lunedì 29 luglio 2013

S69

Altre due settimane lontano da voi!

'sti ultimi tempi mi sta pesando pesantemente il culo.
Sarà il caldo, sarà che sto perdendo ogni speranza, sarà che quel cazzo di romanzo che sto scrivendo ogni giorno fa in modo (lui) di ciucciarmi via la vita (a me; mica il contrario), così faccio in modo di passare meno tempo possibile alla tastiera del portatile per passarlo sul quaderno con la penna a far vivere quella famiglia di disadattati che è la FAMIGLIA MALENZI.

Da che mi iscrivetti al corso di scrittura creativa inizietti a scrivere con la penna (a mano).
Un metodo antico, efficace; hai molto più tempo per pensare alle cazzate che dirai, così da ordinarle, imbellettarle e tutte le altre azioni che finiscono in “arle” (sodomizzarle, smostrarle, castrarle ecc. [perché non sono obbligato a scriverle tutte tutte, anche perché non le conosco, non ho tutta questa grande biblioteca intellettiva a disposizione]).

Ieri ho passato la giornata sul Monte Baldo.
Mi sono scottato. Ho le spalle fluorescenti.
Brillo al buio.
Andassi a Chernobil guarirebbe.

Meditare a quelle altezze è diverso da come funziona qui, Km e Km sotto simili altezze (stiamo parlando di .tot. Metri [non li so/non ho voglia di andare a controllare; se ti interessa, cercatelo, ok?]).

In più ho rotto il vetro posteriore della '600; stavo effettuando un parcheggio millimetrico semi impossibile, in discesa. Dietro avevo un gippone con un'ampia, voluminosa ruota di scorta sporgente che, a contatto col retro vetroso della mia automobilina, l'ha frantumato in migliaia (letteralmente) di fruscianti pezzettini azzurro lente a contatto.

Per fortuna il gippone non si è fatto niente; quando subisco/provoco un incidente posso essermi reciso la carotide, danneggiato irreversibilmente il cervello - e visto come sto non potrebbe che migliorare le mie condizioni – la prima cosa che faccio è controllare i “danni all'altro”, perché piuttosto che avere a che fare con l'ennesimo testa di cazzo che vuole farmi scontare il fatto che lui è infelice perché ha una vita infelice, passare tempo a bestemmiare con quelli dell'assicurazione, preferirei veramente morire.

A cosa è servita quest'esperienza?
Cos'ho imparato?
Che il “vetro di dietro” è denominato “Lunotto posteriore”.

Sapete perché si chiama Lunotto posteriore?
Posteriore perché – metaforicamente – è il culo dell'auto, Lunotto perché diobbestia ti costa come un ipotetico biglietto dello space Shuttle per andare sull'omonimo satellite.

Ma non mi lamento; non credo più nella sfiga; sono stato io un coglione. Volevo fare il pilota di gran classe (manco ci fosse stato un pubblico di fronte al quale – visto il mio rinomato egocentrismo – dovevo fare la mia solita signora porca figura).

Per il 10 agosto devo scrivere 3 recensioni di film (max 1500 battute) per la rivista “PaginaUno”.
Che cazzo gli scrivo?
Ho visto tanti, tanti film, molti dei quali degni di nota (e molti dei quali degni di merda, vedi l'ennesimo remake de “La notte dei morti viventi” che partiva da dio e poi diventava la solita commedia per cerebrolesi spasticati).

Che je scrivo?
Voi, tra “127 ore”, “Cella 211”, “Tua sorella a 69” quale scegliereste?
Tua sorella a 69” è un film un po' fortino, anche perché non esiste, ma potremmo inventarcelo.

L'incipit?
Vai!!!

Il vero protagonista della pellicola – intitolata “Tua sorella a 69” - è il fratello della suddetta sorella nella numerica posizione sessuale, anche se non compare quasi mai (se non come voce narrante OFF) per commentare le vicende di sua sorella, la quale per la maggior parte del tempo è sullo schermo, nuda, nella posizione di cui finora abbiamo abbondantemente disquisito.

Questo fratello della Sorella a 69 (d'ora in poi “S69” – che sembra il numero d'archivio di uno dei film in vhs custoditi nelle vecchie, belle che andante videoteche reali [dove la “S” stava per “Storico” e “69” indica l'ubicazione della videocassetta sullo scaffale del cassettaio, non facendo riferimento a nessuna sorella, perché le vhs sono gemelle, simili, semi imparentate ma non tutte uguali, anche se a prima vista lo sembravano]) è un tipo taciturno, solitario, coriaceo, emaciato, mezzo storpio, con un moncherino al posto della mano destra (forse per questo che è taciturno, coriaceo, emaciato, sopratutto solitario; chi frequenterebbe qualcuno così, a parte sua S69?) che passa tutto il tempo al bar a bere e a pensare a – vi lascio indovinare chi.

Per i primi venti minuti lo vediamo bere, bere, bere per dimenticare gli episodi d'infanzia; da buono sfigato vive immerso nel passato.

Ricorda quella volta che spiegò a sua sorella cosa fosse un “69” (lei lo aveva sentito dire in televisione da Emilio Fede (che sicuramente intendeva qualcos'altro, visto che il telesparacazzatista con la faccia e il cervello liftingati non l'ha mai fatto, neanche con sua sorella) e con la scusa di “farle vedere come”, passò un pomeriggio con la lingua incastrata nei più oscuri antri di sua sorella e il pisello in uno dei più caldi antri che fino ad allora avesse mai conosciuto – anch'esso facente parte di sua sorella, che quella volta, per lei, fu la prima (del 69, non dello “scopare” in generale; ciò era accaduto già due estati prima col nonno; una famiglia molto unita, no?).

Poi ricorda di quella volta che insieme a sua sorella andarono in una fabbrica abbandonata per giocare al “dottore della mutua” (con Alberto Sordi che li riprendeva con l'I-phone per poi postare il filmato su youtube) e lui (il fratello, non Alberto) le disse: - Ci hai mai fatto caso che, quando ti trovi a grandi altezze, o su di un ponte stretto, sospeso nel nulla, se alzi la testa volgendo gli occhi al cielo, ti vengono le vertigini come se fossi sulla punta di un precipizio senza fondo, senza... - e prima che potesse finir la frase sua sorella gli tappò la bocca tappandosi la sua (bocca della sorella) con l'arcigno attributo di suo fratello, mentre Alberto* si toccava.

*Lo so, non sta bene scherzare con i morti ma, talvolta, i morti hanno più senso dell'umorismo degli pseudo vivi – dico “pseudo” perché molti di noi sono morti e non lo sanno; quando Gesù disse “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” intendeva proprio “lasciate che i cadaveri cerebrali rimangano insieme agli altri lobotomizzati, mentre voi con un po' di sale in zucca venite con me a farvi 'na biretta alla “Taverna di Melchisedek”, che oggi c'è l'happy hour, in più se state con me è già tutto pagato, o al limite prendo una decina di litri d'acqua e li permuto come facetti coi Fish&Tost l'altra volta.

Ricorda di quella volta (sembra mi chi sto approfittando de “I Griffin”, no?), ricorda quella volta che insieme a (vi lascio immaginare anche stavolta chi) era andato al luna park che si stabiliva nel loro paesino di provincia per tutta l'estate e incontrarono i personaggi sia de “Il popolo dell'autunno” di Ray Bradbury che quelli di “Joyland” di Stephen King e lei chiese a suo fratello: - Cosa sono, titoli di romanzi? - , e lui le illustrò la risposta mostrandole il pistolino nella casa stregata dove lei continuava ad abbracciarlo strillando: - Ho paura, tienimi stretta - , e lui, mentre la palpeggiava le chiedeva “Dove” , e poi ci fu il black out come nella celeberrima scena di “Ed Wood”, del miserabile Tim Burton (il film è bello perché, per fortuna, non lo scrisse lui) e rimasero mezz'ora intrappolati nel tunnel dell'orrore di fronte alla lama della falce di una strega meccanica che poi si rivelò un attrice, come lo erano tutti gli altri “fantocci” presenti nella casa stregata, e ne venne fuori una grande ammucchiata horror, perché erano gli anni 80 ma il luna park si dava il caso fosse il più innovativo sulla faccia della terra, supremo pioniere d'avanguardia postmoderna nel campo d'innovazione di giostre e cazzi vari a mettere persone reali nei panni di finti mostri meccanici raffiguranti celebri mostri cinematografici, e tra un pompino a Jason Voories (interpretato da un obeso cinquantenne che viveva con la madre novantenne, incestuoso gerontofilo [openoffice non conosce il termine “Gerontofilo”, ne tanto meno il suo stesso nome, “Open Office” che però, scritto così non mi da errore, il che vuol dire che forse lo stronzo sono io] e un paio di servizietti anali a Freddy Kruger (interpretato da un vero ustionato, fan del film al punto da essersi volontariamente sfigurato il volto dandosi fuoco con la benzina per lo Zippo, modellato le cicatrici aggiungendovi sopra candeggina, costruito un guanto con lame di coltelli, divenuto doverosamente pedofilo, paradossalmente amante dell'hot jazz stile Louis “Satchmo” Armstrong [per gli amici fascisti “Luigi Braccio Forte”]), insieme a Michael Myers (interpretato da un macrocefalo di Boston amante di John Ford e delle bende da pirata sull'occhio destro, come fanno i Pastafariani – anche se lui apparteneva a una disciolta comunità hamish), scoprì il piacere di essere donna a 11 anni.

Poi ricorda di quella volta che l'estate successiva tornarono al luna park e lui era ansioso di tornare nel tunnel delle streghe e lei le disse che non aveva voglia perché:
  1. aveva mangiato tanto a cena, era piena, non l'entrava nello stomaco più niente (ed era una scusa perché l'estate precedente, in quella casa, aveva ingoiato una quantità di sperma tale che ne vomitò per i 6 giorni successivi.
  2. Era “stanca di fare certe cose” solo con debosciati, parenti e mostri (categorie, tra le altre cose, intercambiabili)
  3. Da quando zio Guglielmo era andato a trovarli nella baita in montagna, sei mesi prima, aveva il culo che chiedeva pietà in cantonese antico.
  4. Oltre ai liquidi e solidi [più liquidi che solidi], non le andava giù che ci si approfittasse dei dodicenni
  5. il quinto punto non le veniva; fu l'unica cosa che quel giorno non “venne”, perché alla fine il fratello la convinse a fare un giretto nella casa delle streghe.

Poi ricorda quella volta che non mi viene, come oggi non verrò.

Allora, questi erano i primi venti minuti; un lungometraggio dura (mi pare) dai 60 min. in su

Dopo 20 minuti così densi e pregni (de sjbòra) che metterci?
Niente, perché tra un ora devo andare a ritirare la macchina da DOCTOR GLASS, il tizio che mi rimetterà il LUNOTTO POSTERIORE della seicento, e poi andrò da Notorius a rimettere in sesto l'acustica, e poi farò il Krya yoga e poi andrò avanti col romanzo.

Bella, oh, ci si becca su FB!!!

vi do un consiglio: cancellatevi da FB.
Invece di fare i fighi guardando “fight club”, “Matrix”, “V for Vendetta” e film simili, sognando di distruggere il sistema col potere dei libri di David Icke, mandate a fanculo quei fascisti di facebook e i loro sponsor.

Vi immaginate che mondo sarebbe senza facebook?
Vi basta ricordare com'era il mondo 7-10 anni fa.
Ve lo ricordate?
Appunto.
Non lo ricordate perché è in atto la corsa alla Singolarità Tecnologica e la vostra memoria storica non supera l'ora di pranzo.
Perciò andate affanculo o mandate affanculo FB.

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