lunedì 2 aprile 2012

ISTANTANEE SNAPSHOTTOSE





Vado a prendere il caffè sotto casa. Ci sono gli scolari delle medie, Mattia alquanto scazzato (è il barista, guarda il nel vuoto vuoto, seguendo un suo ritmo interno alterna “Dio porco/dio cane” preparando i panini per gli aperitivi alle 7:45), e fa quello che ho raccontato nella parentesi.

Non ci fossimo presi la briga d’inventare anche le parentesi (parlo dei grafemi “( )” ) come faremmo a districarci nei periodi sintattici?
Magari capiremmo di più.

È stata un intonsa domenica intensa.
Tirava vento, ero coperto fasciato da camicia, maglia a manica lunga, maglietta a manica corta.
85 digitazioni finora.

Dove vorrà arrivare?

Lunedì scorso sono andato al VinItaly, è stato un delirio interiore.
Non tanto perché ero ubriaco quanto perché ero lì sul luogo del delitto, anche se non c’eravamo.

Voglio divorziare da me stesso, ‘fanculo cosa pretenderà lo Stato.

C’era un tizio al bar, fissava il vuoto come Mattia, solo che si stava aiutando con una 0,5, fottutamente angosciato, mi sono sentito preso in causa, gli ho chiesto “Cos’è che ti tormenta?”.
“Il lavoro”.
Chiedo “Sei sicuro che è per colpa del lavoro… in che settore lavori?”.
“Cucina. Faccio il cuoco negli hotel”.
“Dov’è il problema?”.
“Mi hanno promosso. Adesso ho un lavoro di responsabilità. Diocàn, go delle responsabilità”.
“Le avevi anche prima; queste sono più pressanti?”.
“Figa, il lavoro, dio càn… ti serve lavoro? Cerchi lavoro?”.
“Volendo… sì, cerco lavoro”.
“Vai a fare domanda”.
“Così creo l’offerta, no?”.

Un dialogo pressappoco così, tra me e il cuoco neoresponsabile di non so dove.

La testa di Buddha – il corpo ce lo siamo venduto - scruta in pace, adagiato dove lo adagiammo, sulla pelle del bongo sopra il tappeto a spirale, dove ci sono (in ordine) la chitarra elettrica, l’acustica, l’altra acustica e la classica sistemate come fosse lo schema di un particolare Human Design (certe volte gioco a fare lo stronzo di me stesso).

Mi sento solo, adesso.
Ma so che la parola di dio può lenire le sofferenze.
Anche se stamattina la parola di dio è “’fanculo me stesso, perciò sei fottuto pure tu”.

Wow.

Sono sempre le “brave persone” ad andarsene.
Direi che, più che “brave” sono sagge.
Prendere una simile decisione è sinonimo di saggezza.

L’offerta crea la domanda.
Una stronzata crea una cacata.
… vai un po’ a studiarlo all’università 10 anni…

Ci insegnavano che “la domanda crea l’offerta”.
Con la testa che ci troviamo partoriamo domande del cazzo, e l’offerta determina ciò che ci circonda, un mondo a doloroso senso unico.

I pubblicitari impostano, programmano la forma mentis collettiva da marmaglia consumatrice.
Le nostre domande sono degne del loro lavoro di programmatori umani.
Affidabilità, confort, sicurezza, garanzia: concetti vuoti ad ammaestrarci.
A guidarci.
Questa è la nostra visione.
Wow ancora una volta!

Ho perso quasi tutti gli amici perché non ero presente.
Davvero valutassimo il mondo in termini di “presenza” ci accorgeremmo che “esistono” solo poche menti presenti…

Rido quando sento: “Ehhh, poverino/a, ha sofferto tanto perché la famiglia non era presente”.
Se la famiglia avesse fatto le meditazioni dei Maestri spirituali più diffusi tra gli scaffali della Coop, ora sarebbe una famiglia presente, e tutti i membri vivrebbero felici e contenti, no?

L’offerta crea la domanda e la domanda crea l’offerta; è indifferente.
I pubblicitari creano perversioni che noi consumatori decodifichiamo come esigenze, e ne vogliamo sempre più (eccoti la “domanda”).
Un incognita che percepiamo come “domanda” crea l’offerta, e una distorsione consumistica chiamata “offerta” crea la domanda che ci meritiamo.
Viene in mente il simbolo dell’infinito, il serpente che si morde la coda, il cane che si morde il non so checcazzo mordermi.

Ieri ho appreso una frase di grande valore umano (e storico).
“Mi ha liofilizzato i coglioni”.

!!!!!!

Per generare il pensiero che poi ti condurrà a disidratare l’apparato scrotale di un essere umano, metterlo in un barattolino con tanto di etichetta, brevettarlo, produrlo su vasta scala, commercializzarlo, venderlo al pubblico, devi essere perversamente sofisticato più di un gerarca nazista.

Le tre lettere che stamattina hanno la priorità nel mio merdoso cervellino sono W-O-W.
Altri lavori non li so fare.

Il programma “Word” mi sta dicendo che ho bisogno di inserire una tabella in questo scritto.
Cosa starà cercando di dirmi?

Perché?

Layout di stampa: MA IO NON VOGLIO STAMPARE.
Non voglio stamparmi come la principessa Diana.
Non voglio.

I miei vicini detestano l’arte troppo alta.
Me lo fanno sapere sbattendo contro il muro ogni volta che attacco la chitarra elettrica (volume a 0,2).

Ora, io non sono razzista ma penso che non amino l’arte perché sono slavi, e la musica forse gli ricorda il cazzoGoranBregovic del papà che ogni mattina, pomeriggio e sera erano violentemente costretti ad assaporare fino all’ultimo millimetro della gola, mentre la mamma li massacrava di frustate riprendendo con una videocamera da pochi soldi, per poi vendere lo snuff movie così da ricavarne soldi per un paio di panini che avrebbe permesso loro di continuare a vivere nello stesso modo a senso unico fino alla fine del regime giorni.

Per questo li perdono, concedendogli un sonoro feedback battendo anch’io contro al muro.
Chissà come la interpreteranno.

Nel palazzo ci siamo noi, gli slavi, un malato mentale e un pugno di falliti che fanno finta di essere un Assicurazione. Certe facce… non li invidia manco la punta del mio cazzo.

L’assicurazione produce rifiuti da manager (una bottiglia d’olio, una di latte, vari snack e succhi di frutta in tetrapak) che poi imbustano e lasciano in giro per le scale.

L’altro giorno ho trovato un cartello attaccato sul portone, “I gentili condomini sono pregati di gettare i rifiuti al di fuori dello stabilimento”.

C’è un'altra scuola di pensiero che pensa che, in realtà, sia il malato mentale a buttare i rifiuti all’interno dello stabile e, per non destare sospetto affigge cartelli al portone perché sa che per non essere incriminati si deve necessariamente nascondere il corpo del reato nel posto dove la polizia non cercherà mai, cioè sotto i loro occhi.

Abito con una persona che non gradisce quando bevo.
Sarà per lo show…
Penso che smetterò per farle piacere.

Esistono vini “da meditazione”.
Per me tutti i vini sono da meditazione; dipende come ne gestisci le conseguenze.
Tra paradiso e inferno il passo è breve nella tua testa.

Quando mi viene l’idea scema che il mondo esista e che le conseguenze di tutto ‘sto schifo ricadano direttamente su di me agisco proprio da cane.

Per questo penso che mi getterò all’interno dello stabilimento.

La mia morte sarà un atto sovversivo nei confronti della pace condominiale.

Verrò martirizzato e i leader mondiali avranno una scusa per ripristinare l’ordine dal caos e creare il tanto ambito Nuovo Ordine Mondiale.

Ma senza di me sul pianeta, il nuovo ordine farà cagare più del vecchio.
Sia per i leader che per gli schiavi.

Live or Exist. You have the key.
… of your ass…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vedo che hai cominciato ascrivere di lunedí: hai trovato un lavoro remunerato domenicale?
Sono stato in Italia 7 mesi.
Son tornato in Brasile da 3 settimane. Graças a Deus.
Abraço humano!
MaxDoBrasil.