lunedì 28 novembre 2011
ELLO' WORD, DIS IS MI
MA TI DICO LA VERITA’, GUARDARMI IN GIRO PER LA STANZA, E DARE AUTOMATICAMENTE PER SCONTATO CHE TUTTO IL RESTO DEI PRESENTI SIANO MENO CONSAPEVOLI DI ME, O CHE LA LORO VITA INTERIORE SIA IN QUALCHE MODO MENO RICCA, MENO COMPLICATA O PERCEPITA CON MENO INTENSITA’ DELLA MIA, MI RENDE UNO SCRITTORE MENO BRAVO. PERCHE’ SIGNIFICA CHE LA MIA SARA’ UN ESIBIZIONE PER UN PUBBLICO SENZA VOLTO, INVECE CHE IL TENTATIVO DI FARE CONVERSAZIONE CON UNA PERSONA.
Basta questa frase per estrarre dal portafogli, a Quor squartato 18,50€ e comprare le prove, la testimonianza, che per una bella manciata d’anni abbiamo calpestato il suolo terrestre contemporaneamente a una delle più grandi, belle, esorbitanti, amorevoli, geniali teste fluorescenti della storia conosciuta dell’umanità.
Il testo è la trascrizione di 5 giorni di interviste on the road fatte da David Lipsky (scrittore iper acculturato e intelligente, del quale non è stato tradotto ancora niente) al mitico DFW, durante la tournee in giro per l’America per promuovere quell’imprescindibile, monumentale capolavorone della narrativa (e non) che è “infinite jest”.
Viene fuori un auto ritratto… boh.
Come poterlo raccontare?
L’ho letto in 2 giorni… ci sarà un motivo, no?
Se leggi 400 e rotte pagine in 48 ore può essere per variii e piii motivi.
I miei sono: è un libro divertente, commovente, profondo, geniale, riflessivo e fottutamente semplice, caratteristica che alla maggior parte dell’opera wallassiana manca; non so se avete presente…
Dietro quella geniale bandana mi aspettavo una persona diversa.
Leggendo racconti, soprattutto saggi del vecchio DFW mi ero fatto un idea diversa, rispetto a come Egli si percepiva, come interagiva nel mondo dei mortali.
Ok, non la tiro alla lunga.
Fate in modo di leggerlo.
Fatevi un regalo, anche se non avete mai letto niente del compianto david.
Detto questo: perché volete mettermi a credere che un numero, moltiplicato per zero, dia come risultato zero?
Dal basso della mia ignoranza penso: se ho un numero (x) e lo moltiplico per 0, cioè per niente, MOLTIPLICO PER NULLA, cioè non lo moltiplico, il numero (X) dovrebbe rimanermi lì tra le mani, no?
Mettiamo: ho 1 cazzo.
Se non lo moltiplico mi rimane in mano un cazzo… solo che ho sbagliato paragone, non avere in mano un cazzo significa = 0, quindi avvaloro la teoria che un qualcosa, moltiplicato per zero dia come risultato zero.
…?
Ste cose mi tengono sveglio la notte (poi critico gli psicofarmaci).
Riprovo a spiegare.
Se possiedo qualcosa e lo lascio lì, rimane invariato, no?
Il punto è: cazzo me ne frega del punto?
Perché la nostra vita è una maratona verso l’auto complicazione reiterata di sé?
Perché l’ego è così stronzo?
Presumo: perché se inizi a scioglierlo a lui girano i coglioni… e ti tenta.
Ti tenta in mille modi diversi… o è quel che credi: sei tu che percepisci un “diverso” tranello, in realtà l’ego agisce con una sola modalità chiamata: TIENITI VIVO.
E sta parlando di sé, no di te.
Non è come il pupazzo di Chuck norris che ha due modalità, cioè “uccidi” e “distruggi”.
Non so se avete capito; se qualcuno ha capito me lo faccia capire; che faccia capire a uno che non ci ha capito un cazzo.
Ve ne sarei molto grato.
Sono passato da 900 lettori alla settimana 160.
Se non è incomprensione questa!
Sono assente da “quel” film collettivo sociale.
Come procede?
Che dice Berlusconi?
A che punto è la crisi?
Chi è che comanda adesso?
Non mi interessa, grazie.
… allora cazzo lo chiedi a fare?
Significa che in realtà ti interessa.
No, ma che, ma de che.
Scusatemi, sono tornato un attimo in me, c’era scritto sul foglietto, alla voce “effetti collaterali” che sta roba sarebbe successa, farsi domande e rispondersi nelle veci di un altro che non esiste.
Se succede anche a te che non prendi farmaci per curarti il cervello allora è grave.
Inutilmente criptico è il primo aggettivo che mi viene in mente.
Poi acqua.
Poi seitan.
Poi fanculo la salute.
Su questa trinità potrei costruirci una mia personale religione, da divulgare alle masse, così da lucrarci e controllarle.
Non dovrebbe essere così difficile; se c’è riuscito quello dei mormoni ci riesco anch’io.
http://www.youtube.com/watch?v=diYVEgDfOws
io e Camillo abbiamo dato vita a questo duo per celebrare la bellezza dei radical chic.
L’apice della genialità in questo idilliaco quadretto dell’universitario di provincia medio è il potere che ha di farti immaginare una fila, tipo al supermercato, di gente che aspetta il proprio turno per potersi fare una canna CON gimmorrison, sulla sua tomba a perlashès.
Perlashès = PER l’ascesso?
Di chi?
Chi ha l'ascesso.
E' la domanda sbagliata.
Perlashès = X l’ascesso.
Se lo moltiplico per zero...
No, ancora matematica personalizzata.
Altamente sconsigliato.
La settimana prossima vado a vedere Antonio Rezza a teatro.
Non vedo l’ora.
Per ora, vado a farmi una corsa, però prima voglio lasciarvi in compagnia delle preziose verità di un maestro illuminato a me carissimo: SALVATORE MARINO.
http://www.youtube.com/watch?v=5dlVbj8yr9A
… e la verità vi renderà liberi.
lunedì 21 novembre 2011
EYES WIDE VENICE
Accedere a word è impossibile, davvero un software del cazzo.
Non dovrei iniziare un post con un giudizio, tantomeno con la fottuta negazione all’inizio di questo periodo sintattico.
Villafranca, posto idelae per invecchiare, per rimanerci, in tutti i sensi.
Favorisce un certo tipo di meditazione motoria (si può fare camminando).
L’altro ieri siamo andati a Venzia.
Gran posto, soprattutto per pagare le cose.
25€ per il privilegio di posteggiare la macchina la dice lunga sul metro di giudizio applicabile ai tutt’altro che ridenti indigeni autoctoni della zona.
In compenso c’è.
L’acqua c’è, quanta cazzo ne vuoi.
La paghi, in vari modi.
Però c’è.
Venezia è una gran città perché ci sono tanti negozi.
Vuoi fare shopping all’aperto perché non hai voglia di rinchiuderti in un centro commerciale?
Tolto il fatto che il mondo è diventato uno stramegaiper centro commerciale all’aperto (per come lo percepiamo noi ottimisti), è davvero come diceva il compianto Bill Hicks: IL MONDO E’ IL TERZO CEN TRO COMMERCIALE DAL SOLE.
Atmosfera è mooolto suggestiva; se guardi ad altezza uomo vedi negozi, cinesi, vie e maschere. Poco poco alzi gli occhi – e te lo concendi – sei catapultato ad almeno 300 anni addddietro.
La bellezza fondamentale di Venezia risiede in una alzata di sguardo, la metafora del perché ci siamo incarnati ora, qui, in questo corpo/veicolo per vivere l’esperienza che chiamiamo “vita”.
All’inizio non puoi non rimanere affascinato et conquistato dalle centinaia di maschere che dolce prepotentemente invadono tutto il campo visivo (181° se non sbaglio).
La vera magia avviene quando non ci fai più caso perché ne hai i coglioni pieni.
Come tutte le cose, è bello per un po’, poi basta, echeccazzo.
Buttandola sulle psicopippe direi: quando non guardi più le maschere, o credi di non vederle più, esse iniziano ad agire sull’inconscio.
Cioè su te.
Siamo abili, semi consapevoli travestimenti.
Chiamiamola maschera, chiamiamolo ego, non cambia niente.
Perennemente mascherati (con gusto, e CHE gusto).
Giriamo, facciamo, diciamo, sperimentiamo, blabla blabla blabla.
L’esperienza è filtrata attraverso i buchi degli occhi, eppure pensiamo E’ COSI’!
A volte ce lo ricordiamo ma… anche il ricordo viene filtrato tra gli spazi di plastica.
Camminare per le strade di Venezia è un promemoria fisico, diretto, semi palese del senso della vita.
Quando credi di non vedere più maschere in realtà le stai guardando, solo che ti illudi di non volerle più guardare, perché le hai già viste, perché sono tutte uguali.
In realtà sono lì, ti guardano.
E le vedi.
Porca troia se le vedi
Ogni angolo, ogni anfratto, un promemoria simbolico diretto.
I simboli hanno il potere di parlare DIRETTAMENTE all’inconscio. L’inconscio è la modalità mentale che ha il sopravvento, sebbene crediamo che sia la mente conscia a fare tutto il lavoro.
Bella illusione nell’illusione.
Venezia è un continuo dialogo diretto con te stesso…
Ance se credi di non accorgertene.
Anche se credi che comprare, bere, guardare, camminare distolga l’attenzione da un fondamentale discorso.
Compra, cammina, osserva, illuditi di rimanere nel “conscio”.
L’inconscio prende il sopravvento, ha tutto il potere di vibrare a ruota libera e, anche se fai quel che fai, fidati che non sei mai sto più conscio di sognare di adesso, che cammini per ponti, nebbia, turisti, canali.
Le voci unite formano un gran boato.
Il boato è il metro di giudizio che hai di te stesso.
Confusionario?
Proprio ciò che pensi di te stesso.
Un ampio specchio.
A cielo aperto.
Tu sei quello.
Io sono quello.
E quando toglieremo il velo della “separazione” (io sono, tu sei, egli è, noi siamo, voi siete, essi sono) tutto apparirà com’è: il NON essere.
Venezia è pura illusione, come il resto.
Soltanto che è più facile percepirlo, tra un gondoliere, una bestemmia e un negozio di maschere.
Le maschere ti fissano e parlano.
“Guardami, non sono qui, sono una proiezione. Mi vedi sullo scaffale, sull’espositore… ma sono sul tuo viso. IO SONO TE”.
N.d.r. A Venezia ho bevuto ma non stavo sotto cartone, seppur è stato un trip.
Ora che mi sono giustificato, ricomincio quest’altro trip, mentre scrivo sul cesso di casa.
Tavoletta e coperchio abbassati.
… la curiosità di sprofondare mentre tiro l’acqua è tanta.
Per chi legge le mie intriganti cazzatelle, è palese che uno dei miei 409.853. film preferiti (li ho contati) è Eyes Wide Shut.
Immaginate quante volte rivedevo/rivivevo fotogrammi di quel film, un passo dopo l’altro.
Da buon essere socializzato, dotato di inconscio formato prevalentemente da film celluloidei era impossibile non avere davanti le massoniche, rituali scene di quel cazzo di pellicolone.
Io tu egli, noi voi essi, percepiti esterni, incorporei, artificiali, a guardare io tu egli, noi voi essi, dal basso di uno scaffale, dall’alto di un piedistallo.
Una metafora post moderna dell’ego: “io” che mi guardo attraverso me stesso percepito esterno, anche se lo so.
Anche se non so.
Anche se non c’è niente da sapere.
Anche se lo sai.
Anche se non te ne importa.
… ma anche no.
Venezia è la città esotica per eccellenza; il 90% degli asiatici presenti sul pianeta terra vive e lavora a Venezia.
O gestiscono un locale (subire PASSIVO) o vi lavorano (subire ATTIVO).
Il cliente assapora ciò più o meno consapevolmente.
A discrezione dell’usufruitore!
Per quel che significa.
… non significa niente?
La tua vita sì!
Guarda un po’ che presuntuosetti!!!
L’abbondante uso di punti esclamativi è dovuto al fatto che devo sempre, comunque giustificarmi.
Perché non ho le palle di ammettere che sopra al cesso si sta fottutamente bene, anche se non ho le braghe calate.
Sto facendo un uso sconsiderato dell’invenzione comunemente chiamata WC (in realtà, se voglio usare correttamente l’aggettivo “comunemente” dovrei parlare di “cesso” o al limite “luamàr” per rimanere nel circoscritto campo semantico veneto… dipende da quanto sia sporco l’ambiente; per chi non lo sapesse, “Luamàr” significa “Letamaio” in cirillico).
Il cirillico è la lingua di quale popolo?
So un sacco di paroloni nel senso che conosco pronuncia e ortografia ma, all’atto pratico non pratico.
Il buddismo fai da te lo lascio agli schiavi della soka gakkai.
DAMMIOOILRECCHION, DAMMIOOILRECCHION.
Ripetilo cento volte.
E vincerai il premio.
Chiamasi “iperventilazione”.
Un altro parolone che conosco senza saperlo.
Il gioiello della cultura appena pre internet.
La rosa purpurea del Cazzo.
Cammini, ti ritrovi in un vicolo e non puoi proseguire.
Perché c’è l’acqua.
E ci godi.
UAUU, SONO A VENEZIA: DOV’E’ CHE C’E’ IL VETRO?
Devo andare a Murano.
Mur-ano: un muro di culo.
Un muro nel culo.
E c’era tanto di chiesa con piramide con l’occhio che tutto vede.
Gli elementi fondamentali sono TERRA, FUOCO, ARIA, BANCOMAT.
Venezia rappresenta l’acqua, ciò di cui sei fatto al 70%.
Non so se la percentuale è giusta, la scienza ufficiale sostiene che siamo fatti al 70% di acqua.
Venezia è lo specchio nello specchio e il tuo corpo riconosce l’abbondanza di questo elemento riproposto “esternamente”.
Metteteci che era freddo, avevo le mani ghiacciate, sono entrato in un bar, poi in un altro, ero a Venezia ed ero composto al 70% di Vodka, Ceres e Kilkenny (astutamente ne ho ordinata una in due ma l’ho bevuta quasi tutta una in uno).
Non abbiamo nemmeno pagato le patatine al pomodoro, così imparano ad avere cento gusti di patatine tutti alla carne, tipo pollo e limone.
Io sono vegetariano; se mangio la carne Ehret mi si incula.
Sai che dolori?!
No, no, no, non si fa.
E non devi lasciarti fare.
È la sacra legge mistica del culo.
Il nocciolo del discorso è ANDATE A VENEZIA.
Vi consiglio di prendere il treno perché i parcheggi costano come l’affitto mensile di un appartamento al centro di suddetta città.
Suggestioni, simboli, dialoghi diretti col sé, masturbazioni dell’ego a go go.
Venezia è questo e altro.
Un tuffo nel passato che non esiste.
Ad un certo punto ho persino avuto la presunzione di escogitare l’artificioso stratagemma del convincermi di percepire un Deja vu secondo il quale la camminata che stavo facendo l’avevo già fatta circa 300 anni prima, nello stesso posto, sulla stessa strada dove stavo camminando quando ho avuto l’impudente bisogno di escogitare l’artificioso stratagemma grazie al quale mi sono convinto di percepire il Deja Vu, un termine che conosco anche se non so un cazzo di francese.
… perché, i francesi sanno qualcosa del francese?
Presunzione.
Come fai a sapere qualcosa riguardo qualcosa che non c’è?
Non c’è nessun liffuori.
Non c’è nessun io, tu egli noi voi essi.
Non c’è nessun LORO.
Il “c’è” c’è perché ci siamo auto educati affinché esista, così da poterlo percepire e…
No.
Basta dare perle ai porci.
Questo giro mi illumino.
Giuro.
Non posso tornare un'altra volta su questo cazzo di pianeta, mi sono anche rotto i coglioni.
Basta.
Mi aiutate?
Se volete che Andrea si illumini questo giro, telefonate al numero in sovrimpressione o mandate un sms al numero 5432/5435343464.
Vota e vinci.
In palio prendo quello che ha preso quell’altro.
… ci sono ricascato.
lunedì 14 novembre 2011
DISILLOGICITA'
Penso che ora ci vorrebbe un bel nuovo ordine mondiale.
Ci servono un po’ di nuove, belle regole, che dite?
Come si fa ad essere liberi senza regole?
Appunto!!!
Danzando sull’orlo della follia la folla si disperde in sabbiosi cumuli di nulla, per lasciare il passaggio libero al niente, amico di zero, cugino di -100.
… se si riesce a trovare senso nella pop art si può tutto.Inizierei con “c’è il sole” ma, oltre che sarebbe banale (quando mai non c’è il sole? È che a volte pensi di non vederlo), sarebbe un inizio a cazzo per (vedi la parentesi prima, non questa).
C’è il sole, è una bella giornata però vedo un sacco di nebbia nera.
Non abito vicino a un inceneritore.
Sono io che mi sto bruciando.
Sono io che sto andando in cenere.
Auto combustione spontanea.
E ragionata.
Morire come gli stregoni compagni di merende di Castaneda - anche se lui, per uscire da questo gioco con stile ha scelto la “carta tumore” - potrebbe essere una buona soluzione, solo che sarebbe impegnativa, richiederebbe molta concentrazione e io non amo far’ fatica.
Non muoio perché non mi applico.
Oggi si muore per gioco, come in Iraq.
Ti piace l’uomo sulla Honda biondo da strasmettere, la la la?
I Baustelle fanno male.
Ma fanno anche bene.
Forse no, l’ultimo disco decisamente no.
Aspettiamo il prossimo.
Dai, ce la potete fare.
Nirvana è il paradiso dell’India o un gruppo di Seattle?
Certe domande tengono svegli milioni di persone, per questo si suona il clacson, si impreca, si da la colpa allo stronzo davanti che non si da una cazzo di mossa (considerando che il clacson è stato suonato in estrema contemporaneità col cambio di led luminoso).
E i led sono lucine colorate o il prefisso degli Zeppelin?
Sapevo che il dirigibile non c’entrava.
Come quel saggio a cui chiesero di scrivere un saggio sulla saggezza e lui, in quanto saggio, rispose cordialmente di andarsene a fare in culo.
E sotto la finestra un “dio stracàn che t’ha stracagà” riecheggia chiaro come cristalli d’acqua gettati in faccia a (inserite Voi a piacere, io non ne ho voglia).
Mi avevano detto che presto Gesù sarebbe tornato.
Sono qui con l’orologio in mano.
Aspetto.
Mi sa che è una sòla anche stavolta.
Posso consigliarvi un gioco.
Nell’oscurità della cameretta premetevi il cuscino contro gli occhi, cercate delle forme negli spazi del nero.
Identificatele.
A me è capitato di vedere il capo dei Transformers.
Era proprio lui.
Poi un occhio massonico.
Poi un Cristo (non è del tutto mancato all’appuntamento).
Poi un ragno.
Infine il simbolo di Batman.
A cosa serve questo gioco?
A me è servito a capire che devo darci un taglio con la cultura del mondo.
Chi è senza peccato può acquistarne uno chiamando il numero in sovrimpressione.
Si vendono anche di seconda mano.
… come se ci fossero “nuovi” modi per sentirsi in colpa senza motivi.
Come trovare l’ispirazione?
Inspirando.
È possibilissimo.
Tempo fa ebbi un intuizione.
Però non seppi che farmene.
E la scaricai nel cesso.
Bye Bye.
L’apatia è la caratteristica predominante degli abitanti di Sim City.
Questo quando giocavo io ed ero il sindaco.
Forse è per quello che non mi hanno rieletto.
La simpatia non è la caratteristica predominante dei personaggi di “The Sims”.
Apatia e simpatia coabitano nei Simpsons.
Office segna errore “adenosintrifosforico” perché non conosce il termine, eppure conosce i Simpson.
Anche office dovrebbe discostarsi dalla cultura del mondo
Gli nuoce gravemente alla ram.
Penso che la “rom”, anziché una donna zingara sia l’ego del Pc.
La ram è più uno svago per il computer, tipo la bottiglia per me.
Ubriacati di ram, anagrammalo, poi tuffatici.
I giochi di parole sono la risorsa di chi ha sofferto da piccolo.
E che ancora soffre.
Ciò non vuol dire che non sia cresciuto.
Tutti prima o poi ingrassano.
Se la nebbia ha gl’irti colli, quante irte teste avrà?
I capelli, saranno anch’essi irti?
Quando il Costanzo Show era più serio, riuscivo a trovare risposte a simili domande, ora invece devo accontentarmi di Zelig.
Se woody allen sapesse…
Quand’ero piccolo tutti mi scherzavano per le dimensioni del mio pene, ed io stavo bene;
già sapevo leggere l’invidia di non essere asessuati; sai quante responsabilità in meno?!
Quandocazzovai?
Qua, ndo cazzo vai?!
Q, an do cazzo vai?
Apprendo ora che la lettera Q in realtà è un occhio con una sbavatura di rimmel.
Che narcisista.
Che Qualità triste.
A volte ho come la sensazione di non sentire.
Se però mi rendo conto di avere una sensazione, vuol dire che mi sto mentendo, perché non dovrei avere nessun “sentire”, e comunque, fosse vero, non dovrei sentirlo, no?
Ditemi che ho ragione.
SENSAZIONE = SENZA AZIONE; praticamente tutto l’attuale cinema italiano che tra l’altro non genera nello spettatore nessuna sensazione, a parte la noia.
Siamo l’unica nazione che ancora produce film muti.
Sarà perché la presenza (e relativa influenza) del vaticano è talmente forte che la nostra impellente necessità di essere sempre e comunque tradizionalisti perpetuamente trionfi sull’amore per le belle cose?
Per uccidere il cinema italiano non dobbiamo fare altro che smettere di scaricarlo.
Se scarichi da internet film italiani non stai commettendo l’atto della pirateria, stai solo dando valore a merda che non ne ha.
Smettendo di scaricare film italiani li privi del loro potere distruttivo e li fai sparire da questa dimensione.
Se non li calcoli cessano di esistere; così uccisero Freddy Kruger.
Solo che lui continuava a tornare.
Perché continuavano a chiamarlo.
Se smetti di credere in qualcosa, questa svanisce.
Facciamo vedere a Moretti di che pasta siamo fatti.
Lui ci ha imposto “la stanza del figlio”?
Noi gli imponiamo “la casa dell’anonimato”.
I miei attori preferiti sono Robert Delirio, Al Bacino e Leonardo Di Ocapra, anch’essi italo americani come i semi omonimi (da non confondere con gli iponimi, tantomeno con gli iperonimi).
L’omonimia è un'altra malattia dell’anima.
Mi pare riguardi la mancanza di globuli stanchi.
E di globuli fossi.
Bruce Lipton scriverà libri in bustina?
Oggi c’è il sole al contrario.
È un sole leso.
Qual’è la capitale di Marx?
Marx non era un mare con un incognita nel finale.
Marx non era un marziano eppure adorava mangiare il semi omonimo snack.
Ed è crepato male, dopo aver scritto un librone pieno di intriganti cazzatelle.
Se un albero cade nella foresta e nei paraggi non c’è nessuno, significa che a nessuno frega un cazzo degli alberi moribondi?
Invece di rompere le palle per le strade, che gli ambientalisti vadano a prendersi cura degli alberi caduti.
Se vi può interessare, quella è la solitudine.
Poveri alberi, andate a fargli compagnia, gli animali da pelliccia se la cavano bene anche senza di voi.
E poi, con tutta la crisi economica che c’è al giorno d’oggi, per un animale con un bel pelo, fare la pelliccia è un ottimo lavoro, stabile, sicuro.
Persino con contratto a tempo indeterminato.
Farei una pelliccia col visone di Giuliano Ferrara.
Borghezio, che più invecchia più sembra Peter Griffin lo ha già punito la natura.
L’analfabetismo è una corrente culturale che si ripropone in ogni epoca.
Eppure a scuola non si studia.
Chissà perché… sarà che per studiare bisogna saper leggere?
Fate come i greci, non tramandate oralmente solo baci e pompini.
Infondo, cos’è un pompino se non una pomiciata con la parte intima di qualcuno che ti ha pagato?
Il sesso ci lascia di sasso.
Così, molti di quelli che nella vita precedente sono stati stronzi si reincarnano in monoliti.
Penso che questo giro mi illuminerò e non farò più torno su questa terra di merda.
Casomai non fosse, vorrei reincarnarmi in un cyborg… solo che penso che farei tanti di quei danni da reincarnarmi il prossimo giro in un unghia incarnita.
Oggi la logica mi è nemica.
Quando penso al passato mi viene in mente un barattolo di pomodoro.
Io Odio la Pasta.
Levo la P, ci metto la B.
Se siete dislessici so di avervi messo in crisi.
Se non lo siete presto lo diventerete.
La dislessia è contagiosa come l’HIV, si contrae quando vi scopano il cervello senza preservativo cerebrale.
Praticamente succede tutti i giorni.
Siete stati contagiati.
Siete infetti.
Untori che non siete altro.
lunedì 7 novembre 2011
TE NE VAI SI O NO? ECHECCAZZO!
TU SI CHE TE LO PUOI PERMETTERE
LA DOMANDA E' UN ALTRA: E' PEGGIO CREDERE AL BIG BANG O CREDERE NEL PRODOTTO?
CREDERE "NEL" ; UNA CREDENZA CHE DIVORA DALL'INTERNO, APPUNTO.
TI PREGO, NON ORA.
NE ORA NE MAI.
BASTA.
D’accordo, lo ammetto.
Ho una fottutissima paura delle persone.
Ma è così divertente.
Senza paura il mondo sarebbe più palloso che il mondo senza nutella (cioè un mondo di gente magra senza brufoli).
Suonano alla porta, vado a vedere chi è poggiando i piedi come un ninja per non fare rumore. Guardo dallo spioncino.
Giacca, cravatta, muso di pietra.
Prova a tirare fuori uno smagliante sorriso da “siamo amici dalla vita precedente, perché non acquistare il mio sensazionale prodotto”?
FAN-TA-STI-CO.
Già, penso proprio che aprirò.
Ma anche no.
No .
No.
Ecco, no.
Non è il caso.
Sei sicuro d’aver bisogno di comprare?
Ti occorre ciò che vendono?
UN BRAVO VENDITORE DEVE CREDERE NEL PRODOTTO.
Se mi sto educando a smettere di credere in me stesso, dal momento in cui non esisto, posso credere a un aggeggio o a un idea semi solida?!
Pazzesco, quante pippe escogiti l’ego per tenersi vivo e vibrante come un diapason senza ritorno.
Stiamo compiendo il famoso “balzo quantico” di cui parlava Osho.
Checcazzo è un balzo quantico?
Soprattutto chiccazzo era Osho.
Boh, io non lo so.
So di non sapere.
… dunque qualcosa lo so.
Non è così malaccio come pensavo.
All right.
Steve vai diceva che nel “futuro” il ruolo della chitarra sarà ancora importantissimo, sebbene nutra dei dubbi sull’utilità dei virtuosi.
Una grande prova di sé, per sé, darsi una simile zappata sui coglioni.
Tranquillo Steve, i virtuosi avranno un ruolo chiave in questa nuova fase evolutiva, soltanto che non saranno come te li immagini.
Perché uso il futuro semplice?
È semplice sì, ma il futuro è ora.
Prendiamo Erik Mongrain o il più Jukeboxiano alieno disumano Ewan Dobson.
Sono orchestre ambulanti.
Gli basta una chitarra per riproporre un intera orchestra, arrivando dove neanche il pianoforte (mio strumento preferito) è riuscito ad ammorbare.
I virtuosi, i Guitar Hero non sono più corridori della 6 corde, bensì orchestre a dieci dita e due palmi di mano.
… i palmi sono la batteria!
Sentir suonare gente simile è… indescrivibile.
Prendiamo un Michael Angelo Batio.
60000 note al secondo e gli ci avanza pure il tempo per un caffè.
Guardarlo può affascinare, far fare due risate.
Però è inascoltabile.
Bllblblblblblblblblblbllbbllblblblblblblblbl: una “b” e una “l”.
Due lettere come i coglioni che ti si gonfiano ad ascoltare ‘sto barboncino italo americano per più di venti secondi.
Quei chitarristi si ascoltano con gli occhi.
Ewan, Eric, Andy McKee e compagnia chitarristicante sono perfetti per un viaggio in auto, come sottofondo quando vi accoppiate tra il primo e il secondo tempo della partita di pallone.
Vanno sempre bene.
Perciò comprate i loro cd.
Sì, faccio il rappresentate per la loro casa discografica, soltanto che il mio sorriso è autentico, mica come a quello là fuori alla porta che aspetta, suona, va in un'altra casa, ripassa, risuona, poi va altrove, poi porca troia ritorna ancora e ancora.
EEEEEVAAAAAAAASHTAAAAAAAAA!
NON TI APRO.
NON TI A-PRO.
Si può essere così insistenti?
Sì.
È un lavoro anche quello.
Loro credono nel prodotto.
Me li figuro di notte, prima di andare a dormire, mentre rivolgono una preghiera al prodotto.
In economia il “prodotto” è un insieme di attributi tangibili e intangibili volti a procurare beneficio a un utilizzatore.
Ma se io utilizzatore sto bene, perché devo aumentare il mio bene?
Guarda che è così che si ingrassa!
E poi “utilizzatore” ; mi piace vedermi come un essere umano, non un “cittadino”, tantomeno un “utilizzatore”.
Il bello dell’economia è questo: disumanizzare, rendere numero e statistica ogni cosa.
E pensare che ci siamo inventati che l’economia è una “scienza”.
Pensate che c’è gente la studia tutta la vita… per proteggere il sistema.
Economiaproblemicrisieconomicaboomdeficitpil?
Comincia con togliere il “costo” del denaro e relativi interessi, poi vedi se avremo ancora bisogno di infilarci nella testa tutte quelle puttanate progettate dai signorotti con la cravatta nera per difendere i LORO interessi.
Mi sto lamentando.
Il problema è dentro.
Il problema non è liffuori.
Forse sì.
Sì.
Il problema è liffuori.
Suona il campanello.
Non è un virtuoso. Non suona la chitarra ne il pianoforte.
Magari ha una laurea in economia ma sa suonare solo il campanello.
Devo fare come Patrizia, installare un bottone che permetta di staccare il campanello.
Anzi, scollegare direttamente i fili.
HAI BISOGNO DI ME?
TI SERVO?
BUSSA.
Cazzo, bussate.
Niente dlin dlon.
Magari un cartello: “I GENTILI UTILIZZATORI DEL MIO SPAZIO VITALE SONO PREGATI DI NON AVVALERSI DELL’INAPPOSITO CAMPANELLO”.
Troppo lungo come cartello, la porta è piccola, la gente non ha voglia di leggere.
Come posso fare?
La carta “appellarsi a divinità per chiedere aiuto” la scarto, perché dovrei chiedere aiuto a me stesso, essendo io un dio distaccato dalle convenzionali diocesi ruba soldi lava cervelli.
Un dio ha il potere di staccare la testa a un miscredente, figuriamoci staccare il campanello.
Intanto suona.
Rivedo le mie personalissime convinzioni sulla terapeuticità della musica e sulla mia divinità.
Forse si, forse no.
La verità non sta mai nel mezzo, per quello ha freddo.
Utilizzare Vivation, riappropriarmi di tutto il potere energetico in me sarebbe una buona alternativa, peccato che non riesca a concentrarmi nel bel mezzo di simili concerti.
CONCERTO IN “SI MINORE” PER IDIOTA E CAMPANELLO.
Dirige l’orchestra il Maestro Ego.
Date fiato alle trombe, che riecheggino gli ottavini.
I fiati vanno bene tutti.
I campanelli… dio.
Sto ossessionandomi.
Mi sto ossessionando.
Sono ossesso.
È ufficiale.
Quando arriva la depressione post sbornia è difficile porsi in un ottica ottimista.
Be’, io potrei se…
Ho paura.
Sto dando la colpa a.
La colpa squilla.
Ora anche il telefono.
Ma porcodio.
Lunedì, giorno di luna.
Sapevo che non era giornata.
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