moneta...
Via libera, diamo fiato alle trombe, tanto a sfiatarsi non saremo di certo noi.
– Signora buonasera, - già il mio cambiare tono di voce la sta facendo stranire; ha ottant'anni
eppure è ancora abbastanza sveglia per inquietarsi dei mali della vita, ma non tanto da non farsi
lavare il cervello da tutte quelle porcherie che trasmettono in televisione.
Destra sinistra; schiavitù non giustificata.
Pena?
La massima.
La fisso negli occhi tentando di emulare Bela Lugosi che si sta sforzando di non fare vedere che è
un vampiro che finge di essere un attore pagato per impersonare un vampiro misantropo, - questa
qui è una copertura. Non siamo veri zampognari. Siamo in incognito.
Lei sospira, come dovrebbe ipoteticamente reagire se venisse a sapere che la persona a lei più cara è
morta di morte violenta, e che lei è l'unica rimasta, tutti i suoi conoscenti e parenti morti, e la sua
pena da scontare sulla terra è “ultimi anni di vita terrena in solitudine,”
(titolo da romanzo post apocalittico di serie Z)
senza neanche qualcuno che di tanto in tanto le vada a cambiare il pannolone.
Mamma mia maledetta, quanto adoro il natale.
A differenza degli altri tira fuori il meglio nascosto in me.
Adesso fa la faccia di chi non capisce: - Cosa significa “inco” quello che ha detto lei?
Cerco di darmi un tono, il tono di chi si sta sforzando a rivelare l'irrivelabile, segreti che ne vanno
della vita di miliardi di persone, tutti felici e inconsapevoli equilibristi sopra un filo di bugie. E sul
fondo, travestita da tela protettiva una fitta ragnatela per intrappolare, aspettando che la grande
tarantola venga a consumare il suo macabro pasto.
– Noi facciamo parte del comitato, - e ci penso su. Come dicevo prima, non sono più quello di una
volta, improvvisare diventa sempre più difficile. Devo capire se dipende dalla pigrizia mentale o
che veramente devo darci un taglio con tutte queste sostanze mal tagliate.
Altro umorismo inglese; prima o poi devo fare un viaggio in Inghilterra.
Magari lì troverò qualcuno che mi capisce.
Riprendo fiato: - Il nostro comitato è formato da una elite di, be', sì, diciamo di “guardiani” che
tutto sovrintende.
Scanso la barba per fare vedere la bocca, è talmente rapita che potrei anche smascherarmi, tanto non
se ne accorgerebbe, è precipitata nella morsa tarantulotica. Indico l'esercito di sigarette che c'è
dietro alle sue tremanti spalle: - Le vede? Dove pensa che le producano? E domanda più importante:
CHI pensa che le produce?
È chiaro che non ci aveva mai pensato, come tutti gli altri sarà abituata a prendere tutto per quello
che è, a non indagare e a mangiare tutto quel che le viene messo nel piatto.
TANTO L'ADDETTO AL RANCIO E' BUONO E CI SI PUO' FIDARE, ANCHE SE NESSUNO LO
HA MAI VISTO E NESSUNO L'HA MAI CONOSCIUTO.
– Mi sta dicendo che voi producete sigarette?
– Non solo. Ci assicuriamo che le sigarette vengano subdosinaptizzate correttamente, affinché voi
umani possiate godere appieno dei pregi e dei benefici che scaturiscono da una semplice inalata
cardiopolmonare, perché che le piaccia o no siamo NOI a fare la vostra felicità. Non ci ha mai
fatto caso? Nonostante malattie e complicazioni varie, i fumatori sono sempre più felici e
rispettosi dell'ordine rispetto ai non fumatori, e non mi venissero a dire che il fumo fa male più
di una passeggiata in centro, con tutto quello smog. Lo smog intossica, il fumo rende più
malleabili e più ben disposti verso una condotta morale pregna di principi valorosi, durante il
cammino di tutta la vita terrestre... della vita nello Scafaraiàntorrà non posso parlarle. Non ora
almeno, non è ancora pronta.
NB: il nome di quello strano posto che mi sono inventato ricorda vagamente qualche provincia
campana (n.d.r.).
Troppi concetti e paroloni, mi sono perso anch'io. Si vede chiaramente che non ha capito niente,
eppure è troppo rapita, probabilmente non ha mai sentito tante “stramberie” tutte insieme.
Mi concedo, come un messia benevolo: - Io sono un rappresentate, purtroppo, e vedo che non ha
capito, ma non si preoccupi. Quel che dovevo dire per prassi l'ho detto, è l'etica professionale che
me lo impone, tutti quei paroloni strani, - ora sorrido, il satana dei buoni, - e adesso tenterò di
spiegarle tutto con parole più consone al suo vocabolario. Nelle sigarette viene inserita una sostanza
chiamata Brainslave. Sarebbe molto complicato spiegarle che tipo di sostanza è, e da cosa si ricava;
le dico soltanto che è per il vostro bene, non siete in grado di gestire la situazione qui. Senza di NOI
sarebbe il caos. Le posso dire soltanto che la produciamo sul nostro pian... - , e qui mi blocca
dandomi soddisfazione selvaggia, stava seguendo (e io convinto di stare facendo un monologo di
preparazione di fronte ad un manichino morto come il polistirolo).
– Stava dicendo che questa roba qua la fanno sul vostro... pianeta?!
Esattamente, signora. Proprio così.
– Scusi, ma voi non siete di qua?
– Assolutamente signora, questo travestimento ci è stato fornito dalla nostra multinazionale, o per
meglio dire, la ditta nella quale lavoriamo.
– Ma cosa intende con “pianeta?!”
– Ha presente il sistema solare? Mercurio Venere Terra Marte Giove Saturno Urano Nettuno e
Plutone? Questo non è l'unico sistema in circolazione, ve ne sono di infiniti. NOI, con la nostra
progredita tecnologia, non ne abbiamo scoperti che 264 e siamo ancora all'inizio.
A bocca spalancata respira con la gola, solo con la gola, il naso tappato e gli occhi che cercano
rifugio dentro alle orbite, pagherebbe oro al suo dio per poter chiudere gli occhi, risvegliarsi sudata
nel suo letto e vedere che tutto questo è un incubo, che la vecchiaia gioca ben alti scherzi, più brutti
che svegliarsi bagnati o zuppi di merda.
Faccio quel che devo fare con molta teatralità, inizia ad urlare, cade dallo sgabello.
Mi avvicino.
L'abbiamo fatta svenire.
Mi copro le dita con la manica della giacca, abbasso la maniglia per uscire e cerchiamo di scappare
senza correre, roba che se...
No, non mi ci fate pensare.
Eppure, MISSION COMPLETE.
Piccola e consueta tappa al bar, ma prima ci nascondiamo in angoletto buio, devo risistemarmi il
trucco. Tom non deve pantomimare più di tanto, non è truccato, mentre invece io sì, porca troia
lurida impestata luridona.
Climax ascendente di insulti.
Contro me stesso.
Ci metto un paio di minuti, viene un trucco alla buona; non sono una cazzo di donna.
Queste strane guance rosse potrebbero tranquillamente passare per arrossate dall'alcool e dal freddo
(che dentro al mio costume non è mai entrato, e penso mai entrerà).
Dài, che sono ancora credibile.
Dài.
Scegliamo con cura il prossimo bersaglio (fortuna che avevamo pianificato tutto; devo smetterla di
illudere anche me stesso; con gli altri va bene, con me no).
Senti che pensieri... secondo me... è da curammi il cervello, pensato in un dialetto più vicino
possibile alla scaltra natura delle nostre agresti zone limitrofe.
C'è poco da scegliere, questa cazzata può funzionare soltanto in botteghe di vecchi, nessuno si
spaventa per cazzate carnevalesche come queste.
Di fatti quelli vogliamo colpire, i vecchi.
Loro non possono fare male a nessuno o sbagliare, perché stanno in casa ad aspettare la morte.
Potrebbe starmi anche bene.
Noi dobbiamo punirli perché gli sbagli, tantissimi sbagli, li hanno commessi in passato.
CONTROLLA INTORNO A TE: “Società alienata e alienante”
CONTROLLA NEL TUO PICCOLO: “Monitorizzazione omnia”
CONTROLLA NEL TUO CUORE: “Finti valori morali castranti”
CONTROLLA NELLA TUA MENTE: “Vuoto non colmabile auto resettante ogni attimo”
La colpa è nostra, abbiamo permesso tutto ciò senza opporci, anzi, godendo di tutto questo.
Ma è anche la loro.
Con gli scarsi mezzi di cui disponiamo possiamo farla pagare soltanto a loro.
Sarà che mi sto calando troppo nel personaggio marziano che mi sono preposto di interpretare?
L'anno scorso era la volta del ragazzo del coro, il palestrato fallito e il ninja di dio, stavolta io e il
bastardo Tom ci siamo evoluti, siamo rivoluzionari come i Rockets che ai loro tempi se ne escono
conciati come dei cazzo di sturacessi scintillanti producendo dell'indiavolato elcetrorobopop.
Dire “rivoluzionari e coraggiosi come David Bowie” è un'iperbole; quello era solo un frocio che si
mascherava da checca per fare ancora di più il frocio... e il film “Le ragazze della terra sono facili”
la sua bibbia postuma.
La bottega de “Gli antichi sapori di Norcia” è antica tutta, sia per i prodotti (questo dover
continuamente accostare il concetto di bontà a quello di tradizione antica non lo capirò mai) che per
la gestrice. Quasi mi dispiace dover stravolgere l'esistenza a 'sta signora.
A parte questo negozio, e un altro ancora, non mi sembra vi siano altri gerontoesercizi in zona.
Quando si deve compiere un'azione dimostrativa chi viene colpito viene colpito.
CONTROLLA SUL SAPIENTINO: “Impossibilità di discriminazione”
CONTROLLA SGLI APPUNTI DELLE MEDIE: “Legge del taglione con qualche decennio di
ritardo.
Un'altra jam session improvvisata mi rianima, ho l'adrenalina a mille, quasi quasi me ne voglio
andare via, quando la signora ci fa l'applauso chiedendo il bis.
Questo negozio è sempre vuoto, lo posso capire.
Questi prodotti sono un lusso e “lusso” al giorno d'oggi significa futile moltiplicato all'inverosimile,
esigenze che nascono ed esistono dal momento in cui l'uomo capisce che sono stati inventati beni in
grado di colmare tali bisogni.
Che schifo.
Inizio il discorso con una presentazione simile a quella di prima ma non attacca, la signora è
altamente recettiva, capisce quel che le sto dicendo. Mi inquieta il suo non reagire con stupore,
come se fosse una cosa che le capita tutti i giorni.
CONTROLA NELLA CRONACA LOCALE: “Marziani zampognari”
CONTROLLA SU EVENTUALI TABLOID MINORI: “Rappresentati musichieri e barboni”
Tento di improvvisare una fantomatica storia di formazione sulla genesi dei suoi preziosi salumi.
– Ha mai conosciuto il suo proprietario? Voglio dire, il padrone della ditta che produce i suoi
affettati?! Si è mai chiesta chi sia costui, perché conosce il suo nome... o almeno così crede.
Potrebbe anche essere che ha visto la sua foto. Eccola, addirittura stampata su ogni prosciutto. E
lei pensa davvero che quell'anziano simpaticone stia dalla mattina alla sera a macellare bestie e
a renderle affettati per le tavole delle famiglie di “come si chiama questa nazione”, ah, sì,
italiane? Se è così, le assicuro che si è sbagliata.
L'onnipotenza eccola, mi avvicino, lei si fa indietro, l'inquietudine che ti morde il collo e quando
stai per massaggiartelo ti morde anche in altre parti del corpo, facendoti capire quanto galera sia
l'esistenza all'interno di un corpo mortale.
– Tutto questo è un esperimento, un progetto. Il signore che vede stampato sui prosciutti è
Hazlanvagnigovczsx Massaraxapagliiuteratis, supremo signore di Vagdamacavermort, la
NOSTRA sacra galassia. Vi studiamo da quando siete comparsi su questo pianeta che a noi
sembrava così insignificante, eppure guarda dove siete arrivati. Vi curiamo da sempre. Abbiamo
riso di voi sin da quella civiltà che costruiva le piramidi, e ogni tanto venivamo a farvi visita,
portandovi qualche souvenir. Non vi abbiamo mai distrutto perché ci adoravate, ma ora siamo
tornati per vendicarci, perché ci ridicolizzate.
Sempre più vicino, la tigre stringe all'angolo la formica: - Se io le parlo di alieni, lei che fa? Si
mette a ridere o fa ciò che di più scontato esiste. Non ci crede. Lei e tutti voi terrestri dovreste
essere soltanto riconoscenti: se l'apocalisse di cui voi parlate in quello schifoso e inventato libro non
è scoppiato è perché ci servite ancora. Mi segue?
Ha le lacrime agli occhi: - Sì... ma... scherza, vero?
Allora lo faccio, come dalla tabaccaia, e si butta per terra, la faccia nascosta tra le mani. Urla il
rosario, preghiere su preghiere.
Usciamo a razzo, qui sono cazzi.
Al bar iniziano le risate, anche da ubriachi lerci ci stiamo rendendo conto della spassosa inutilità
delle nostre azioni, un vezzo, una oscarwildata dandyana esagerata all'ennesima potenza negativa.
Se il conte Sperelli e Des Esseintes potessero vederci.
... ma saranno mai esistiti?
Boh; se esistiamo noi alieni, perché loro no?
Ecco il momento in cui Tom, da suppellettile, si trasforma in dispensatore di verità assolute.
CONTRLLA NELLA TUA VIDEOTECA: “Silent Bob amico mio”
CONTROLLA NEL TUO ARCHIVIO VIDEO: “Ciccione muto che quando parla parla”
– Non è che ci passiamo i guai per questa qui? Sto ancora pensando alla tabaccaia. Non aveva un
bell'aspetto.
– Ma che cazzo te ne frega?! Gliene frega al mondo di te? Figurati se gli frega di una che stava
per schiattare. Se si sente male, cazzi suoi. A quell'età il cuore che cede è più facile di una
scopata fatta imbottito di Viagra e cocaina boliviana quasi pura al cento per cento.
– Se lo dici tu...
– Non è che lo dico io.
È COSI' E BASTA.
Non sono proprio un figlio di puttana, un po' in colpa mi ci sento. Ma se non ci divertiamo, che
cazzo lo abbiamo fatto a fare?
Guardo negli occhi il mio grillo parlante che non serve, il mio gufo saggio solo in determinati
momenti, il mio animale Disney di natura massonica e satanista.
CONTROLLA NELLA MENTE DI TUO FIGLIO: “Messaggi subliminali anche ne “La
sirenetta”
CONTROLLA NEL FUTURO DEL TUO PARGOLO: “Simboli massonici e citazioni
esoteriche ovunque”
CONTROLLA NELLA TUA QUOTIDIANITA': “Sottovalutare l'innocuo sempre e comunque”.
Il male non necessariamente ha le corna e il forcone.
Al limite ha la barba finta e suona la zampogna.
Offro da bere a Tom e a tutti quelli che ci sono al bancone; almeno non finirò all'inferno nel quale
non credo.
... come se ci fosse un inferno peggiore di questo.
Ci è rimasto un solo negozio da visitare e poi anche quest'anno avremo saldato il nostro debito con
la novella dickensiana “canto di natale”
E con Charles Dickens stesso.
Evelyn me la sarei fatta ma poi quando ho appreso che negli anni settanta è uscita dalla sua tomba
ho cambiato idea.
All'accettazione totale della necrofilia ci devo ancora arrivare.
Per ora sono fermo al dangling e al feticismo dei piedi in generale.
Lo scato penso sia la fase successiva.
Qui caschiamo male, è pieno di gente. Certo che siamo proprio sfigati. È la vigilia e ti pare che
all'ultimo momento il fioraio non si riempiva? Quanto odio questo dover regalare per forza. State
rompendo i coglioni con questa cazzo di crisi e che fate? Spendete i soldi per qualcosa che non
campa più di qualche giorno. Va be' che l'attimo è da cogliere ma cogliete l'attimo, non i fiori.
Un attimo può essere eterno.
Un fiore è una colonia di pidocchi agglomerati.
Eppure entriamo, ho voglia di suonare, un bell'assolo in sol, questa volta usando la pentatonica e la
scala minore armonica, figurandomi Malmsteen che tenta un solo di Ocarina su un pezzo tragico
degli Impaled Nazarene.
Uno a caso di Tol cormpt norz norz norz, tanto il disco è tutto uguale.
Bella la parte dove la bestia satanica si incula il bambino piangente, tra le urla del gallo e dei
dannati torturati per l'eternità.
Come ora, mai stato tanto natalizio.
Il loro disgusto è chiaro, tanto che il fioraio cerca di cacciarci a pedate in culo. Tento la falsa strada
della cordialità ma non vengo accettato, ci stanno odiando dal profondo dell'animo, almeno trenta
persone che sono rosse di odio, poveri straccioni schifosi alieni che vengono a guastare le feste
della gente perbene.
Faccio grugnire la zampogna, neanche John Zorn c'è mai riuscito così bene e togliamo il disturbo,
soltanto dopo esserci goduti la faccia schifata (e a tratti spaventata, di alcuni di questi terrestri
omologati patetici e consumisti, quando l'unica cosa consumata che vedo quiddentro è la loro anima
mai esistita).
L'anima è una scusa redditizia, per questo che la venderei al diavolo.
Ma neanche a quello credo.
Al giorno d'oggi non credere è una bella rottura di coglioni; come fai ad illuderti, sennò?
Dal fioraio a casa nostra è tutto un ridere alternato a qualche minuto di silenzio.
Leggera inquietudine.
Prima di entrare da quel vecchiaccio non mi ero rifatto il trucco; meglio così. Mi controllo nello
specchietto che mi sono portato
(fottuto a mia madre)
per vedere quanto ero riconoscibile.
Ho vinto, malgrado il verde squame.
Ci salutiamo e andiamo ognuno a scontare la nostra condanna familiare.
Domani si vedrà.
Ci incontriamo al bar, io e il bastardo. Neanche tentiamo di raccontarci qualcosa di ieri sera,
sappiamo benissimo com'è andata.
NON è andata.
È rimasta, e rimarrà come un immenso fardello, sempre così, ogni 365 giorni che passano.
... ma se vogliamo vedere per forza chi sta peggio... prendi le vittime di guerra...
... no, almeno loro non dovevano giocare a tombola.
... almeno non con i fagioli come segna cartella.
Il caffè mi smuove lo stomaco ancora pregno di tutto lo schifo che ci siamo bevuti ieri prima
durante e dopo l'alien tour.
Non vado a cagare per pigrizia.
– Chissà come sta la tabaccaia, - dice Tom
– Che cazzo me ne frega. L'importante è che la sua famiglia abbia passato un natale di merda, -
sbadiglio io.
– Ma da quand'è che sei diventato così cattivo? - chiesto con voce molto soap opera.
– Da quando il mio culo s'è ricolmato di cazzi malati.
– Io tutto questo mondo contro di te non l'ho ancora visto, - dice con voce da bimbo pentito.
– Ma scusa... non ti ricordi cosa ti ha fatto il figlio della tabaccaia? Con la scusa che eri ubriaco,
per uno piccolo segnetto che gli hai fatto sullo sportello dell'auto si è fatto rimettere la portiera
nuova a tue spese, quel bastardo pieno di merda.
– Forse hai ragione, ma non ti sembra... troppo?
– Mi sembra troppo come la reazione che ha avuto tuo padre, reazione che non avrebbe mai avuto
se non fosse mai esistita quella cazzo di portiera leggermente rigata.
– Lo sai che la gente si fissa con la macchina e cose così.
– So solo che tutti hanno un perché e relativa scusante. Tutti tranne me, alla faccia di fare la
vittima quattordicenne in lotta con questo e l'altro mondo. Anzi, ecco. Ieri sera venivamo da un
altro mondo; siamo giustificati.
– E bravo, come al solito; te la suoni e te la canti.
– Sennò perché cazzo avremmo dovuto spendere soldi e due mesi di lezioni di zampogna?
Ridiamo e ci abbracciamo.
Non cresceremo mai e lo sappiamo.
Comincia il secondo round, pranzo/continuazione dell'accadimento culinario obbligatorio di ieri
sera.
Ci si risaluta e le strade si dividono (lui ha i parenti a casa sua mentre invece io devo andare a casa
di mia nonna).
Ho lasciato l'auto.
Dove?
Occazzo.
Faccio mente locale, una mente dentro ad un locale, un locale, ci passo di fronte, è l'unica strada.
Questo locale.
Ci siamo stati ieri sera.
È natale, ma non è chiuso per natale.
Fuori dalla tabaccheria un cartello.
CHIUSO PER LUTTO.
Ho un brivido che mi fa sentire sorpassato; ho soltanto 364 giorni per pensare a cosa potremo
inventarci l'anno prossimo per movimentare un altro po' di vite piatte.
PS: Per caso vi siete chiesti o non vi siete chiesti cos'era quel trucco che mi sono dovuto applicare
un paio di volte, mentre Tom il silenzioso no (e la cosa si può pure capire perché con barbone e
cazzi vari chi ci riconosceva)?
Ma è normale e ovvio, monsieuer Poirot de li miei cojon.
Dovevamo mettere un bel rosa acceso per coprire il verde squamoso che c'era sotto.
Eh, sennò come facevamo?
Puoi dire a chiunque che sei un rettiliano, ma fino a che non ti strappi la faccia e mostri il tuo
subepidermideo verde e squamoso come fai a farti prendere sulla parola?
Secondo me è stato questo che ha fatto fermare per sempre il cuore della tabaccaia religiosa.
Il suo cuore non ha retto che, anziché il suo cristo sulla croce, il mondo è governato da dei cazzo di
lucertoloni che hanno come attività ludica principale alcool&zampogne a gò gò.
Di fatti siamo stati proclamati gli ZZTOP del nostro pianeta.
Come mi ero inventato che si chiama?
E chi cazzo si ricorda.
Poco importa, mai credere a queste cazzate.
... ma se Morgan dei Bluvertigo ci ha assicurato che esistono altre forme di vita e ci ha preso pure
un premio importante... la cosa m'inquieta non poco.
Vado al bagno a scuoiarmi; magari da qualche parte un microchip ce l'ho.
Magari.
Forse.
... chissà se su Google da qualche parte c'è l'indirizzo di Tom Cruise o di John Travolta.
Mai sentito tanto il bisogno di farci due chiacchere... a parte dopo aver visto “Risky business” o
“Codice Swordfish.”
Il cinema costa un bel po' e se vai a vedere una puttanata e pensi che sono soldi buttati...
... va a finire che ti incazzi.
... ma è solo colpa tua.



AUGURONI LURIDONI A TUTTI, CI VEDIAMO SETTIMANA PROSSIMA COL SAGGIO SUL PRESEPE.



GRAZIE ANCORA



domenica 14 dicembre 2008

I CINESI HANNO IL CAZZO PICCOLO... MA LI CHIAMEREMO PADRONI
















Due grammi di pesce
tre grammi di riso
e ti ostini a chiamarlo sushi
Il sushi è vita
il sushi è la risposta
una risposta che costa 15€


Non devi necessariamente chiamare il cartomante
per avere spicciole risposte
che costino così tanto


Quant'è caratteristica la barchetta di sushi.
Quanto è bella.
E' bella quanto 50€



Odio parlare di soldi
ma scaglie di cibo
non hanno mai costato così tanto.

A volte sei costretto a metterti da solo le spalle contro al muro perché senti, nel profondo dell'anima, che non ne verrai fuori e che farai una brutta fine.
Ieri sera sono andato al ristorante giapponese.
Cazzi a parte il sushi è e sarà sempre il mio cibo preferito.
Potrebbe essere mia madre.
Mi sono innamorato.
Mai invischiarsi con le triadi mafiose di Shangai (che cazzo c'entra boh).
Lei sorrideva servizievole e si metteva in ginocchio per servire noi aberranti peccatori seduti per terra a gambe incrociate, patetica emulazione filogiapponese con tanto di bacchette occidentalizzate saldate al bordo, il coraggio e il buon gusto che hanno voglia di ridere e scherzosamente contrastarsi.
Questo lei lo sapeva; sorrideva.
A fianco a noi, nella zona vip (erano solo tre i tavoli che ti puoi sedere a terra) c'erano una mezza russa mezza italiana mezza siamo testimoni di Geova della domenica mattina e lo stronzo che pagava i conti.
Da come si comportava lui...
Fatemi dire meglio.
Quando pensi di sapere tutto è lì che poi ti accorgi che... mi sto autocitando e non potete capire. Queste frasi da vita vissuta in edizione economica sono sul romanzo (e cazzo compratelo) e insomma lui faceva il classico numero dell'intellettuale interessato a lei (anche se parlava soltanto lui e di cose che lei non conosceva neanche nella sua lingua).
Lui faceva di tutto per scoparsela, era pietoso.
Alla fine della cena mi è cascato il mondo addosso quando ho capito che lui già ci stava insieme e chissà quante volte già l'aveva insifonata.
Porco dio, si comportava ancora come lo scolaretto affamato di passera solitaria russa, le passere che sorridono tanto e dicono poco e di quel poco c'è ancora meno, tutto per spronarla ad aprire la diga quando il fiume era già straripato.
Cosa non si fa per un buono pasto gratis.
Ma non siamo qui a farci del male, siamo qui per garantirvi l'efficienza e la praticità dei prodotti Tupperware, perché si dà il caso che se uno compra mezzo chilo di pane e non lo vuole consumare tutto ha il diritto di tenerlo nella credenza (ovviamente nel pratico contenitore Bread Smart) e dopo un mese ritrovarlo intatto e fresco come il giorno che è stato fatto.
Secondo me questo è puro criogenerizzazzismo parziale delle pietanze, non penso che la chiesa permetta roba del genere. Cioè: il pane è sacro, sfama gli animi e corrobora le membra di chi ha membro e di chi non ce l'ha e abita a Nembro che sta in culo ai mondi di Bergamo.
E così, come ti permetti di tenere in vita una cosa che è destinata a morire in due giorni?
Voi (e lo so perché lo so, ooooooo sììììììì che lo so) avete la casa piena di prodotti Tupperware.
Non bestemmiate, andate a messa, eppure vi permettete di prolungare la vita del corpo di cristo, perché che vi piaccia o no è così.
Me ne rendo conto, nella vita ci sono problemi più grandi (tipo che ogni volta che vado al Mariquita lascio buffi da 30 € in su e mi viene fatto notare dal barista che fa il segno ok di fonzie col pollice e apostrofa il tutto con un bonaccione ahaaaaaaaaaaa dove l'acca aspirata è la vera matrice dell'esclamazione, quella che gli dà il peso emotivo) ma il pane è.
Il pane è.
IL PANE E'.
Avessi scritto 'sta cosa su una lattina di fagioli, nel giusto contesto storico ora avrei addirittura uno che scrive al posto mio e io da sotto le coperte calde calde del mio letto, in stato confusionario detterei queste cagate.
Cago e torno.
La modestia non mi si addice (e openoffice ADDICE me lo segna errore, porco dio che programma di merda, maledetto me e solo me) ma, vi giuro, se volete vi invito a controllare, non sono ancora un vip e la porta di casa mia è ancora aperta a chiunque.
Non tiro l'acqua, sacrificando la salute della mia famiglia, affinché possiate appurare che non sto mentendo.
Vi giuro.
Non scherzo.
Stamattina aveva già cagato. il che vuol dire che avevo già dimezzato il Chilbasa che avevo nell'intestino.
Immaginatevi che Chilbasa potevo avere perché... QUELLA CHE C'E' NEL CESSO... AVRO' FATTO MINIMO 'NA VASCHETTA DA 15.50€..
Era da molto che non producevo cose così... ahhhh
Ma questo è ahhhhhhhh.
Nuota nel cesso, si riproduce ad una velocità pazzesca, è auto proliferante, mai visto nulla di simile, d'ora in poi ogni cono gelato al cioccolato non lo vederete più così dolce e leggermente salato, vedrete tutto sotto l'ottica di chi ha deciso di aderire ad uno stile di vita più sobrio e sano, perché è qui che vi voglio: nell'apposito contenitore Tupperware, quella merda potrebbe vivere un mese così come ora io l'ho sfornata per voi.
Avreste il coraggio di tenervi la mia merda?
Per sempre e dico per sempre.
Una volta la merda era d'artista ma adesso l'arte è merda in generale quindi sono obbligato ad abbassare lo sguardo al suolo, ad innamorarmi delle cameriere giapponesi e a dirvi che l'attore Jason Statham ti fa riapprezzare l'avere pochi capelli.
È simpatico ed è pure diventato grùss.
Fate voi; Death race: odio i film senza storia e con le macchine che corrono eppure 'sto film è fantastico (e dure pure più del normale senza che ti pesi).
Va be'; nella divagazione ho divagato.
Il post finisce qui (devo iniziare ad inventarmi la storia di natale per quest'anno; il secondo natale del male di questo blog).
Ora, se vi va di leggerlo, sennò andate a fare cose pi costruttive tipo votare alle comunali o dare retta a chi vi promette il paradiso sulla terra a rate, posto quissotto un sogno che ho fatto l'altra notte.
È un sogno nella norma; sogno sempre queste cose.
Vi prego.
Aiutatemi.
Due dossi e una bassa fa un gualivio.



COSE STRANE
Le cose strane succedendo spesso. Di base, i più ignoranti pensano sempre che ci sia lo zampino di dio, del diavolo, o di qualche santo di entità minore (l'importanza del santo è determinata dal luogo in cui egli si manifesta; in Abruzzo è sempre san Gabriele, in Campania san Gennaro e così via).
Non sanno che le cose strane accadono e basta.
Se si usa la logica viene fuori che sono gli uomini a far accadere questo e quell'altro, ma delle volte ti ritrovi di fronte degli spettacoli talmente clamorosi che il mandante dell'assurdo passa addirittura in terzo piano. Ad esempio, il mio amico andava dalla psicologo, sempre lo stesso per oltre tre anni. Lo psicologo gli faceva scrivere i suoi sogni, diceva di abbondare coi dettagli e di non vergognarsi, di non pensare a cosa c'era celato dietro ad ogni frammento onirico (complessi d'Edipo, omosessualità latente ecc.). Il mio amico (non posso fare il nome, anche se con quel che è successo non penso abbia importanza, confermando quello di cui sopra stavo parlando) continuava a dargli i fogli che erano il panico collage di quel che accadeva nella sua mente di notte. Lo psicologo rimaneva sempre sbalordito e spiazzato, sogni che alternavano il delirante al comico e se si guardava il tutto da una certa ottica non erano sogni frammentari e confusionari, avevano trame e risvolti, e molto spesso si concludevano con un vero e proprio epilogo.
Praticamente sognava storie.
Lo psicologo smise di presentarsi a lavoro e dopo tre sedute mancate (pari a tre settimane) rivediamo quel bastardo su youtube che sta di fronte ad una giuria che gli sta dando un premio letterario..
Queste cose succedendo eccome.
Ma ne succedono anche altre peggiori, la fama e il successo non sono niente di fronte a quel che sta accadendo da un paio di giorni.
L'altro ieri avevo accompagnato mia madre a fare delle compere. Lei non ha la patente, io sono disoccupato, abito con lei e il minimo che posso fare è aiutarla in queste piccole cose.
Il sole era irreale (come se il resto lo fosse) per essere dicembre in Italia, sembrava di stare in California. Il sole mi preoccupava, mai visto così acceso, neanche ad agosto.
Avete presente quando senti che dentro di te sta per succedere qualcosa?
Mi ha fatto brutto, era la prima volta.
Cioè, non è come quando andavi a scuola, non avevi studiato, e mentre il professore scorgeva sul registro l'elenco dei nomi per stabilire la vittima sacrificale dell'interrogazione ti cagavi addosso.
Lì te lo senti sì ma te lo aspetti, e se il tuo nome viene fuori al massimo un brivido di freddo ti sconquassa la colonna vertebrale; non è mica scoppiato l'apocalisse inaspettato.
Ecco, il fattore sorpresa, il destino che gioca sporco.
Non credo al destino ma.
Ok, vado avanti, ho ancora questo vizio, dilungarmi troppo quando non serve eppure.
Va be'.
La prima cosa che feci fu quella di togliermi il trench, non volevo morire soffocato. Dell'inquietudine venne a farmi visita quando vidi delle donne che indossavano i classici sandali estivi col tacco alto e minigonne senza calze. Vi giuro, un vero scenario da metà agosto, mancava soltanto la musica dei juke box degli chalet provenire da ogni dove per invadere le strade e rendere quello scenario natalizio un affresco estivo in piena regola. Mi viene in mente la copertina del disco dei Beach Boys dove ci sono loro che suonano dentro ad una cupola di vetro che li isola dall'ambiente esterno, sono in costume, è estate, ma se guardi bene fuori c'è la neve e il gelo. Per un disco è più che carina come idea ma certe idee farebbero meglio a rimanere soltanto idee, senza svilupparsi nel nostro mondo fatto di azioni sistematiche e programmate.
Rincuoranti.
Non ho mai desiderato così tanto la patetica routine quotidiana.
Mia madre entra nel supermercato e io sono ancora imbambolato a vedere queste belle ragazze che, come se niente fosse, prendono un gelato e sculettano parlando del più del meno del per e del diviso senza capire niente della vita, figuriamoci delle operazioni algebriche.
Ad un certo punto il cielo si oscura.
Un po' più preparato all'inaspettato, faccio un bel respiro e sorrido, sto prendendo tempo prima di alzare gli occhi e trovarmi faccia a faccia con l'infinito o infinitamente folle, qualsiasi cosa potrebbe esserci lissù, un'eclissi o i marziani, quelle cazzate di Scientology potevano essere benissimo vere e adesso i nostri livelli teta ci distruggeranno.
Delirio.
In cielo non c'è niente, soltanto un aeroplano enorme, di quelli pubblicitari.
Di quelli che si vedono d'estate.
Non ho mai odiato tanto l'estate, anche più di Bruno Martino.
L'umore si stabilizza come il pomo d'Adamo che mi stava letteralmente uscendo dalla bocca, resosi conto di essere una palla imprigionata in un organismo viziato e ingrato.
Intanto sudore, è il caldo e la paura, la sensazione chiara del veggente, di quelli che si fanno possedere dagli spiriti e tutte quelle storie lì.
Non ci avevo mai creduto fino a quando.
Mia madre mi chiama, non so da quanto tempo, è preoccupata e ha alzato la voce, dice che saranno cinque minuti che sono qui a fissare il cielo e sembra che io sia qui solo fisicamente.
Quel suo modo marcato di pronunciare “fisicamente” mi dà i brividi e vorrei essere altrove, al freddo, a gelare e a lamentarmi di quanto faccia schifo l'inverno, anche se in cuor mio so che il caldo è la cosa peggiore, perché se fa freddo ti copri e puoi stare bene ma per il caldo cosa vuoi fare, scuoiarti? Andare in giro nudo?
Certo, come no.
Le dico di non preoccuparsi, che sono un po' agitato, di non peggiorare le cose. E lei puntualmente alza la voce, come se avesse la vocazione per fare tutto quello che sa che mi dà fastidio.
I figli sono pezzi di cuore un paio di palle.
Le dico di fare quel che deve fare, non mi sento tanto bene ma passerà presto, tutte quelle frasi di circostanza che si dicono per tranquillizzare il prossimo, quando se fai un'analisi attenta è soltanto il diretto interessato ad essere veramente VERAMENTE agitato.
Pare quasi che per una volta la mia tecnica funziona, se ne ritorna in negozio a spendere soldi e tempo inutilmente.
Sento delle urla, mi giro e vedo le scosciate che guardano il cielo terrorizzate, mi sembrano dei giapponesi che quel giorno a Hiroshima.
Qualcosa sta precipitando dal cielo.
Non due, poi sono tre e poi boh.
Come dei meteoriti, velocissimi, letali, stanno piovendo dal cielo, uno precipita a qualche metro da me spiaccicando istantaneamente al suolo una vecchia che stava portando a passeggio il suo cagnolino.
Stanno piovendo Fiat Punto, a raffica, le vedi, e il guaio è che in giro non si vede nessun aereo militare, nel senso che, chi le sta lanciando, perché, perché qui, perché così? La mente freddamente razionale pensa subito alla teoria del complotto da parte della massoneria, è la Fiat che si è resa conto di quanto siano inutili i suoi veicoli, ma se noi li avessimo comprati non sarebbe successo niente, e allora non volete le macchine?
Perché? Guardate, ve le stiamo regalando.
Come quando di solito si sente la frase: “Hai visto, con questa crisi, come si sono abbassati i prezzi delle automobili? Te le tirano dietro!!!
E di fatti qui ce le stavano tirando dietro forte.
Più che dietro, sopra.
Una pioggia di plastica, tonnellate diventate tonnellate esponenziali, se fai il calcolo velocità x peso.
Il risultato è devastante.
È natale, è periodo di offerte, ci stanno lanciando automobili ma non siamo felici, anzi, ci stiamo cagando tutti addosso dalla paura.
In strada è il panico, urlano tutti davvero come succedeva nei disaster movie degli anni 70 o nei film kaiju giapponesi, ma la nostra minaccia non è un lucertolone preistorico alto come dieci palazzi messi insieme, la nostra minaccia è l'industria italiana che sta letteralmente sbolognando la propria sovrapproduzione, punendoci per la nostra mancata voglia di far girare l'economia nazionale.
Faccio appena in tempo a fiondarmi in un negozio di strumenti musicali che una Punto grigio metallizzata mi imprigiona qui con tutta questa musica morta.
C'era quello scultore lì che diceva che la scultura è già dentro al marmo e lui non faceva altro che rimuovere i pezzi superflui; ho sempre pensato che sia la stessa cosa della musica. Prendete un pianoforte o una chitarra: l'esecutore non fa altro che dare un ritmo e una certa forma alla melodia che è già presente nei tasti e nelle corde.
Siamo patetici intermediari, è l'arte che utilizza noi, non è il contrario e non c'è niente di più vero ora che il cielo sta vomitando macchine ovunque, la gente strilla sempre di più e ora sono iniziate anche le lacrime, molti rimangono accasciati per strada a piangere qualche caro, spappolato dalle lamiere, altra gente chiede aiuto, mezzi busti devastati dal peso, il peso, ho la gola secca e l'idea di bere acqua mi fa venire il vomito.
Non mi interessa dov'è mia madre, non ora.
Il cielo si è oscurato completamente, aspetto qualche istante prima di volgere un'altra volta gli occhi verso l'alto, mi sento piccolo e indegno, anche solo per voler aspirare all'altissimo. Ora ci credo, credo in dio, ma non è la paura che rende l'irrazionalità verità assoluta e tangibile.
A vederlo da qui è difficile dire quanto sia grande, facciamo come tre boeing 747 fusi insieme (una volta l'ho visto dal vivo un boeing).
C'è questa immensa statua di dio che vola nel cielo.
Non penso sia qualche santo, ha il volto saggio e la barba secolare, dev'essere proprio lui.
Dico che è dio perché è anziano, ma a vedere il sorriso si direbbe più Buddha, il sorriso di chi è sereno perché non ha macchie sulla coscienza cristallina come aria fresca di montagna al mattino presto. Fluttua ad una velocità talmente lenta da risultare fortemente irritante, ci sta monitorando, passando allo scanner, ma è immobile, è sdraiato sul nulla e passa sopra di noi.
Vorrei scappare, essere altrove, non ho mai avuto tanta paura di dio e non sono sicuro se sia lui oppure boh.
Le macchine non stanno piovendo più.
Sono due giorni che sono dentro a questo negozio di strumenti musicali, e non è poi così male. Ho imparato a suonare Per Elisa e devo dire anche che sono portato per la musica. Non ci avevo mai provato.
Quanto a lui, è ancora lì.
Penso stia meditando sul da farsi.
Non penso che abbia intenzione di schiodare il culo da lì.
Almeno, non per ora.

domenica 7 dicembre 2008

EPPURE DEVI ABITUARTICI... SE RIMANE TEMPO PER SOMATIZZARE

Ho problemi a mantenere l'erezione, penso che dovrò trovarmi un secondo e terzo lavoro per mantenerla.
I figli all'università costano.
Che dio non esiste ne abbiamo le prove http://www.youtube.com/watch?v=-Exh43M32VE&feature=related, che i rettili governano il mondo ne abbiamo le prove, http://www.youtube.com/watch?v=rT-gL8PJdzo , ma a questo punto io rimango perplesso perché mi guardo intorno e vedo che c'è solo follia, gente che picchia la sua donna e poi viene a parlarmi di massoneria e cavalleria, gente che ha perso la testa, non ha un senso, non merita di esistere, potrebbe finire di rovinare il pianeta eppure continua a pestare il suolo.
Pensateci un attimo, se dio esistesse non permetterebbe ciò. I megalomani a volte sono divertenti ma quando rompono i coglioni diventa davvero un problema e alloooooora mannaggia san giuseppe, vafànculo bianco di merda, vu sète tutt razzìst, non ci sei andato a messa? Vai vai a chiedere perdono, comodo fare il cazzo che vuoi se poi l'inesistente ti assolve, virtuali scusacolpe a farci del male, siamo inferiori e ci fa piacere eppure stiamo sempre lì a dimostrare il contrario, folli doppiogiochisti che parlano di società segrete e non sanno che LORO li stanno guardando, che li spiano e che sanno tutto quello che succede, gli addobbi natalizi mi sono caduti dalla libreria, ho paura, la senti la voce dietro di te, dovresti sentirla, ti hanno educato che c'è una voce dentro di te e devi avere paura, questa cosa la condivido ma ho capito che la voce non è dentro di te ma DIETRO,loro ti guardano e sanno come funziona, sono loro e solo LORO a far funzionare, abbi paura, lascia perdere dio, amico mio, è tempo di crollare per risorgere, argilla e mattoni, un folle spirito scaltro che incondizionatamente fugge di fronte al più grande nemico, essere sé stessi non è mai stato così arduo, l'estasi dell'oro, l'estasi di loro, il panico, il delirio, stai impazzendo ma pensi sia giustizia, giustizia divina e torni ancora lì, non hai capito che devi tremare, LORO ti guardano e osservano ogni tua mossa, amico devi stare tranquillo e rassegnarti, è scritto che morirete soli e l'angoletto tuo non è mai stato così buio, vi rode, eppure continuate a trovare riempitivi, ma vi dico che qui non c'è trippa per gatti, ci sono solo vermi che non vedete ma che ci sono, vi divorano le viscere, passare il tempo a girare a vuoto aspettando la morte inconsciamente, la morte dell'inconscio, tutto quel che di sbagliato fai, tu sei il peccato, halleluia un cazzo, se dio ci fosse ti disconoscerebbe, non siete suoi figlii, il padre è morto, il figlio delira e lo spirito santo ha preso fuco perché si è ubriacato di vita troppo quando già pensava di averla vissuta, la massoneria non è mai stata così dietro di voi e io sto delirando, ridete MA TU RIDI e non sai cosa sta succedendo alle tue spalle, LORO hanno preso una decisione, io lo so, non si può dire come, ma hanno estratto, è uscito il tuo biglietto e penso che una cosa.
Ok, ho parlato troppo, senti dei passi che.
Sono sul pianerottolo.
Non posso aprire, ho paura.
La paura, la paura, l'angoscia., sai quel che hai fatto, eh, ma non vuoi ammetterlo, l'angoscia ti affligge, è estria professionale dell'entità, non puoi renderti conto, tra plebei e patrizi scelgo l'infinito oblio della rassegnazione, tanto ormai sei storia, una storia che non potrai mai raccontare a nessuno, già sei giacente, morto che compie azioni così, tanto per, e assicuro signor Suo vostro giudice che ce l'ho messa tutta ma non ha capito, ho educato questo figlio così ma poi ho perso, ho perso e mi pento, non può sapere quanto ci ho speso dietro, ora tremo e lo sento LO SENTO E' VIVO e non posso fare così.
Dio mio dio mio come mi odio, ho fatto male i conti, dio inesistente, folle barcarolo bastardo, lo so che noi dovremmo vederci e frequentarci ma non è il caso PERCHE' NON SEI MAI ESISTITO NON CI SEI NON CI SEI.
Devo smetterla con 'ste cose.
Ormai sono spacciato, loro mi sentono.
Loro.
Loro.
Dietro di te.

domenica 30 novembre 2008

VIAGGIO DI GENERE








Django si svegliò postumo (ma era ancora presto per saperlo), il letto intriso di sudore, la voglia di innocenti evasioni manco fosse in una canzone di Baglioni, deceduto qualche giorno prima.
Si stava rodendo il fegato e non era il bere della sera prima, era quella dannata casa. Insomma, era abituato ad essere l'eroe sudista ( ma non terrone) e solitario, tutti dovevano dipendere più che dalle sue labbra dalla sua fumanti colt (che non ce l'ha perché ci aveva quell'arma strana dentro alla bara che poi pensavi che c'era l'anima sua invece era un buco di sceneggiatura o che ne so io).
Non gli andava giù il fatto che con lui abitassero Maciste e Goldberg, non sopportava il loro ostinarsi a essere così grossi. Era capitato una sera che Django, sulla soglia col sigaro, stava guardando Goldberg dormire; non si sa che sogno stesse facendo (una volta sveglio neanche lui si ricordava) ma ad un certo punto, sempre nel sonno, prese il letto e cominciò ad usarlo come chest press per rifarsi i pettorali, seguendo la ferrea dieta senza carboidrati e piena di proteine. Serie di ripetizioni massacranti del calibro di quattro serie da quindici – dodici – dieci, da fare cinque minuti pe' vent'annni.
Eppure ce la faceva.
Goldberg era il più gentile del trio dell'appartamento di Bologna dove i tre eroi facevano finta di studiare (anche i genitori sapevano benissimo che era una scusa per farsi le canne e protestare gratis contro il sistema).
Tutto successe con quella presa di coscienza, Django non poteva rimanere piccolo, era finito il periodo che andava di moda l'eroe solitario, ci volevano eroi grossi, muscolosi e sprezzanti del raziocinio.
Svegliò i suoi compagni di stanza (i culturisti dovevano dormire almeno otto ore al giorno, per crescere correttamente e in maniera grossa) e disse loro che aveva avuto un'illuminazione, una rivelazione, una magia degna di harry potter.
Doveva partire, il viaggio era ciò che contava, non la destinazione.
Fecero in quattro e quattro nove col resto id due i bagagli e montarono nel pick up di maciste che ci aveva nu tricipite che faceva paura, misero lo stereo a palla (la loro natura teramana non era morta insieme al grasso che gli aveva martoriato l'adolescenza, altra causa della loro scelta di rifassi lu fisico, non era pe menà, era pe esse grossi e basta) e partirono a razzo verso boh.
Ad un certo punto il maciste, un po' stordito dagli steroidi che avevano la dimensione di asteroidi se ne uscì con: - Sci, va be', ma do cazzo yemo? Mi scete fatt partì in quattro e meno quattro e mo shting a zzero; do yemo?
Aveva ragione, Django nella sua delirante visione aveva visto male, troppo preso a misurarsi il cazzo (se il tricipite non era il suo forte doveva pur sempre trovarsi un punto forote).
Non sapevano che fare eppure avevano percorso 76 chilometri in due minuti perché anche il pick up stava grosso (alimentato a benzina e proteine).
Ormai erano partiti, da qualche parte sarebbero dovuti arrivare, no? O mi sbaglio? No, non mi sbaglio perché la storia è mia, qui comando io e faccio il cazzo che voglio, nessuno mi può controllare, a parte il grande fratello, il grande fardello e la massoneria degli illuminati.
Django ebbe un'altra visione; capì che l'acido del sabato prima ancora non era stato smaltito completamente; troppe visioni e non erano concesse in un western come il suo, mica era Keoma, e che cazzo!!!
Gira là, - fece lo sprezzante pistolero. Maciste e Goldberg avevano capito che anche il commissario Tanzi era con loro, soltanto che era il suo spirito ad aver preso temporaneamente posizione nel corpo di Franco Django nero.
Un bastardo correva sul motorino, lo raggiunsero e Djagno Tanzi cominciò a prenderlo a pugni, producendo il classico suono dei pugni del poliziottesco, rumore talmente irreale che se fosse reale un pugno di quelli sarebbe come andare a settanta all'ora contro un muro con una seicento non corazzata, alla faccia del pick up del wrestler che ora s'era gasato e dava pugni a maciste per farlo entrare in quella temporanea fratellanza creatasi da quel pestaggio poliziospaghettiwesternwrestlinghiano.
Django tornò Django, il commissario Tanzi era svanito (si stava prendendo a punti col commissario Betti, suo alter ego che però se vai a vedere è uguale, cambia solo il cognome, il rumore dei pugni era sempre lo stesso, STUSHH STUSSHH).
Questa volta la visione la ebbe Maciste; si ricordò di quando era con Ercole al centro della terra e si stavano pestando con gli zombi vampiri. Si chiese se Mario Bava per scrivere quella sceneggiatura si fosse fatto un viaggio parecchio storto, in fatti il film parlava di un infernale viaggio. L'unica cosa brutta del film era la spalla comica che non c'entrava niente, appesantiva il film e non faceva ridere neanche un cazzo tubercoloso fracio mille volte.
Se la mamma degli stronzi è sempre incinta, la madonna dovrebbe sfornare stronzi ogni tre secondi, pensò il culturista Goldberg entrato temporaneamente in simbiosi coi suoi compagni di viaggio. Se prima, in due righe neanche, gli ho fatto fare 76 kilometri, dopo tutte 'ste righe, secondo voi, quante ne avevano potuti percorrere?
Il cartello li stava dando il benvenuto nel mondo dei kaiju. Ci erano arrivati, e da sobri.
Maciste prese il pick up e dalla gioia lo scaraventò a Goldberg che ci si mise a palleggiare dalla felicità e lo passò a Django che rimase schiacciato, avevano fatto male i conti, lui non era un supereroe cazzuto come loro, era solo un vecchio pistolero senza mani ma che usava le croci del cimitero per sparare ai cattivi che se ci fai caso spara un colpo in più rispetto a quelli che può avere nel tamburo una colt (sono ignorante e per me le pistole spaghettiwestern sono tutte colt, gni puoi fa' nind) e quel colpo sarebbe la morte spirituale di Djagno che ora se lo erano tolto dai coglioni.
Scapparono in punta di piedi; non sapevano se la polizia del mondo dei kaiju li avrebbe riconosciuti (Maciste e Goldberg) e come succedeva nel mondo reale invece di dargli l'ergastolo gli avrebbero chiesto l'autografo per il figlio tossico che era appena uscito dalla comunità (e non era niente male per uno di dodici anni).
Dei palazzi iniziarono a crollare, Maciste bestemmiò Zeus e Goldberg maledì quel frocio ridicolo di Mc Mahon perché non gli aveva aumentato lo stipendio.
Il painkiller mica lo passava la mutua, eh!!!
Era Godzilla che si era incazzato come la bestia che era, gli stavano rompendo i coglioni come al solito.
Aveva avuto una settimana davvero pesante. Sua zia, prossima alla menopausa, aveva avuto un'emorragia pesantissima. Gliela aveva descritta così: Stavo lavorando, ad un certo punto ho sentito una perdita, poi sempre più e mi sono ritrovata un lago per terra. Inizialmente pensai alle stigmate (la zia era molto religiosa) ma poi pensai che la fica non è posto per manifestazioni sacre, anzi, la chiesa aborra quella ferita redditizia, prediligendo i culi teneri e innocenti di infanti appartenenti alla loggia massonica fides vita.
Questo più quello, più che era un mese che il padrone di casa gli scassava il cazzo, Godzilla aveva sbroccato di nuovo. La gente scappava da tutte le parti, sembrava di stare a Napoli a capodanno a mezzanotte e tre minuti, non ci si capiva più un cazzo. Maciste ebbe un attacco di panico che manifestò mettendosi a fare flessioni, cinque minuti per vent'anni (ormai, almeno mentalmente se l'era compilata la scheda degli esercizi, nsì scappava).
In questo racconto continuano a scappare tutti; sarà che il mio inconscio mi sta dando un avvertimento?
Col cazzo che prendo armi e bagagli; di armi non ne ho e i bagagli mi sa tanto di teatrino televisivo di terz'ordine su canale cinque ogni maledetto sabato sera alle venti e trenta in punto.
Anche il sabato nella storia si ripete; come il mio cazzo anch'io sono limitato.
Ma la classe non è acqua, perché a meno che non ci sia l'inesistente Gesù nei paraggi a fare il miracolo, l'acqua rimane acqua e se ho appena detto che la classe non è acqua allora mi rimangio tutto.
Dobbiamo telare da qui, - urlò il furente Maciste. Goldberg tornò coi piedi per terra dopo quella pretenziosa affermazione. Afferrò con due mani il tricipite grosso dell'amico ingombrante, lo guardò negli occhi come faceva Humprey Bogart per chiavare di più sia nel cinema che nella vita vera e gli disse: - Telare è un termine che sicuramente hai appreso dai fumetti di Pazienza. Va bene che siamo negli anni 70 e che studiamo a Bologna e ci facciamo le canne e il nostro tumore servirà a sovvertire il sistema, ma qui bello mio te ne stai passando, quanto a studentaggine spicciola.
Il grosso eroe peplum non capì un acca di quello che gli disse l'ingombrante amico. Per farla breve, non aveva capito un beneamato cazzo, troppe parole difficili, troppi concetti.
Si sa che gli eroi del peplum avevano tutti solo la quinta elementare perché una volta i figli si facevano per lavorare nelle terre (in questo caso la madre di maciste sfornava culturisti perché non aveva i soldi per comprarsi un crick per l'automobile e quando doveva accomodarla chiamava un figlio che con due dita gliela alzava e gliela poteva tenere così anche per tre ore filate).
Un ignorante. Grosso ma ignorante fiijo de Ggiùda.
Intanto Godzilla era arrivato a loro; sebbene i due eroi fossero grossi, Godzilla era ciccione sci ma ancora più grùss. Li avrebbe schiacciati tutti e due in un attimo.
Sarebbe finito tutto in merda se non fosse arrivato il danzante Biollante che con una fioritura prematura mise a tacere la bocca della critica stupida che denigrava capolavori di serie b come quelli e poi andava a dare cinque pallette sul merenghetti a film del cazzo tipo “la dolce vita.”
Non vissero tutti felici e contenti, perché ormai Djagno era morto e Goldberg non poteva fargli più le pile drive quando erano ubriachi (Maciste non se la lasciava fare, non si prestava a questi giochi).
Godlberg si sentì davvero triste una volta tornato a casa, come quella volta che aveva comprato le paste da portare ai suoi genitori per farsi perdonare l'inenarrabile e poi si era accorto che non le aveva comprati col cuore ma per senso di colpa e allora scaraventò tutto fuori dalla macchina e c'erano bambini che non sapevano neanche che esistessero le paste.
E si sentì ancorap più in colpa. Abbiamo capito che in questa storia, le fughe, la domenica, la voglia di scappare e i sensi di colpa abbondano un po' troppo.
Non avevano imparato niente nel mondo dei kaiju, se non che il mondo realte è triste e un colpo ti potrebbe tranquillamente prendere da un momento all'altro, a meno che non hai dio da una parte e le colt dall'altra.
Qual'è la differenza fondamentale che separa spaghetti western, peplum e wrestling?
Che nello spaghetti western difficilmente s'è visto un eroe grosso pagato per combattere con cazzoni coreografi e mostri meccanici..