lunedì 6 maggio 2013

LEZIONI DI FILOSOFIA PER IGNORANTI (tipo me, che sono il Maestro)

Non vorrei fare quello che inizia sempre al solito modo [e allora non farlo, no? COGLIONE!] ma quando m'imbatto in certe perversioni che so che non dovrei guardare [e allora non farlo, no? IDIOTA!] mi scatta come un carnevale di Rio istantaneo, al centro della piazza nello stomaco, e al posto di samba e bossa nova suonano festose imprecazioni incorniciate di tanta saudagi.



Ma come cazzo si fa?

Il papa che si impegna a combattere la pedofilia?

Cosa fa: dichiara guerra a sé stesso?

La prima auto dichiarazione di guerra della storia delle nazioni.

E poi?

Riconverte la sua azienda in una fabbrica di pellami che produce e lavora pellami che poi i cinesi trasformeranno in immortali capolavori (100% italiani) firmati Armani, Versace, Dolce&Gabbana e gli altri brand che ci rendono la miglior nazione sulla Terra?



Ieri c'era il mercato de “Solo prodotti italiani”. Si chiamava proprio così: “mercato de Solo prodotti italiani”.

Sono andato a farci un giretto (era inevitabile; sta sotto casa).

Mi sono guardato attorno, ho capito che intendevano “prodotti biologici italiani”; non “cibo biologico”; i figli biologici di famiglie italiane che vendevano prodotti made in tutto l'universo.



La merce sui banchi non era proprio 100% italiana. Semmai, in parte, lo erano i bancarellari. Quindi era il mercato de solo commercianti (presunti) italiani.



Di italiano c'erano solo i commercianti.

Il prodotto prodotto più nelle vicinanze della nostra penisola era un flauto di Pan che veniva da Singapore.



Ho chiesto a un tizio ascellare con la canottiera dalla quale spuntava una selva oscura di peli calabresi: - Questa roba è tutta italiana, originale al cento per cento 100%? - . Il tizio mi guarda come se fosse sbarcato da Urano (o da Uro-bucoducùlo) e fa: - Sì, 100% màde in ìtali.



Eh?

Se la fanno in Italia, dove si parla l'italiano (in certi sporadicissimi episodi confinati) dovremmo obbligatoriamente dire “Prodotta in Italia”, non “Made in Italy”.



Come chiedere a un inglese del tè inglese e quello risponde: - of còrs, dis is original tì, 100% meid in ingland.

Il te inglese lo coltivano gli indiani in india; di inglese c'è lo sfruttamento.



Perciò ciucciatevi 'sto èrl grei al limone (100% meid in Sìsili).



Sarà per questo che ancora combattiamo guerre?

Perché combattiamo guerre?

Se veramente vogliamo soffrire/far soffrire gli altri non ci basta vivere la vita come facciamo ogni giorno?

Non è abbastanza?



Prendete un bel foglio bianco, tenetelo sempre in tasca insieme a una penna.

Ogni giorno, quando siete felici segnate “ora” e “motivo”.

Se conducete questo piccolo esperimento per (mettiamo) un mese, vi accorgerete che la vostra felicità non dipende dal lavoro che fate, dall'economia o dal vostro rapporto con gli altri.

Dipende da niente; ne avete solo sentito parlare; non l'avete mai sperimentata in prima persona.

È proprio una questione di come approcciate al cancro che è la vostra esistenza.

Non siete capaci di essere felici, ecco tutto.

E magari quando la gioia arriva la percepite come elemento alieno (nemico) e la combattete.

Non è di moda essere felici, ridere fa venire le rughe (ecco perché più del 123% delle donne oggigiorno ricorre al chirurgo antiestetico).



La felicità è un'arte alla quale non siete abituati.



E dichiariamo un'altra guerra.

Coi soldi spesi per combattere la 2a guerra mondiale ci si poteva sfamare-sdebitare-far prosperare tutti i cazzo di abitanti del pianeta.

Invece hanno speso quei pezzettini di carta per comprare pezzettoni di acciaio e distruggersi a vicenda.



Ma posso capire; lo stesso Dio della chiesa (quello che si sta impegnando insieme al papa per combattere la pedofilia) è anch'Egli a favore della pace, e conosce come si fa ad avere la pace.

Come tutti noi, anche Dio ha imparato questa grande lezione di vita dal cinema.



Come ci insegnano i macho film di Hollywood: “Se vuoi la pace, prima prepara la guerra”.



È altissima filosofia greca.

Vi torna?

Certo:



Se vuoi una gravidanza, prima prepara un aborto.



Se vuoi un'operazione chirurgica, prima fai andare in cancrena l'arto interessato.



Se vuoi la massima tenuta di strada, prima prepara una bottiglia di grappa.



E così via, via, a dar' il culo per strada.

Se continuiamo a commettere gli stessi, identici-medesimi-uguali errori, da secoli, la nostra specie, intellettualmente iper evoluta, non ha ancora sbagliato abbastanza per rendersi conto che così non si va da nessuna parte.



“Dove stiamo andando?”.

So solo che per fare un ottimo viaggio prima devi dirottare l'aereo (stando alla filosofia dei grechi di ollivud).



Una volta un comico disse: - La Filosofia è un modo poetico per dire “checcazzo ne so io?!”.

Eppure mi pare che tutti abbiano capito tutto di tutto.



D'altronde, se vuoi comprendere tutto prima devi scordartene metà, no?

… mica ci vuole tanto a essere filosofi.



COME SI FA A PARLARE DI FILOSOFIA SENZA DOVERSI SORBIRE 600 E ROTTE PAGINE DEL PLURIPREMIATO E PLURI VENDUTO “IL MONDO DI SOPIA” (senza “H” fa più greco avangàrd) DEL CELEBRE GIOSTEI GARDER ?



Ve lo insegno io, che l'ho fatto per anni.

Vi giuro sulla testa di Afrodite che dall'età di 15 anni a l'altro ieri l'altro ho discusso di filosofia con laureandi in filosofia, professori di filosofia, filosofi tesserati all'albo e filosovietici, senza aver mai aperto un libro di filosofia (tolta qualche frase attribuita a Nicce letta dietro le bustine dello zucchero e gli aforismi di Federico Rampini [è un filosofo, vero? Ah, no, è solo una testa di cazzo invecchiata male; scusatemi] non conosco praticamente un tubo di Pandora).



Lèz stàrt uìt e lèsson òv filòsofì, uanàndred for uanàndred persènt mèid in ìtali.





LEZIONE DI FILOSOFIA PER NEGATI (MODULO 1)



Se non sapete un cazzo di filosofia non vi sognereste mai di cominciare una conversazione “filosofica” con un esperto o un presunto tale (a meno che la ragazza che volete rimorchiare vi sembri abbastanza rincoglionita da apprezzare tutte le minchiate simil-eroico-gladiatorsche-distocazzo che state per inventarvi lì sul posto mentre il bicchiere di Long Island che avete in mano giunge agli sgoccioli alla velocità della vostra presunta creatività).



Sarà lui, l'esperto, a cominciarla (probabilmente perché non sa disquisire di questioni concrete, e preferisce rimanere sul meta-astratto).



PRIMA REGOLA = MAI FARE LA PRIMA MOSSA



SECONDA REGOLA = ASCOLTATE ATTENTAMENTE OGNI DETTAGLIO E PAROLA CHIAVE



TERZA REGOLA = NON FORMULATE MENTALMENTE ALCUNA RISPOSTA PRIMA CHE IL SAPIENTE ABBIA TERMINATO IL SOLIPSISMO.



La prima regola non necessita di spiegazioni.

La seconda riguarda l'utilizzo delle orecchie e degli “spiegel neuronen” (vi ri-giuro che non me li sto inventando, se li sono inventati i neuro psichiatri laureatisi a “ScuolaDomani”) cioè i “neuroni specchio”, quelli che ci fanno assimilare le abitudini, i modi di dire e di fare degli altri, cosicché poi potremo subdolamente ricopiarli/riproporli (inconsapevolmente), e arrivare a guardarci allo specchio e sentirci “originali, unici, irripetibili”.

Speciali.



Il punto di forza della vostra ignoranza è che voi non sapete niente, lui presume di sapere tutto.

Se sapete sfruttare a vostro vantaggio l'ignoranza diverrete pericolosissimi.

Quando ascoltate dovete usare quella particolare fascia neurale per memorizzare paroloni (che magari neanche conoscete ma dei quali potete intuire il significato), nomi e associazioni [ad es. “quando questo sapientone parla dell'argomento “X” lo accosta spesso ai concetti “z”, “q”, “k”, il che significa che nella sua testa sono strettamente correlati, perciò posso parlare del rapporto tra (mettiamo) “k” e “q” in modo da sottintendere che sono fottutamente correlati a “X” per volere divino, così l'interlocutore avrà l'impressione che conosco talmente bene la materia da essere arrivato a formulare pensieri collocabili 3 livelli sopra il livello dell'argomento stesso”], perché ciò che farete non sarà altro che RIVENDERGLI LA SUA STESSA MERCE, soltanto che non se ne accorgerà, e vi spiego perché: quando una persona del genere parla, la ragione è sua, soltanto sua, non perché disponga della “Verità” ma perché... è egli stesso a enunciarla.



Ci credete?



Ho condotto esperimenti antropologici dettagliati: questo è quanto ne è risultato.

C'era uno di questi tizi sapienti che mi stava illuminando (al contempo facendomi due coglioni come patate americane) sulle differenze tra IUNGHIANI (che sono psicologi niuèig) e LACANIANI – che sono una corrente di psichiatri animalisti che usano la stessa lacca spray della Montalcini (quella realizzata col principio attivo della Bomba H) – e stavo mettendo in pratica le tre regole, ma non c'era verso di inserirmi, perché ciarlava e ciarlava senza ascoltarmi.

Vabbe', mi sono detto, sarà per la prossima volta.

Appena il tizio se n'è andato ho preso un foglietto, ho riscritto quasi integralmente ciò che aveva detto.

Siccome la conversazione era appena avvenuta ricordavo certi termini ricorrenti, come li aveva pronunciati, come muoveva le mani in certi punti.



L'ho rincontrato 2 settimane dopo al bar. Mi siedo al suo tavolo ed esordisco: - Sai, chi ho pensato alla storia dei LACCANIANI e IUNGHIANI e non mi ha convinto - .

Poi ho passato i seguenti 10 minuti a ripetergli parola per parola quello che mi aveva detto 14 giorni prima, enfatizzando le stesse parole che aveva enfatizzato lui, sottolineando specifici aggettivi qualificativi col suo medesimo movimento delle mani, della testa e del bacino, persino venendomene nei pantaloni (chiamasi “botta d'ego”) quando lui aveva bagnato i suoi auto compiacendosi del suo stesso sconfinato acume.



Sapete che ha detto?

- Con te non ci parlo. Parli per sentito dire; queste sono un ammasso (e scusami se sono franco) di stronzate pressappochiste dette da uno che probabilmente ha solo “sentito parlare” dell'argomento.



Visto?

Non è tanto che senza rendersene conto mi ha detto ciò che pensa di sé stesso; è stata la prova che dimostra la mia teoria, cioè: “'affanculo il messaggio; ciò che conta è il messaggero”.



E a proposito: se vuoi avere un messaggio prima prepara una lettera all'antrace e spediscila alle maggiori compagnie di telefonia mobile.



Nel frattempo ho anche spiegato la TERZA REGOLA ma, per esser un pelo più chiari ve la ricordo.



TERZA REGOLA = NON FORMULATE LA RISPOSTA ANCOR PRIMA CHE IL SAPIENTE ABBIA TERMINATO IL SOLIPSISMO.



A chi sta parlando non frega un cazzo di ciò che pensate, se siete d'accordo o meno; voi siete solo il suo pubblico, gli dovete il massimo rispetto.

Voi esistete lì solo per dare al sapiente l'opportunità di divulgare ai comuni mortali il Suo grande messaggio, che cambierà il corso della storia umana.

Perciò dovete ascoltare fino in fondo senza ragionare, supporre, presupporre, prestando la massima attenzione a quanto detto sopra.



LEZIONI DI FILOSOFIA PER NEGATI “AVANZATI” (Modulo 2)



Bravi, se siete arrivati vivi fin qui siete tenaci, saturi di autentica grinta che non vi fa mollare mai.



E avete vita sociale pari ad un atomo di cervello d'ameba.



Non disperate: il buon Padre del Signore Jessucrishto ci ha messo qui a pascolare a vuoto così da pentirci dei peccati compiuti dai nostri bis tris bis alla quinta trisavoli nonni dei nostri nonni dei nostri nonni – a loro volta schiaffati qui nonostante la fedina penale dell'anima pulita (non avevano peccato) ma si sa, il Signore fa le cose, poi ti dice che non devi fare certe cose e lo fa perché sa già che tu le farai così lui può crearsi lavoro supplementare.

A essere onnipotenti ci si straccia i maròni.



Abbiamo visto nel modulo precedente quanto sia efficace la tecnica di ascoltare quanto il filosofo dice e poi rivenderglielo a parole tue.

Così agendo non ci saranno vincitori ma almeno farete bella figura.

E la conversazione potrà procedere.



In questo modulo tratteremo come SFERRARE COLPI; se il primo modulo insegna a intrattenere una conversazione degna di tal nome senza sapere un tubo di checcazzo si sta parlando, il secondo suggerisce come competere con l'interlocutore.

Pensate che potreste persino “vincere”, cioè far contraddire l'avversario, farlo rendere conto che sta dicendo solo un mucchio di stronzate e che in realtà il suo unico scopo è dimostrarvi/dimostrarsi di avere ragione, mica gustarsi il piacere di condividere un sapere ed esserne appagati, il che manderà in orbita il vostro ego di 1000 anni luce.



Pensate che bello: dimostrare di sapere il fatto vostro (che non conoscete) a uno che pensa di conoscere il fatto suo, raccontarglielo ineccepibilmente e lasciarlo a terra, disarmato e inerme.



È l'aspartame della vita!



Questo modulo viene anche chiamato (non dai filosofi, che lo disconoscono) “MODULO SOTTOSOPRA”.



PRIMA (e unica) REGOLA: DI' SEMPRE, SOLO, IL CONTRARIO DI QUANTO HAI ASCOLTATO.



Ogni verità è egualmente vera quanto il suo contrario; non chiedetemi perché funziona così. Chiedetelo all'architetto celeste che ha programmato le leggi metafisiche che governano la nostra esistenza.



ESEMPIO PRATICO:



Se l'avversario dice “... sì, perché...” voi gli sferrate un jab di “... no, in quanto...”.



Se l'avversario sostiene “... l'insostenibile pesantezza dell'essere”, per conquistare una buona vittoria dovrete necessariamente controbattere con “... l'ammortizabilissima leggerezza del non essere, che secondo gli anti scekspiriani non è un problema, ne per Falstaff ne per la zia dell'astronauta”...



Se l'avversario dice “... puoi vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”, mettetelo a tacere con “... comunque è un cazzo di bicchiere che contiene la metà di ciò che può contenere, e per completare l'opera bisogna riempirlo di un'altra metà, che grazie al cazzo è vuota, sennò non era mezzo pieno o mezzo vuoto ma si limitava e essere un bicchiere interamente pieno di stronzate, perciò non aggiungere aggettivi per raccontarti palle: mezzo pieno o mezzo vuoto rimane META'”.



Non è mica detto che perché uno nasca con un pene che non lo soddisfa debba per forza essere condannato all'oblio dell'auto commiserazione perpetua.



Il mondo è il nostro parco giochi, è pieno e di tantissime giostre, tutte gratuite.

Perché continuare a girare su una soltanto, quando possiamo fare mezzo giro su ognuna di esse (a patto che il giostraio ci faccia salire sulla sua giostra mentre stringiamo un bicchierino tutto pieno fino all'orlo, mica vuoto, di Fanta e Sprite)?



La filosofia è stata inventata per questo: mettila come la metti, tanto te l'hanno già messo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Se continuiamo a commettere gli stessi, identici-medesimi-uguali errori, da secoli, la nostra specie, intellettualmente iper evoluta, non ha ancora sbagliato abbastanza per rendersi conto che così non si va da nessuna parte."

Sì! Proprio così!

"Sapete che ha detto?

- Con te non ci parlo. Parli per sentito dire; queste sono un ammasso (e scusami se sono franco) di stronzate pressappochiste dette da uno che probabilmente ha solo “sentito parlare” dell'argomento."

Sublime. L'episodi che descrivi è micidiale perché mostra chiaramente sia i discorsi vuoti, sia l'intenzione che c'è alla base.
Discorsi meccanici.

Tristano

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