lunedì 9 gennaio 2012
... SERVE TITOLARE? SERVONO I TITOLARI? ... serve? DIPENDE CHI SERVIAMO, E SE SERVIAMO A COSA SERVIAMO?SERVIRE "COSE" NON E' IL MASSIMO DELLA VITA
Decisamente sì.
http://www.youtube.com/watch?v=4eDzjbf6-4Y
Avevo mangiato ottimi cavolini di Bruxelles coi peperoni, insieme a melanzane condite con olio, noce moscata, paprika dolce, curry.
Fuori c’erano 2°.
Le strade strillavano silenzio.
Sdraiato sul divano fasciato di pile tiravo somme dagli esiti inaspettati.
Reduce da un auto trattamento energetico per riallineare i punti di percezione, passavo al setaccio con lucidità gli ultimi 120 giorni della mia vita.
Cazzo, neanche quattro mesi fa ho mollato tutto (in realtà gli elementi che mi tenevano ancorato al pianeta in cui vivevo m’avevano abbandonato già da un bel pezzo… e io avevo abbandonato loro), sono salito sul treno per Verona e mi ci sono stabilito.
Mesi deliranti, bui e lucenti.
Dolorose gioie, meditazioni, passeggiate nella natura, nella natura di cemento, sbornie, concerti acustici su di un tappeto a spirale.
Non avevo ancora concretamente visualizzato in che condizione mi sono messo.
Un po’ come quando fai una serie di cose senza essere presente, poi ti fermi a riprendere fiato, pensi: “Quanta cazzo di roba ho combinato?’’.
Elementi desiderati dalla mia mente proiettati fuori, resi reali.
Ridere, la più grande medicina per l’essere umano.
Se ridi corpo e mente si fondono senza giudizi, perplessità, e sei illuminato.
Totalmente nel presente, qui, ora.
Un maestro.
Ricordo il cartone di Dick Dasterdly, più precisamente ricordo il suo equipaggio.
C’era Muttley, aviatore cane sghignazzante – ridevi perché rideva - , Zilly, balbuziente col berretto da coglione e l’omino grassoccio che balbettava più ferocemente.
Un capolavoro.
Il piccione che dovevano catturare era un pretestino ino per creare situazioni paradossali, inutili (come la vita vissuta come la viviamo).
Lo scopo era ridere.
Esiste persino il fottuto Yoga della risata – e, permettetemi il gioco di significati, non scherzo.
Bisogna ridere.
Ridere.
Ridere.
Scorre come diarrea sul fondale del cesso, passa come un automobilista stronzo, ciò che noi umani identifichiamo come “tempo”, più ci sembra che ridere sia difficile.
Una cazzata.
Abbiamo scordato come si ride.
Per ridere intendo il distacco dal tutto, non il sarcasmo scemo propinatoci dai film “cinici e grotteschi” con cui ci rifocilliamo per crederci intellettuali, migliori e per stare al passo… coi tempi.
Da 9 giorni non bevo alcool.
NON C’E’ UNO STRACAZZO DA RIDERE.
Compresa una triste verità.
La mia medicina, il mio mentore, il mio maestro, la mia compagna, la mia Ragione, il mio scopo, la mia ispirazione, la seducentissima madame Bottiglia è solo una grandissima presa per il culo.
Beviamo per non sentire le emozioni.
Ci auto censuriamo a ogni goccio ingerito.
Reprimere le emozioni è la principale causa di dolori, malesseri e malattie, altro che ogm, cibi grassi non biologici e le scie chimiche.
Bere è l’Anestetico.
CAZZO, HAI SCOPERTO L’ACQUA CALDA.
Per quanto mi riguarda sì.
Avevo creato tutta una mitologia personale sull’alcool, alibi fenomenali, impagabili, con cui zittire e riconvertire i nemici, paladini d’una piatta esistenza sobria.
Parlando con me d’alcool potevo convincervi razionalmente, accademicamente, con tanto di elogio agli annessi effetti collaterali, che la Bottiglia era la VIA.
Mi trovo sospeso nel vuoto.
Aiutatemi.
Chi volesse fare un offerta (partendo dalla simbolica cifra di 15,00€, andando in su) per mettermi in condizione di ricominciare a scolare intere bottiglie, scrivere roba interessante, essere divertente, alzarvi il morale, può farlo tramite…
Dove posso farvi versare i soldi per tornare com’ero prima?
È un mio problema.
Forse no.
Mi sento fottutamente vuoto.
Se non altro riesco ancora a ridere.
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