domenica 1 novembre 2009

NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS E' DAVVERO UNA MERDA INUTILE, ME LO SBATTO AL CAZZO, TROPPO NOIOSO, PATETICO, SCEMO. FANCULO BURTON. PER IL RESTO TUTTO OK

ANCHE SE C'E' CRISI, NON PRIVARTI DELL'ULTIMO LUSSO CHE PUOI CONCEDERTI.
SE DEVI USCIRE DI SCENA, ESCI ALLA GRANDE: NON COSTA TANTO.
... E SOPRATUTTO NON SONO SOLDI CHE SPENDERAI TU.
QUESTA E' ATMOSFERA SPETTRALE DA HALLOWEEN, MICA COME IERI SERA.
MA VABBE', ORMAI HO PRESO DISTANZE AFFETTIVE DALLA CINEMATOGRAFIA CELLULOIDEA, DANDOMI ALLA CELLULITE E ALLE EMOZIONI DEL CINEMA PIU' STRAMBO CHE ESISTE, OVVEROSIA QUELLO DELL'ESISTENZA UMANA.

HO SCATTATO MOLTE FOTO QUESTI GIORNI, SOLO CHE NON HO UN CAVO PER POTERLE METTERE SUL PC (CELLULARI DEL CAZZO) ; QUESTA è MOLTO SIMILE A UNA DELLE MIE.
VISTO CHE BEL CIELO?
LASCIA PERDERE, NON CI SI PUO' FERMARE A GUARDARE UN COSI' BELLO E NATURALE CIELO, C'E' UNA MISTERIOSA INFLUENZA, PORTATA DAL DIAVOLO, DAI CINESI, DAGLI EXTRACOMUNITARI, DALLA CRISI, CHE CI STA FACENDO FUORI UNO AD UNO. NON C'E' TEMPO PER GUARDARE IL CIELO.
COSA SONO?
NORMALI SCIE D'AEREO. CERTO, GLI AEREI NORMALI NON LE LASCIANO COSI' EVIDENTI, IN CONTINUA ESPANSIONE MA... VISTO CHE BELLA FOTO? BEL PANORAMA.
A MORTE I NEGRI, IL DIAVOLO E LA CRISI, MICA LE MULTINAZIONALI CHE STI GIORNI SI STANNO FACENDO IL CULO IN QUATTRO, PER FAR AVVERARE LE PROFEZIE DEI TG.
IRONICA, VERO?

IL MITICO DON STELLERINO IERI SERA HA DATO UN SENSO ALLA MIA VITA, REGALANDMI LE PIU' BELLE RISATE DI QUESTI ULTIMI ANNI.
STELLER BOY, ANCHE RIBATTEZZATO DON ARCIGNO, PER VIA DELLA SUA TOTALE INCAPACITA' DI PRODURRE SORRISI UMANI, E' IL BOSS DI TRSP, TELEVISIONE CHE VIVAMENTE VI CONSIGLIO DI SEGUIRE, C'E' DAVVERO DI TUTTO.
... PERSINO MESSE CHE NON ANNOIANO (preti e fedeli ubriaconi, oggetti fuori campo che cadono, colpi di tosse da trombosi cronica, un pubblico che di media ha 87 anni e altre belle sorprese


Camminavo intontito, un'inquietante sensazione esplosa dal lobo destro del cervello, il sinistro olotropicamente impegnato in rebirthizzante azione autoguaritiva, sentivo voci, passi, eppure ero con Sara e basta, non c'era nessuno oltre noi, così stamattina ho acceso il televisore e una più che attendibile risposta m'è stata regalata da quel santissimo uomo che è il presidente capo dio direttore della loggia massonica preferita dalla nostra nazione (dopo la P2) il Ratzinga, controllore dei cavalieri di Malta con la loro fiera croce rossa su sfondo bianco.

Non siamo soli, il nostro cammino è accompagnato dai santi.



Ora che non sono più solo vorrei ringraziarne qualcuno ma non so come fare, non conosco esorcisti, esperti nel settore in grado di mettermi in contatto con queste sacre figure a tavolino ecclesiastico architettate.



È stata una bella serata, quella di Halloween, anche se l'atmosfera nebbioso esoterica degli altri anni non era presente, forse per il fatto che gli altri anni ero molto più inquieto, la mia tarata mente contorta, per vocazione o necessità di causa maggiore sfornava a propulsione sostanze chimiche atte a far avvertire al corpo esoterici brividi e felici, inesistenti, piaceri da film slasher di serie B anni '80. Siamo andati a cena in un agriturismo in culo al mondo, tanto che il parcheggio puzzava di culo, non per via delle bestie, quanto per la vicinanza con suddetto orifizio sopracitato lì nella riga quassopra, ecco, visto che lo vedi?


Esatto.


Dopo una sostanziosa cena, un bel litro di rosso (venuto dopo svariate Cères alla spina, tubi appena appena puliti, colore giallo paglierino tipo urina di quando stai bene transaminasilmente) siamo rimontati in macchina, prendendo un oscuro sentiero che portava ad una casa simile a quella di “Non aprite quella porta” (remake del sig. Nispel, totalmente diversa da quella hooperiana trasandata finto hippye anni '70 col pepe al culo e il sale nella coscienza). Giratodietrofront, ce ne siamo tornati sulla retta via, sulle note dello score “Solamente nero”, dove il prolifico maestro Cipriani s'è cimentato nella composizione di spartiti neeeeeri studiati appositamente per i Goblin, che hanno eseguito magistralmente, talvolta infilando tracce di pochi secondi dal sapore di trielina, e chi la tira o l'ha tirata sa cosa intendo quando dico uo uo uo uo uo uo uo uo uo uo uo.


Con le parole non si può rendere l'idea di tutto; per il resto c'è Masson Card, la carta che ti permette di comprare anche dagli Italian shop presenti nella quarta dimensione.


Piccola fosteruollassiana nota, per chi non sapesse cos'è un “italian shop”, anche se la parola dovrebbe suggerire l'idea, anzi, farti capire di che puttanata si tratta.


L'italian shop è un negozietto che vende inutili cianfrusaglie, spesso fondi rimasugli di magazzino avanzati dagli onnipresenti anni 80 (sempre affianco a noi si trovano, ora insieme ai santi), per turisti che vanamente vogliono sboroneggiare con gli amici, al ritorno dalle vacanze nel paese del papa, della mafia e dell'arte inutile (sebbene molti sostengono che gli Uffizi sono un posto molto gaijiardo, très shik) .

Peccato che i turisti che vengono in vacanza dove abito io si trovino a qualche ora di macchina da Firenze, dagli uffizi, cioè anni luce da un pochino di civiltà rinascimentalmente malsana.

Dopo l'onironautica esperienza al buio, tra suggestioni folk popolari del cazzo, buio, e aria di campagna dal retrogusto anal, abbiamo deciso di andarcene alla mesòn per guardare un film, non prima di fare una sosta al bar sotto casa, il più malfamato del paese, dove tutti i tossici, anche quelli delle zone limitrofe, vengono a svolgere la loro personale versione dell'Ebay reale, sfanculizzando l'idea post hegeliana del mercato on line, meno affidabile, più malato (c'è gente che ha comprato un disco di progressive anni 70 e alle poste s'è ritrovata un pacco bomba con dentro antrace più un bigliettino di quelli che, quando li apri, ti viene incontro il cartoncino 3d con su scritto, “Auguri, pezzo di merda, cazzo festeggi che è un anno in meno di vita da scontare?!”).

Sara ha ordinato un mi pare non mi ricordo (sono quasi certo fosse un non so che), io una liquirizia. Ah, sì, anche lei l'ha ordinata. Una potente liquirizia, lasciava sulle pareti interne del bicchiere, trasparente come piscio post scorpacciata di H2O, un enigmatico alone diarreoso, simile a quando lasci una scia chimica nel cesso dopo, appunto, aver pisciato merda dal culo a rafficosa propulsione, dal sapore liquirizio&indefinibile, per non parlare dell'altissima gradazione alcoolica.


Serata tranquilla, al bar dei riottosi. Poche persone giocavano lo stipendio in quattro mani di truccato videopoker, tra insulti verso ignoti digitali, bestemmie sabbatico consolatorie (sabbatiche perché manco ozzy sotto acido era in grado di prendersela con l'altissimo con tanta foga mista a rassegnazione commercialmente concorrenziale) e qualche fugace amaro, autoservitosi da ogni bisognoso. Al bar di Peppe il cliente medio, “residente”, per usare un termine esplicativo, visto che c'è gente che mi sa che ci dorme pure la notte, dentro quel cazzo di posto, è autorizzato a versarsi da bere da solo, aprire la cassa, mettere i soldi, prendersi il resto.

Non ci crede nessuno ma è così.

Rilassatici abbiamo assistito al dolente monologo di un ubriacone, rivolto verso il suo bicchiere mezzo vuoto.


Qui riporto il testo in lingua originale, dopodiché inserirò gli appositi sottotitoli, per quelli che non capiscono il nostro triste linguaggio dialettale. Immaginate un tossico alcoolizzato di cinquant'anni, tre denti sparsi per arcata su trentadue (buona media, rispetto a quella ancor più bassa dei suoi colleghi di buco), solo, sabato sera, lasciato a morire in solitudine, talmente triste da fissare per interminabili minuti una vetrina tra l'opaco e il fottutamente sporco, bramoso di compagnia al punto da accontentarsi di un interlocutore di vetro.



- Lu fìji d puttàn assà fregàt na bottijia di gehk deniess, nc credàv, s là bvuta c mezzòr, ha shtàt mbriàc p nu dì e mèzz, pu nsà fatt vedè p du dì, c n sàcci dova cazz ja shtàt, assà pure pìrs la machena... sa quìll quand maieshtr ha fatt piagne?!



In italiano (riferito a non si sa chi) il testo è questo: - Quel birbantone del mio crapuloso compagno d'attività ludiche post lezioni universitarie, figlio di una poco di buono a pagamento, ha commesso il terribile, imperdonabile reato di commettere un furto aggravato di N1 Bottiglie di Jack Daniel's. Non potevo credere a ciò che il mio cervello avesse partorito per poi spedirlo ad ancor più increduli occhi sgranati di/dallo stupore. Ha avuto l'impudenza di bersela, anziché con lenta, pacata, ragionata moderazione, in mezz'ora, trenta minuti se vogliamo essere più specificatamente accademicamente corretti, visti i nostri alti corsi di studi. Ovviamente, il tizio in questione, s'è ritrovato ubriaco, la capacità d'intendere e volere totalmente compromesse, costretto a portarsi sulle spalle il pesante, disonorevole, atroce fardello dell'immotivato gesto alcolemico per ben una giornata e mezza, trentasei ore (36h.). E non è tutto: per ben altre quarantotto ore (48h), nessuno ha avuto più sue notizie, lasciando pensare a me e ai miei cari le peggiori cose che sarebbero potute succedergli, contandoci pure che quand'è tornato non si ricordava ove avesse posteggiato la propria autovettura. Mamma mia che storiaccia... e non sai, ai tempi delle elementari, quante maestre, motivate più umanamente che professionalmente a cercare di reindirizzarlo sulla retta via, hanno perso peso piangendo fuori vitale acqua dagli occhi dal dispiacere.


Gustatici questo piccolo monologo siamo andati a vederci Spider Baby (magnifico horror “familiare” anni '60 con un sedicenne, bruttissimo, Sid Haig, Capitan Spaulding in “La casa dei mille corpi” di Rob Zombie, amante e fan proprio della pellicola che immortalò il suo satanico pagliaccio da ragazzino) o, per lo meno, era quello che avremmo voluto fare. L'atmosfera di Halloween ormai era andata a farsi fottere da ben altri santi burloni, mascherati per l'occasione di dolcetto o denuncia. Accendiamo il televisore, memori del felice pomeriggio passato a commentare, tra una scopata e l'altra, il look, il modus operandi dei preti di TRSP, la televisione locale dei preti pedofili.


Apparsa l'immagine sullo schermo, abbiamo cominciato a ridere solo perché c'erano don Negro e don Lurido che, con la scusa della comunione, si stavano steccando tutta al damigiana del vino rosso, mentre dall'altra parte dell'inquadratura, don Stellerino ci consigliava di essere caritatevoli e di pentirci dei nostri peccati, ma anche di gioire perché il Sig. Gesù morì per noi dopo tre giorni che non si augurerebbero neanche al migliore tra i peggiori nemici.

Un attimo, schermo nero, parte una pubblicità spettacolare.

http://www.youtube.com/watch?v=_MeOof-D-qk una simile.

Lo slogan è più o meno questo: “La vita è un foglio bianco che mano a mano si scrive, ma che purtroppo giunge al termine della pagina, dove scritta in nero la parola fine”. La ditta di pompe funebri millantava uno speciale staff di esperti nel settore capaci di realizzare tutti i tipi di lapidi immaginabili. “Realizziamo anche progetti fatti dai cari del defunto” diceva solenne la voce fuori campo di grano. Molte risate, mai quante quelle per la pubblicità dopo, quando una musica solenne e organosa faceva da spartiacque per una grave, memorabile, celestial baritonale voce rigorosamente off. “Oggi don Stellerino compie settanta anni. Settant'anni dedicati alla preghiera, al signore, ad una vita semplice fatta di traguardi e successi. Ha aiutato molte persone, donato la pace a molti cuori. Quale regalo più grande?”. Lo schermo si fa nero, poi ritorna a splendere con la faccia del beatissimo Don (Corleone) Stellerino, il quale piuttosto che sorridere si farebbe crocifiggere per i coglioni. Una scritta blu, caratteri cubitali per permettere ai non più giovani spettatori medi della santa emittente televisiva di poter leggere quali sono le cifre esatte del conto corrente intestato alla Parrocchia san Pietro, alla quale si possono fare donazioni, un presentino per questo pio uomo, che ha sempre vissuto di stenti.

Giorno della riscossione dei regali a parte.

Non riuscivamo a cambiare canale, piegati in tre per il ridere, tanto che mi sono alzato, ho spento il lettore dvd, lasciando la piccola ragazza ragno intrappolata in intricate zone remote della memoria a lungo termine.

Il programma iniziato dopo questi meravigliosi spot no profit era una sorta di programma musical predicativo, dove don non mi ricordo rispondeva a domande molto interessanti, musicalmente sostenuto da tre bambini che, oltre a dare l'impressione di essere stati abusati più di un centinaio di volte, erano felici di esistere quanto un passerotto con le ali spezzate, la colla in bocca, può gioire del posto in cui è atterrato, causa ali rotte: una gabbia di gatti idrofobo famelici.

Non so se rende l'idea.

Comunque; non proprio felici di trovarsi nel mondo dove si trovavano.


Annichiliti.


Una delle domande che mi è rimasta in presso è stata: “Don Dino: si può festeggiare/è giusto festeggiare la festa della festività di Halloween?" Don Dante o come cazzo si chiamava, indiscusso presentatore speaker parrocchiale del programma, paladino di inesistenti figure letterarie un pelino sopravvalutate nei secoli, ha aggrottato il sopracciglio sinistro, arrivando ad assomigliare a una versione più cattiva, pedofila, del suo acerrimo nemico residente negli inferi, fissando la telecamera con rabbia e dolore. “No, no, non si può, è sbagliato allowen, allowein, non si può festeggiare. Non è una festa della che fa parte della nostra cultura. Non si può festeggiare PER QUESTO, E PER ALTRI MOTIVI CHE ADESSO NON POSSO STARVI A DIRE. Noi abbiamo già il NOSTRO CARNEVALE.

L'ilarità demente sfociata in un delirio sonoro (tanto che mia madre ha bussato contro il muro, infastidita dai notturni schiamazzi) è stata oltre i vertici dell'apice senza confini. Cioè, quando ha detto che comunque ci sono molti motivi per non festeggiare, lui li sapeva, ma per ovvie ragioni (tempo, denaro, noia) non è stato ad elencarle, risparmiando così ai pacifici spettatori, una noiosa lista di motivi per cui.

Be', comunque non si può festeggiare.

Per mascherarci dobbiamo aspettare febbraio; tra quattro mesi potremo rifarci, senza trasgredire le Nostre tradizioni.

Finito il programma, dopo varie canzoni demenziali, i ragazzini stanchi di vivere (il bassistà però era simpatico; ignorava il playback suonando qualcosa simile al riff della prima canzone di Tomb of the mutilated dei cannibal corpse , ora non mi viene il titolo, comunque 'na cosa molto tosta e tecnica) è scattato l'autopunitivo documentario su padre pio. Dopo venti minuti di narrazione, la ripetizione ossessiva del concetto che il Sig. Pio era seriamente intenzionato a morire, non voleva più vivere, bramoso di ricongiungersi col padre, ci siamo accorti che si stava ancora parlando dei primi anni di vita.

Ngula, ancora quand'era bambino? Mo si che arriva quando si muore”, uscito dalle corde vocali di Sara.

Lacrime, lacrime e lacrime..

Ci siamo addormentati non so quando. So solo che stamattina m'è stato raccontato che ridevo nel sonno.

Eccovi il resoconto del mio Halloween, notte delle streghe, di preti noiosi chiedenti carità... o al limite una colletta per il proprio compleanno





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3 commenti:

Anonimo ha detto...

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da un amico

Anonimo ha detto...

a quell'imbecille cretino che non capisce un cazzo di film d'animazione e non ha capito che tim burton è uno dei migliori registi che esistano...ma cosa minchia guardi "il grande fratello" e i film di Boldi e de Sica....ma vai a cagare!!!!

Anonimo ha detto...

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