Ho
ricominciato a vedere Dawson's Creek.
Avevo il
cofanetto della prima stagione a casa dei miei. Una sera, in vena di
nostalgia programmata, ho pensato quasi quasi mi faccio un
tuffetto nei miei male assortiti sedici anni.
Se
quando lo vidi la prima volta rimasi folgorato (io ero
Dawson), rivisto cogli occhi di
oggi non posso che amplificare l'atavico giudizio: 'sto polpettone
melodrammatico (non è altro che una telenovella stile “Sentieri”
basata su psicocazzate di adolescenti che parlano peggio di ingegneri
quarantenni) è veramente, veramente un capolavoro.
Lo
avete mai visto?
La
trama è semplice: gruppetto di ragazzi di provincia crescono.
Passo
per passo, gli spettatori li seguono nel cammino della loro vita (dei
personaggi e degli spettatori).
Direte:
Embè? Chi cazzo se ne frega?
Esatto.
È questo lo spirito giusto.
Potrei
imbrattare pagine parlando degli “anziani ragazzini” di Capeside;
visto che ho bisogno di lanciare il cervello a briglie sciolte,
vorrei elaborare questa parentesi affettiva con una sorta di pseudo
dialogo à la Dawson's Creek per incuriosire, invogliare i neofiti
dipingogli un acquarello generale per dargli una vaga idea di cos'è
'sto telecult di fine anni 90.
N.d.R.:
Tenete a mente: il seguente dialogo (inventato da me e alquanto
riassuntivo della mitologia Creekiana) avviene tra sedicenni con alle
spalle genitori dal cervello di un vero
sedicenne del mondo reale.
- Come ti senti Joy?
- È... come... come se tutto fosse sbagliato. Capisci, Dawson? Quand'era chiaro che ormai l'avevo irrimediabilmente perso, è stato come se la vita mi avesse voltato le spalle. Ho capito di essere sola. Capisci Doooson? A sedici anni sono sola al mondo.
- Daaai, Giòòòòi, Non essere così tragica. Hai un gruppo di amici che ti adora e ti stima per quella che sei. Puoi essere te stessa senza che nessuno ti giudichi.
- Ah, sì? Davvero? E tu che ne sai di come sono.
- Sei la brillante, simpatica, tenera, cinica, spietata ragazzina che conosco da quando sono nato. Sei... sei Gioooi!
- Sentitelo. Facile per te fare complimenti. Ma guardati. Hai la vita perfetta, genitori perfetti, un futuro brillante che devi solo abbracciare, mentre io devo sgobbare e sarà così tutta la vita. Tu andrai a Hollywood, conoscerai Spielberg, conoscerai un sacco di gente nuova e ti scorderai di tutti noi. Io morirò qui a Capeside.
- Gioooi... io non ti capisco. Perché devi sempre buttarti giù in questo modo. Non è mica la fine del mondo. Hai sedici anni. Sei stata mollata. Succederà altre volte. È la vita.
- Ahhh, è arrivato l'Esperto.
- Perché mi tratti così? Stai deliberatamente gettando nel fiume l'aiuto e il sostegno di un amico sincero e premuroso che ti ha sempre supportato, che ha sempre creduto in te e che crede in te. Perché ti stai trattando in questo modo?
- Scusami, Doooson, è che mi sento emotivamente instabile. Capisci? Rispunta dal nulla mio padre e come in un sogno torniamo una famiglia felice. Neanche un mese dopo sono costretta a registrare la confessione che lo farà tornare dentro per spaccio di Mahaharijuhaaana. Poi Jeeek si dichiara gay. Adesso... ma sì, è una sciocchezza.
- Sapevi benissimo a cosa saresti andata incontro quando è tornato il Signor Potter.
- Cosa stai insinuando, Doooson?!
- ... niente.
- Stai forse dicendomi che quella teppa del “Signor Potter” è soltanto uno spacciatore senza cuore che ha abbandonato la figlia piccola e sua sorella incinta di un uomo di colore in una bigotta cittadina di provincia?
- Hai detto tutto quanto da sola. È questo che pensi di te stessa?
- Ahh, perfetto. L'amico che sbandierava saldi principi presentandosi come l'araldo supremo dei buoni sentimenti, baluardo portatore di comprensione e aiuto si riconverte in doppiogiochista rivendendo agli amici i suoi pensieri come fossero nati dal giudizio degli altri. Ottima strategia, Doooson.
- Ti sono vicino. Litigare è l'ultima cosa che voglio a questo mondo. Io ti amo.
- Ormai è troppo tardi. Non pensavo che potessi essere così egoista, presuntuoso e... sei cattivo.
- Jooooi, io...
- Ma levati, va'.
… e
poi si scannano.
Poi
ci sono le musichette tristi con lamentose voci femminili che cantano
di amori perduti, e si vede Joy che serve ai tavoli del suo
ristorante con faccetta depressa, Dawson che passeggia per i pontili
di Capeside con il musetto avvilito – intanto succedono i cazzi
degli altri personaggi - , poi i due si rincontrano, parlano,
parlano, parlano, parlano, parlano, parlano, parlano, parlano,
parlano, forse ri-litigano e alla fine fanno pace, così, dopo un
paio di episodi potranno scannarsi daccapo, per poi poter rifare i
musetti, camminatelle, parlare, parlare, parlare, parlare, parlare,
infine riappacificarsi ad oltranza.
Perché
l'amore è bello se è litigarello.
La
penso diversamente; litigare mi sta sui coglioni.
Ma
che ce le siamo inventate a fare le donne, se non per spronarci a
prendere le grandi decisioni della vita previo tarpatura di coglioni?
Già.
Se
non avete già abbastanza problemi da risolvere, crearvene di nuovi
grazie all'ausilio della logorrea di Dawson's Creek è un'ottima
opzione: pratica (basta avere a disposizione 45 minuti al giorno
liberi), semplice (basta spingere “Play” e lasciarsi travolgere
dalle pippe mentali), gratuita (le 5 serie, in lingua italiana, si
trovano molto facilmente e si scaricano in pochissimo tempo - visto
che le hanno messe in condivisione centinaia di pii utenti).
Cosa
aspettate?
Che
il Problema sia con voi.
Arriverete
ad identificarvi con questi anziani giovani, gli vorrete sempre più
bene, lo consiglierete ai vostri amici, quanto accaduto a voi
succederà anche a loro, vi ammalerete insieme, e passerete interi
pomeriggi a parlare, parlare, parlare, parlare, parlare, parlare,
parlare, parlare di ciò di cui i personaggi di Dawson's Creek hanno
parlato, parlato, parlato, parlato, parlato, parlato, parlato.
Vi
ho dato una nuova ragione di vita.
Cosa
volete di più?
Volete
che ne parliamo?
Che
parlino Loro.
Penso
che il mio tempo sia giunto.
Non
ho scritto tanto come al solito; ho un po' di cosette da fare e il
tempo (anche se non esiste) mi stringe i testicoli in una morsa
gelata (che io sto
facendo esistere).
Ci
vediamo settimana prossima.
Scriverò
il post in quel di Pavia, dove andrò a registrare il mio primo album
solista.
Io,
la mia Ibanez acustica, e la musica creata in questi 2 anni di vita
valeggiana.
Quando
sarà pronto vi farò sapere come e
dove compralo.
Perché
se non lo comprerete verrò a prendervi sotto casa, uno a uno a uno a
uno a uno.
Tutti
e voi 5, miei Amati Lettori.
Perciò
(per concludere con una citazione di “Clerks2”) Incrociate
le dita per me... forse dovreste incrociare anche i cazzi.
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