UN SIGNOR DISCO PER UN SIGNOR FILM, GIUSTAMENTE CUSTODITO NEL DIMENTICATOIO DEL POPOLO DI NICCHIA; UN CD DI UN GRUPPO ITALIANO, UN ITALIANO, E' COSTRETTO A FARSELO ARRIVARE DAL GIAPPONEEEE
DOVE I CAVALLI RIP0SANO FELICI, NELL'ATTESA CHE QUALCUNO LI PRENDA A CALCI NELLE COSTOLE PER ESSERE CAVALCATI. POI UN GIORNO DIVENTI BISTECCA AROMATICA.
DOVE I CAVALLI RIP0SANO FELICI, NELL'ATTESA CHE QUALCUNO LI PRENDA A CALCI NELLE COSTOLE PER ESSERE CAVALCATI. POI UN GIORNO DIVENTI BISTECCA AROMATICA.
(PERIODO NEOMELODICO)
DEL MIO COMPAGNO DI SBRONZE KRISHNABOY
QUANTO ERA BELLO DA GIOVANE.
MO S'E' GUASHTATO CO LU TIMB
Proprio ieri, di ritorno da un rituale rituale orgiastico di rito, mi sono sentito un attimino vuoto, ed era pure ammissibile, viste le 53 eiaculazioni da me sparate a salve, in onore della nostra divinità, Me Stesso Medesimo. Ad un tratto mi sono sentito mancare, conscio del troppo potere che emanavo involontariamente. Ho preso un'aspirina con la coca cola, mi sono ripreso, raggiante, pimpante come un bambino delle elementari che per la prima volta vede un porno e rimane stupefatto al pensiero di quanto il suo membro si allungherà nel corso degli anni, pensando di arrivare a quei livelli gonfiati dalla telecamera e da semplici quanto efficaci effetti speciali mistici.
Ho cambiato programma, non sono andato a cena da Ze Filì.
Sono passato a prendere Krishnamurti verso le otto. Mi ha fatto incazzare come una bestia, non finiva più di stare allo specchio, e io che porca troia pensavo fosse soltanto una sadica prerogativa delle donne, iniziare a prepararsi a tre minuti dallo scoccare dell'ora x per uscire.
Vi sarà capitato anche a voi, no?
“Tesoro, per le venti sono sotto casa tua”, e lei dice sì, già sapendo che inizierà i preparativi estetico sanitari per il miglioramento della propria persona fisica e giuridica intorno alle diciannove e cinquantasette minuti. La parte più bella è quando lei, entrando in macchina, chiede mortificata scusa per il ritardo e tu ti devi mordere la lingua per rispondere un sentitissimo “Non ti preoccupare, mi s'è fatto tardi anche a me”, sebbene era dalle diciannove e trenta che stavi sotto casa, cuocendo in macchina. Il bello è che per la fica si fa questo e altro ma il buco di Krishna non m'interessa, se proprio devo essere sincero. Vuoi la stanchezza per le 53 esplosioni bianche, vuoi per l'incazzatura che mi provoca ogni volta l'impazienza dell'attesa, sopratutto quando ho una cazzo di fame che non ci vedo più e mi mangerei un bue vivo e lamentante... devo essermi concentrato troppo, troppa rabbia. La mia cappa d'energia mistica deve essersi intensificata al punto da attirare l'attenzione di un sonnolento e annoiato Shinigami, il quale non ha esitato a farmi visita. È apparso ai miei occhi come il cugino eretico di Joker (versione Nicholson) che si compra gli abiti dallo stesso sarto di quello che vestiva i cazzoni maneschi e cattivi di ken il guerriero. Ci è subito rimasto male, di fronte alla mia totale impassibilità, tanto che dopo la prima sghignazzata di benvenuto m'ha chiesto come mai non ero sorpreso. Gli ho detto di sedersi di dietro e di stare un attimo zitto, volevo cinque minuti di silenzio. Neanche un pocket coffee per celebrare quest'apparizione. Evidentemente lo Shinigami voleva fare conversazione, annoiato del suo stanco mondo grigio in bilico tra purgatorio e non luogo americano tipo centro commerciale in un aeroporto. Mi ha mostrato il suo death note, per poi fermare la manina a mezz'aria. “Un attimo”, ha rifelttuto ad alta voce incredulo, “Come cazzo fai a vedermi se il quaderno non l'hai ancora toccato?!”. Non sapevo che rispondergli; mi sono limitato a dire che probabilmente ho visto tanta di quella merda che i miei cinque sensi illuminati devono talmente essersi elevati che sono in grado di vedere attraverso la quarta dimensione.
Lo shinigami mi ha detto che gli stavo sui coglioni.
Gli ho detto di scendere dall'auto.
Lui ha ubbidito.
'Fanculo stronzo bianco dimmerda. Peppe, peppe, pepppppeeeeeee.
Poi mi sono ripreso dal delirio, vedendo che Krishna s'era fatto bello per me. Mettiamo le cose in chiaro, siamo solo amici.
Ok, quella volta del pompino non conta, eravamo troppo troppo ubriachi... ... eppure quell'esperienza ci ha avvicinato molto di più di quel che eravamo prima.
“Do jemo?”, ho chiesto al mio collega di scorribande mistiche, in cerca di cambiamenti quantistici ed empirici. Krishna ha detto di seguire il mio cuore. Gli ho detto che quando non è al lavoro o coi suoi discepoli può essere tranquillamente sé stesso senza recitare parti del cazzo. Si è messo a ridere dicendo “Deformazione professionale”. Mi ha fatto ridere; sebbene sono diventato messia da poco anch'io già, quando gioco col potere mi confondo trasparendo le ombre giastiche. Ovviamente questa frase non significa un cazzo, ma detta a centinaia di persone che stanno scopando potrebbe avere il suono poetico di un meraviglioso haiku composto ai piedi del Fujiiama, dove sicuramente qualcuno mi ama. Ho preso la strada che andava verso la collina, ho guidato nelle tenebre oscure delle strade secondarie di montagna, con le orecchie tappate dalla pressione atmosferica. Abbiamo litigato un po'; cioè, non puoi farmi sentire, dopo 53 sborrate, un disco dei Ramones, dal vivo, che ogni pezzo inizia con la voce monotona di quello lì che dice uan ciù tri for e sembra sempre lo stesso pezzo ripetuto trenta volte, manco fosse porno grindcore suonato da quei tizi che suonano nudi e coperti di sangue di porco.
Krishna ha detto che la bellezza sta nella semplicità delle cose.
Gli ho detto di andare 'affanculo.
“Gira qua”, ha fatto con teatrale gesto della manina destra, come se stesse brandendo un'invisibile scettro lunare sailormooniano di energia karmika. Ci siamo ritrovati in questo maneggio di cavalli dove altri nostri colleghi stavano facendo la carne sul barbecue. Mi sono stupito del fatto che i tavoli erano posizionati al centro; ai lati c'erano gli alloggi dei cavalli. Abbiamo mangiato tra scoregge e versi strani di equini furenti. Krishna ha bestemmiato dallo spavento quando un cavallo ha dato una potente zoccolata contro il divisorio di legno che separava la bestia di seicento chili dal suo culo marrone chiaro.
Appena seduti ho captato una presenza inquietante dietro alle spalle. Sapevo che non era un cavallo.
“Scusami per prima, è che non sono abituato ad essere ignorato”.
“Tranquillo frà'”, ho detto senza voltarmi, allo shinigami. “È tutto apposto”. In colpa, desideroso di pacifica pace, shini mi ha dato il death note.
“Se vuoi usarlo, puotrai farlo senza dannarti per l'eternità”, il che mi ha arrapato non poco. Poter fare fuori che mi pare in qualsiasi parte del mondo, senza sporcarmi la fedina penale mistica.
Ho fatto un bel respiro, vistosamente agitato. Krishna, inturbato dal mio turbante turbamento, m'ha poggiato una mano sulla gamba, facendomi tornare coi piedi per terra.
“Ora non hai scuse; non abbiamo fatto manco l'aperitivo. Non sei ubriaco, quindi 'ste porcate uomo – sessuali tienitele per un'altra volta”. Ù
Mi ha chiesto scusa arrossendo. Ù
Gandhi ha cominciato a strillare come una puttana, vedendo il death note. “Quello è il concentrato di tutto il male che esiste”, seguitava a piagnucolare. “Senti, uomo topo splinter delle tartarughe ninja”, gli ho ringhiato, “Il tuo film non m'è piaciuto neanche un po', durava troppo, quando poteva essere benissimo un mediometraggio da canale cinque domenica mattina alle dieci”. Mahatma ha detto che, come Alan Moore, disconosce tutto ciò che è tratto dalle sue opere protette da copyright bombayano.
Col death note in mano mi sono sentito ancora più dio di prima.
Datemi una penna e vi cambierò il mondo.
Verso il quarantottesimo bicchiere di vino e neanche un nome sulla preziosa carta luciferina, sono arrivato al top della crudeltà.
Avevo stipulato la lista.
Chi far morire?
In ordine di importanza sparso: la famiglia in blocco di tutti quelli che hanno votato col culo, le famiglie in blocco dei potenti che governano il mondo rendendolo un posto peggiore dell'inferno di cui parlano quei porci pedofili vestiti di nero, la mia famiglia in semi blocco, la famiglia di una particolare adepta della mia setta personale, tutti quelli che amministrano il potere e la giustizia col culo e molti altri nomi della televisione.
Cos'è successo poi, intorno all'ottantaquattresimo bicchiere?
Il mondo è sparito, non c'erano più i cavalli, santoni, lo shinigami, il death note. Tutto è diventato bianco opaco, non c'erano più le cose.
Nemmeno io riuscivo a vedermi.
Le mie braccia erano energia, il mio cuore aria danzante, i miei pensieri scoppiettanti raggi di luce nell'infinito della quarta dimensione intersecata alle altre 7 scoperte. Ho ridato il quaderno allo shinigami.
“Cosa fai, sei pazzo? Ti ho dato l'opportunità che ogni essere umano desidera. Potevi far morire chiunque e uscirne pulito. E hai passato la mano. Perché?”. Sono scoppiato a ridere, facendo cagare addosso tutti i presenti al tavolo, Sai Baba compreso. C'è stato un po' di silenzio, dopodiché sono salito in piedi sul tavolo urlando: “E' tutto apposto, sì, sì bene, mangiate, mangiate con la calma”. Krishna ha complottato sottovoce con mahatma e qualche altro santone minore che non avevo mai visto. Gli ha detto che avevo bevuto cinque bicchieri in più rispetto alla mia solita impeccabile media. E li ho lasciati fare. Ciarlatani che millantano illuminazione e cose assurde non hanno capito che uno di loro, in mezzo a loro, si stava davvero elevando di parecchi livelli, alla faccia di cazzo di Naruto, ho giocato a flipper coi sette chakra e ho vinto io, solo io, battendo il record del bar dello sport. Lo shinigami m'ha detto di darmi una mossa a rispondere a quella cazzo di domanda, perché avevo rinunciato a fare un po' di pulizia etnica come si deve.
”Ma è logico, mio caro shini. Voi dèi della morte siete così ultra convinti di sapere cosa noi umani illuminati abbiamo nel cuore... e non sapete neanche come si compra un litro di latte alla mucca di plastica che trovi per strada, dove a rotazione si vede il dvd che pretende di mostrarti quanto sia fresco e sicuro il loro latte radiattivo alla diossina impeshtata luridona”.
Mi sono seduto su una balla di fieno, accendendomi una sigaretta. “Quando vuoi far morire qualcuno è perché provi un fortissimo rancore nei suoi confronti, giusto? Dolore e sofferenza auguri a lei, ardentemente esigi il male, nella sua più alta e spettacolare forma. La morte, per quanto dolorosa, è un attimo, un secondo cristallizzato, un passaggio fugace nel quale la mente e il corpo si abbandonano all'eterno oblio del nulla. In parole povere, la morte è la fine di tutto ciò che materialmente esiste su questa cazzo di terra”. Shinigami dice di ricominciare tutto da capo; mi stava alle spalle, non potevo vederlo ma sentivo masticare.
Quel morto di fame si stava pappando le mele che un fantino aveva portato al suo cavallo.
“E se non ti rispondessi?”.
“E io che settimanalmente, in sogno, volevo darti i numeri del lotto”.
Di fronte a questa criptica quanto vitale alternativa ho vuotato il sacco, usando termini facili, musicali, convincenti, per giustificare la mia sovversiva, sprezzante azione nei confronti dell'umanità.
“Muori e fine! Ciao! Se ti voglio male, voglio tutto il male per te e la tua famiglia... facendoti morire non faccio altro che farti un favore, liberarti da tutto il male che già è in te, intorno a te. Il death note in realtà è stato creato per facilitare le cose agli umani. Quando muori i tuoi problemi diventano i problemi di qualcun altro. Allora dico io: quanto è di merda questo mondo? Quando dolore ti spetta in questa vita terrena? Ti voglio male e allora vivi, spero tu possa campare centotrenta anni”.
Lo shinigami si contorce dal ridere, dicendo che mi aveva sottovalutato.
Sono un dio del male.
Rido a mia volta dicendogli che si sbaglia.
IO SONO IL DIO DELLA SETTA DI MICHELE SOAVI, REPERIBILE IN ORRIBILE DVD DELLA MEDUSA.
Zero speciali, niente interviste.
Solo una patetica galleria fotografica.
A che cazzo serve la galleria fotografica?
Quanto ti costa mettere due minuti di intervista al regista e al cast?!
Ecco perché non compro più i dvd.
Angolo della pubblicità.
www.myspace.com/peripatetica
Se vi piacciamo potrete venirci a sentire venerdì prossimo al Rock house di Pescara, DOVE APRIREMO IL CONCERTO DEGLI OSANNA, PORCA TROIA.
Grande peppe, tu e la tua linguaccia ebbra.
Siete tutti invitati
Proprio ieri, di ritorno da un rituale rituale orgiastico di rito, mi sono sentito un attimino vuoto, ed era pure ammissibile, viste le 53 eiaculazioni da me sparate a salve, in onore della nostra divinità, Me Stesso Medesimo. Ad un tratto mi sono sentito mancare, conscio del troppo potere che emanavo involontariamente. Ho preso un'aspirina con la coca cola, mi sono ripreso, raggiante, pimpante come un bambino delle elementari che per la prima volta vede un porno e rimane stupefatto al pensiero di quanto il suo membro si allungherà nel corso degli anni, pensando di arrivare a quei livelli gonfiati dalla telecamera e da semplici quanto efficaci effetti speciali mistici.
Ho cambiato programma, non sono andato a cena da Ze Filì.
Sono passato a prendere Krishnamurti verso le otto. Mi ha fatto incazzare come una bestia, non finiva più di stare allo specchio, e io che porca troia pensavo fosse soltanto una sadica prerogativa delle donne, iniziare a prepararsi a tre minuti dallo scoccare dell'ora x per uscire.
Vi sarà capitato anche a voi, no?
“Tesoro, per le venti sono sotto casa tua”, e lei dice sì, già sapendo che inizierà i preparativi estetico sanitari per il miglioramento della propria persona fisica e giuridica intorno alle diciannove e cinquantasette minuti. La parte più bella è quando lei, entrando in macchina, chiede mortificata scusa per il ritardo e tu ti devi mordere la lingua per rispondere un sentitissimo “Non ti preoccupare, mi s'è fatto tardi anche a me”, sebbene era dalle diciannove e trenta che stavi sotto casa, cuocendo in macchina. Il bello è che per la fica si fa questo e altro ma il buco di Krishna non m'interessa, se proprio devo essere sincero. Vuoi la stanchezza per le 53 esplosioni bianche, vuoi per l'incazzatura che mi provoca ogni volta l'impazienza dell'attesa, sopratutto quando ho una cazzo di fame che non ci vedo più e mi mangerei un bue vivo e lamentante... devo essermi concentrato troppo, troppa rabbia. La mia cappa d'energia mistica deve essersi intensificata al punto da attirare l'attenzione di un sonnolento e annoiato Shinigami, il quale non ha esitato a farmi visita. È apparso ai miei occhi come il cugino eretico di Joker (versione Nicholson) che si compra gli abiti dallo stesso sarto di quello che vestiva i cazzoni maneschi e cattivi di ken il guerriero. Ci è subito rimasto male, di fronte alla mia totale impassibilità, tanto che dopo la prima sghignazzata di benvenuto m'ha chiesto come mai non ero sorpreso. Gli ho detto di sedersi di dietro e di stare un attimo zitto, volevo cinque minuti di silenzio. Neanche un pocket coffee per celebrare quest'apparizione. Evidentemente lo Shinigami voleva fare conversazione, annoiato del suo stanco mondo grigio in bilico tra purgatorio e non luogo americano tipo centro commerciale in un aeroporto. Mi ha mostrato il suo death note, per poi fermare la manina a mezz'aria. “Un attimo”, ha rifelttuto ad alta voce incredulo, “Come cazzo fai a vedermi se il quaderno non l'hai ancora toccato?!”. Non sapevo che rispondergli; mi sono limitato a dire che probabilmente ho visto tanta di quella merda che i miei cinque sensi illuminati devono talmente essersi elevati che sono in grado di vedere attraverso la quarta dimensione.
Lo shinigami mi ha detto che gli stavo sui coglioni.
Gli ho detto di scendere dall'auto.
Lui ha ubbidito.
'Fanculo stronzo bianco dimmerda. Peppe, peppe, pepppppeeeeeee.
Poi mi sono ripreso dal delirio, vedendo che Krishna s'era fatto bello per me. Mettiamo le cose in chiaro, siamo solo amici.
Ok, quella volta del pompino non conta, eravamo troppo troppo ubriachi... ... eppure quell'esperienza ci ha avvicinato molto di più di quel che eravamo prima.
“Do jemo?”, ho chiesto al mio collega di scorribande mistiche, in cerca di cambiamenti quantistici ed empirici. Krishna ha detto di seguire il mio cuore. Gli ho detto che quando non è al lavoro o coi suoi discepoli può essere tranquillamente sé stesso senza recitare parti del cazzo. Si è messo a ridere dicendo “Deformazione professionale”. Mi ha fatto ridere; sebbene sono diventato messia da poco anch'io già, quando gioco col potere mi confondo trasparendo le ombre giastiche. Ovviamente questa frase non significa un cazzo, ma detta a centinaia di persone che stanno scopando potrebbe avere il suono poetico di un meraviglioso haiku composto ai piedi del Fujiiama, dove sicuramente qualcuno mi ama. Ho preso la strada che andava verso la collina, ho guidato nelle tenebre oscure delle strade secondarie di montagna, con le orecchie tappate dalla pressione atmosferica. Abbiamo litigato un po'; cioè, non puoi farmi sentire, dopo 53 sborrate, un disco dei Ramones, dal vivo, che ogni pezzo inizia con la voce monotona di quello lì che dice uan ciù tri for e sembra sempre lo stesso pezzo ripetuto trenta volte, manco fosse porno grindcore suonato da quei tizi che suonano nudi e coperti di sangue di porco.
Krishna ha detto che la bellezza sta nella semplicità delle cose.
Gli ho detto di andare 'affanculo.
“Gira qua”, ha fatto con teatrale gesto della manina destra, come se stesse brandendo un'invisibile scettro lunare sailormooniano di energia karmika. Ci siamo ritrovati in questo maneggio di cavalli dove altri nostri colleghi stavano facendo la carne sul barbecue. Mi sono stupito del fatto che i tavoli erano posizionati al centro; ai lati c'erano gli alloggi dei cavalli. Abbiamo mangiato tra scoregge e versi strani di equini furenti. Krishna ha bestemmiato dallo spavento quando un cavallo ha dato una potente zoccolata contro il divisorio di legno che separava la bestia di seicento chili dal suo culo marrone chiaro.
Appena seduti ho captato una presenza inquietante dietro alle spalle. Sapevo che non era un cavallo.
“Scusami per prima, è che non sono abituato ad essere ignorato”.
“Tranquillo frà'”, ho detto senza voltarmi, allo shinigami. “È tutto apposto”. In colpa, desideroso di pacifica pace, shini mi ha dato il death note.
“Se vuoi usarlo, puotrai farlo senza dannarti per l'eternità”, il che mi ha arrapato non poco. Poter fare fuori che mi pare in qualsiasi parte del mondo, senza sporcarmi la fedina penale mistica.
Ho fatto un bel respiro, vistosamente agitato. Krishna, inturbato dal mio turbante turbamento, m'ha poggiato una mano sulla gamba, facendomi tornare coi piedi per terra.
“Ora non hai scuse; non abbiamo fatto manco l'aperitivo. Non sei ubriaco, quindi 'ste porcate uomo – sessuali tienitele per un'altra volta”. Ù
Mi ha chiesto scusa arrossendo. Ù
Gandhi ha cominciato a strillare come una puttana, vedendo il death note. “Quello è il concentrato di tutto il male che esiste”, seguitava a piagnucolare. “Senti, uomo topo splinter delle tartarughe ninja”, gli ho ringhiato, “Il tuo film non m'è piaciuto neanche un po', durava troppo, quando poteva essere benissimo un mediometraggio da canale cinque domenica mattina alle dieci”. Mahatma ha detto che, come Alan Moore, disconosce tutto ciò che è tratto dalle sue opere protette da copyright bombayano.
Col death note in mano mi sono sentito ancora più dio di prima.
Datemi una penna e vi cambierò il mondo.
Verso il quarantottesimo bicchiere di vino e neanche un nome sulla preziosa carta luciferina, sono arrivato al top della crudeltà.
Avevo stipulato la lista.
Chi far morire?
In ordine di importanza sparso: la famiglia in blocco di tutti quelli che hanno votato col culo, le famiglie in blocco dei potenti che governano il mondo rendendolo un posto peggiore dell'inferno di cui parlano quei porci pedofili vestiti di nero, la mia famiglia in semi blocco, la famiglia di una particolare adepta della mia setta personale, tutti quelli che amministrano il potere e la giustizia col culo e molti altri nomi della televisione.
Cos'è successo poi, intorno all'ottantaquattresimo bicchiere?
Il mondo è sparito, non c'erano più i cavalli, santoni, lo shinigami, il death note. Tutto è diventato bianco opaco, non c'erano più le cose.
Nemmeno io riuscivo a vedermi.
Le mie braccia erano energia, il mio cuore aria danzante, i miei pensieri scoppiettanti raggi di luce nell'infinito della quarta dimensione intersecata alle altre 7 scoperte. Ho ridato il quaderno allo shinigami.
“Cosa fai, sei pazzo? Ti ho dato l'opportunità che ogni essere umano desidera. Potevi far morire chiunque e uscirne pulito. E hai passato la mano. Perché?”. Sono scoppiato a ridere, facendo cagare addosso tutti i presenti al tavolo, Sai Baba compreso. C'è stato un po' di silenzio, dopodiché sono salito in piedi sul tavolo urlando: “E' tutto apposto, sì, sì bene, mangiate, mangiate con la calma”. Krishna ha complottato sottovoce con mahatma e qualche altro santone minore che non avevo mai visto. Gli ha detto che avevo bevuto cinque bicchieri in più rispetto alla mia solita impeccabile media. E li ho lasciati fare. Ciarlatani che millantano illuminazione e cose assurde non hanno capito che uno di loro, in mezzo a loro, si stava davvero elevando di parecchi livelli, alla faccia di cazzo di Naruto, ho giocato a flipper coi sette chakra e ho vinto io, solo io, battendo il record del bar dello sport. Lo shinigami m'ha detto di darmi una mossa a rispondere a quella cazzo di domanda, perché avevo rinunciato a fare un po' di pulizia etnica come si deve.
”Ma è logico, mio caro shini. Voi dèi della morte siete così ultra convinti di sapere cosa noi umani illuminati abbiamo nel cuore... e non sapete neanche come si compra un litro di latte alla mucca di plastica che trovi per strada, dove a rotazione si vede il dvd che pretende di mostrarti quanto sia fresco e sicuro il loro latte radiattivo alla diossina impeshtata luridona”.
Mi sono seduto su una balla di fieno, accendendomi una sigaretta. “Quando vuoi far morire qualcuno è perché provi un fortissimo rancore nei suoi confronti, giusto? Dolore e sofferenza auguri a lei, ardentemente esigi il male, nella sua più alta e spettacolare forma. La morte, per quanto dolorosa, è un attimo, un secondo cristallizzato, un passaggio fugace nel quale la mente e il corpo si abbandonano all'eterno oblio del nulla. In parole povere, la morte è la fine di tutto ciò che materialmente esiste su questa cazzo di terra”. Shinigami dice di ricominciare tutto da capo; mi stava alle spalle, non potevo vederlo ma sentivo masticare.
Quel morto di fame si stava pappando le mele che un fantino aveva portato al suo cavallo.
“E se non ti rispondessi?”.
“E io che settimanalmente, in sogno, volevo darti i numeri del lotto”.
Di fronte a questa criptica quanto vitale alternativa ho vuotato il sacco, usando termini facili, musicali, convincenti, per giustificare la mia sovversiva, sprezzante azione nei confronti dell'umanità.
“Muori e fine! Ciao! Se ti voglio male, voglio tutto il male per te e la tua famiglia... facendoti morire non faccio altro che farti un favore, liberarti da tutto il male che già è in te, intorno a te. Il death note in realtà è stato creato per facilitare le cose agli umani. Quando muori i tuoi problemi diventano i problemi di qualcun altro. Allora dico io: quanto è di merda questo mondo? Quando dolore ti spetta in questa vita terrena? Ti voglio male e allora vivi, spero tu possa campare centotrenta anni”.
Lo shinigami si contorce dal ridere, dicendo che mi aveva sottovalutato.
Sono un dio del male.
Rido a mia volta dicendogli che si sbaglia.
IO SONO IL DIO DELLA SETTA DI MICHELE SOAVI, REPERIBILE IN ORRIBILE DVD DELLA MEDUSA.
Zero speciali, niente interviste.
Solo una patetica galleria fotografica.
A che cazzo serve la galleria fotografica?
Quanto ti costa mettere due minuti di intervista al regista e al cast?!
Ecco perché non compro più i dvd.
Angolo della pubblicità.
www.myspace.com/peripatetica
Se vi piacciamo potrete venirci a sentire venerdì prossimo al Rock house di Pescara, DOVE APRIREMO IL CONCERTO DEGLI OSANNA, PORCA TROIA.
Grande peppe, tu e la tua linguaccia ebbra.
Siete tutti invitati