IN QUESTE DUE FOTO DUE MIE ADEPTI SI DISPERANO PER LA MIA SORTE. CON L'ANGELO QUISSOPRA HO FATTO L'AMORE (NON CI HO SCOPATO!!!).
PERO' C'è DA DIRE CHE AVEVA LA FICA TROPPO LARGA PER UN ANGELO PURO... TORNATO DALLA CROCE DOVRò INDAGARE.
A VOLTE BASTA UNA PAROLA, UNA SINGOLA PAROLA, PER FARMI GIRARE I COGLIONI, AMMOSCIARE IL CAZZO QUANDO DOVREBBE ESSERE IL CONTRARIO, FARMI VENIRE VOGLIA DI SPARIRE, E LE MIE CERTEZZE, I MIEI DESIDERI CROLLANO DI COLPO PEGGIO DELLE TUIN TAUERS, APPUNTO COME UNA CASTELLO DI CARTA INVESTITO DAL VENTO... POI MI INTERROGO, RIFLETTO, PENSO QUANTO POSSA ESSERE MISERRIMA LA VITA DI UNO TALMENTE VUOTO, PRIVO DI HOBBIS COSTRUTTIVI, DA IMPIEGARE LA SUA VITA A FARE CASTELLI DI CARTA CHE, ALL'ATTO PRATICO, 'NSERVONO A GNIENDE E MI SENTO UN PO' SOLLEVATO.
... NON LA CONOSCO, MA QUESTA PAOLA E' DAVVERO UNA GRANDE POETESSE FEMMINADONNA CHE FA RIMA CON TRE PAROLE.
SOLE.
CUORE.
AMORE.
INFARTO.
IN QUESTA FOTO UNA MIA RECENTE APPARIZIONE.
COME RECITA LA QUARTINA TERZINATA: SOLO LA MATTINA SOLEGGIATA PUO' SMOSCIARE LA MIA VIRILITA', ORMAI PREDA DI SCONFORTO, URLA, RIMPIANTI, E QUALCHE ALTRO CONIQUILINO DAL NOME STRANO CHE VAGAMENTE RICORDA STADI EMOZIONALI REGREDITI E ANNICHILITI E SIFILITICI
Ave o me stesso, pieno e in grazia, il signore so' io, sono benedetto e senza donne, benedetto il frutto del tuo seno...
Seni che partoriscono o comunque fruttano, magie moltiplicative spropositate, templi depredati: BENVENUTI NEL FANTASTICO MONDO DELLE AMELIE RELIGIOSE.
Questa settimana sono stato rinnegato dodici volte; più che, come Lorenzo “renegade” Lamas, mi sento inculato.
Ieri non sono potuto andare a cena per due motivi.
Il predicatore della zona (un predicatore di un altro culto, quello del capellone che moltiplicava la roba) mi ha detto che nel nostro quartiere è arrivato un demone. Neanche a farlo apposta questo abominio ha subito cominciato a romperci le palle e ho dovuto combatterlo.
All'anagrafe non è registrato come “Massimo” ma tutti lo chiamano così. È un demone proveniente dalla quinta dimensione, alcoolizzato, più razzista di un leghista in fase avanzata di odio incondizionato per via di capelli della cameriera rinvenuti tra scaglie di polenta&salsicce di fegato, fatte con amore e con la morte di qualche bestia sgozzata (tipo il vitello tonnato che adoravano quella volta che io e Mosè siamo andati a raccogliere funghi su quel monte, lui li ha mangiati, ha sbarellato, si è messo ad incidere della tavole di pietra e poi è sceso a rompere le palle, minacciando quei poveri sfigati che, invece di mangiarlo, appunto, adoravano questo vitello tonnato).
Il demone Massimo, per tutto il tempo, manda 'affanculo le persone, compulsivamente, senza sosta, appellandole con aggettivi screditanti quali Bianco di merda e, nel peggiore dei casi, come Peppe di merda. Il nemico pubblico numero uno del demone Massimo, alcoolizzato con tanto di pedigree certificato, è Peppe il barista, il quale si rifiuta categoricamente di farlo entrare nel suo bar, in quanto vige una legge che proibisce a più di tre persone, con precedenti penali, di stare nello stesso locale pubblico. Massimo ha frainteso l'ordine delle cose, mischiando semantica, sostantivi e aggettivi, di fatti è fortemente convinto che Peppe non sia un simpatico soprannome comune di persona, o un simpatico barista sovrappeso di mezza età, bensì un aggettivo qualificativo di natura squalificante.
Ecco spiegata la genesi del “Peppe di merda”.
Che siano le sei del mattino o di sera Massimo gira sempre con la sua fedele confezione di vino cartonato dal modico costo di 40 eurocent al litro. Il livello tanninico di suddetta bevanda è nella norma; ciò che lo rende ancora più demoniaco è il tetrapack che, secondo me, infonde al vino proprietà luciferine. Massimo passa le serate a fare assurde minacce. Tra le più quotate ci sono quella di “chiamare i carabinieripolizia neri.
Facciamo un passo indietro e analizziamo questo nuovo fenomeno, oggetto per me di folle sgomento.
I carabinieripolizia neri sono una setta di matrice massonica che opera in gruppi di cinque, sei persone. Uno sa leggere, uno sa scrivere, uno sa parlare, uno è un esteta, il quinto è mammolo e il sesto a scelta. Queste persone pattugliano le strade della nostra città, assicurando alle persone una certa dose di pulizia etnica e mentale. Chiamando i carabinieripolizia neri, Massimo non vuole far altro che ripristinare l'ordine precedentemente creatosi nel quartiere, accaparrandosi il diritto di entrare nel locale di Peppe per poter regolarmente effettuare una consumazione, come il codice della strada stabilisce. Tra le varie minacce di natura shopaholica, Massimo tende a voler tirare in ballo anche Berlusconi. Non è una rarità sentirlo urlare, alle tre del mattino, “Vafànculo tutti, io andato MAI in galera, vaffanculo mo chiamo Berlusconi”.
Berlusconi, per chi non lo sapesse, non è una persona fisica (di fatti il demone Massimo Decimo Meridio deve aver parecchio frainteso). Berlusconi è uno stadio mentale che anticamente si raggiungeva soltanto pronunciando per quattro ore filate lo scioglilingua greco della cicala, quello che Demetrio Stratos illustrava col catalogo di Postal market durante una delle sue intensissime interviste dove, tra versacci e facce strane, dimostrava al mondo quanto sia inutile allenare, strigliare le corde vocali, di fatti è morto di cancro, secondo me provocato da troppi movimenti pirotecnici.
Altra caratteristica del repertorio del demone alcoolizzato Massimo è l'ostinarsi a recarsi verso il bidone della raccolta differenziata per prendere delle bottiglie da spaccare e tramutare in oggetti contundenti, per poter meglio MINACCIARE il suo peppedimmerda acerrimo nemico.
Spesso, nel cuore della notte, si sente un TUNK di natura vetrificia. Quando il quartiere sente questo rumore capisce (è un mistico segnale) che il demone Massimo vuole scatenare la propria ira, scatenata da un mancato servizio al bancone, inveendo come meglio crede.
Sono andato da Massimo, gli ho detto senza girarci troppo attorno: - Stai insultando la mia gente, il mio tempio”.
Lui è sparito.
Puf.
Svanito.
Le ultime parole o almeno l'ultimo concetto che ha illuminato la platea, prima che la sua dissolvenza avvenisse, è stato il ribattezzare me stesso medesimo, messia solare del millennio che mai verrà, un “peppedimerda”.
Ora che mi porto questo fardello sulle spalle, dopo aver salvato il quartiere da nottate insonni orchestrate da ovattati quanto scorbutici TUNK e ronde dei carabinieripolizia neri, posso dirvi della seconda ragione per la quale non sono andato a cena.
Ho dovuto accompagnare mia madre alla Coop o, per meglio dire, è lei che ha accompagnato me. Essendo stato tradito 12 volte, avendo codificato queste 12 coincidenze (se vogliamo essere ottimisti) come un segnale dall'alto, mi sono sentito braccato. Ebbene sì, anch'io ho i miei superiori. Agitato da questi eventi devastanti, io e la mia mammina siamo andati alla Coop a scegliere una croce sulla quale dovrò sostare per tre giorni, dopodiché dovrò inventarmi qualcosa di più originale che una semplice resurrezione routinaria da manuale.
Scaffali ricolmi di merce, persone concentrate, coppie confabulanti con amore (“Amò, conviene più queshto o quello scatoletta di tonno?!”), vecchi in attesa del trapasso. Non sono riuscito a gustarmi il miracolo della vita, ero lì per scegliere il mio ultimo scomodo letto, il sudario dei sudati. Piccolo appunto: un sudario già è impregnato di sudore di suo. Il sudario dei sudati è ancora più umido,cipolloso. Figuratevi che cazzo di prodotto si devono inventare, anche solo per togliere l'odore, figuriamoci ripulirlo del tutto. Finito il piccolo appunto della durata, da quel che mi dice openoffis di tre righe, sì signori, anche se il vero signore sono io, eccomi lì, con le lacrime agli occhi, che mi faccio spiegare dal commesso quale croce faccia al caso mio. Il tenero ragazzo, sebbene abbia una trentina di anni più di me, dice che la croce “Sportwear” è una croce indicata per le persone attive e dinamiche, che non si fermano mai, che amano stare all'aria aperta. Dico a lui che, non penso la mia crocifissione avvenga al chiuso, cioè, visto che sta arrivando l'estate mi piacerebbe esibire il mio torace ad un pubblico fresco, non oppresso dalla monarchia di un soffitto che sempre più si avvicina, smorzando l'entusiasmo del tonno Giuliano, un gatto ciccione che non serviva assolutamente allo sviluppo del personaggio di Satnony, spasimante alieno dai capelli viola di chissimilicia. Il commesso, resosi inconto e scontento della gaffs da egli perpetrata, ha detto che, per una persona amante dei panorami a puzzle, la croce “Giuseppe figlio di peppe di merda” è stata creata apposta per i tipi sedentari e sedimentari come me. Rimango un po' perplesso. Questo concetto di “croce creata” mi lascia basito, dal momento in cui mi sono dovuto auto convincere che io, che di mestiere faccio iddio, ho creato tutto in sei giorni e mi sono pure preso una giornata di ferie, durante la quale me ne sono andato in spiaggia a bere birra a buon mercato presa proprio al supermercato. Dopo che sarò risorto, devo ricordarmi di sviluppare la “dottrina del sé” di modo che, quando non ci sarò più potrete guardarvi gisus craist superstar senza commuovervi quando giuda nero scende dal cielo visibilmente legato ad un cavo sorretto dalla gru che poi fa comparire le madonne. Altro appunto: il giuda nero di suddetto film una volta era un carabinierpolizia nero ma dopo una parentesi tossicodipendente s'è dato all'ascetismo sfrenato, leggendo tutti i libri della Kinsella e auto costringendosi a mettere la carta di credito nel freezer, così da non poterla usare ne ora e ne mai, dato che la banda magnetica, di fronte a temperature sotto lo zero, in mezzo all'acqua ghiacciata, leggermente si smagnetizza. Non ho avuto molto tempo, così ho detto al commesso di incartarmi una croce Kraftwerk perché mentre morirò voglio avere nel quore cuella quanzone di quei tedeschi che cantavano ui ar de robboz e la tastiera faceva tun tun ti tun e poi si ripeteva per sei estenuanti minuti e trenta o quaranta, non ricordo bene, è una questione di qualità, una formalità, io sto bene, io sto male, intanto lindoferretti alla fine se n'è tornato all'ovile della chiesa moltiplicativa di quel tizio che già sapeva tutto eppure ha vissuto la sua vita fino a 33 anni riuscendo ancora a mostrare del falso stupore per certi avvenimenti, tipo quando è andato lì per scoparsi la Maddalena, c'era la fila, e Scorsese ha detto “vi assicuro che c'è scritto sui vangeli apocrifi”, e il pubblico oltre a non sapere l'esistenza di tali vangeli non sapeva neanche l'esistenza dell'aggettivo “apocrifo”. Così ho salutato tutti, mago Gabriel a sua volta compreso, ho pagato col bancoposta, mi sono riportato la croce a casa, tra gli applausi dei tifosi, quelli delle squadre avversarie compresi. Non ho rimorsi, solo un po' di paura. Cioè, il film mi ha fatto vedere che dopo il terzo chiodo mi ergeranno e ad un certo punto (stare in croce, oltre che scomodo è anche noioso) dovrò urlare “Padre, perché mi hai abbandonato?”. Il mio terrore è che il padre non risponderà, non per lavativo menefreghismo... semplicemente perché non penso che esista. Io sono nato da me, sono benedetto dal frutto del tuo senogesù, come dice la canzone. Un nato da un seno non può avere padre, solo una madre con due belle bocce piene di latte materno del crack finanziario della Parmalat. Così, ora, di fronte alla tastiera, sento già l'odore del sangue corrotto dalla ruggine del primo chiodo che mi perforerà il palmo della mano destra, rendendomi crociato a vita, quando non ho mai fatto male neanche ad una mosca, a parte quella volta che ho dovuto sopprimere a testate il ratto delle sabine che abitava i buchi nel muro di casa mia, perché vi piaccia o no, prima di fare successo ero squattrinato. La mia dimora acchittata di conseguenza: crepe nei muri, sporco in giro, cenere per terra, bottiglie di birra rotte.
Talvolta mi immagino un mattone che soffre di claustrofobia e... mi manca l'aria.
Seni che partoriscono o comunque fruttano, magie moltiplicative spropositate, templi depredati: BENVENUTI NEL FANTASTICO MONDO DELLE AMELIE RELIGIOSE.
Questa settimana sono stato rinnegato dodici volte; più che, come Lorenzo “renegade” Lamas, mi sento inculato.
Ieri non sono potuto andare a cena per due motivi.
Il predicatore della zona (un predicatore di un altro culto, quello del capellone che moltiplicava la roba) mi ha detto che nel nostro quartiere è arrivato un demone. Neanche a farlo apposta questo abominio ha subito cominciato a romperci le palle e ho dovuto combatterlo.
All'anagrafe non è registrato come “Massimo” ma tutti lo chiamano così. È un demone proveniente dalla quinta dimensione, alcoolizzato, più razzista di un leghista in fase avanzata di odio incondizionato per via di capelli della cameriera rinvenuti tra scaglie di polenta&salsicce di fegato, fatte con amore e con la morte di qualche bestia sgozzata (tipo il vitello tonnato che adoravano quella volta che io e Mosè siamo andati a raccogliere funghi su quel monte, lui li ha mangiati, ha sbarellato, si è messo ad incidere della tavole di pietra e poi è sceso a rompere le palle, minacciando quei poveri sfigati che, invece di mangiarlo, appunto, adoravano questo vitello tonnato).
Il demone Massimo, per tutto il tempo, manda 'affanculo le persone, compulsivamente, senza sosta, appellandole con aggettivi screditanti quali Bianco di merda e, nel peggiore dei casi, come Peppe di merda. Il nemico pubblico numero uno del demone Massimo, alcoolizzato con tanto di pedigree certificato, è Peppe il barista, il quale si rifiuta categoricamente di farlo entrare nel suo bar, in quanto vige una legge che proibisce a più di tre persone, con precedenti penali, di stare nello stesso locale pubblico. Massimo ha frainteso l'ordine delle cose, mischiando semantica, sostantivi e aggettivi, di fatti è fortemente convinto che Peppe non sia un simpatico soprannome comune di persona, o un simpatico barista sovrappeso di mezza età, bensì un aggettivo qualificativo di natura squalificante.
Ecco spiegata la genesi del “Peppe di merda”.
Che siano le sei del mattino o di sera Massimo gira sempre con la sua fedele confezione di vino cartonato dal modico costo di 40 eurocent al litro. Il livello tanninico di suddetta bevanda è nella norma; ciò che lo rende ancora più demoniaco è il tetrapack che, secondo me, infonde al vino proprietà luciferine. Massimo passa le serate a fare assurde minacce. Tra le più quotate ci sono quella di “chiamare i carabinieripolizia neri.
Facciamo un passo indietro e analizziamo questo nuovo fenomeno, oggetto per me di folle sgomento.
I carabinieripolizia neri sono una setta di matrice massonica che opera in gruppi di cinque, sei persone. Uno sa leggere, uno sa scrivere, uno sa parlare, uno è un esteta, il quinto è mammolo e il sesto a scelta. Queste persone pattugliano le strade della nostra città, assicurando alle persone una certa dose di pulizia etnica e mentale. Chiamando i carabinieripolizia neri, Massimo non vuole far altro che ripristinare l'ordine precedentemente creatosi nel quartiere, accaparrandosi il diritto di entrare nel locale di Peppe per poter regolarmente effettuare una consumazione, come il codice della strada stabilisce. Tra le varie minacce di natura shopaholica, Massimo tende a voler tirare in ballo anche Berlusconi. Non è una rarità sentirlo urlare, alle tre del mattino, “Vafànculo tutti, io andato MAI in galera, vaffanculo mo chiamo Berlusconi”.
Berlusconi, per chi non lo sapesse, non è una persona fisica (di fatti il demone Massimo Decimo Meridio deve aver parecchio frainteso). Berlusconi è uno stadio mentale che anticamente si raggiungeva soltanto pronunciando per quattro ore filate lo scioglilingua greco della cicala, quello che Demetrio Stratos illustrava col catalogo di Postal market durante una delle sue intensissime interviste dove, tra versacci e facce strane, dimostrava al mondo quanto sia inutile allenare, strigliare le corde vocali, di fatti è morto di cancro, secondo me provocato da troppi movimenti pirotecnici.
Altra caratteristica del repertorio del demone alcoolizzato Massimo è l'ostinarsi a recarsi verso il bidone della raccolta differenziata per prendere delle bottiglie da spaccare e tramutare in oggetti contundenti, per poter meglio MINACCIARE il suo peppedimmerda acerrimo nemico.
Spesso, nel cuore della notte, si sente un TUNK di natura vetrificia. Quando il quartiere sente questo rumore capisce (è un mistico segnale) che il demone Massimo vuole scatenare la propria ira, scatenata da un mancato servizio al bancone, inveendo come meglio crede.
Sono andato da Massimo, gli ho detto senza girarci troppo attorno: - Stai insultando la mia gente, il mio tempio”.
Lui è sparito.
Puf.
Svanito.
Le ultime parole o almeno l'ultimo concetto che ha illuminato la platea, prima che la sua dissolvenza avvenisse, è stato il ribattezzare me stesso medesimo, messia solare del millennio che mai verrà, un “peppedimerda”.
Ora che mi porto questo fardello sulle spalle, dopo aver salvato il quartiere da nottate insonni orchestrate da ovattati quanto scorbutici TUNK e ronde dei carabinieripolizia neri, posso dirvi della seconda ragione per la quale non sono andato a cena.
Ho dovuto accompagnare mia madre alla Coop o, per meglio dire, è lei che ha accompagnato me. Essendo stato tradito 12 volte, avendo codificato queste 12 coincidenze (se vogliamo essere ottimisti) come un segnale dall'alto, mi sono sentito braccato. Ebbene sì, anch'io ho i miei superiori. Agitato da questi eventi devastanti, io e la mia mammina siamo andati alla Coop a scegliere una croce sulla quale dovrò sostare per tre giorni, dopodiché dovrò inventarmi qualcosa di più originale che una semplice resurrezione routinaria da manuale.
Scaffali ricolmi di merce, persone concentrate, coppie confabulanti con amore (“Amò, conviene più queshto o quello scatoletta di tonno?!”), vecchi in attesa del trapasso. Non sono riuscito a gustarmi il miracolo della vita, ero lì per scegliere il mio ultimo scomodo letto, il sudario dei sudati. Piccolo appunto: un sudario già è impregnato di sudore di suo. Il sudario dei sudati è ancora più umido,cipolloso. Figuratevi che cazzo di prodotto si devono inventare, anche solo per togliere l'odore, figuriamoci ripulirlo del tutto. Finito il piccolo appunto della durata, da quel che mi dice openoffis di tre righe, sì signori, anche se il vero signore sono io, eccomi lì, con le lacrime agli occhi, che mi faccio spiegare dal commesso quale croce faccia al caso mio. Il tenero ragazzo, sebbene abbia una trentina di anni più di me, dice che la croce “Sportwear” è una croce indicata per le persone attive e dinamiche, che non si fermano mai, che amano stare all'aria aperta. Dico a lui che, non penso la mia crocifissione avvenga al chiuso, cioè, visto che sta arrivando l'estate mi piacerebbe esibire il mio torace ad un pubblico fresco, non oppresso dalla monarchia di un soffitto che sempre più si avvicina, smorzando l'entusiasmo del tonno Giuliano, un gatto ciccione che non serviva assolutamente allo sviluppo del personaggio di Satnony, spasimante alieno dai capelli viola di chissimilicia. Il commesso, resosi inconto e scontento della gaffs da egli perpetrata, ha detto che, per una persona amante dei panorami a puzzle, la croce “Giuseppe figlio di peppe di merda” è stata creata apposta per i tipi sedentari e sedimentari come me. Rimango un po' perplesso. Questo concetto di “croce creata” mi lascia basito, dal momento in cui mi sono dovuto auto convincere che io, che di mestiere faccio iddio, ho creato tutto in sei giorni e mi sono pure preso una giornata di ferie, durante la quale me ne sono andato in spiaggia a bere birra a buon mercato presa proprio al supermercato. Dopo che sarò risorto, devo ricordarmi di sviluppare la “dottrina del sé” di modo che, quando non ci sarò più potrete guardarvi gisus craist superstar senza commuovervi quando giuda nero scende dal cielo visibilmente legato ad un cavo sorretto dalla gru che poi fa comparire le madonne. Altro appunto: il giuda nero di suddetto film una volta era un carabinierpolizia nero ma dopo una parentesi tossicodipendente s'è dato all'ascetismo sfrenato, leggendo tutti i libri della Kinsella e auto costringendosi a mettere la carta di credito nel freezer, così da non poterla usare ne ora e ne mai, dato che la banda magnetica, di fronte a temperature sotto lo zero, in mezzo all'acqua ghiacciata, leggermente si smagnetizza. Non ho avuto molto tempo, così ho detto al commesso di incartarmi una croce Kraftwerk perché mentre morirò voglio avere nel quore cuella quanzone di quei tedeschi che cantavano ui ar de robboz e la tastiera faceva tun tun ti tun e poi si ripeteva per sei estenuanti minuti e trenta o quaranta, non ricordo bene, è una questione di qualità, una formalità, io sto bene, io sto male, intanto lindoferretti alla fine se n'è tornato all'ovile della chiesa moltiplicativa di quel tizio che già sapeva tutto eppure ha vissuto la sua vita fino a 33 anni riuscendo ancora a mostrare del falso stupore per certi avvenimenti, tipo quando è andato lì per scoparsi la Maddalena, c'era la fila, e Scorsese ha detto “vi assicuro che c'è scritto sui vangeli apocrifi”, e il pubblico oltre a non sapere l'esistenza di tali vangeli non sapeva neanche l'esistenza dell'aggettivo “apocrifo”. Così ho salutato tutti, mago Gabriel a sua volta compreso, ho pagato col bancoposta, mi sono riportato la croce a casa, tra gli applausi dei tifosi, quelli delle squadre avversarie compresi. Non ho rimorsi, solo un po' di paura. Cioè, il film mi ha fatto vedere che dopo il terzo chiodo mi ergeranno e ad un certo punto (stare in croce, oltre che scomodo è anche noioso) dovrò urlare “Padre, perché mi hai abbandonato?”. Il mio terrore è che il padre non risponderà, non per lavativo menefreghismo... semplicemente perché non penso che esista. Io sono nato da me, sono benedetto dal frutto del tuo senogesù, come dice la canzone. Un nato da un seno non può avere padre, solo una madre con due belle bocce piene di latte materno del crack finanziario della Parmalat. Così, ora, di fronte alla tastiera, sento già l'odore del sangue corrotto dalla ruggine del primo chiodo che mi perforerà il palmo della mano destra, rendendomi crociato a vita, quando non ho mai fatto male neanche ad una mosca, a parte quella volta che ho dovuto sopprimere a testate il ratto delle sabine che abitava i buchi nel muro di casa mia, perché vi piaccia o no, prima di fare successo ero squattrinato. La mia dimora acchittata di conseguenza: crepe nei muri, sporco in giro, cenere per terra, bottiglie di birra rotte.
Talvolta mi immagino un mattone che soffre di claustrofobia e... mi manca l'aria.
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