lunedì 27 febbraio 2012

NUOVO CINEMA PARACULO


L'UOMO BICARBONATO.
IN ALCUNE SEQUENZE PAREVA LA VERSIONE "BAMBOLOTTO GONFIABILE" DI DAVID HEMMINGS.





Visto che si è affiliato un nuovo seguace al blog, colgo l'occasione per ringraziare tutti i miei lettori, vecchi e nuovi, che hanno intrapreso questo cammino di decrescita personale insieme al sottoscritto.

Oh fratelli e rari amici, quali piacevoli vibrazioni al basso intestino.
Sto filando molto carasciò.

L’ho rivisto di recente, “Arancia Meccanica”; è Nuovo Cinema Paradiso che mi ha turbato.

Adoro il cinema da che ho memoria di me incarnato in questo corpo.
Grandi insegnamenti trassi, enormi modelli rubai dalla settima arte.
Il primissimo film in “carne e ossa” , assaporato all’età di quattro anni, fu “E.T l’extracomunitario”.
Lo vidi per giorni e giorni.

E divenni leghista.

Nuovo cinema paradiso è una delle imprescindibili tappe che ogni amante del cinema - e non – deve amorevolmente attraversare, così da poter dire di aver assaporato una eccellente fetta di Cinema con la C maiuscola.

Stando a quanto ci hanno/ci siamo messi a credere.

Per vivere la travolgente esperienza - la prima volta - , gonfio di insalata riccia e piselli primavera Finds, ieri pomeriggio ho adagiato nel lettore dvd il Direcotor’s cut dell’immortale capolavoro girato dal Maestro Tornatore nel 1989.

Dovevo per forza vederlo; ho quasi 28 anni e non l’avevo ancora visto.

No?

La prima immagine materializzata sullo schermo è un oscar.
Seguono una serie di premi, meriti conseguiti in giro per tutto il mondo, perfino a Delhi!

Wow.

Un liquido, criogenico sentore di mal di testa, localizzato nella parte destra del lobo frontale, mi stava lasciando intendere che sarebbe andata male.

Premi, onoreficenze, riconoscimenti, sono borghesi formalità di nicchia esclusivamente riservate a pochi “eletti” - spesso immeritevoli - , di conseguenza, (quasi) sempre vengono conferiti a pellicole degne di tali titoli.

Per 2h 47min. ho visto uno sceneggiato RAI - che, tra l’altro, ha prodotto ‘sta boiata immonda- identico ai mille sfornati a vagonate negli ultimi vent’anni

Inerme, subivo i silenzi dell’inespressivo protagonista, incorniciato nello schermo come una natura morta presa a sprangate da un ignobile fotografia stile macchina per fototessere alla stazione dei treni, convinto che da un momento all’altro sarebbe apparsa Alessia Marcuzzi vestita da carabiniere, e poi, dopo un paio di minuti l’avrei rivista sorridente e snella in borghese, circondata da amiche stitiche, alle quali avrebbe consigliato cosa va mangiato per avere una sana flora batterica intestinale, di modo cagare come dio comanda.

Forse persino il maestro Tornatore consumava Actimel.
E Salvatore Cascio è il bifidus acti regularis.

Siamo messi male.

Molto male.

Giocare a palla coi sentimenti degli spettatori, spacciando la partitella per “opera d’arte”, vibra sulla stessa frequenza in cui vibrava la la notte in cui Hitler convocò in piazza i suoi schiavetti per fargli bruciare TUTTI i libri, con la differenza che un falò non sarà mai noioso come 3h sprecate appresso a Philip Noiret, doppiato alla cazzo di cane, in compagnia di un tappo semi analfabeta, prima di carnagione scura poi, col passare degli anni, magicamente diventa bianco (fateci caso), il quale dovrebbe trasmettere un senso di poetica tenerezza, quando l’unica cosa che mi ispirava era che spirasse, lì, in mezzo alle fetide panche, invase dalle piattole, di quella ciofeca di cinema nel centro di una misera piazza d’una parodistica, per niente credibile Sicilia post olocausto culturale.

Fuori c’è un sole da mettersi in ginocchio ed essere grati a Dio - che è un usuraio - per il prestito concessoci stamane.

Accendo una sigaretta, in testa un incognita.

Cosa ci spinge ad accodarci al gregge, seguire la pecora davanti senza porci domande meno banali di “i carboidrati fanno ingrassare?”.

Un pugno di persone – pagate – stabiliscono che un idea, una teoria, un film sia di un certo valore, le masse ci credono (anche quando l’oggetto in questione è palesemente una presa per il culo), la menzogna diventa verità oggettiva e chi si discosta dal “pensiero comune” viene criticato, deriso.

Le geniali opere di Andy Warhol mettevano in bella mostra i sogni della società disumanizzata che era diventata il mondo occidentale, una fredda e spietata macchina calcolatrice che produceva in serie sentimenti, emozioni, valori, persino esseri umani.

Ma facevano cagare.

Non venite a dirmi che la “Marilyn Monroe” o il barattolo della zuppa Campbell sono opere belle, emozionanti.

D’accordo, il concetto di bellezza è soggettivo; se stamattina aveste visto cos’ho lasciato nel cesso prima di tirare l’acqua, converreste che ci sono limiti anche al nostro innato talento nel prenderci per il culo raccontandoci bugie che, teoricamente, non riusciremmo credere manco sotto tortura.

Non sto insinuando che Marilyn o il barattolo facciano cagare.
Nuovo Cinema Paradiso SÌ.

Non me ne frega un cazzo di cosa dice la critica.
Date 2000€ pure a me e vi dimostrerò che il film preferito di Murnau era Baarìa.

Fidatevi.

Ho le prove!!!

Come è vero che “Rapacità” di Von Stroheim ha vinto l’Oscar nel 2009 per gli effetti speciali e la colonna sonora.

Anche di quello ho le prove, ve lo posso dimostrare.

2 + 2 : 2 = 3

Mi ci sono incazzato a sufficienza.
Eppure non fa 2.
Questa operazione vale per TUTTE le umane questioni.

Anche quelle più mere, come scrivere la critica cinematografica di un pluridecorato sceneggiato RAI.

In matematica c’è un ordine preciso per eseguire le operazioni.
Si fanno prima le divisioni, poi le moltiplicazioni, le addizioni e le sottrazioni.

2 : 2 = 1
1 + 2 = 3

Persino gli ingegneri si sono incazzati,
PORCA SEMIRAMIDE LADRA, DUE PIU’ DUE FA QUATTRO, CHE DIVISO PER DUE FA DUE,VUOINSEGNARELAMATEMATICAAMECHEHOQUELFOTTUTOPEZZODICARTAINCORNICIATOINSTUDIODOVETUTTIPOSSONOINVIDIARLO?!

L’automatica, presuntuosa mentalità da pecora prevale persino sul più acuto, per non dire PREPARATO degli intelletti.

E ne facciamo una ragione di vita.

Fuori c’è ancora il sole, così me ne vado al lago, lontano dalla Sicilia di Tornaorrore.

Lontano dai telegiornali catastrofici.

Lontano dai bicipiti ipertrofici.

Lontano dai cervelli olotropici.

Lontano dagli insetti ai tropici.

In prossimità di Mercatopoli.

… quando l’ego s’impossessa del flusso creativo dell’autore, spingendolo a rovinare un opera in principio sublime, come successe con l’ATTO II° di “Novecento”.

Che mi stia cascando in culo il cinema?
Probabile.
Se non altro ho la chitarra su cui ripiegare, ripiegandomici come faceva Hendrix quando la incendiava.

Quello sì era amore.

Ti brucio perché ti amo troppo.

Hitler amante di 6 milioni di anoressici.
Stalin teneramente fidanzato con 12 milioni di seducenti corpi denutriti villeggianti in prestigiosi Colcoz e Sovcoz.

Per godere del lussuoso privilegio di avere sul pianeta Terra immensi artisti come gli ADL122 e i 99 Posse, qualche sacrificio andava fatto, no?

Con questa domanda scema vi invito a farvi una domanda più UTILE.

L’unica vera, importante domanda che dovremmo farci ogni giorno è: QUESTA COSA CHE STO FACENDO, MI FA STARE BENE?

Vi invito a porvele ogniqualvolta stiate per cominciare un lavoro, un pasto, una relazione sentimentale.

Siamo frustrati, viviamo una vita indegna, arrabbiata, perché tutto ciò che facciamo non ci fa stare bene.

Facciamo le cose per forza.
Perché “eh, è così la vita, sono obbligato, LO DEVO FARE”.

Cazzate.

Giudichiamo “chi ci sta antipatico” perché non ci autorizziamo ad amarci, a concederci di stare bene facendo quello che ci piace.

Non vogliamo che “gli altri” si fumino beatamente una sigaretta o decidano di essere contro la guerra in santa pace.

Se io non posso, allora non devi neanche tu, altrimenti mi stai sulle palle.

Ecco perché i moralisti, i perbenisti, i preti, i ben pensati censurano, vietano; loro non possono fare un cazzo di niente.

Anche se sarebbe più corretto dire che lo hanno deciso di spontanea volontà.

Nessuno ti sta puntando un fucile alla tempia, sei libero di fare ciò che vuoi.

Questa, un'altra storia, nella storia, nella storia, nella storia di una storia proiettata su uno schermo, ai Confini della Realtà.

Lontano dalla sala di Nuovo Cinema Paradiso.


Il post che ho scritto mi fa stare bene?

PORCA-TROIA-SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!, quanto è vero che 2 + 2 = 3

Però questa me la deve spiegare Orwell.

lunedì 20 febbraio 2012

TI AMO COME AMO ME STESSO: PER QUESTO TI LASCIO


CONSIGLIATO A TUTTI, SOPRATUTTO A CHI NON PENSA CHE I FUMETTI SIANO TRA I PIU' GRANDI CANALI D'ESPRESSIONE CHE L'UOMO ABBIA MAI CONCEPITO.







NON AMO PARTICOLARMENTE I MUSICAL.
ACROSS THE UNIVERSE VA OLTRE.
"AGGIORNARE", E CONTESTUALIZZARE LE CANZONI DEI BEATLES SENZA DETURPARLE COME E' SUCCESSO COL SUPERFICIALE OMICIDIO DEGLI ABBA IN "MAMMA MIA" E' STATA UN IMPRESA NOTEVOLE, CHE LASCIA IL SEGNO.




Di per sé centri commerciali e supermercati non sono agglomerati di mattoni felici, secondo la mia umilissima opinione.

Le corsie sono invase da musica triste (nel migliore dei casi), musica manipolatoria, assemblata in laboratorio da esperti di psychomarketing, secondo studi ben precisi, effettuati a partire dagli anni ’50, sulle onde elettriche del cervello (che chiamiamo “pensieri”e “seghe mentali”).

Questi “brani” creati per spronare, invogliare, valorizzare e AUMENTARE gli acquisti funzionano su più piani (livello cerebrale, emozionale ecc… come se le varie “parti” non fossero in perfetta simbiosi; il corpo umano è una MACRO CELLULA, non 5 triliardi di cellule cooperanti).

Ciò che mi spinge a scrivere è che stamattina sono andato a comprare dei limoni (non sono tossicodipendente) e cetrioli (sono buoni anche da mangiare, fidatevi!) e dalle casse squarciate (?) usciva una fredda accozzaglia di note musicali ispiranti il IV° Reich.

HEIL, FAMILA.
COOP UBER ALLES.
EIN VOLK, EIN FUHRER, EIN STANDA.
CONAD MACHT FREI.

Terribili, temibili visioni.

Una marcia indegna, giocata sul ritmo del battito cardiaco.

Secondo la mia umilissima opinione.

Se ci fate caso, quando vanno a fare la spesa le persone, scolpita in faccia hanno un espressione tra l’epico, l’eroico e lo sfastidiato. A volte ti sembra che vadano a far compere nello stato psicofisico di una rockstar che svogliatamente – benzinandosi l’ego – firma fiumi di autografi a orde di idolatranti fans accecati dal magnifico, mellifluo bagliore che soltanto una divinità riesce ad emanare con tanto magnetico, ipnotico savoir faire.

Secondo la mia umilissima opinione.

Sono contenti di andare al supermercato, eppure il viso elenca ben altre emozioni.

Tanto quanto le rockstar, i clienti hanno l’aria di essere “smagnetizzati”.
Come si muovono, occhi spenti languidi di sonno, perlustrano soporiferamente i ripiani degli scaffali, ricordano certi invasati tesserati a movimenti religiosi altrettanto soporiferi, per lo spirito e la mente, tipo Fides Vita, Forza Italia o Scient- quello lì dei Vips (vietato scriverre il nome completo della setta, sennò mi fanno causa; di andare in tribunale contro il signor Crùis non me ne va pe’ gnente).

Secondo la mia umilissima, smagnetizzata opinione.

Giungiamo al nocciolo del Reich.

Scannerizzandomi come fossi una strana bestia aliena fuggita dalla fredda, desolata gabbia di uno zoo interplanetario – un po’ come gli animali che fanno partorire al telegiornale – la signora tra la settantina e il secolo mi veniva incontro, ad occhi evaporati, CAMMINANDO IN DIAGONALE.

Un musical dell’orrore, un REPO: THE GENETIC OPERA nella realtà.

Ho pensato “Cazzo di Neo, mi sono scollegato dalla matrice, è questa matrix, tra poco tutt’intorno appariranno cifre digitali verdi, e la mia carta vantaggi sarà invalida”.

Sogno o son’ lercio?

A pochi passi dalla mia peresona, la signora s’è fermata, ha compiuto un moto di rotazione e rivoluzione, poi è indietreggiata senza smettere di fissare lo stupore nei miei occhi umilissimi.

È sparita senza lasciar traccia.
Forse è deceduta nel reparto taglio e cucito.

Se per Max Gazzè “una musica può fare cantare, lilìlli, lalàlla”, per me una musica non può mandarti a puttane il cervello.
Non può essere solo questo schifo di marcia a far’ decerebrare i clienti di questi spacciatori legalizzati con tanto di logo esposti fuori nel parcheggio.

Mi sono collegato al sito dell’Ansa, vedere cosa stanno facendo succedere nel mondo i media.

Sebbene la famigerata festa sia stata giorni fa, inizio portando agli occhi dell’opinione pubblica un informazione banale, tuttavia che va ricordata – è insufficiente“solo” sapere le cose.

San Valentino è una festa consumistica creata per aumentare le vendite di oggetti che, durante l’anno, nessuno si sognerebbe di comprare, ed intavolata per far ribollire il senso di colpa accusato dai componenti d’ogni coppia esistente nata, cresciuta, plasmata dai valori della nostra amata società, sorretta unicamente dal concetto di PROFITTO.

A la signor San Valentino non interessava ricevere telefoni a forma di cuore, scatole di Baci Perugina o biancheria intima di pizzo rosso; me lo figuro più come un simpatico vecchietto dedito alla compravendita di indulgenze.

Un broker d’altri tempi.

Bussolengo lo considera Santo Patrono Martire On. Dott. Avv. Ing. e molti altri prestigiosissimi, esclusivi titoli nobiliari - per diritto di nascita e acquisiti nel corso delle Imprese.

Ho fatto una navigatella per generare un paio di idee su ipotetiche “idee regalo”.

Secondo la mia umilissima opinione (ho rotto i coglioni, prometto che d’ora in poi diventerò più sfacciato e meno francescano), un regalo dovrebbe partire dal cuore, di conseguenza l’idea che ci farà arrivare a cosa regalare dovrebbe manifestarsi contemporaneamente alla sensazione di “devo fare un regalo a colei che si concede” – o colei che vorrei me la desse.

La prima cosa sui cui si è posato il mio tutt’altro che umilissimo sguardo (così va bene?) è l’idea di Regala una stelle alla tua amata (difficile che in una donna nasca l’esigenza di regalare una stella al partner il cui deretano, per emissioni di gas e piattezza visivamente monocromatica, non ha niente da invidiare a un Pianeta).

In sintesi: non ci sono più soldi, mai come adesso “è il pensiero che conta”.
Battezzando una stella col nome della vostra amata vi assicurerete un satellite in casa.
Attenzione, sceglietela bene: se battezzate una stella pre-battezzata da qualcun altro potreste finire in tribunale per motivi di copyright.

Una causa penale più semplice della mia contro i legali di zio Tom; una causa è sempre una causa ed è appunto perché conta il pensiero che rimarrete inculati.

Lo chef consiglia ai provetti astro-morosi di recarsi alla SIAE prima del battesimo.
Non si sa mai.

Un'altra idea per conquistare o riconquistare la partner è acquistare una pietra 5X5cm e tramortirla, colpendola al lobo frontale.

Questo è il regalo che consiglierei, solo che il sito non è violento e umilissimo come il sottoscritto.
Parla di LOVE STONE.

Tradotto alla lettera: AMORE STONATO.
Appropriato.

Su questa piestra potrete scolpire il vostro eterno messaggio d’amore, che rimarrà per sempre – o, almeno, fin quando McDonal’d non deciderà di assorbirlo – inciso sul balcone veronese di Romeo e Giulietta.

N.B. : il blog da cui sto prelevando notizie è uno di quelli in cui l’autore si diverte ad auto commentare i post.
Sotto l’articolo della love stone c’è scritto: “Un idea carina, davvero molto romantico”.

Scrivere il nome di chi me la dà gratis su di una roccia facente parte del balcone dove, in parte, si è svolta una storia d’amore tragicamente conclusasi in duplice suicidio non è tra i migliori auguri per il proprio partner (a meno che la coppia in questione non sia giunta all’immancabile fase precedente il classico: “ Io… è… mi sa che mi devo prendere una pausa di riflessione”).

Una fitta al fegato.
Forse colpa de IL VOSTRO FOTOROMANZO D’AMORE.

Avrete a disposizione un make up artist, dei fotografi professionisti – che dopo questa caduta di stile retrocedono a “fotografi amatoriali” – per raccontare la vostra storia d’amore, tanto intensa da essere immortalata per sempre così, quando andrà a puttane, avrete un bel ricordo tangibile su cui rosicare.

… o un documento per farvi aprire gli occhi sul fatto che, in fondo, poi, non stavate così bene come immaginavate.

LOVE THERAPY: PERCORSO DI COPPIA.
Recartevi (affanculo!) alle Spa Berbere, dove il benessere incontra il relax e la pace dei sensi (io pensavo si raggiungesse con l’Illuminazione o tramite decesso).
L’esperienza, per due persone, prevede: 60 min. di Acqua Journey in suite berbere (???...?), massaggio total body (potrete mettere alla prova il vostro partner; se mentre lo massaggiano gli si rizza, be’… non saprete più quanto effettivamente vi ami), trattamento Nuova Relax in suite (questi del sito danno per scontato che tutti sappiano tutto), innovativo metodo di rilassamento corpo-mente.

Ahh, i bei tempi in cui ci si rilassava col prozac e si piangeva riguardando l’ennesima volta il fotoromanzo, regalato per san Valentino…

COFANETTO PORTA GIOIA.
Debbo citare il testo, non posso fare altrimenti.

Qual’è il regalo che tutte le donne si aspettano di ricevere in occasione di ricorrenze speciale, fidanzamenti, richieste di Matrimonio, anniversari…

Un uomo che si ricordi di alzare la tavoletta del cesso, che non si addormenti subito dopo aver portato a termine i doveri coniugali?


SBAGLIATO! Un bel gioiello sbrilluccicoso, magari un bell’anello da mettere al dito.

Per fortuna le donne hanno smesso di essere pretenziose!

E per dare un tocco di originalità e rendere il momento dell’apertura del regalo ancora più emozionante perchè non utilizzare un cofanetto che, a vedersi sembra normalissimo ma che una volta aperto (all’interno rivela il pupazzetto di un amante demente di Polly Pocket?) grazie ad un piccolo display, visualizzerà una sequenza dei vostri scatti più belli in formato jpg? Più romantico di così…

Purtroppo non si muore.


IGLOO ROMANTICO PER DUE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Io, le coppie, ce le farei andare davèro in un igloo.
Tutte, nessuna esclusa.
Mica tanto, giusto un paio di mesi, lì, al polo.
La coppia scoprirà mooolte cose.

Ed è questo il regalo perfetto, mettersi in condizioni di Sentire ciò che il partner ha dentro, capire, poi valutare se è il caso di accettare la sua Natura senza avere la presunzione di cercare di cambiarla.

O annichilirla, come succede a tutte le coppie, nate e morte tra uno spazio pubblicitario e uno stacchetto delle veline.



Domani si va a Venezia, ultimo giorno di carnevale.
Noi ci vediamo lunedì prossimo.
A presto.

E ricordatevi di Amare prima, durante, dopo San Valentino, non solo quando ce lo ricordano i sozzi costumi culturali che indossiamo da anni.

lunedì 13 febbraio 2012

ENNNAAA, IA, UIL LOUEIS LOIUUUUUU ELLLALLLAAAAAA


A NOI FANS SFEGATATI CI PIACE RICORDARLA COSI'.
CIAO, WITNEY, GRAZIE DI TUTTO.
WI ALUEIS LOV IU





ATTO I DA ANTOLOGIA.
ATTO II DA 2 COGLIONI.
Poteva fare un film da 3 ore e mezza e salvare la faccia - e le palle dello spettatore




Vado a fare colazione sotto casa con la neve sotto le scarpe.
Temperatura decentemente abbordabile, se paragonata all’altra mattina che, passeggiando per Verona, sentivo le guance impietrirsi, la cicatrice sotto l’occhio destro pulsante di eterno dolore.

Ordino caffè.
La clientela è ottima, vecchi ubriaconi di paese alle prese col giornale delle catastrofi, lascivi commenti, accondiscendente sconfitta.
La barista bionda taciturna, a suo modo simpatica, fa conversazione con uno dei fenomeni da baraccone, il quale tenta di apparire simpatico, come se quella sorta di mero approccio fosse il primo passo della camminata che conduce – almeno egli spera – tra i meandri della biancheria intima della gioventù.

Dalle casse zampetta fuori Love is all round dei wet wet wet, in perfetta simbiosi armonica con la situazione (c’è un approccio in corso con colonna sonora eseguita da un gruppo che si chiama, appunto, bagnato bagnato bagnato).

Associo il pezzo alla colonna sonora de Quattro matrimoni e un foro anale, ripenso agli anni ’90.
Lo vidi la prima volta quando uscì, frequentavo le scuole medie.
Hugh Grant era il mio idolo, cercavo di imitare il suo modo di parlare, per essere timidamente impacciato come il Charles che interpretava.
Pensavo fosse quello, il segreto per rimorchiare.

Negli anni novanta c’era una fauna di esseri più magri, si muovevano secondo altri, lenti tempi, soverchiati da - più alla umana porta – problemi esistenziali da soap opera.

… anche se è una ridicola, soggettiva puttanata - e me lo dico da solo.

Neve fluttua dall’alto verso il basso.
Fosse il contrario, cazzo se ci sarebbe da preoccuparsi.

Sono calmo, soddisfatto, vagamente nostalgico nei confronti di un decennio che, se andate a vedere, faceva cagare assai; i ‘90 erano la versione plastica dei già plastici ‘80, considerandone il livello musicale.

Disquisendo di livello musicale, ovvio che ci metto anche il resto.
Vita e musica sono la stessa cosa. Dire che musica e vita vanno di pari passo è utile come dire che torace e gambe camminano di pari passo.

GLI ANNI 90 ERANO PLASTICI MUSICALMENTE ED ESISTENZIALMENTE, a parte qualche autore come Douglas Coupland.

Finito il brano dei bagnati, gli altrettanto nostalgici deejay raccontano qualche aneddoto sui bagnato bagnato bagnato, sul film di Granti, sulla scena dei mnemonici deliri di cui ero in preda.
Attraverso un paio di occhiali da segretaria imporchettata i nostri sguardi si incrociano come Gesù alle assi di legno.

Sai chi è morta stanotte?

Rimango di sasso come un Golem.
Sono andato a ubriacarmi lì cento volte.
Il nostro rapporto si è sempre limitato a scambi di cortesie – e di bicchieri.
Se la giocano l’essere sbigottito per il tentativo di entrare in contatto con me al di fuori della sfera alcoolica, e sapere chi non calpesta più questo suolo.

Non faccio in tempo a scegliere.

E’ MORTA WITNEY HOUSTON.

Boom.
Un cilindro fecale degli anni ’90 scivola giù nel cesso insieme ai ricordi.

Da maschietto abruzzese, a tratti megalomane, in termini religiosi convenzionali Ateo con problemi di auto stima e di relazioni interpersonali, musicista amante della musica, ho sempre collocato la Huston tra le più alte vette dell’inutilità semi artistica.

Voce potente, colpevole di interpretazioni standard di brani standard confezionati in fabbrica con l’amore di un commesso del McDonald’s che schiaffa l’ennesimo carico di patate fritte made in Saturno nella friggitrice industriale.

Accettabile nella media, piacevole nell’aspetto estetico – una botta le si poteva anche dare.
Nulla di più.

Il film per cui molti la ricordano, Bodyguard, mai visto.
Certo, ne ho passivamente subito la colonna sonora per svariati anni.
Non ho particolari ricordi da associare al brano, al film e a lei.

Potrei definirla una morte bianca, sebbene il cadavere fosse di matrice scura.

Ci sono rimasta male, ha detto due volte, quasi di fila.
La vedevo, povera barista – non so il nome.
Ho provato a tirarle su il morale facendo un po’ di conversazione.

Bodyguard l’avrà visto cento volte, e lo dice pure.
E altrettante volte si sarà innamorata sulle note di I will always love you – come cazzo si intitola quel tormentone là – e non lo dice neppure.

È sgomenta.

Invento che ho visto Guardia del corpo thousand times too, ma non l’ho visto neanche una.

Quella che era iniziata come idilliaca, nevosa mattinata s’è tramutata nel laido scenario pietoso con me versione baro come protagonista, con tanto di cadavere sulla coscienza.

Arriva un altro vecchio, porge il bicchiere da farsi riempire. Vuole uno Spritz.

Se lo sono inventati quaggiù al nord, lo spritz, eppure non lo sanno fare.
Forse sono io, ubriacone per necessità, che non si accontenta – per me lo spritz è bitter campari, prosecco e una spruzzata di acqua tonica, non una spruzzatina di bitter Aperol, una goccetta di prosecco e tre litri di acqua tonica, praticamente una gazzosa vagamente alcoolica per frocetti.

O bevi o non bevi, porca troia.

Ma torniamo al lutto.

Ogni tanto qualcuno famoso muore.
Quasi sempre il verdetto è overdose, sia volontaria o involontaria.

È quasi sempre la versione ufficiale.

Da buon complottista - non in questo caso - penso che siano gli ILLUMINATI a spingere le star a suicidarsi.
… se non le fanno fuori direttamente in loschi modi, per poi montare la versione overdose da dare in pasto alle masse.

Ma questa è un'altra paranoide storia.

Il mio buon vecchio padre, tra una star morta e l’altra, indignato soleva riflettere ad alta voce: - Boh, io non lo so. Era giovane, aveva tutto, non doveva andare a lavorare, la fica ce l’aveva – , o il cazzo, se la sessualità del cadavere era opposta e corretta - , e si drogava. Boh, io non lo so.

Neanche io sapevo.
Provavo a farmi un idea, come se usare la logica potesse spiegare la follia del de-genere umano.

Cosa spinge una star, che dalla vita ha ottenuto tutto, a mettersi nelle condizioni da fare una fine degna dei poveracci che abitualmente dimorano in parchi e stazioni, lungi dalle chilometriche ville iper lussuose dei nostri beniamini?

La risposta è tardata ad arrivare.
Però è arrivata.
Ed è venuta a sbattermi sul grugno, come una Ferrari a 220 contro un palo della luce dello stadio.

Sin da piccoli ci hanno messo a credere che lo scopo della vita risiede in una serie di traguardi da raggiungere.
Questi traguardi sono – più o meno in ordine – completare TUTTE le scuole col massimo dei voti, che automaticamente significa ottenere un lavoro da signori che economicamente assicura un ottima vita, trovare il partner perfetto che ci amerà per sempre, sfornare marmocchi rompicoglioni e continuare finchè il fegato non chiede time out, tramutandosi in pulsante cirrosi epatica.

Questa terrificante – eppure largamente condivisa - , volenti o nolenti ce la portiamo stipata nel cervello da generazioni.

Durante il corso degli anni, tra una crisi economica, un disastro ambientale e l’altro, la lista degli obbiettivi si è livellata semplificandosi a GUADAGNA UN MUCCHIO DI SOLDI, COSI’ PUOI COMPRARE TUTTO SUBITO E COMPLETARE LA LISTA NEL GIRO DI UN PAIO D’ANNI.

Se sei succube di simili perverse distorsioni, riesci ad ottenere il successo tanto agognato diventando famoso – la maggior parte dei famosi lo diventa da giovani – ti ritrovi senza più obbiettivi, scopi, come volete chiamarli.

E la noia non attende ad arrivare, anzi, si materializza come un bastardo poltergeist vendicativo.

La felicità non è liffuori.
La realizzazione non è il taglio di fittizi traguardi, ne nell’accumulo di beni materiali, ne nello stabilire una relazione sentimentale che duri per sempre.

Chi non capisce che non esisteono ne un liffuori, ne traguardi, rimane inculato.

Chi crede che la felicità si ottenga cercando, incassando, guadagnando, mettendo, accumulando, è destinato a scoprire – prima o poi – che la vita non ha senso.

QUELLA vita non ha senso.

Se il senso della tua vita è il risultato ottenuto dalla somma di nocive cazzate - sottoprodotto partorite dalle menti a capo di una società idiota e malata, col cazzo che ne vieni fuori.

Siamo su questo pianeta per altri motivi.
Non chiedetemi quali siano.
Di sicuro non hanno a che fare con l’aumento del capitale della Coca Cola Company, ne con l’aumentare in generale.

Il 90 percento delle persone che ora abitano il pianeta non sono diverse dalle star che muoiono di overdose.
Sono vive SOLO perché non hanno ancora raggiunto tutti gli obbiettivi.

Virtualmente sono già tutte morte.

E non lo sanno.
O lo sospettano.
Ecco perché libri come THE SECRET vanno a ruba.
Peccato che neanche quella è una soluzione.

Buona settimana a tutti e grazie per le numerosissime visite.

lunedì 6 febbraio 2012

JERSEY SHORE AMORE MIO... CHE FA RIMA CON PORCO SOLE QUORE AMORE


QUI' C'E' SOLO DA IMPARARE.
... se ne siete all'altezza





PER ME VAN SANT RIMANE UNO DEI PIU' GRANDI - E INIMITABILI - REGISTI VIVENTI. DA RECUPERARE, INSIEME (ALMENO) AD ELEPHANT.







OTTIMA ANALISI.
GRANDE ALEX; TI PREFERISCO DA BONTEMPONE RIFLESSIVO CHE DA LETTERATO SIMIL VIRTUOSO





Sono fottutamente congelato, in un bar di Verona, aspettando il padrone di casa.
Ho fatto (con quale materiale?) una camminata per il centro, criogenizzando pensieri che mai nasceranno.

Per fortuna.

Parola d’ordine: gelo.
In quella zona della mente che si trova solo Ai Confini della Realtà.

In culo all’allarme maltempo, state sereni.

La vita è uno stato mentale, posso connettermi al posto che preferisco, un luogo dove c’è caldo, tutti sorridono marcendo interiormente, non c’è nulla da temere, salvo qualcuna che inciampa e cade in continuazione, con la faccia spennellata sul pavimento perché sono le otto del mattino ed è già ubriaca sui tacchi alti.

La voce di Jovanotti mi riporta tra le calotte polari veronesi.

Mi riconnetto altrove.

Sono il padrone della mia soggettiva percezione della realtà, mi catapulto a nel New Jersei.

Esattamente a JERSEY SHORE.

Jersey shore è uno dei programmi televisivi più geniali mai stati assemblati.

L’idea di fondo, tutt’altro che geniale - il solito reality show trito e ritrito coi soliti americani solitamente beceri – riesce a motivare uno come me a rimettersi di fronte a un cazzo di schermo.

È l’ennesimo reality, ma anche no.

Fondamentali differenze separano i spaghetti rancidi del GF mediasettiano dagli assolati pettorali del Jersey.

Come al solito l’Italia copiona e mediocre fa da padrona del niente.

Nel selezionare il cast del programma, la geniaccia ideatrice del programma s’è avvalsa d’un mirabile estro armonico, intuizioni geniali.

QUALE PUO’ ESSERE UNA RAZZA DI ESSERI UMANI DEGNI DI STUDI ANTROPOLOGICI?

FUNZIONEREBBERO SULLO SCHERMO?

RIUSCIREMO A FARE APPASSIONARE ANCHE LE PERSONE CHE ODIANO I REALITY E LA TV IN GENERALE?

POTREMMO RICAVARE QUALCOSA, STIPENDIANDO UN CUMULO ALTERNATIVO DI SUB UMANOIDI PALESTRATI?

Ed ha vinto la mano, la partita, battuto il banco giocando un sottovalutato asso, la carta “fidelizzazione”.

Ogni anno, il grande fratello italiano prende una manica di mediocri cervelli vuoti, li mette in una casa iper telecamerizzata per farli litigare ed accoppiare, tra una seduta di tapis roulant e una depurativa sauna evapora cervello.
Finita l’edizione si riaprono i provini per il nuovo branco di mediocri esseri medi, i beniamini della stagione passata tornano a essere mediocrini signor nessuno – fatta eccezione per chi tiene alla carriera e continua a offrire il proprio culo su di un piatto di platino analfabeta pur di rimanere ancora qualche istante al centro dei teleschermi di una nazione che ha perso ancor prima del rinascimento.

Jersey Shore benedice le vite di miloni di persone con gli stessi casi clinici da ben 5 stagioni.

5 anni.
Gli stessi oranghi!

Se la gente si affeziona a signori nessuno dall’oggi al domani, figurati se quei signori diventano qualcuno e rimangono “in pista” per 5 anni.

Stiamo parlando di idolatria pari a quella che avevano gli antichi greci nei confronti degli dèi.

I selezionatori di cast della versione nostr-ana non hanno ben chiaro cosa sia realmente interessante, prendono persone comuni, davvero davvero davvero comuni.

Al giorno d’oggi, essere comuni significa essere atomi fermi.

Stando alla fisica quantistica, il nucleo dell’atomo è vuoto; non è detto che debba essere anche noioso.
Il vuoto ha un fascino tutto suo.
In Italia no.
Nazione di evasori fiscali?
Evadiamo persino le leggi della fisica!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

I beniamini del Jersey sono megalomani – fomentati a dovere - , palestrati perdigiorno italo americani gonfiati della miglior specie - che mai sarà in via d’estinzione.

In dotazione nei loro cervelletti un solo, unico neurone, talmente palestrato da funzionare al posto degli altri miliardi (in questo caso inesistenti).

Prendete un neurone altamente palestrato, mettetegli sullo stomaco una tartaruga scolpita di addominali scolpiti da un Michelangelo bodybuilder (de no’ antri).

Fate finta che la tartaruga sia formata da triliardi di definite bozze e eavrete una mappa neurografica del sistema cerebrale dei fantastici animali da laboratorio protagonisti di JJJJERSEY SHOOOOREEE.

A jersey shore non esiste finzione; come potrebbero essere finti?
Sono così come appaiono dentro, fuori lo schermo.
Sono sempre stati così, dal momento in cui si sono incarnati in un corpo umano occupante suolo, consumante ossigeno del pianeta terra, fino ad oggi.

Per sempre.
Nei secoli dei secoli.

Amen – Ra.

Non c’è finzione: come si fa a far’ indossare una maschera simbolica a un tizio che non riesce a decodificare il significato di conccetti estranei al campo semantico degli attezzi da solarium?

Vedi loro così come sono (patetici, inutili, indegni alieni).
Nel “nostro” GF ci sono spontaneità e verità quanta ce n’é nella bibbia.

E non c’è azione.

I “gieffini” emettono suoni (“parlano”), scoreggiano, si allenano, mangiano, poi scopano.

Nel Jersey succede lo stesso, solo che è fatto con stile.
Lo stile unico di chi è vero.

N.B. : nel mondo dell’ego, essere veri è come essere tartarughe ninja.
IM-POS-SI-BI-LE.

Però è così fottutamente divertente!!!

E si menano ad ogni minimo screzio.

Da antologia la rissa tra “the situation” e quell’altro orango stronzo – non ricordo il nome.

The situation – verrà ricordato solo fin quando presenzierà regolarmente in tv, come tutte le “stelle” del grande e piccolo schermo – inizia a sbattere materassi e mobili poi, senza perdere la preziosa occasione, fa per togliersi la maglietta – quando si litiga, fondamentale è l’esibizione di un fisico scultoreo – , si scaglia contro il muro per dargli una testata, rapito dalla funesta ira dei più grandi guerrieri della mitologia mondiale.

Unico inconveniente: l’episodio succede a Firenza (Italia), ‘ove le pareti delle stanze non sono esattamente somiglianti a quelle alle quali s’era abituato nel Jersey, fatte di cartongesso - rompere un muro con una testata è sinonimo di mastodontica virilità.

The situation tiene alto l’onore, onorando l’appellativo che conquistò anni fa, cadendo a terra mezzo morto per la puttanata simil virile.

L’aspetto divertente, geniale, rivelatorio di questa intrigante cazzatella?
Se si guarda attentamente il filmato (www.youtube.com/watch?v=YFRSINPpJZ0) ci si accorge che the Sit’ sta facendo un grande sforzo a trattenersi dallo scoppiare a ridere.
Persino un essere simile, di tanto in tanto, riesce a rendersi conto delle cazzate che opera.

Un numero unico, degno di studio all’università, a differenza delle bambinate operate da quel sempliciotto di Pasquale che, anni fa, prendendosela con una soglia, lanciò la moda tormentone de “Fedro, la pòrt si è ròt”.

… fortuna che non guardavo mai la tv; di cose ne so.

Il problema è che certe cose le so, senza guardare la tv.

In giro si parlava/si parla solo di certe puttanate…

Quando vedo i miei beniamini “italo”americani seduti a tavola, miro alcoolici, bevande energetiche, beveroni proteici, ma non vedo l’acqua, così mi si apre una voragine d’amore incondizionato e la porto dentro tutto il giorno.

Quando li vedo farsi una lampada è come se mi esponessi ai purificatori raggi solari dell’equatore.

Quando vanno ad esibirsi in un locale, e si ubriacano – tanto per cambiare - mi ubriaco di buon umore.

Quando vedo i loro fisici, i tatuaggi, mi sento orgoglioso di essere italiano come loro.

Quando qualcuna cade (www.youtube.com/watch?v=q_9a_oujmVY&feature=related) io mi rialzo.

Mi fanno stare bene.

Sono i cofanetti in italiano.
Consiglio a tutti di investire 25,00€ più che bene.

Guardare Jersey Shore è una scuola di vita, meglio che andare ai ritiri spirituali di Fides Vita, segnarsi ai tornei di biliardino dell’Opus dei, spompinare qualche vecchiaccio per entrare in massoneria o studiarsi i libri di Osho.

“Un corso in miracoli” ha solo da invidiare a Jersey Shore.

E se non invidia, farebbe meglio.

Bella, ràga.
Ci si becca su FB.
O in giro.

Bella pe’ voi.

… e per quel porchetto del Redentore che non si dà na mossa a scatenare ‘sta cazzo di apocalisse.

Attendere il 21/12/12 è alquanto snervantello e, se la pippa dei maia fosse una boiata… sarebbe davvero snervante.