domenica 12 settembre 2010

SAGGIO SU E PER CRISTINA D'AVENA E DI COME HA INFLUITO SULL'ANDAMENTO GENERALIZZATO DEI PREZZI


SI VEDE CHE ERA FELICE; LA FOTO CHE HA FATTO CON SARA ERA FORZATA, PAPPAPPERO. MADO' CHE BELLA SENSAZIONE. OGGI AVRETE BEN 10 PAGINE PIENE DI APPUNTI E SENSAZIONI SU QUESTA MAGICA PERSONA.




AAAAAA, L'APPAGAMENTO SOLARE IN UNA DELLE MIE POCHE VISITE AL MARE.




NIKE, REEBOK, GAP ECC.
LE FANNO TUTTE QUI.
MI VIENE DA RIDERE AL CAZZO QUANDO SENTO: - NO, NON COMPRO DAI CINESI.
MA SE LE SCARPE E I VESTITI DI MARCA PROVENGONO TUTTI DALLA CINA!!! HAHAHAH, COMPRATE NON SOLO ROBA "CINESE" MA PERMETTETE CHE VENGANO SFRUTTATI SEMPRE PIU' PER COLPA DELLE VOSTRE INSICUREZZE DEL CAZZO.
PRENDETE PSICOFARMACI PER GONFIARVI L'AUTO STIMA: E' MEGLIO, PER VOI E PER LORO






IN QUESTO DISCO SI NASCONDE IL DIAVOLO. DA NOTARE COME LA VECCHIA SIA FELICE DI ESSERE ANTROPOFAGA E DI ACCOMPAGNARE LE TAGLIATELLE (PERO' SPAGHETTI) CON CARNE UMANA.
DA EVITARE.





In pochi apprezzano la musica strumentale, penso sia colpa della paura generata dal terrore della solitudine, la sensazione di un ambiente non protetto, dove tutto può cambiare da un istante all'altro ribaltando concetti, forme, rendendo tutto estraneo, e l'estraneità è un altro concetto nemico di noi uomini del secolo nuovo, abituati ad avere attorno sempre stimoli umani o artificiali, comunque, aborrendo il silenzio, lo stare con sé stessi, lo stato di quiete, il confronto faccia a faccia con la nostra altra metà hydiana di memoria stevensoniana, anzi, parlando di/nella cultura moderna dell'immagine, oserei dire di memoria turneriana, anzi, visto che quel film è vecchio, muto, quindi spaventevole per i più, concludo il lungo periodo sintattico osando sulla “memoria Fearsiana” (dài, ha fatto quello con Julia Roberts intitolato “Mary Reilly” che, sinceramente, mi ha rotto lodevolmente i coglioni un quarto di cifra più di quello muto in quanto, si sa, Julia è bella da vedere ma miserrima da ascoltare, se l'avete visto in lingua originale coi sub ita o in ita senza sub per non udenti, loro i veri fortunati in questo oftalmico, cinematografico caso).

Hai uno schema mentale che volontario involontariamente segui sempre e comunque.

In quello schema non sono ammesse stramberie.
“Stramberie” è molto generico come termine; per ognuno c'è una linea di valori ecc. quindi tutti abbiamo i nostri “limiti”, tare mentali, in senso positivo o negativo... anche questo soggettivo.

... era giusto per spiegarMI, a me stesso medesimo, perché nessuno viene ai nostri concerti.

Personalmente non vado in giro per concerti, manco in giro per funghi.
Le cause sono molteplici ma le principali sono il fattore economico, il fattore pigrizia, l'X factor d'Annunziano, dove l'incognita viene subito sostituita da complesso d'inferiorità preveggente volto al futuro ipotetico presagito nel passato recente.

“Preveggente volto al...” significa “cazzo, su quel palco potevo starci io se mi decidevo a baciare i culi giusti”. Evidentemente, il sapore di merda che ho in bocca me lo sono conquistato baciando culi di piacere e, si sa, i culi “da” lavoro sono tutt'altro che dolci come il miele d'ape biologica.

L'ape biologica mangia macrobiotico, va al bagno solo una volta al giorno, apparentemente si presenta come un individuo ape rilassato. Passa tutta la giornata di fronte alla sua lampada di sale ornata con un acchiappasogni indiano, attendendo l'ora di nutrirsi e masticare adeguatamente, tutto molto molto autoreferenziale, egoistico, giorno dopo giorno.

Non vado in giro per concerti, non vado in giro per funghi, in compenso domenica scorsa sono andato in un centro commerciale (in questo senso posso dire che “trasversalmente” sono andato a funghi, in un luogo dove disponevano di molti di essi) per assistere al mirabile concerto di Cristina D'avena.

Inizialmente non c'era molta gente.
I presenti erano tutt'al più consumatori medi, intenzionati a passare una giornata socialmente accettabile tra i comfort classico borghesi offerti da uno stabilimento di grandi dimensioni adibito alla vendita di sognanti false illusioni mercificate.

Strano, strano almeno per me, convinto che qualsiasi evento, fatto, cosa o persona venga offerta/si offra gratuitamente è sempre meta di tutta l'attenzione pubblica paesana, regionale, nazionale e, perché no, mondiale.

Con internet si possono organizzare eventi virtuali alla portata di tutti tutti, tranne per i bambini indonesiani impegnati a cucire le pregiate mercanzie esposte sugli scaffali dei negozi che ora stavo guardando disgustato con un Bitter Campari e gin, che sconsiglio ai non NON intenditori, serrato nella mano destra, sezione anatomica con la quale mi masturbo, sebbene sia un non destroide mancino.

Vacci a capire qualcosa di turbe mentali.

Non vado in giro per concerti, non vado in giro per funghi, non vado in giro per centri commerciali, sopratutto di domenica ma domenica scorsa, a pranzo, ho mangiato funghi, il giorno prima sono andato a un concerto e l'oggi di quel giorno c'era Cristina D'avena, gratis, al centro commerciale.

Sia ben chiaro: non è che uno andava lì, c'era Cristina d'avena legata ad un palo unto di grasso animale e tu potevi abusare di lei così perché ti andava, e non c'era di meglio da fare (molti sono stimolati più dallo shopping che dalla copula, oltretutto se si parla di copula con celebrità generazionali).

Come le ho detto a fine concerto (non vi guasto la festa, faccio una piccola parentesi nella parentesi) Cristina è una “Cazzo di icona”, fattole sapere mentre l'abbracciavo e mi avvicinavo pericolosamente a una parte cruciale dell'apparato che costituisce la sua fonte di reddito da più di trent'anni (la bocca) per assaporare centinaia di sigle di cartoni animati e, perché no, ciò che aveva mangiato a pranzo, se non era una di quelle che si lava i denti dopo ogni pasto... a parte che hanno scoperto Daygum protex, a base di aspartame e fluoro che ti rende i denti e il cervello più bianchi e puliti quindi, un problema in meno.
Addio spazzolino.

I molteplici vantaggi di vivere in un mondo iper semplificato.

La melodiosa voce di Cristina ha accompagnato milioni di persone ogni giorno (o quasi) della propria miserrima vita.
Il suo modo di interpretare testi demenzial infantili è a dir poco sublime. L'ho sempre accostata a una principessa però senza perversioni sessuali oltre il limite di bollo e priva di stampo massonico (almeno pensavo; poi vedrete) dato dai creatori di mostri di casa Disney.


Crisitna d'Avena è una principessa della Walt Disney che puoi toccare.

Tutto ciò che può essere toccato può anche essere corrotto.

Non fatevi strane idee. Ciò che pensavo di fare alla fine non l'ho fatto, anche perché era circondata di nerborute guardie del corpo terrone ben palestrate e ancor più ben addestrate alla rissa senza presa di prigionieri.

Anche in Francia, grazie alla sigla “Princesse Sarah”, i mangia pane bagnato (si mettono la baguette sotto le ascelle anche d'estate, quando fa caldo e si suda di bbrutto, poi lo mangiano) sono rimasti incantati dalle doti vocali di quel gioiello in miniatura.

A Cristina gli vogliono bene tutti, anche i suoi fan over quaranta pericolosi.
Di loro parlerò dopo.
O forse no. Leggessero il mio blog potrebbero anche impegnare tutta la vita per scovarmi, farmi rimangiare ogni parola scritta, e cazzo se è difficile, mangiarsi 60 e rotti K di documento odt, contando che K non si riferisce a un tipo di cereali mangia cellulite drena grassi per casalinghe frustrate bramose di dimagrire senza muovere il culo.

Mangi e non ingrassi dormi e dimagrisci è più utopico del comunismo.

Mentre aspettavamo l'inizio delle danze stavamo bevendo, io e Sara, e discutendo della paura.

Penso che la paura non sia altro che una “momentanea rottura del respiro”.
Quando all'improvviso succede qualcosa che ci fa balzare in gola il cuore, accelerato all'inverosimile, e proviamo questo atavico, onnipresente sentimento, non avviene altro che un'interruzione del respiro, il quale potremmo definire “respiro regolare”.

Lo stomaco si chiude, il canale d'areazione dell'organismo (apparato respiratorio) per muore per un istante, si spegne, come un computer che cessa di sparar cazzate a causa di un notevole sbalzo di tensione.

Sara mangiava le pizzette col salame.

“Sara” senza l'H, non è la principessa cantata dalla d'Avena (non i fiocchi, non i cereali special K; la miniaturizzata principessa NON Disney).

È persino arrivato Enzo con Giada a carico.

Dopo averci ragguagliati sulla nostra “situazione sociale” (“L'aperitivo al centro commerciale: vi siete perfettamente integrati con la società!”) sono andati anche loro a comprare, controsensando con quanto appena sentenziato.

Io non mangiavo le pizzette col salame.

Mangiare affettati mi fa pensare alla prima comunione, l'unica volta in cui, controvoglia, ho fagocitato un'ostia.

Il mio organismo non è fatto per assumere la carne degli dèi.
E nemmeno il sangue; prendere l'epatite di dio non è una mia ambizione.

Dopo questa digressione blasfema, torno li con la mente, quindi anche col corpo, e sto parlando di paura, di come il condizionamento operato dai controllori, nei confronti delle masse, venga via via più intensificato, al punto che ci controlliamo tra di noi e che controlliamo i nostri simili, per paura di quello spiegato nelle prime righe (schema personale, non personalizzato, radicato nella base della psiche, che tende a farci desiderare l'omologazione di cose e persone in un gigante punto nero anonimo di uguaglianza piatta).

Ora il sottofondo era occupato dalle ciarliere urla dei bambini viziati e dalle sigle delle nostre esistenze passate.

I controllori del Centro avevano piazzato un cd di Cristina per farci scaldare a dovere, indirizzandoci all'acquisto compulsivo di beni di consumo di basso valore spirituale (lampade di sale, giardinetti zen rastrello di legno muniti del negozio simil' new age in fondo a destra affianco alla pizzeria industriale sudicia a parte).

Quando il sottofondo diventa un sopra fondo (sempre di fondo, toccato e raschiato, si sta parlando) s'ode un applauso sentito, concitato, incitante, esploso in un sarabandoso crescendo quasi cerimoniale di solenne ilarità.

Cristina è salita sul palco.

Io vado nel supermercato a comprare la birra.

Non è più facile come una volta, quando volevi dare un pizzico di sapore in più alla vita e ti bastava inserire nel lettore cd un album delle Spice Girls.

Ora ci vuole il bere.

C'è Bere e bere ma questo l'ho già analizzato in un altro saggio quindi, se ti interessa sviscerare la differenza tra le due tipologie di bevuta, te lo spedisco (il saggio) previo retribuzione economica (nulla si fa per niente, ciccio).

Mi basta il vostro indirizzo mail e l'accredito sul mio Banco Posta.

Nel frattempo sono andato al bagno.
A fare la cosa più lunga, sempre liquida ma non giallo paglierino (quando vado a fare le analisi i dottori usano questa terminologia; vent'anni d'università e usano un linguaggio composto da “termini tecnici” elementari; secondo me se li inventano).

Non ho chiuso la porta.
In breve, ho diffuso un aroma diverso dall'arbre magique comune per tutto l'appartamento.
Mamma si è arrabbiata, “chiudila quella cazzo di porta” ha detto.

Ho replicato, usando un discorso che spesso lei tira fuori, “Siamo una famiglia, bisogna condividere le esperienze”.

Non l'ha bevuta.

Io stavo per bere, invece.
Ho comprato una confezione da 3 di Golden Fire.
Il nome è pretenzioso, non all'altezza delle aspettative.
Sarà che bere birre doppio malto a temperatura ambiente d'ambiente centro commerciale (aria condizionata non ben' giostrata) non è il massimo, anzi, meno del minimo.

Rasentante il suolo.

Sara s'era appostata di fronte alla piramide espositiva del negozio di cellulari.

Cristina ci stava dando dentro, sulle basi, non in playback.

Ho avuto un brivido, di natura NON sessuale, costatando che la sua voce, in passato diffusa dall'etere, nell'etere, per l'utero dell'etere, non era sofisticata da ingegneri del suono tipo Alan Parson.

Dal vivo usignoleggia come nei dischi. È la sua vera voce, al naturale.

Cristina d'Avena possiede la voce millantata dalle casse degli schermi televisivi.

Mi preme (sul fianco destro; mi sa che è il fegato) aprire una piccola parentesi sugli schermi televisivi.

Non molto distante da dov'era ubicato il palco, diciamo un centinaio di metri più in là, c'è un punto vendita Mediaworld.
Tempo fa mi è capitato d'entrarci (ho fatto capitare di entrarci), scoprire con orrore una delle più grandi truffe perpetrate al genere umano odierno.

Gli schermi ultra tecnologici a definizione Messner (“altissima definizione” per i profani di spot televisivi d'acqua liscia) sono una colossale presa per il culo.

Stavano compiaciutamente trasmettendo quell'ignobile cagata pazzesca di “X-men2”, che mi costrinsero ad andarlo a vedere al cinema e, dopo dodici ore di film subite mentalmente mi accorsi non solo ch'era passata appena mezz'ora ma che, tramite un opuscoletto informativo, mi aspettavano altre due ore laddentro perché sì, quello schifo dura due ore e mezza.

X-men2: un film zeppo di effetti speciali.

Un “film effetto speciale” perché, a parte effetti speciali, c'era sì la fica ma non c'era storia.

Be', schermo ad ultra iper alta definizione (cadere giù da un'altezza simile significa disintegrarsi al suolo) ... trasmetteva LA REALTA' COSI' COME ORA LA STIAMO PERCEPENDO GRAZIE AL NOSTRO USURATO NERVO OTTICO.

Fissavo lo schermo, vedevo quello stronzo del capitano di Star Trek (il “film” è un'orgia personaggi “presi in prestito da”) e sembrava di guardare attraverso una finestra dal vetro sottilissimo lo stronzissimo Patrick Stewart.
Non era “nello” schermo.
Era dietro.
Era lì, reale.

Spendi due, tremila euro per vedere delle persone in carne e ossa nel tuo soggiorno.

Invece di spendere tremila euro... andare in giro e vedere persone reali “reali” no?

Ci so' rimasto malissimo; in passato spacciavano realtà fittizie, ora vendono realtà reale codificando, strutturando, dando vita a un nuovo tipo di realtà liquida.

Il “più reale del reale”.

Già prima era un'illusione, la realtà.
D'ora in poi non ci sarà più realtà oggettiva, ognuno farà il cazzo che vorrà.

Ma non saremo liberi.

Questo mai.

O O O Occhi di gatto, la folla cantava, si dondolava ipnoticamente come se in cima al palco ci fosse la regina Cleopatra e noi, servi schiavi costruttori di piramidi non alieni eravamo al suo cospetto per onorarla e di virtuali baci saturarla.

Una breve pausa pranzo ha inframezzato la scrittura di questo saggio reportage.

In tv c'era un giovane che faceva domande sulla carta d'identità elettronica al nostro re premier cavaliere imprenditore.

Il surrogato di essere umano (non il nostro amato presidente) aveva una maglietta verde moccio con su stampato: “Io sono il comandante della mia vita”.

Secondo me l'unica cosa di cui può essere comandante il tizio è la nave che trasporta sua madre e le altre troie delle sorelle dall'Italia alla Thailandia, dove ci si può liberamente prostituire senza scontrarsi con le forze dell'ordine, anche se qui da noi non è poi così difficile, dar via la figa per soldi.
Anzi, è il migliore dei curriculum.

Detto questo...

SONO LE TAGLIATELLE DI NONNA PINA, originariamente non la cantava Cristina. È recente.
Non tanto per uno sconfinamento di repertorio; sono rimasto turbato dal testo di questa canzone che oserei definire dannosa per la mente dei bambini.
È farcita di un nascosto, intricato piano di programmazione neurolinguistica di stampo dittatoriale.


Analizziamo il testo.

LA SVEGLIA STA SUONANDO MA FATELA TACERE, PERCHE' DI ANDARE A SCUOLA PROPRIO VOGLIA NON NE HO. ALZARSI COSI' PRESTO NON E' POI COSI' SALUTARE. RAGAZZI PRIMA O POI MI AMMALERO'.

Subito, sin dall'inizio, balza di fronte agli occhi quella che secondo me è un'anomalia esistenziale.

La sveglia.

Teoricamente, data la pulizia fisica e mentale, i bambini dovrebbero essere vispi, attivi, bramosi di nuove esperienze, di PRIME esperienze.
Non in quel senso che pensate voi.
Maliziosi.
Ah, se l'ho pensato io allora merda per me.

Un bambino che ha bisogno della sveglia è un bambino che non sta molto bene.
L'orologio biologico dovrebbe funzionargli bene di suo, invece i genitori lo abituano sin dalla tenera età all'automazione, alla dipendenza tutt'altro che epistolare dalla tecnologia, dalle macchine che presto sostituiranno la nostra utilità. Verremo rimpiazzati dalle macchine grazie a canzoncine del cazzo apparentemente innocue come questa.
Plausibilmente, il bambino non ha voglia di andare a scuola per non venire indottrinato a dovere, così da diventare un vuoto contenitore semovibile, membro produttivo di un'ingannevole malata società degenerata.

Quanto all'errata idea che alzarsi presto faccia male alla salute, me la prenderei coi genitori, dipendenti da alcool e psicofarmaci, troppo strafatti per gustarsi il canto del gallo e la magia delle prime ore diurne.

INVECE OLTRE LA SCUOLA CENTO COSE DEVO FAR, INGLESE, PALLAVVOLO, PERSINO LATIN DANCE, E A FINE SETTIMANA NON NE POSSO PROPRIO PIU'. MI SERVE UNA RICARICA PER TIRARMI SU. MA UN SISTEMA RAPIDO, INFALLIBILE, GENIALE, FORTUNATAMENTE IO CE L'HO. SE ME LO CHIEDETE PER FAVORE, IO VE LO SVELERO'.

Il piccolo malcapitato protagonista è stato sommerso da mille impegni sin dalla più tenera età, inglobato, divorato dal sistema, impossibilitato a viversi sobriamente una vita felice, quella gioiosa, caratteristica, spensierata vita riservata ad ogni essere umano del mondo occidentale.

Nei paesi asiatici non hanno questo privilegio. Solitamente ai bimbi indonesiani babbo natale porta scarpe Nike... e gliele fa cucire.

L'infante viene obbligato a studiare una di quelle che una volta venivano definite “lingue straniere” come l'inglese, il che non è male, visto che quando sarà ormai cresciuto vivrà in uno stato fascista globale dove si parlerà quell'unica fredda lingua, appena appena buona per le canzoni.

Prepararli al peggio sin da subito è utile, sono d'accordo, ma se ci schiaffiamo la negligenza dei genitori allora è un'altra storia.

Quando mandi tuo figlio “a pallavolo” vuol dire che te lo vuoi sciampare dalle palle per farti i fatti tuoi indisturbatamente.
Che l'hai fatto a fare un figlio?
Per moda?
Per sentito dire?

Vergogna, genitori degenerati!

Addirittura, dopo essersi imbottito il cervello di lingua inglese e aver saltato come un coglione per un'ora e mezza, prendendo a schiaffi una palla, viene obbligato a ballare come un effeminato in una balera di dubbio gusto dove l'insegnante fuorviante e triviale gli incasina l'identità sessuale facendolo ballare balli semi statici degni della solita casalinga frustrata di mezza età che, per conoscere nuova gente e stare lontana dal cassetto delle medicine (che i genitori del bambino sono drogati, a 'sto punto della canzone, ormai è appurato) è costretta a frequentare, sculettando e sculettando.

All'autostima del bambino non fa bene per niente.

Ora arriva una parte molto drammatica. Una storia che abbiamo sentito telegiornale dopo telegiornale.

Quando arriva il fine settimana, quella porzione di tempo adibita a stragi del sabato sera, droga, prostituzione, il bambino è stremato, non ha più neanche la forza per chiedere pietà.

Il bambino va alla ricerca di “una ricarica per tirarsi su”.
Dove andrà a trovarla?
Al parco, in mezzo agli altri tossici?
“Un sistema rapido, infallibile, geniale” che stimola la creatività di gente come pittori o scultori concettuali newyorchesi lui ce l'ha.

Può significare solo una cosa: nel cassettino magico dei genitori... il bambino ha sgamato un flacone di popper.

Il nitrito di amile è una sostanza dannosa che, tra i suoi effetti, vanta un notevole allargamento dei muscoli anali.
Se al bambino si allarga il culo, il doppio dovrà stare attento durante le ore di latin dance, in quanto i sudamericani sono notoriamente sessualmente ambigui, tendenti all'incesto, alla pedofilia.

La strofa si conclude col totale avveramento dei desideri dei suoi genitori, cioè la corruzione del giovane mostro.
Egli sa come lenire i suoi mali e, previo compenso (economico o psicotropo) svelerà ai suoi compagnucci come riprendersi dalle tragiche imposte attività quotidiane obbligatorie.

MA SI', MA DAI, MA DICCELO ANCHE A NOI.
I bambini che non sono stati obbligati ad assumere Ritalin stanno fremendo, non vedono l'ora di sapere come fare a rilassarsi, ignari dei danni neurologici, delle conseguenti azioni sconsiderate delle quali un giorno sicuramente si pentiranno che probabilmente commetteranno dopo aver assunto...

SONO LE TAGLIATELLE DI NONNA PINA.
Lo slogan, escogitato dagli esperti cervelloni addetti alla malsana campagna di intensive branding, operanti per le multinazionali produttrici della famigerata pasta emiliana, è un chiaro incitamento all'abuso di carboidrati.

I carboidrati hanno una funzione energetica, d'accordo.
Viste le molteplici attività alle quali i bambini vengono giornalmente sottoposti, non è poi così malaccio, ma da un piatto di tagliatelle assunto oralmente, ad un piatto di tagliatelle sparato per via endovenosa il passo è breve, la televisione non fa altro che ragguagliarci su storie simili.
ALLARME TAGLIATELLE KILLER/ROCKSTAR TROVATA IN BAGNO SOFFOCATA DA UNA CINTA DI TAGLIATELLE/CASALINGA MORTA DI OVERDOSE DA TAGLIATELLE ecc.

UN PIENO DI ENERGIA, EFFETTO VITAMINA.
I bimbi strafatti di popper e zuccheri, eccitati oltre il limite pediatrico consentito, iniziano a scovare immaginari, inesistenti benefici insiti nel dannoso pappone a base di ragù (come vedremo nella strofa successiva).
Quanto all'energia donata dall'iper calorico piatto nulla da ridire ma sono contrario al concetto di “effetto vitamina”.
È risaputo che la pastasciutta, a parte grassi e carboidrati, non ha nessuna proprietà.

Vi siete mai curati il raffreddore con un piatto di spaghetti?
E allora, cosa cazzo avete da controbattere?!

MANGIATE CALDE COL RAGU'.
Ecco, appunto: incitamento all'uso di carni animali.

TI FANNO IL PIENO PER SEI GIORNI E ANCHE PIU' WO WO WO WO
Ormai le piccole vittime, rovinate nel profondo, sono affette da “sindrome del cammello” animale che si abbevera una volta la settimana.
Un cammello può lavorare una settimana senza bere.
L'uomo può fare il contrario, bere una settimana senza lavorare, come ho ampiamente dimostrato più volte in passato, sorpatutto quest'anno, precisamente il mese di agosto (tutto).
Ignari, i compianti infanti non sanno che gli esseri umani non sono come i cammelli, per quanto riguarda i bisogni acquatici dell'organismo, anche se Arnold Ehret ha dimostrato che il digiuno è la cosa più salutare che esista.
Turbati, convinti di potersi abbottare di pasta e non mangiare per giorni interi vivono i loro impegni lobotomizzatamente.
Il finto gioviale “WO” è chiaramente un messaggio subliminale per inculcargli nel cervello l'abbinamento/associazione, di connotazione positiva, il binomio TAGLIATELLE RAGU BUONE/ N-WO (nuovo ordine mondiale).

Oscura propaganda degli Illuminati anche nelle canzoni per bambini.
Orrore.

PERCHE' LE TAGLIATELLE DI NONNA PINA SONO MEGLIO DI OGNI MEDICINA.
Qui si sono tagliati le palle da soli.
Il mercato dei medicinali crollerà drasticamente, visto che, a 'sto punto, avremo farmacie a base di pasta.
Ve li immaginate: Preservativi rigatoni.
Ravioli di pillola del giorno dopo.
Agnolotti prozac.
Pinzoccheri Valium.
Aspirina n°3.
Tachipirina °5

SENSAZIONALI A PRANZO A CENA E CREDI A ME SONO BUONE ANCHE AL MATTINO, AL POSTO DEL CAFFE.
Vi ci vedete a bervi una tazza di tagliatelle macchiate?
Se non altro risparmierete gli ottanta centesimi del cornetto e non vi intossicherete del burro che quasi interamente costituisce questo dannoso alimento abitudinario di ogni italiano medio.
Ma i bambini certe cose non le sanno, perciò eccoteli incasinati, portati dallo psichiatra per imbottirsi di medicine (anzi, di tagliatelle).

Ora c'è un cambio di tono e di ubicazione geografica. Assisteremo a bambini che lavorano e contemporaneamente frequentano corsi di kung fu.
Nella società globale in cui il piccolo cantore della song è imprigionato, avviene un passaggio di testimone. Lo prende un asiatico dedito a 14 ore di lavoro giornaliere.

LA SITUAZIONE E' GRAVE E I MIEI AMICI SONO MOLTO STRESSATI PER IL TROPPO LAVORAR. IL TEMPO PIENO A SCUOLA NON VOGLIAMO FAR. MI HANNO ANCHE ISCRITTO A QUESTO CORSO DI KUNG-FU, SFRUTTANDO L'ORA DI BUCA TRA CHITARRA E CICLO CROSS. E' VERAMENTE TROPPO, NON CE LA FACCIO PIU'.

Il “fu” bambino, ormai anziano e cianotico, carico di mille pesanti impegni, ha ora assunto le sembianze, l'aspetto di un settantenne che non desidera altro che il trapasso definitivo.
Nel tunnel della droga, dell'esaurimento nervoso, ci è sprofondato come un macigno nelle sabbie mobili, portando con se gli amichetti, diventati dipendenti di tagliatelle e derivati.
I genitori, ormai completamente pentitisi d'aver fatto un figlio che gli porta via un sacco di tempo e denaro tra cure di vario genere e esperienze che lo tengano lontano da casa loro, dove si danno ai piaceri della carne e della droga, per toglierselo ulteriormente dalle palle, nonostante la scuola se lo tiene il giorno intero (e i bambini avevano esplicitamente manifestato il proprio dissenso verso il “tempo pieno” a scuola) lo hanno iscritto a un corso di kung fu, arte marziale tanto antica quanto dura, che sottopone il praticante a ingenti, massicce dosi di pressione psicofisica, per non parlare delle punizioni corporali inflitte dal sigung e dal sifu alle piccole vittime.
Il tutto nell'ora di buca tra il corso di chitarra, strumento inutile (oggi il chitarrista non scopa più come una volta, in spiaggia) e l'ora di ciclo cross.

... che cazzo è il ciclo cross?

Non esiste.
Il vecchio, in totale stato catatonico rasentante lo stato vegetativo delle persone rimaste in coma oltre quaranta giorni, viene lasciato in una stanza, da solo al buio, credendo di svolgere una fantomatica attività con quel nome fittizio.
Se la sono inventata i genitori, costretti a fare due lavori, a prostituirsi, per tirare su i soldi per pagare i corsi frequentati dal figlio, cioè:

INGLESE
PALLAVVOLO
LATIN DANCE
KUNG FU
CHITARRA
“CICLOCROSS”

Sei corsi, dico sei corsi dopo otto ore di scuola.
Poi quando un bambino da fuori di matto danno la colpa ai cartoni animati violenti.
... manco a vedere snuff movies ci si riduce in quel modo.

FINE DELL'ANALISI.

Ero lì, sentivo Cristina cantare questo testo macabro, ultra complesso e non riuscivo a respirare. Il mio idolo s'era messo a fare musica di propaganda per gli Illuminati, inneggiando al lavoro minorile, allo sfruttamento dei bambini del terzo mondo, all'obesità pre adolescenziale.

Mi è preso malissimo, così sono andato fuori a bere altra birra.
Non è come le tagliatelle ma si ottiene un gran giovamento alla salute in egual misura.

Commentavamo l'abbigliamento dei sudditi del commercio con foga ma senza veleno.
Dialogando con Sara su questa scrofa e quell'altro montato palestrato convinto di niente ho avuto una rivelazione.

Non sono maschilista.
Parlo male delle donne perché mi sono reso conto che, nel bene o nel male, a meno che non siano schiave mentali di sette tipo Fides vita o religioni iper restrittive, tutte quante commettono le stesse porcate.
Si bagnano.
Si Masturbano e masturbano.
Ciucciano.
Ingoiano.
Incitano il partner usando un linguaggio da camionista ridottosi tale in quanto licenziato dal porto (persino gli altri marinai erano disgustati dal suo essere grezzo).

Le donne fanno tutto questo, come d'altronde noi maschietti, perché è bello, da piacere.

MA QUANDO TOCCHI IL PACCO A UN MASCHIO O GLI FAI PROPOSTE OSCENE NON STA LI' A TIRARSELA SUL RISPETTO, SUL TATTO, SULL'EDUCAZIONE.
Ce lo tiriamo fuori e il resto e storia.

Le femmine sono ipocrite.
Ciucciano, ingoiano ma non ne vogliono parlare.
Guai a parlarne.
Iporcite.

Senza preliminari siamo uomini morti.

Torniamo dentro che i pokemon hanno lasciato il posto ai bobobobs e a Kiss me Licia (ribattezzata “kiss this licia” per rimanere nel campo semantico delle atrocità post cartoni animati dell'infanzia).

La folla in delirio.
I bambini a cui era rimasto un briciolo di energia dopo il tempo pieno a scuola, la chitarra, il ciclo cross ecc. facevano body surf, inneggiati da un animatore che, salito sul palco come un profugo malato si è messo a dare i numeri letteralmente, improvvisando una soporifera tombola con beceri premi tipo giocattoli (made in Taiwan) e buoni sconto da spendere all'interno del reame commerciale.

Salto le altre canzoni.

Finito il concerto ero bello sbronzo.
Guardavo Cristina con amore, come se non fosse un inneggiatrice al satanismo, al lavoro ad orario continuato sette giorni su sette.
Era bellissima, nel suo vestito lungo da gitana misteriosa.

Quando leggevamo le fiabe per bambini (forse l'ho raccontata) Sara aveva un vestito simile.
Sara è scura quindi l'equivoco è facile.
Un bambino le ha tirato la gonna e le ha chiesto: “Signora, signora: ma tu sei povera?”.

Bambini razzisti

Sara aveva una valigia piena di 45 giri da farsi autografare e, in fila, aspettava il suo turno per un incontro ravvicinato con la madrina onoraria d'ognuno di noi.

Rimanendo in tema di illuminati, Cristina d'Avena è quella che nell'ambito delle messe nere viene chiamata “Dea Madre”, cioè maestro di cerimonia.

L'alcool mi era salito, mi stava possedendo alla grande. Pensavo a Cristina sopra di me che mi frustava, facendomi notare quant'ero stato cattivo.
E mi sculacciava scudisciandomi con un battipanni borchiato.
Non faceva caldo ma stavo sudando.

Ho avuto un flash.
Stavo per importunare la Cristina sbagliata.
Volevo renderla partecipe delle mie fantasie ma c'è stato un equivoco di persona. Siccome di fronte a me c'era un nerd di 50 anni che, con la scusa del “è per mio figlio” si stava facendo autografare pure la carta d'identità, non mi sono accorto che stavo attaccando bottone con una che, mi sa, era la sorella di Cristina.
Era identica.
Stesso volto angelico, stesso labbro benevolo da tagliatella (se ci pensi, Cristina cantava le tagliatelle di nonna Pina; Cristina è bolognese come suddetta pietanza ma, bisogna vedere se sua nonna effettivamente risponda al nome di Giuseppina, il cui diminutivo è appunto “Pina).

Ma non era lei.

Quando sono riuscito ad avvicinare l'inavvicinabile canta storie di vita ho sentito qualcosa, di natura NON volgare.
Erano ricordi frammentati, confusi, misti ad amore.
Percepivo le sue vibrazioni.
Nei suoi occhi leggevo un forte cinismo e un essere stufa di tutto.

Per chi non lo sapesse, uno dei più grandi dispiacerei di Cristina è stata una carriera “riuscita a metà”.
In più interviste dichiarò che non voleva essere solo ricordata per le sue doti canore, bensì anche per quelle recitative (di fatto le stavo per proporre un filmino amatoriale).

In quegli occhi ho visto un cinismo pungente, quel cinismo nichilista di cui vado pazzo e subito m'innamoro, oltre Palahniuk e le sue menate simil' nuove (l'ultimo suo libro, uscito in Italia da poco, è scritto come fosse una sceneggiatura; eddài, rassegnati, ormai hai dato tutto, hai finito le frecce alla tua 44 magnum).

Gli occhi sono lo specchio dell'anima; la sua era usurata dalle grida dei bambini.
L'incubo ad occhi aperti di un operatore didattico.
Ci siamo fissati nelle pupille.
Mi ha sorriso.
Ho sorriso.

Ci siamo capiti.

L'ho abbracciata per fare la foto.
Mi è venuto spontaneo: “Mamma mia, che cazzo di icona”. Cristina ha capito che non ero il solito fan che spasima per un contatto con la divinità. Avevo qualcosa da dirle. Avevo molto. Le ho detto che avrei scritto un saggio su quella giornata piena di rivelazioni e considerazioni avvenute anche grazie alla sua presenza. Volevo chiederle se mi concedeva un'intervista ma ho pensato a vivere l'attimo, piuttosto che proiettarmi in un momento futuro X per fare questo e quell'altro.
Scattata la foto stavo per andarmene ma lei voleva parlare.
“Perché non venite a Roma a sentirmi coi Gem Boy”.
Mi sono girato.
Non ci potevo credere.
Dopo tutto quel casino, mille autografi, duemila foto, non era ancora stufa abbastanza del prossimo, vogliosa di dialogo.
“Be', immagino che lì sarà diverso, migliore, cioè, con le casse amplificatori meglio, si sente meglio”. Farfugliavo come un dislessico alle prese con uno scioglilingua greco tipo quello di Demetrio Stratos
http://www.youtube.com/watch?v=LKCoK-njfg4

Ero incantato.
Cristina trasmetteva energia positiva a propulsione, nonostante sia fermamente convinto di quanto affermato sopra (cinismo nichilista misantropo).

Una frase di Jim Morrison riassume la mia persona a pennello.
SONO UN ESSERE UMANO INTELLIGENTE E SENSIBILE CON L'ANIMO DI UN CLOWN, PRONTO A SVACCARE TUTTO NEL MOMENTO MENO INOPPORTUNO.

Le ho detto: “Cristina, ti prego, sgarrami le vene con il tuo autografo”.

Lì è successa una cosa che mi ricorderò per sempre, a meno che non faccia uno di quei brutti incidenti che fanno perdere la memoria e ti fanno scordare tutto, persino come si piscia senza sporcare l'asse (come se ora sia in grado di non spisciarlo; il segreto è alzare la tavoletta ma, sì sa, sono comodo e, per citare Clerks: “Sono uno pronto a cagarsi nelle braghe piuttosto che capovolgermi la vita per cagare comodamente).

Mi ha dato uno schiaffo amichevole sul braccio, dicendo: “Quanto sei scemo”.

Non c'è bisogno di spiegazione.
In quel gesto c'era l'essenza dell'universo.
Dategli il significato che volete. Il mio non ve lo dico.
Ma vi assicuro che c'è.
Non di quella natura sadomaso scato pornografica che pensate.

... come al solito mi metto nella vostra testa e pretendo di sapere quel che pensate... ma, che ci volete fare, è il prezzo da pagare per essere dei geni eccellenti.

CONCLUSIONE:

Cristina d'Avena è un'icona (“cazzo d'icona” per auto citarmi) della cultura popolare italiana d'impatto unico, inaccostabile ad eventuali termini di paragone (se esistono). Non ha solo riempito stadi, venduto milioni di dischi, migliaia di libri e videocassette di natura non pornografica e inneggiato allo sfruttamento minorile. Per decenni è stata la colonna sonora delle nostre vite monocromatiche. Associamo la sua voce a migliaia di ricordi, odori, sapori d'un tempo perduto che sfortunatamente mai più tornerà. È una pietra miliare, un punto in comune che tutti noi abbiamo, un qualcosa che ci avvicina sempre di più, me con te, te con me, e l'io io io diventa un grande, positivo NOI, invece di allontanarci come tutte succede con tutte le altre attività (kung fu, latin dance ecc.) portando un pizzico d'amore in una società basata sulla diversità, sulla diseguaglianza, sull'odio, sull'incomprensione, sull'ingiustizia.
Sulla tossicodipendenza pre natale.

Lo so, può sembrare un manifesto gay per celebrare una delle più grandi icone gay del nostro tempo.
Ma penso di essermi innamorato di Cristina.
Come milioni di altri.

Grazie Cristina, grazie dello schiaffo.

... sperando in una futura, ipotetica dose massiccia di frustate.

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