lunedì 27 maggio 2013

TRASH SNACKS FANNO IL GIRO D'ITALIA

E 'sta settimana il blog arriva in ritardo (dopo che la scorsa l'ho saltato).

Sono costipato.

Le cose non vanno male come sembrerebbe, soltanto che mi sento scosso, agitato-a agitato-o come un acido-o, uo-uo-u.



Ricordate i Prozac+?

Che fine avranno fatto?

Di sicuro sappiamo cosa usano per mantenere un(o) (pseudo) equilibrio.



La settimana scorsa, giusto lunedì, quando avrei, “avrei” dovuto aggiornare il blog, è successo un accadimento tanto naturale quanto strano, assurdo, bislacco e bistrattato.



Nel mio ridente paesino, Valeggio sulla Minchia, è passato il giro d'Italia.

Fin qui tutto bene.

Normale, no?



La cosa anormale è che pochi (compreso il sottoscritto) sanno che i ciclisti sono solo un infinitesimale di un puntino sullo sfondo di ciò che realmente è il giro d'Italia, perché biciclette, medaglie, maglie da froci e gloria vengono dopo l'ultimo degli ultimi problemi che la gente che organizza questa manifestazione si pone.



Come tutti gli sport di alta categoria, il grande evento-manifesto in sé (come potrebbe essere il super Bowl per il Football e, appunto, il Giro d'Italia per il ciclismo) è soltanto un escamotage per rincoglionire e avvelenare fisicamente e psichicamente le persone che li seguono.



Esagerato?

Paranoico?

Il solito pessimista adolescenziale mai cresciuto.



Senti un po' qua.



Mio padre, da amante dello sport in generale (conosce TUTTO) si guarda tutte le sante volte oguna delle tappe che trasmettono in tv.

Per osmosi, negli anni è capitato che anch'io vedessi qualcosina del Giro. Erano quelle immagini confuse che mi accompagnavano nel tragitto dalla mia (vecchia) stanza da letto sino all'uscita (2,5m .ca).



Da ignorante totale sapevo soltanto che era un giro, che si svolgeva in Italia, ed era basato su persone (chiamate “ciclisti”) vestite con pigiamini-mosaico sponsorizzanti, che fanno di tutto per tagliare un traguardo, in sella a piccole, leggere biciclette sfreccianti a velocità supersonica.



Lunedì stavo tornando dal supermercato, carico di sacchi della spesa, affannato e rincoglionito dal sole, che picchiava abbastanza tutto bene sì infatti così.



Da lontano un rumore che il mio cervello registra come “distante”, talmente roboantridondante da intendere che si tratta di qualcosa di grosso.



La prima cosa che mi viene in mente sono le mega casse che si vedono ai techno raves dove migliaia di simpatici ragazzi ingoiano tante caramelline della gioia (che poi daranno infelicità ai genitori, costretti vita natural durante a imboccarli con cucchiaino e omogeneizzati).



Lì per lì non ricordavo che A) c'era il giro B) passava per tutta la città.



Lì per lì (n'altra volta) penso a qualche psycho maniaco stile truzzo abruzzese nell'atto di condividere con tutti tutti tutti il suo ultimo acquisto HI-TECH.

Poi, dall'angolo, spunta un gippone con dietro quattro mignottone (inequivocabili) sculettanti, seguite da una decina d'altri gipponi con, sul dorso, persone vestite da pupazzetti del lego, sotto costruzioni di plastica (che poi capirò cosa sono, e che poi condividerò coi miei amati lettori).



Nonostante mi sia ricordato che il cazzo di Giro d'Italia era proprio quel giorno, mi sentivo sgomento come una scatoletta di Spuntì al tonno (ve lo ricordate il celebre Snack? Già a 12 anni scoprii che il tonno reale [sempre in scatola] era un pelino più salutare [sebbene ancor più in là scoprii che nelle scatolette di tonno, solo il 15-20% è tonno, il resto pezzi di balene e delfini capitati nelle reti per caso]).



Arrivo nei pressi di casa.

La piazza principale è completamente, totalmente, integralmente stra iper piena di gente, stand, bancarelle (che differenza c'è tra i due? E sopratutto, esiste?).



Per percorrere venti metri impiego 10 minuti, scavalcando, dribblando, evitando, spallando, talvolta insultando chi mi si buttava addosso come un ariete (cazzo, non è mica il Giro Football d'Italia).



Entro in soggiorno, metto la spesa in frigo mentre mi accorgo che c'è tanto di quel casino che è come se il mio appartamento fosse all'aperto, senza muri, e il divano a due metri dalle casse.

In età più genuina mi sarei fatto una canna e avrei pensato cazzo, un rave casalingo; mo apro la finestra e mi ci flippo.



Sì, a 16-27 anni mi esprimevo abbastanza MTV-Generation (anche se a casa mia non si prendeva, Mtv; in parte mi sono mezzo salvato [con tutto il gaudio dell'universo]).



Siccome la mia signora, asmatica di professione, non tollera il fumo, nel tempo ho preso la buona creanza di fumare fuori casa, talvolta sulle scale, talvolta in strada; fumare in strada significava fumare nel Giro.



Vabbe', ho detto accendendo la sigaretta e muovendo dieci passi dal portone, vediamo che succede.



Dieci passi dal portone vuol dire essere al centro della piazza, nel nucleo del cuore della bolgia.

Ci sono i pick up che sponsorizzano marche di biscotti per umani, ragazze svogliate che incitano la folla ad esultare, sorte di bodyguards che girano sospettosi, minacciosi, con l'auricolare saldato nelle orecchie, per dare l'illusione che sia tutto sotto controllo ('codio, dove sono i talebani quando/dove servono?!), un mega palco montato sopra un pick up biblico sopra il quale un'altra scosciata (questa però è figa sul serio; mi sa che è una diggèi di Radio 101) che, anch'essa, incita la folla ad alzare le mani, divertirsi, ed il bello è che in questo momento tutto l'universo potrebbe essere in pace, sereno, di conseguenza felice, tranne che in un puntino isolato dove regna il caos, lo stordimento, e nientepopodimenoche infelicità allo stato siderale, puro, scarno, viscerale.



Ed è proprio al centro della piazza.



Non c'è una persona, UNA che si stia anche solo sforzando di abbozzare un vago accenno di qualcosa che possa somigliare ad un'alzata di zigomi e allargata di labbra.



Terrificante.



Una piazza in lutto, spenta, morta, mentre la musica lasciava intendere che ogni singolo partecipante se la stesse godendo di brutto, alla faccia della crisi economica, del fatto che la vita, così com'è socialmente impostata, non lascia un'anticchia di Verità per il genere umano.



Altro evento biblico: gli omini coi cappellini sopra i picappìni cominciano a lanciare scatolette di tonno, confezioni di Ritz, Tuc, Nastrine, Gallette Mulino Bianco, bottigliette di Danone da bere, e tutti che si massacrano per accaparrarsi ognuno la sua dose di salute.



Per essere in sintonia con un evento sportivo bisogna mangiare esattamente come mangiano i corridori e gli atleti professionisti.



Prima ho pensato: se un corridore mangiasse anche mezzo grammo di quella merda gli verrebbe un infarto dopo 12 pedalate dalla partenza di 'sto cazzo di giro.



Poi ho pensato: e gli intellettuali si lamentano che non legge più nessuno!!!



Il lato positivo è che la massa non era a casa a rincoglionirsi di televisione.

Grazie al Giro, almeno lì si rincoglionivano all'aperto; ciò che si chiama “disgregare la monotonia della routine”



Altro lato positivo: il discorso della diggèi.

Ho provato a decifrare cosa dicesse tra uno strillato “Su le mani” e un semi bestemmiato implorante “Forzadaaaaaiiiii”, e ho capito che stava accantonando congiunzioni, pronomi, comandi e concetti neanche fini a sé stessi.



Parlare per (oltre) venti minuti senza dire niente di sensato, non è facile; è un po' come un contest hip hop al contrario.



Come sapete, quando due rapper si sfidano in un contest, funziona che lo speaker gli dà un argomento e i due, a colpi di rime, devono insultarsi a vicenda a ritmo di musica, senza troppo sforare uscendo dall'argomento principale, e vince chi riesce a sferrare più colpi mortali all'avversario.



La ragazza sul picàp ha reppato venti minuti, senza rime, senza argomenti, ciononostante sferzando fendenti mortali contro il genere umano, suo acerrimo nemico (inconsapevole e passivo), aggiudicandosi l'immaginario collettivo molto astutamente.



Lì in mezzo mi sentivo come un astronauta nel cosmo, disperso da giorni, che da lontano vede il Major Tom di David Bowie a sua volta fluttuare disperso nel cosmo.

Troppo distante per sentire le mie urla.



Il tempo di terminare le scorte di snack spazzatura, sparare altre quattro-cinquecento cazzate e i picàp ripartono, la diggèi saluta, e via in un'altra piazza a scassare i maròni.



Ecco il giro d'Italia.



Mentre noi eravamo lì ad assistere a questa fiera dell'inutilità i ciclisti sgambettavano da tutt'altra parte.

Ai bordi delle strade (come si vede solitamente in tv), a guardarli e incitarli cinque, sei persone (tutti parenti delle vittime ciclo munite).



Ecco il giro d'Italia: una bancarella di trash snacks e mignotte svogliate.

Questa è l'America.

Anzi, questa è l'Italia.



Ma non voglio lamentarmi, perché comunque abbiamo i santi (tutti morti), i poeti (che scrivono a tempo perso, quando non lavorano nei call center) e i navigatori (tutti albanesi, e pescano cozze abusivamente).



Abbiamo il sole (che fa venire tumori alla pelle), abbiamo i mandolini (che da quand'è uscito Guitar Hero non si incula più nessuno), abbiamo il cibo migliore del mondo (come ad es. Spizzico e Burghy), abbiamo il mare (composto dal 95% di scorie radioattive e dal 5% di acqua Danone), e le più belle donne del mondo (rese tali dai più abili chirurgi estetici resi accessibili alla classe media [cioè i poveri]).



Abbiamo le squadre di calcio più forti del mondo (composte da giocatori di un po' tutte le nazioni del mondo, eccetto l'Italia), abbiamo un debito pubblico fantomatico, abbiamo un ottimo PIL (che quando sale vuol dire che la gente sta male e depressa), abbiamo Papa e Deejay Francesco, e abbiamo la Fiat (che produce anche deliziosi cioccolatini allo stesso livello qualità/prezzo delle sue auto).



PERCHE' NON TE NE VAI, PEZZO DI MERDA?

SE CI STAI MALE, PERCHE' NON TE NE VAI?



E chi ha detto che sono venuto sulla terra per essere felice?

Perciò, INSIEME A ME, lamentiamoci tutti insieme, EVRIBADI.



… ho invidiato la ragazza sul picàp; per quante stronzate stesse dicendo almeno, lei, la ascoltavano. E sembrava pure che la capissero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E sì, il mondo è quel che è:

"Lì in mezzo mi sentivo come un astronauta nel cosmo, disperso da giorni, che da lontano vede il Major Tom di David Bowie a sua volta fluttuare disperso nel cosmo."

E sì, è l'impressione che spesso ho anch'io ;)

Ma tu lo sai

Tristano