lunedì 24 settembre 2007

REGISTI DI HOLLYWOOD CI AVETE INGANNATO





Premessa: questa espressione da culo, non è autocompiacimento.
Da notare gli occhi.
OK.
TITOLO:
REGISTI DI HOLLYWOOD, CI AVETE INGANNATO

Ci hanno preso per il culo.
Una macchina che prende fuoco, non esplode.
Mai.
In film e film, abbiamo visto quella dannata macchina, saltare in aria come l’attore Tony Jaa di “Ong Bak”, e riscendere prepotentemente al suolo, distruggendo qualsiasi cosa nel raggio di duecento chilometri.
Sono le 2:30am.
Anche stanotte non riesco a dormire. Appena chiudo la luce, il cuore comincia ad andare avanti e indietro, nella cassa toracica, nelle orecchie e nelle tempie, come se fossi uno zombie tarantolato in fase avanzata. Ho caldo, quasi penso “ecco il delirium tremens; dovevo andarci piano con l’alcool”.
In una settimana avrò dormito, sparse, cinque o massimo sei ore.
Quando entro in fase rem, il buio inizia a girare e, anziché vedere il sogno nitido e chiaro, come fosse realtà, il corpo completamente paralizzato, e gli occhi che si muovono come quelli di un pistolero di qualche western sborone alla John Woo, succede tutto il contrario; il soffitto onirico si avvicina e si allontana a velocità insopportabile, impedendomi di sognare e dormire. Ricorda terribilmente quando sei ubriaco lercio e ti metti a letto, tentando invano di dormire.
Mi alzo e metto nel lettore dvd il primo film che mi capita sotto mano, “I ragazzi del massacro”.
Gran bel film, Fernando di Leo, più lo conosco e più mi fa godere… roba di cui andare fieri.
La pellicola risulta bella tosta dal punto di vista sociale e grafico(se ci si immedesima in una persona di vent’anni(nel 1967) e va al cinema, ignara di ciò che lo aspetta.
I film di Di Leo, soprattutto quelli tratti dai romanzi di Scherbanenko, sono da antologia, pietre miliari irrinunciabili.
Sono le 4:00, forse comincio ad accusare pesantezza alle palpebre.
Meglio accendersi un ristoro.
Vado sul balcone, accendo e aspiro, gustandomi insieme al sapore del fumo, quello della caramella mou alla fragola che ho appena scartato.
Sono sul punto di dormire.
Un demone sonoro, di luce abbagliante, appare in via Vezzola 50.
Aspetto qualche secondo, intorpidito dal sonno e dal fumo.
A cento metri da casa mia, qualcosa ha preso fuoco.
Rientro a prendere gli occhiali.
Esco e ho la conferma; Peppe il barista ha cacciato dal suo locale la persona sbagliata.
Le fiamme, pian piano, si alzano al cielo.
Il rumore è quello del classico falò, brace scoppiettante.
Prendo il telefono, chiamo i carabinieri che mi dicono di chiamare i vigili del fuoco, perché loro non possono che stanno scaricando con eMule l’ultima stagione de “il bello delle donne” e che hanno una connessione fallata e se usano il telefono, il modem gli si disconnette e non possono vedere alla fine che si ingroppa la più figa.
Sono tentato da raccontargli il finale e mandargli a puttane il mega sorpresone che nasconde una delle più grandi fiction mai prodotte in Italia e poi mi fermo.
Compongo il 115 e mi fanno più domande di quando ho fatto la maturità.
Con gli sbirri focolari,sono stato bravo anche se non avevo studiato un cazzo.
I vigili del fuoco stanno a 15Km da noi, da questo falò di fine estate.
La fine di una stagione va sempre celebrata.
Intanto, le lingue luminose divampano, prendendo d’assalto le piante lì intorno e, udite udite, un'altra macchina a fianco.
Si sente una piccola botta, sono le gomme che esplodono. È la volta di vetri, e il suono è angosciante. La prima macchina che ha preso fuoco, è quasi carbonizzata. Scintille e luci, come un capodanno cinese, illuminano la via buia. Esplodono i vetri dell’altra macchina e la botta si fa più forte.
Dei nigeriani, abitano sul balcone di fronte a dove si svolge l’azione(uno, massimo due metri e le fiamme se le ritrovano in casa), urlano “aiùto ghiamàt la pulasìa”.
Ma la macchina non è la loro, è di Peppe, il padrone del bar.
Vengo poi a sapere che tutte e due le macchine sono sue, una sfiga tremenda.
Dal palazzo a rischio, cominciano ad uscire persone a bizzeffe, tutte quante a spostare la propria auto.
Dopo un quarto d’ora, arrivano i pompieri.
Qui, un attimo di sollievo; i film la raccontano giusta a proposito: quando scoppia il casino, polizia e altre forze dell’ordine, arrivano sempre un secondo dopo la fine.
L’incendio si spegne e tutto torna alla normalità.
Peppe è lì, guarda le sue auto. Dal balcone non riesco a capire quanto sia incazzato.
Tra qualche giorno, saprò se è stato un incidente(magari non c’era acqua nel radiatore, il motore era caldo e bum), oppure qualche figlio di puttana spurgo che frequenta quel cazzo di locale, si è voluto prendere una rivincita.
Sta di fatto, che Cristo sta sempre dalla parte dei più forti.
E ho imparato una grande lezione: i film non dicono il vero.
Se la macchina fosse stata a metano, adesso non sarei qui a scrivere; le schegge delle bombole del gas, sarebbero state peggio di venti granate lanciate in un negozio di cristalli.
Più passa il tempo e più mi chiedo: “Cristo si è fermato a Eboli, ha visto che era una merda ed è scappato… ce l’avrà mai fatto un salto qui da noi???”
Naaaaaaaaaaaaaaa

2 commenti:

Anonimo ha detto...

pocodio O_O
...io non ho mai visto un falò d'auto!paiura neh XD
comunque, mi sa che cristo non c'aveva un cazzo di voglia di fare niente e s'è addormentato su quei due paloni di legno incrociati...

...sto sodomita busone.

Claus ha detto...

ma dimmi te !! O.O
certo che quando non si ha voglia di fare nulla ... è proprio vero che manco Cristo cala per datti una mano !!