Buon natale, figli miei.
We are the world, we are the children.
Se “siamo i bambini”, perché ieri sera stavo al night, ubriaco lercio (e mi sono pure addormentato) ?
Il night, per chi non lo sapesse, è come un McDonald (di qualche paese dell’est, vista la varietà di carne proveniente da suddette nazioni).
L’unica differenza che intercorre tra i due, miei piccoli “no global” che non disdegnano, di tanto in tanto, un noleggio da Blockbuster, è che al night, il corrispondente di un Big Mac menu, costa dai trecento euro in su.
Non scherzo.
Siamo entrati barcollando, come patetici esseri della notte che, per vedere un po’ di fica, hanno bisogno di spendere venti euro.
Poesia economica.
I buttafuori sono sempre pelati e muscolosi; con un buttafuori con i capelli, la situazione potrebbe essere diversa, ma questo non è l’argomento del post.
L’argomento è… non lo so’; scrivo perché la tristezza che mi ha divorato in quel posto di merda, è arrivata nel midollo spinale infangandolo, e travolgendo quel poco che andava bene dentro di me.
Al night (oh,cazzo, non sono abituato ad andare in ‘sti posti!!!), ogni uomo ha la fede al dito.
È una sorta di mantra/talismano portafortuna.
Hai una famiglia che ti ama.
Splendidi bambini e una vita soddisfacente (o più probabilmente è il contrario); mentre ti fai fare una sega, da una che potrebbe essere tua nipote…
Serve a non farti sentire in colpa.
È un gesto che ammiro, roba del calibro di: - Ok, ti do’ il malloppo (pari a tutta la tredicesima), succhia bene, ingoia come se fosse il nettare degli dèi, ma non farti venire strane idee, eh!?!?!?! Sono un uomo sposato; niente complicazioni sentimentali, ok baby?
… e ancora non capisco perché dei cantanti italiani si ostinano a dire “bèibe”.
Siamo l’unico paese al mondo che, porco dio, ancora non ha imparato l’inglese; in tutto il globo l’inglese lo si conosce meglio della “lingua madre”.
Da noi, la lingua madre è il russo… anche se non lo parliamo.
A me, le donne magre, statuarie e zoccole, non tirano molto.
Sì, sono belle da vedere e rispettano tutti i canoni di bellezza CEE che la tv ci ha insegnato ad amare, ma non è roba per me.
Prefazione; non sono uno di quelli che si arrapa soltanto se gli cagano in bocca (poco ci manca!!!), ma vedere quella carne da macello, sculettante a pagamento, mi mette tristezza.
Le luci del night hanno del marcio incorporato.
Tutti vanno lì come se fosse una cosa epica, da tramandare ai posteri. Gasati, felici, pompati, entrano come a dire “cazzo, stasera gli faccio vedere io alle zoccole di ‘sti paesi comunisti, come si mangia la pastiasciutta”.
Si siedono, si guardano intorno, come avvoltoi di memoria waltdisneyiana, puntano la preda, si gonfiano e…
Pagano.
Col denaro, tutti abbiamo il cazzo grosso, gonfio di vita.
La zoccola arriva, ti seduce con lo sguardo, ti dice qualcosa, sgrammaticando in maniera grottesca, ed è fatta.
È tua man; respect, muthafacca!!!
… ora anche tu sei entrato nel fantastico mondo del gangsta rap.
Bastano poche centinaia di euri.
“Euri”, per chi non lo sapesse, è un neologismo che sta ad indicare il plurale del sostantivo “euro”. Siamo in Europa, ok!!, ma a me sembra che il fulcro di tutto siano la Russia e la Romania.
In Romania ci stanno gli zingari; ci hanno dato Vlad Tepes III (al secolo “Dracula”) e i Gipsy King, immancabile colonna sonora di ogni capodanno che si rispetti (con trenino e cotechino con le lenticchie etc etc).
In poche parole: un contributo, degno di un cesto di affettati e bottiglie di svariata natura, da regalare sotto le feste che, guarda caso, stiamo per subire/sorbirci.
La Russia ci ha dato Lenin, Stalin, Rasputin e il quarto cugino di campagna, del quale non ricordo il nome (mi pare quello con la parrucca cotonato/bionda) ma non disperate; provvederò a colmare tale terribile lacuna.
Un privè costa parecchio (e non è manco sicuro che ti fanno smanettare liberamente).
Autoerotismo un cazzo; farsi una sega è come pugnalarsi senza lama (per chi non lo sapesse, il “lama” è un mammifero tagliente, frutto della mente perversa di quelli della Gillette (e le lamette (cuccioli femminili del lama) “Mach3” tagliano pure la croce di Cristo).
Non so’ se le parentesi dentro le parentesi si possono fare; saranno corrette grammaticalmente?
Boh, ma se puoi spenderti lo stipendio per entrare dentro alla corrispondente (dell’est) di tua nipote, che vuoi che siano due grafemi dentro un altro agglomerato di grafemi?
Puzza di più l’ombelico o il buco del culo?
… e la gente, quando va dai maghi, si ostina a chiedere fortunamorelavoro.
Gli interessa veramente?
Secondo me no; è solo un passatempo tra una scopata e l’altra.
Perché tutto questo accanimento?
Perché porco dio siamo una nazione di analfabeti che campa di rendita e stiamo a fere i megalomani; Sì, se non ci fosse stato il "rinascimento", i turisti non sarebbero venuti a portarci soldi.
Immaginate una bomba nucleare su Roma e Firenze (pari alla distruzione di tutto il nostro “patrimonio culturale”).
Ci ritroveremmo senza entrate.
Nel giro di due anni ci sperpereremmo tutto il malloppo.
... e ci ritroveremo in Senegal, a vendere i Cd fuori dalla Coop (che da loro si chiamo “Goob”)
Nella convinzione comune, i negri parlano come se fossero dei raffreddati perenni.
“Negri”.
Sì, avete capito bene.
E se mi date del “razzista” sparatevi.
“Negro” deriva dall’aggettivo “negroide”.
“Nero” è razzista; “negro” è diventato razzista da quando Mtv ha cominciato a mandare in onda i video di 50Cents e Puff daddy.
Quello si che è nero; ho sconfinato.
Fuck you muthafacca.
Ok, smetto di scrivere; i miei lettori vogliono tutto e subito.
… ora che ci penso… invece di perdere tempo a leggere ‘ste cazzate, perché non ve ne andate al night pure voi?
Perfetto; ora pubblico la mia immortale storia di natale, il mio “canto di natale” dickensiano, happy refrain di ogni natale che si rispetti.
Lo inserisco; se lo leggete bene… sennò buon natale lo stesso.
Vado a farmi un paio di tiri di trielina… ci avete mai fatto caso che, se tiri la trielina birettificata scoreggi il doppio di quando tiri quella pura???
Mistero della fede; annunciamo la tua morte signore.
Proclamiamo la tua resurrezione.
Nell’attesa della tua venuta.
A pagamento
SANTO NATAL
Adoro il Santo Natale, Cristiddio.
Chi non lo ama?
Fino a qualche anno fa pensavo cose molto tristi e negative riguardo a questa meravigliosa e secolare festa. Ci sono bambini, nei paesi sottosviluppati, ai quali uno non si sentirebbe di raccontare roba tipo “alla cena di natale ho mangiato fino a scoppiare”.
Quei poveri stronzetti non mangiano neanche metà cenone in un anno intero.
Solevo anche riflettere su babbo natale; il natale o parte di sé, muore con la scoperta di una delle più dolci e tristi bugie, raccontate dai genitori ai propri figli.
Uno si impegna a fare il buono tutto l’anno, sa che babbo natale porterà tutto quello segnato sulla lista.
Poi un giorno ti svegli, e i tuoi genitori dicono di doverti parlare.
Alcuni la prendono alla larga.
Altri “babbo natale siamo io e la mamma”.
Figli di puttana senza cuore.
Dopo questa cosa vergognosa, l’unico dettaglio rimasto a bruciare, nell’ormai affievolito fuoco del natale, sono le vacanze scolastiche.
Inizia la scuola, a settembre.
“Nero” è razzista; “negro” è diventato razzista da quando Mtv ha cominciato a mandare in onda i video di 50Cents e Puff daddy.
Quello si che è nero; ho sconfinato.
Fuck you muthafacca.
Ok, smetto di scrivere; i miei lettori vogliono tutto e subito.
… ora che ci penso… invece di perdere tempo a leggere ‘ste cazzate, perché non ve ne andate al night pure voi?
Perfetto; ora pubblico la mia immortale storia di natale, il mio “canto di natale” dickensiano, happy refrain di ogni natale che si rispetti.
Lo inserisco; se lo leggete bene… sennò buon natale lo stesso.
Vado a farmi un paio di tiri di trielina… ci avete mai fatto caso che, se tiri la trielina birettificata scoreggi il doppio di quando tiri quella pura???
Mistero della fede; annunciamo la tua morte signore.
Proclamiamo la tua resurrezione.
Nell’attesa della tua venuta.
A pagamento
SANTO NATAL
Adoro il Santo Natale, Cristiddio.
Chi non lo ama?
Fino a qualche anno fa pensavo cose molto tristi e negative riguardo a questa meravigliosa e secolare festa. Ci sono bambini, nei paesi sottosviluppati, ai quali uno non si sentirebbe di raccontare roba tipo “alla cena di natale ho mangiato fino a scoppiare”.
Quei poveri stronzetti non mangiano neanche metà cenone in un anno intero.
Solevo anche riflettere su babbo natale; il natale o parte di sé, muore con la scoperta di una delle più dolci e tristi bugie, raccontate dai genitori ai propri figli.
Uno si impegna a fare il buono tutto l’anno, sa che babbo natale porterà tutto quello segnato sulla lista.
Poi un giorno ti svegli, e i tuoi genitori dicono di doverti parlare.
Alcuni la prendono alla larga.
Altri “babbo natale siamo io e la mamma”.
Figli di puttana senza cuore.
Dopo questa cosa vergognosa, l’unico dettaglio rimasto a bruciare, nell’ormai affievolito fuoco del natale, sono le vacanze scolastiche.
Inizia la scuola, a settembre.
Come ci si fa forza?
Ci si proietta a tre mesi dopo, il periodo delle vacanze (già non è più il “periodo di natale”).
Finita la scuola, il disastro è completo, il fuoco si spegne sotto una doccia gelata, apri gli occhi e “benvenuto nel regno delle responsabilità, benvenuto nel mondo degli adulti”.
In base alla professione svolta, si ha diritto a delle ferie.
Finita la scuola, il disastro è completo, il fuoco si spegne sotto una doccia gelata, apri gli occhi e “benvenuto nel regno delle responsabilità, benvenuto nel mondo degli adulti”.
In base alla professione svolta, si ha diritto a delle ferie.
Se fai il cameriere, col cazzo che Natale lo passi a casa.
Natale lo passi a sorridere a gente a spasso.
“Prego”, “grazie”, “non c’è di che”: grazie a voi, patetici stronzi, il natale lo passo da servo ma con i due euro guadagnati, potrò scolarmi una buona bottiglia per dimenticare questa sudditanza di merda, e ad ogni brindisi, una macabra dedica nei Vostri signorili confronti.
Natale lo passi a sorridere a gente a spasso.
“Prego”, “grazie”, “non c’è di che”: grazie a voi, patetici stronzi, il natale lo passo da servo ma con i due euro guadagnati, potrò scolarmi una buona bottiglia per dimenticare questa sudditanza di merda, e ad ogni brindisi, una macabra dedica nei Vostri signorili confronti.
Vi venga un tumore, vi venisse un intossicazione alimentare, possiate andare a sbattere contro una madre con la carrozzina, e possa morire solo il bambino, e all’alcool test lo sbirro pronunziasse le fatidiche parole: - Signore, col suo alito potrebbe andare a Taiwan a gonfiare i palloni, nonostante sia un compito TASSATIVAMENTE riservato ai bambini di età inferiore ai tre anni - .
E si torna sempre a fare i conti coi paesi sottosviluppati
Controlla il dizionario: paesi dimenticati.
Dunque, non c’è speranza; passi per strada, facce sorridenti, musica ovunque e neanche un briciolo di quella gioia e quell’atmosfera di quando aspettavi il momento in cui scartavi i regali sotto l’albero, con la coda dell’occhio scrutavi i genitori sorridenti e stavi attento a non tradire nessuna emozione, perché eri grande e i grandi non sorridono per le sciocchezze come quelle.
Tutt’al più, i grandi bestemmiano e picchiano i bambini, che pesano solo venti chili.
Per le partite alla tv.
Quello che voglio fare quest’anno è molto semplice: voglio ritrovare l’allegria e lo spirito perduto dei natali passati, un po’ come in “Canto di natale” di Dickens.
Per far cambiare idea a quell’emerita testa di cazzo di Scroodge, ci sono voluti tre fantasmi per farlo cagare addosso.
Scroodge era il capo avido, era vecchio e viveva solo.
Il suo impiegato no.
Voleva metterlo in culo a quell’uomo, che non desiderava altro che tornare a casa, mangiare come un porco, mettere il Valium nei bicchieri dei figli, aspettare che il medicinale facesse effetto e pomparsi la moglie fino all’ora in cui il sole fosse sorto (e l’effetto del farmaco finito).
Non mi abbottono il cappotto, vista l’abolizione dell’inverno da parte del buco nell’ozono, un buco grosso come quello che la gente comune si ritrova nel cervello. Esco di casa e dalla porta dell’appartamento di fronte al mio, si ode un cd di sacri canti di natale… sottofondo alle bestemmie e ai pugni, scagliati ripetutamente in maniera ossessiva, sul muro.
È il mio vicino e sta maledicendo Dio e suo figlio che “ha rotto i coglioni con quella cazzo di musica di merda e se non si sbriga a fare i compiti si toglie la cinta”.
Questa è la vera atmosfera, lo spirito giusto per apprestarsi a trascorrere le sante feste.
Scendo le scale e noto dei fantastici componimenti di arte moderna sul muro.
“Sangue rancido dal naso su marmo”.
Diciotto per dieci.
Il catarro deve provenire da dei bronchi in avanzato stato di decomposizione.
- Ma che fai, sei scemo? Non vedi che ho dato lo straccio? Mi sono proprio rotta i coglioni di fare le scale, pare che vi mettete d’accordo per non farmi finire mai, - gracchia la simpatica nonnina natalizia del primo piano.
- Mi scusi e buon natale, - rispondo.
Anche al bar sotto casa, natale è una festa importante, che non va presa tanto alla leggera.
“Natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi”.
A pensarci bene, non sono dei trasgressori, mica è detto che la "famiglia" debbano essere necessariamente “la moglie e i figli”.
C’è anche la famiglia del bar.
Con chi si passa il Natale?
Si passa con la famiglia; sulla carta costituzionale dei “patti lateranensi”, non è specificato “quale famiglia”, (ndr.).
Qual’ è l’attività principale della santa festa?
Mangiare.
A parte il divieto di consumo di carne, tuttavia, non viene specificato quali tipi di pesce la Bibbia proibisca di friggere, (ndr).
Cosa si fa dopo la Cena?
Si gioca coi parenti.
La sopracitata costituzione, non specifica “quali parenti” o “quali giochi”, (ndr.).
In poche parole: un allegra banda
(famiglia)
di persone di tutte le età, pronte a passare un “non conventional christmas”, come recita la pubblicità di una nota ditta di bigiotteria per ragazzine sceme.
Un cane mi si struscia sulle gambe e vorrei tanto dargli un osso, ma se lui lo mangiasse, i ben pensanti mi fulminerebbero.
Il mio quartiere è pieno di cani randagi. Nessuno li vuole, tutti li detestano.
Controlla sul vocabolario: “carità cristiana”
Controlla sul vocabolario: “fare delle offerte ai poveri”
Controlla sul vocabolario: “elemosina”
Baldanzoso, mi sto dirigendo a casa di Filippo, per l’ ”aperitivo della vigilia”. Questa è una tradizione nata molti anni fa, sgorgata dal bisogno di doversi sballare e nutrire, prima che le sopracitate cose avvengano.
Odiamo il pesce sotto qualsiasi forma esso si manifesti.
Non giochiamo a tombola.
Avremo pure il diritto di nutrirci e divertirci, durante la notte più lunga dell’anno, no?!?
Abbiamo il diritto/dovere di uscirne illesi.
Non è colpa nostra.
- Pronto, allora? - , mi fa Filippo, battendo le mani. Ha gli occhi lucidi, deve aver cominciato senza di me. È un ragazzo molto sensibile. Lo so: stasera soffrirà più lui che io.
Controlla sul vocabolario: “catarsi”
Controlla sul vocabolario: “autopunizione premeditata”
Controlla sul vocabolario: “ischemia cerebrale”
Controlla sul vocabolario: “stato comatoso neurovegetativo”
Controlla sul vocabolario: “rimozione del soggetto”
- Anche quest’anno è giunto il santo Natale, - recito con una voce che dovrebbe essere quella del “fu” babbo natale. - Cosa ti ha portato babbo natale? - , svaccando tutto; Babbo Natale sono io, e se non so “io”, che cazzo gli ho portato, devo essere proprio fulminato.
- Un atrofia sulla punta del prepuzio - .
Controlla sul vocabolario: “alta sensibilità”
Controlla sul vocabolario: “psicosomatico”
Controlla sul vocabolario: “neuroni indipendenti”
- Te l’avevo detto che, se non ti davi una calmata, finiva in merda. Tanto è stato, - lo ammonisco. Nel cuore ho il senso di gioia/vittoria, provato da tutti quelli che sono in condizione di dire, o almeno pensare, “Te l’avevo detto!!!”.
Un modo sintetico per dimostrare al prossimo i propri poteri di preveggenza.
Questa è la parola magica.
- Penso proprio che sarà un natale meno più meglio degli altri, - sgrammatica l’ignorante.
- Non si dice “più meglio" - .
Controlla sul vocabolario: “te l’avevo detto”.
L’ho solo pensato, non gliel’ho detto.
- Dai, su, non ti scoraggiare, - gli abbono, come se lo stronzo col pisello da buttare, fossi io. - Siamo noi, a farci troppi problemi. Siamo noi, a far camminare il cervello, - in realtà lo sto dicendo a me stesso per convincermi. - Quanto dura tutto? Non più di qualche ora. Adesso ce ne andiamo tranquillamente in prognosi riservata con queste magnifiche flebo, - agitando le boccette di liquore che ho in tasca, - Dopodiché saremo in grado di affrontare il demone del parentado, ok?
Ok.
Al quindicesimo campioncino, la realtà comincia a fluttuare, come se vivessimo nell’ampolla del pesciolino rosso che, anno dopo anno, abbiamo vinto al luna park.
E poi e morto.
Certo non di cirrosi epatica
Controlla sul vocabolario: “ulcera perforante”
Controlla sul vocabolario: “delirium tremens”
Controlla sul vocabolario: “dialisi”
- Ho avuto una visione, - sussurro come lo sciamano dei sofficini Findus.
- Dobbiamo compiere una buona azione, è pur sempre natale, no? Mi sistemo le basette: - Tutto quello che i randagi di questo quartiere ci chiedono, è solo una scintilla, una piccola scintilla che doni loro coraggio - . Le parole che sembrano, all’incirca, uscire dalla bocca di Filippo sono: - Ghe cazzo dici, broprio non di capisco quando stai di fuori - .
Sciatto pagano senza coglioni.
Dall’alto del trono del mio sapere, continuo il discorso interrotto: - I randagi non vincono perché non sono uniti. Hanno bisogno di un leader che li conduca al palazzo della libertà, - e sorprendo Filippo accasciato al suolo.
- Dobbiamo fare insorgere i cani, dobbiamo farli impazzire. Solo così, potranno farsi valere, dopo anni di fame e schiavitù, - ed è qui che Filippo comincia a collassare producendo, ai lati della bocca, della schiuma da Tennent’s 0,5 alla spina. - Eecome pensi di fare, li dici: impazìte, fàte casìno?
In un'altra circostanza, lo avrei fatto impazzire io, ripetendo all’infinito “Come? Non ti capisco non ti capisco non ti capisco non ti capisco non ti capisco”.
Non è il momento.
Controlla sul vocabolario: “incomprensione”
Controlla sul vocabolario. “autolesionismo”
Controlla sul vocabolario: “ignoranza”
Senza spiegare, a chi non vuol capire, qual è il mio piano, prendo di peso il mio amico alcolizzato e lo trascino alla fontanella dove lo faccio rinvenire con dell’acqua ghiacciata come i monti da cui proviene. Lo obbligo ad effettuare gargarismi degni di una lavatrice all’ultimo grido e gli dico: - Adesso vieni con me, non una domanda e stai al gioco. Ci penso io.
Già, ci penso io.
Controlla sul vocabolario: “training autogeno”
Controlla sul vocabolario: “programma formativo per manager”
Controlla sul vocabolario: “megalomania da parrocchia”
Din don, faccio fare al campanello, con la forza di una sola falange.
Dio, che bella la tecnologia.
Dallo spioncino si vede l’occhio dell’anziana signora Cervantes. Ci ragguaglia sulla propria situazione economica, aggiungendo che non le serve niente.
L’enciclopedia ce l’ha già.
Le dico che siamo soltanto un coro di natale, giriamo di casa in casa per esibirci.
Cede e ci apre. Potrei spaccarle la testa con un martello, come si sente al telegiornale, e rischiare l’ergastolo per 50 € di pensione.
Controlla sul vocabolario: “vandalismo indotto da tossicodipendenza latente”
Controlla sul vocabolario: “gioventù allo sbando”
Controlla sul vocabolario: “coro natalizio formato da due persone”
Non è nelle mie intenzioni fare del male a qualcuno.
Almeno per adesso.
Ci esibiamo in due classici natalizi, che la signora applaude e ci fa sedere per una tazza di tè.
Questo volevo, entrare in casa.
La signora va in cucina a mettere il bollitoresul fornello. Mi dirigo alla vetrina degli alcolici.
Vi siete mai chiesti come mai i vecchi, astemi e non, abbiano una vetrinetta che vanta immancabili presenze super alcoliche del calibro di “Vat 45” “Creola Baldoni” e l’intramontabile bevanda “spiritosa” alias Varnelli, quando a casa, un ubriacone come me, non possiede neanche la coca cola?
Io sì.
Sbrigandomi, mi riempio il gargarozzo con metà bottiglia di Varnelli.
Filippo è in stato comatoso sul divano.
Sospiro, cercando di trattenere un potente conato di vomito all’anice e vado al citofono. - Bravi, bravi. Siete stati davvero bravi, - ci sorride la signora. - I giovani di oggi non se ne importano del natale e delle tradizioni. Sto per risponderle “verissimo”, quando Filippo emana del gas dal di dietro, quasi mandando in fumo la nostra copertura.
- Il tuo amico, come hai detto che si chiama?
- Filippo, - e non l’ho mai detto.
-… che cosa gli è successo?
Più scale un musicista conosce, meglio improvvisa.
- Siamo studenti e non abbiamo i genitori. Sono morti, - azzardo.
La signora mi si avvicina, gli occhi umidi dalla tristezza.
Proseguo per la mia strada.
- I miei e i suoi erano amici, sin dall’infanzia. Sono andati sempre a scuola, tutti insieme. Mio padre, mia madre, suo padre e sua madre. Fecero anche la prima comunione insieme, e si sposarono lo stesso giorno, nella stessa chiesa. Andarono a vedere, sempre insieme, dei mobili per arredare la nuova casa. La ditta prometteva, a chiunque spendeva oltre le trecento mila lire, un giro sull’elicottero aziendale. Dopo cinque minuti, inspiegabilmente, il carburante finì, facendo precipitare l’elicottero, e arrostendo le nostre due famiglie, più un pilota aziendale.
Controlla sul vocabolario: “onora il padre e la madre”.
- Così dobbiamo lavorare per pagarci i corsi universitari. Lavoriamo in una torre di controllo e passiamo le notti ad osservare dei radar. Filippo non dorme a sufficienza da un mese, fa anche del volontariato alla “Caritas”, e ora si trova così come lo vede. La signora si alza e mi abbraccia. Mette mano al portafoglio e mi elargisce una banconota da euro venti, consigliandomi di non essere imbarazzato, “me li merito”. Accetto, sentendo un po’ di disagio, subito svanito nel pensiero di una bottiglia di scotch reale, non quello schifo dei discount.
Controlla sul vocabolario: “Master John’s”
Controlla sul vocabolario: “Old country”
Controlla sul vocabolario: “nomi nostalgici da patrioti irlandesi alcolizzati”.
Alzare dal divano lo stronzo, non è facile; riusciamo comunque a telare via.
Nell’appartamento a fianco, ci apre questa simpatica signora.
- Vi ho sentiti cantare prima. Avete delle belle voci, anche se il tuo amico qui, mi sembra un po’ su di giri, - mi fa, indicando Filippo che ammicca un sorriso da foto ricordo per la lapide.
La performance è la stessa, il compenso un po’ meno. Per entrare, mi invento che adoro visitare le case; sto facendo una ricerca, per l’università, sulle case popolari comparate a dimore storiche settecentesche appartenute a divi del cinema muto.
La signora abbocca e posso portare a termine la mia missione anche qui in casa Sapori.
Controlla sul vocabolario: “cognomi italo americani in Abruzzo”
Controlla sul vocabolario: “veridicità nazionale”
Abbiamo ancora molte case da visitare; in questo palazzo abbiamo finito.
Le case nelle quali dobbiamo ancora portare il nostro mirabolante show, altro non sono che quelle poste sul perimetro della piazza.
E si torna sempre a fare i conti coi paesi sottosviluppati
Controlla il dizionario: paesi dimenticati.
Dunque, non c’è speranza; passi per strada, facce sorridenti, musica ovunque e neanche un briciolo di quella gioia e quell’atmosfera di quando aspettavi il momento in cui scartavi i regali sotto l’albero, con la coda dell’occhio scrutavi i genitori sorridenti e stavi attento a non tradire nessuna emozione, perché eri grande e i grandi non sorridono per le sciocchezze come quelle.
Tutt’al più, i grandi bestemmiano e picchiano i bambini, che pesano solo venti chili.
Per le partite alla tv.
Quello che voglio fare quest’anno è molto semplice: voglio ritrovare l’allegria e lo spirito perduto dei natali passati, un po’ come in “Canto di natale” di Dickens.
Per far cambiare idea a quell’emerita testa di cazzo di Scroodge, ci sono voluti tre fantasmi per farlo cagare addosso.
Scroodge era il capo avido, era vecchio e viveva solo.
Il suo impiegato no.
Voleva metterlo in culo a quell’uomo, che non desiderava altro che tornare a casa, mangiare come un porco, mettere il Valium nei bicchieri dei figli, aspettare che il medicinale facesse effetto e pomparsi la moglie fino all’ora in cui il sole fosse sorto (e l’effetto del farmaco finito).
Non mi abbottono il cappotto, vista l’abolizione dell’inverno da parte del buco nell’ozono, un buco grosso come quello che la gente comune si ritrova nel cervello. Esco di casa e dalla porta dell’appartamento di fronte al mio, si ode un cd di sacri canti di natale… sottofondo alle bestemmie e ai pugni, scagliati ripetutamente in maniera ossessiva, sul muro.
È il mio vicino e sta maledicendo Dio e suo figlio che “ha rotto i coglioni con quella cazzo di musica di merda e se non si sbriga a fare i compiti si toglie la cinta”.
Questa è la vera atmosfera, lo spirito giusto per apprestarsi a trascorrere le sante feste.
Scendo le scale e noto dei fantastici componimenti di arte moderna sul muro.
“Sangue rancido dal naso su marmo”.
Diciotto per dieci.
Il catarro deve provenire da dei bronchi in avanzato stato di decomposizione.
- Ma che fai, sei scemo? Non vedi che ho dato lo straccio? Mi sono proprio rotta i coglioni di fare le scale, pare che vi mettete d’accordo per non farmi finire mai, - gracchia la simpatica nonnina natalizia del primo piano.
- Mi scusi e buon natale, - rispondo.
Anche al bar sotto casa, natale è una festa importante, che non va presa tanto alla leggera.
“Natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi”.
A pensarci bene, non sono dei trasgressori, mica è detto che la "famiglia" debbano essere necessariamente “la moglie e i figli”.
C’è anche la famiglia del bar.
Con chi si passa il Natale?
Si passa con la famiglia; sulla carta costituzionale dei “patti lateranensi”, non è specificato “quale famiglia”, (ndr.).
Qual’ è l’attività principale della santa festa?
Mangiare.
A parte il divieto di consumo di carne, tuttavia, non viene specificato quali tipi di pesce la Bibbia proibisca di friggere, (ndr).
Cosa si fa dopo la Cena?
Si gioca coi parenti.
La sopracitata costituzione, non specifica “quali parenti” o “quali giochi”, (ndr.).
In poche parole: un allegra banda
(famiglia)
di persone di tutte le età, pronte a passare un “non conventional christmas”, come recita la pubblicità di una nota ditta di bigiotteria per ragazzine sceme.
Un cane mi si struscia sulle gambe e vorrei tanto dargli un osso, ma se lui lo mangiasse, i ben pensanti mi fulminerebbero.
Il mio quartiere è pieno di cani randagi. Nessuno li vuole, tutti li detestano.
Controlla sul vocabolario: “carità cristiana”
Controlla sul vocabolario: “fare delle offerte ai poveri”
Controlla sul vocabolario: “elemosina”
Baldanzoso, mi sto dirigendo a casa di Filippo, per l’ ”aperitivo della vigilia”. Questa è una tradizione nata molti anni fa, sgorgata dal bisogno di doversi sballare e nutrire, prima che le sopracitate cose avvengano.
Odiamo il pesce sotto qualsiasi forma esso si manifesti.
Non giochiamo a tombola.
Avremo pure il diritto di nutrirci e divertirci, durante la notte più lunga dell’anno, no?!?
Abbiamo il diritto/dovere di uscirne illesi.
Non è colpa nostra.
- Pronto, allora? - , mi fa Filippo, battendo le mani. Ha gli occhi lucidi, deve aver cominciato senza di me. È un ragazzo molto sensibile. Lo so: stasera soffrirà più lui che io.
Controlla sul vocabolario: “catarsi”
Controlla sul vocabolario: “autopunizione premeditata”
Controlla sul vocabolario: “ischemia cerebrale”
Controlla sul vocabolario: “stato comatoso neurovegetativo”
Controlla sul vocabolario: “rimozione del soggetto”
- Anche quest’anno è giunto il santo Natale, - recito con una voce che dovrebbe essere quella del “fu” babbo natale. - Cosa ti ha portato babbo natale? - , svaccando tutto; Babbo Natale sono io, e se non so “io”, che cazzo gli ho portato, devo essere proprio fulminato.
- Un atrofia sulla punta del prepuzio - .
Controlla sul vocabolario: “alta sensibilità”
Controlla sul vocabolario: “psicosomatico”
Controlla sul vocabolario: “neuroni indipendenti”
- Te l’avevo detto che, se non ti davi una calmata, finiva in merda. Tanto è stato, - lo ammonisco. Nel cuore ho il senso di gioia/vittoria, provato da tutti quelli che sono in condizione di dire, o almeno pensare, “Te l’avevo detto!!!”.
Un modo sintetico per dimostrare al prossimo i propri poteri di preveggenza.
Questa è la parola magica.
- Penso proprio che sarà un natale meno più meglio degli altri, - sgrammatica l’ignorante.
- Non si dice “più meglio" - .
Controlla sul vocabolario: “te l’avevo detto”.
L’ho solo pensato, non gliel’ho detto.
- Dai, su, non ti scoraggiare, - gli abbono, come se lo stronzo col pisello da buttare, fossi io. - Siamo noi, a farci troppi problemi. Siamo noi, a far camminare il cervello, - in realtà lo sto dicendo a me stesso per convincermi. - Quanto dura tutto? Non più di qualche ora. Adesso ce ne andiamo tranquillamente in prognosi riservata con queste magnifiche flebo, - agitando le boccette di liquore che ho in tasca, - Dopodiché saremo in grado di affrontare il demone del parentado, ok?
Ok.
Al quindicesimo campioncino, la realtà comincia a fluttuare, come se vivessimo nell’ampolla del pesciolino rosso che, anno dopo anno, abbiamo vinto al luna park.
E poi e morto.
Certo non di cirrosi epatica
Controlla sul vocabolario: “ulcera perforante”
Controlla sul vocabolario: “delirium tremens”
Controlla sul vocabolario: “dialisi”
- Ho avuto una visione, - sussurro come lo sciamano dei sofficini Findus.
- Dobbiamo compiere una buona azione, è pur sempre natale, no? Mi sistemo le basette: - Tutto quello che i randagi di questo quartiere ci chiedono, è solo una scintilla, una piccola scintilla che doni loro coraggio - . Le parole che sembrano, all’incirca, uscire dalla bocca di Filippo sono: - Ghe cazzo dici, broprio non di capisco quando stai di fuori - .
Sciatto pagano senza coglioni.
Dall’alto del trono del mio sapere, continuo il discorso interrotto: - I randagi non vincono perché non sono uniti. Hanno bisogno di un leader che li conduca al palazzo della libertà, - e sorprendo Filippo accasciato al suolo.
- Dobbiamo fare insorgere i cani, dobbiamo farli impazzire. Solo così, potranno farsi valere, dopo anni di fame e schiavitù, - ed è qui che Filippo comincia a collassare producendo, ai lati della bocca, della schiuma da Tennent’s 0,5 alla spina. - Eecome pensi di fare, li dici: impazìte, fàte casìno?
In un'altra circostanza, lo avrei fatto impazzire io, ripetendo all’infinito “Come? Non ti capisco non ti capisco non ti capisco non ti capisco non ti capisco”.
Non è il momento.
Controlla sul vocabolario: “incomprensione”
Controlla sul vocabolario. “autolesionismo”
Controlla sul vocabolario: “ignoranza”
Senza spiegare, a chi non vuol capire, qual è il mio piano, prendo di peso il mio amico alcolizzato e lo trascino alla fontanella dove lo faccio rinvenire con dell’acqua ghiacciata come i monti da cui proviene. Lo obbligo ad effettuare gargarismi degni di una lavatrice all’ultimo grido e gli dico: - Adesso vieni con me, non una domanda e stai al gioco. Ci penso io.
Già, ci penso io.
Controlla sul vocabolario: “training autogeno”
Controlla sul vocabolario: “programma formativo per manager”
Controlla sul vocabolario: “megalomania da parrocchia”
Din don, faccio fare al campanello, con la forza di una sola falange.
Dio, che bella la tecnologia.
Dallo spioncino si vede l’occhio dell’anziana signora Cervantes. Ci ragguaglia sulla propria situazione economica, aggiungendo che non le serve niente.
L’enciclopedia ce l’ha già.
Le dico che siamo soltanto un coro di natale, giriamo di casa in casa per esibirci.
Cede e ci apre. Potrei spaccarle la testa con un martello, come si sente al telegiornale, e rischiare l’ergastolo per 50 € di pensione.
Controlla sul vocabolario: “vandalismo indotto da tossicodipendenza latente”
Controlla sul vocabolario: “gioventù allo sbando”
Controlla sul vocabolario: “coro natalizio formato da due persone”
Non è nelle mie intenzioni fare del male a qualcuno.
Almeno per adesso.
Ci esibiamo in due classici natalizi, che la signora applaude e ci fa sedere per una tazza di tè.
Questo volevo, entrare in casa.
La signora va in cucina a mettere il bollitoresul fornello. Mi dirigo alla vetrina degli alcolici.
Vi siete mai chiesti come mai i vecchi, astemi e non, abbiano una vetrinetta che vanta immancabili presenze super alcoliche del calibro di “Vat 45” “Creola Baldoni” e l’intramontabile bevanda “spiritosa” alias Varnelli, quando a casa, un ubriacone come me, non possiede neanche la coca cola?
Io sì.
Sbrigandomi, mi riempio il gargarozzo con metà bottiglia di Varnelli.
Filippo è in stato comatoso sul divano.
Sospiro, cercando di trattenere un potente conato di vomito all’anice e vado al citofono. - Bravi, bravi. Siete stati davvero bravi, - ci sorride la signora. - I giovani di oggi non se ne importano del natale e delle tradizioni. Sto per risponderle “verissimo”, quando Filippo emana del gas dal di dietro, quasi mandando in fumo la nostra copertura.
- Il tuo amico, come hai detto che si chiama?
- Filippo, - e non l’ho mai detto.
-… che cosa gli è successo?
Più scale un musicista conosce, meglio improvvisa.
- Siamo studenti e non abbiamo i genitori. Sono morti, - azzardo.
La signora mi si avvicina, gli occhi umidi dalla tristezza.
Proseguo per la mia strada.
- I miei e i suoi erano amici, sin dall’infanzia. Sono andati sempre a scuola, tutti insieme. Mio padre, mia madre, suo padre e sua madre. Fecero anche la prima comunione insieme, e si sposarono lo stesso giorno, nella stessa chiesa. Andarono a vedere, sempre insieme, dei mobili per arredare la nuova casa. La ditta prometteva, a chiunque spendeva oltre le trecento mila lire, un giro sull’elicottero aziendale. Dopo cinque minuti, inspiegabilmente, il carburante finì, facendo precipitare l’elicottero, e arrostendo le nostre due famiglie, più un pilota aziendale.
Controlla sul vocabolario: “onora il padre e la madre”.
- Così dobbiamo lavorare per pagarci i corsi universitari. Lavoriamo in una torre di controllo e passiamo le notti ad osservare dei radar. Filippo non dorme a sufficienza da un mese, fa anche del volontariato alla “Caritas”, e ora si trova così come lo vede. La signora si alza e mi abbraccia. Mette mano al portafoglio e mi elargisce una banconota da euro venti, consigliandomi di non essere imbarazzato, “me li merito”. Accetto, sentendo un po’ di disagio, subito svanito nel pensiero di una bottiglia di scotch reale, non quello schifo dei discount.
Controlla sul vocabolario: “Master John’s”
Controlla sul vocabolario: “Old country”
Controlla sul vocabolario: “nomi nostalgici da patrioti irlandesi alcolizzati”.
Alzare dal divano lo stronzo, non è facile; riusciamo comunque a telare via.
Nell’appartamento a fianco, ci apre questa simpatica signora.
- Vi ho sentiti cantare prima. Avete delle belle voci, anche se il tuo amico qui, mi sembra un po’ su di giri, - mi fa, indicando Filippo che ammicca un sorriso da foto ricordo per la lapide.
La performance è la stessa, il compenso un po’ meno. Per entrare, mi invento che adoro visitare le case; sto facendo una ricerca, per l’università, sulle case popolari comparate a dimore storiche settecentesche appartenute a divi del cinema muto.
La signora abbocca e posso portare a termine la mia missione anche qui in casa Sapori.
Controlla sul vocabolario: “cognomi italo americani in Abruzzo”
Controlla sul vocabolario: “veridicità nazionale”
Abbiamo ancora molte case da visitare; in questo palazzo abbiamo finito.
Le case nelle quali dobbiamo ancora portare il nostro mirabolante show, altro non sono che quelle poste sul perimetro della piazza.
Il tempo per un goccio lo trovo, così andiamo al bar.
Ricordate?
Il bar della “grande famiglia speciale”.
Intanto Filippo si è ripreso; ora la recita può andare avanti senza intoppi.
Astro del ciel, pargol divin, e un'altra casa è fatta.
Per strada già si odono i frutti del mio piano.
Ora, ad aprire è un uomo sulla cinquantina, brizzolato e muscoloso.
Avete presente il padre palestrato/sinistro del timido ragazzo membro dei Wanderers?
Quello lì.
- Io non so cosa cazzo vi siete messi in testa, ma non azzardatevi a cantarmi qui sul pianerottolo, - proprio come nel film. - Ci scusi, signore. Noi non vogliamo soldi, - e mi pento per aver detto la tipica frase di chi è in cerca di gente da rigirare come un calzino. Arriccia il labbro, sta per esplodere: - Quindi che cazzo volete?
Tento un percorso oscuro e tortuoso.
C’è una teoria, la Mia, che dice: “quando sei nella ragione, o vuoi averla a tutti i costi anche se non ce l’hai, sii invadente, strafottente, e fai pesare agli altri il tuo immaginario passato triste e torrido, facendoti strada, a furia di insulti, nel cuore della gente”.
Inizio: - Senta, noi siamo qua, fa freddo, - (ci saranno trenta gradi!!!), -… senza una casa, senza una famiglia da cui tornare, senza una tavola alla quale sederci e deliziosi pranzi gustare, - per poi venire interrotto bruscamente: - Checcazzo vuoi dire, siete venuti qui a chiedermi se vi posso ospitare a cena, insieme alla mia famiglia? Inquadrato il quoziente intellettivo nullo, zero al quoto, di questo orango palestrato pronto a pestare qualsiasi cosa respiri, camminando sul filo del rasoio con le piante dei piedi imburrate, azzardo l’ultima stronzata, quella decisiva, che forse mi salverà dall’imminente pestaggio.
- Dovevo soltanto andare al bagno -
- E hai montato tutto questo cazzo di casino solo per andare a pisciare?
- Sì, anche se la storia è vera.
- Entra, poi subito fuori dalle palle.
L’appartamento è un tempio del fitness: medaglie, coppe e poster di divi del body building e del pugilato. Sento una mano grande come una pala sulla spalla.
- Aspetta, - dice la voce.
Mi squadra, soffermandosi sui pettorali e le braccia.
- Quanto alzi alla panca?
- E’ già tanto se, una volta che mi ci sono sdraiato, riesco a risollevarmi.
- Non è la risposta che volevo sentire.
Odore di guai, odore di ormoni.
- Non mi piaci, comincio a pentirmi di averti fatto entrare. Senti un po’, - cominciando ad accarezzare in maniera inquietante, uno dei mille manubri sparsi in giro per la stanza, - adesso mi fai vedere quanto riesci a sollevare, e poi potrai andare al bagno.
Mi sono messo nella merda.
Tento un approccio diplomatico: - Non posso. Ero un patito del body building, - mettendomi eretto come un palo, come a voler accentuare un fisico mai avuto. - Un giorno, in palestra stavo alzando, proprio alla panca, cento venti chili. Ho sentito come uno strappo proprio quì, - battendomi un pugno sullo sterno, - e se non era per il mio compagno che mi stava seguendo, sarei morto col collo spezzato dal pesantissimo bilanciere, all’epoca, poco più che una manciata di piume, per me.
In silenzio sepolcrale, il sangue si ferma nelle vene, forse l’ho convinto.
- E che cazzo era successo?
Oddio, che mi invento?
Faccio mente locale, entro nel mio vocabolario medico mentale, della lunghezza di sei righe circa, e me ne esco: - Insufficienza di acido adenosintrifosforico.
Speriamo che non sia uno di quei palestrati che hanno l’impudenza e la presunzione di informarsi sugli effetti che hanno tutti quegli sforzi sovrumani… sul corpo umano.
Tace.
Col braccio destro indica la via del bagno.
Non mi segue più come un segugio.
Missione compiuta.
Altra casa altre cose.
“jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh what fun it is to ride in a one horse open slaight”…poi l’assurdo.
- Entrate, cari.
Quella che ho davanti, è una delle più belle donne mai viste.
Zoccole televisive comprese.
Alta all’incirca un metro e settanta, capelli neri come la notte più splendente della storia del creato.
Ricordate?
Il bar della “grande famiglia speciale”.
Intanto Filippo si è ripreso; ora la recita può andare avanti senza intoppi.
Astro del ciel, pargol divin, e un'altra casa è fatta.
Per strada già si odono i frutti del mio piano.
Ora, ad aprire è un uomo sulla cinquantina, brizzolato e muscoloso.
Avete presente il padre palestrato/sinistro del timido ragazzo membro dei Wanderers?
Quello lì.
- Io non so cosa cazzo vi siete messi in testa, ma non azzardatevi a cantarmi qui sul pianerottolo, - proprio come nel film. - Ci scusi, signore. Noi non vogliamo soldi, - e mi pento per aver detto la tipica frase di chi è in cerca di gente da rigirare come un calzino. Arriccia il labbro, sta per esplodere: - Quindi che cazzo volete?
Tento un percorso oscuro e tortuoso.
C’è una teoria, la Mia, che dice: “quando sei nella ragione, o vuoi averla a tutti i costi anche se non ce l’hai, sii invadente, strafottente, e fai pesare agli altri il tuo immaginario passato triste e torrido, facendoti strada, a furia di insulti, nel cuore della gente”.
Inizio: - Senta, noi siamo qua, fa freddo, - (ci saranno trenta gradi!!!), -… senza una casa, senza una famiglia da cui tornare, senza una tavola alla quale sederci e deliziosi pranzi gustare, - per poi venire interrotto bruscamente: - Checcazzo vuoi dire, siete venuti qui a chiedermi se vi posso ospitare a cena, insieme alla mia famiglia? Inquadrato il quoziente intellettivo nullo, zero al quoto, di questo orango palestrato pronto a pestare qualsiasi cosa respiri, camminando sul filo del rasoio con le piante dei piedi imburrate, azzardo l’ultima stronzata, quella decisiva, che forse mi salverà dall’imminente pestaggio.
- Dovevo soltanto andare al bagno -
- E hai montato tutto questo cazzo di casino solo per andare a pisciare?
- Sì, anche se la storia è vera.
- Entra, poi subito fuori dalle palle.
L’appartamento è un tempio del fitness: medaglie, coppe e poster di divi del body building e del pugilato. Sento una mano grande come una pala sulla spalla.
- Aspetta, - dice la voce.
Mi squadra, soffermandosi sui pettorali e le braccia.
- Quanto alzi alla panca?
- E’ già tanto se, una volta che mi ci sono sdraiato, riesco a risollevarmi.
- Non è la risposta che volevo sentire.
Odore di guai, odore di ormoni.
- Non mi piaci, comincio a pentirmi di averti fatto entrare. Senti un po’, - cominciando ad accarezzare in maniera inquietante, uno dei mille manubri sparsi in giro per la stanza, - adesso mi fai vedere quanto riesci a sollevare, e poi potrai andare al bagno.
Mi sono messo nella merda.
Tento un approccio diplomatico: - Non posso. Ero un patito del body building, - mettendomi eretto come un palo, come a voler accentuare un fisico mai avuto. - Un giorno, in palestra stavo alzando, proprio alla panca, cento venti chili. Ho sentito come uno strappo proprio quì, - battendomi un pugno sullo sterno, - e se non era per il mio compagno che mi stava seguendo, sarei morto col collo spezzato dal pesantissimo bilanciere, all’epoca, poco più che una manciata di piume, per me.
In silenzio sepolcrale, il sangue si ferma nelle vene, forse l’ho convinto.
- E che cazzo era successo?
Oddio, che mi invento?
Faccio mente locale, entro nel mio vocabolario medico mentale, della lunghezza di sei righe circa, e me ne esco: - Insufficienza di acido adenosintrifosforico.
Speriamo che non sia uno di quei palestrati che hanno l’impudenza e la presunzione di informarsi sugli effetti che hanno tutti quegli sforzi sovrumani… sul corpo umano.
Tace.
Col braccio destro indica la via del bagno.
Non mi segue più come un segugio.
Missione compiuta.
Altra casa altre cose.
“jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh what fun it is to ride in a one horse open slaight”…poi l’assurdo.
- Entrate, cari.
Quella che ho davanti, è una delle più belle donne mai viste.
Zoccole televisive comprese.
Alta all’incirca un metro e settanta, capelli neri come la notte più splendente della storia del creato.
E il sorriso, la sua luna.
La mia.
Entriamo sbalorditi, Filippo è concentrato come salsa di pomodoro in tubetto.
L’appartamento è simile ad una di quelle ville settecentesche di cui millantavo poco fa, annoverandola tra le mie ricerche universitarie virtuali. - Prego, sedetevi, - ci fa il serafino incarnato.
Controlla sul vocabolario: “te l’avevo detto”.
Non capisco; una così bella ragazza, non può vivere da sola, è anticostituzionale.
Infatti…
L’uomo comparso magicamente sulla soglia che divide il soggiorno, dal resto dell’appartamento vittoriano è, (fa che sia il padre!) un uomo di media statura, leggermente stempiato, capelli neri, occhi fieri ma benevoli, vestito in maniera impeccabile.
Il sosia di Daniel Craig (quando compirà sessant’anni).
C’è un attimo di silenzio, cerco di non guardarmi troppo intorno, potrei dare l’idea di un ladro che si intrufola, come gli zingari, a casa della gente.
- Ciao, ragazzi. Io sono Samuele, e lei è Babele.
Non per creare pregiudizi, ma la gonna blu a pari di ginocchio di Babele…no, voglio dargli una possibilità.
- … mia moglie. Prego, accomodatevi.
Ho inteso; è guerra sia.
Si siede, negli occhi lo sguardo di chi la sa lunga, le movenze decise che ti insegnano al corso “lava cervello” svolto durante le adunanze.
Cento a uno questi sono testimoni di Geova.
Siamo qui perché lo ha voluto il destino.
Siamo qui per capire la verità.
Mi trasformo nel Dio Marte.
- Ho sentito che intonavate dei “classici” canti di natale, - e sulla parola “classici” reprime un risolino saccente del cazzo, da professore di Teologia Vaticana. Cerco di rimanere impassibile, Babele comincia a sembrarmi più un’esca, anziché un essere umano. Così bella solo per poter abbindolare, ai ragazzi, l’idea che un giorno, in paradiso (sulla terra!!!) i leoni giocheranno coi bambini.
- E’ natale, giusto? - fa lui ancora più spavaldo.
Sono contento che Filippo non apra mai bocca, il ruolo di suppellettile gli si addice.
Controlla sul vocabolario: “automa”
Controlla sul vocabolario: “soprammobile”
- Perché devo aver bisogno di aspettare “natale”, per poter dimostrare ai miei cari quanto tenga a loro, facendogli dei doni? Tutto l’anno, è buono per fare dei regali. Nessuno ve lo impedisce. Fa una pausa e io lo metto a suo agio, facendo trapelare dal mio sguardo, come della comprensione e dell’insicurezza nei “banali dogmi” con i quali sono cresciuto, torta di compleanno dopo torta di compleanno…
Pagana.
Ok, ora crede di avermi in pugno ma voglio divertirmi un altro pochino.
- Signore, - sfotto dal basso della mia giovine età, - Ha ragione. Perché cedere alla consumistica e banale tradizione volgare di donare, ai propri affetti, scontati gingilli di vanità, - e quasi stavo per tradirmi, tirando fuori un aggettivo tabù come “pagana”.
Non posso farmi scoprire, devo fargli abbassare la guardia, farlo stancare e poi metterlo nell’angolino.
- Quale religione professi?
Cazzo, arriva subito al sodo. Di solito i suoi colleghi, che ti vengono a svegliare alle sette e mezza di domenica mattina, ci girano intorno molto più a lungo.
Sparo la fatidica carta, quella che gli darà il via libera per stuprare il mio “cervellino da giovine” come meglio vuole.
- SONO ATEO.
A-T-E-O, mica cazzi.
È diventato uno scontro di calcio.
Sono cristiano non praticante; in questa situazione mi trasformo in un hooligan della curva nord del Jerusalem football club.
Azzardo: - Però mi sono sempre fatto un sacco di domande su molti argomenti riguardanti le religioni, - sto vincendo (inizia ad essere mio) : - Ad esempio: i vostri comandamenti sono uguali ai nostri? - facendo tremare la voce, denotando insicurezza da interrogazione dove non si è studiato assolutamente.
Sorride: - Sì, i comandamenti sono identici, però la vostra Bibbia non è l’ originale. Sto bruciando come una fiamma ossidrica su metallo: - In che senso? - rispondo, mettendomi a sedere in perfetta posizione eretta, da studente di aramaico antico. Tamburellando con le dita sul poggia gomiti della poltrona, mi illumina: - Nelle nostre sacre scritture, ci sono dei particolari omessi dalle vostre, in quanto alla chiesa facevano e fanno scomodo.
Vittoria! A vedere le sue movenze, l’ho messo a disagio, iniziando a percorrere sentieri oscuri.
Dico: - Quali?
Abbassando la guardia risponde: - Molti. La salvezza è soltanto nel regno di Geova, - che vuol dire che non sa più che cazzo si deve inventare.
Delle ricerche molto accurate, hanno dimostrato che il novanta percento degli aderenti a questa setta da due soldi, non sono altro che ignoranti ad alti livelli, convertitisi al testimonidigeovaismo(.com), in un momento di forte dolore. Molti non hanno superato la terza media; non che il titolo di studio faccia la differenza, ma qui da noi, se sai qualcosa. è perché sei stato obbligato a marchiartelo a fuoco nel cervello, durante le ore di scuola, badate, non per cultura personale ma soltanto per moda.
Che te ne fai di una cultura quando hai Sky?
Così li fanno vestire in giacca e cravatta (le donne con gonne da festival della birra bavarese), e li mandano casa per casa a predicare un verbo di cui non sanno niente… manco sapranno “i verbi” in generale. Così, ad ogni domanda specifica, come quella che ho appena fatto, la risposta, esplicita, o sottintesa, è: ”E’ COSI’ PERCHE’ E’ COSI’”.
Provate a negarlo; vi sarà capitato almeno una volta nella vita…
Parto deciso, dall’alto della mia cattedra filo teologica conseguita presso la Sorbona di Ripatransone: - Dunque, lei mi sta dicendo che, per secoli e secoli ogni singolo foglio della vostra bibbia è rimasto insieme ai suoi fratellini cartacei, senza perdere un briciolo della propria originalità? Può essere che neanche un misero fogliettino sia andato perduto o sostituito durante spostamenti o che so io?
- Sì -
- Allora devo presumere che all’epoca avevate già i floppy disk.
Ha iniziato a sudare, ha abbassato la guardia e finito le cartucce al suo MK47 mistico.
- Sei per caso venuto qui per insultare?
- Veramente pensavo fosse stato lei ad invitarmi ad entrare. È solo che non ci vedo molto chiaro. Capto che vorrebbe interrompere subito la conversazione; orami è obbligato dal sacro vincolo della “Torre di guardia” a continuare.
Vedi anche: “Svegliatevi”
- Su cosa? - fa lui.
- Beh, stavamo parlando dei comandamenti e lei ha deviato il discorso su “questa religione è meglio di quest’altra.
Non sa più che dire.
- Non le sembra che ci sia qualcosa di strano in “Non desiderare la roba d’altri”e “Non desiderare la donna d’altri?”. Non le sembra un comandamento troppo dettagliato? Allora avrebbero dovuto scrivere milioni di comandamenti per regolare ogni singolo caso giuridico/teologico: “Non desiderare il cane di Saul, oppure “Non desiderare l’odalisca di Nabucodonosor e così via…per non parlare dei comandamenti “baby”, riservati ai più piccini. “Non desiderare la bicicletta di Mauro”o” non desiderare il Liquidator di Luigino”. Il punto è che il comandamento mancante è “non adorare false icone”. Mi alzo in piedi, sembro Orson Welles nel finale della signora di Shangai (un giustiziere onnipotente).
Indico, come un avvocato in aula di tribunale, nel momento della massima auto celebrazione, il crocifisso affisso alla parete.
- Quello, cos’è ? È una preziosa reliquia scesa dal cielo per portarle fortuna? Lei si deve inginocchiare innanzi ad essa e pentirsi? Di cosa? Quella lì è la creazione di un artigiano, non di Dio o chi che sia. Lei l’ha pagata del denaro. Quel denaro è andato alla Unicef for Jerusalem? No…forse quell’artigiano, con i soldi ricavati da quel terribile gingillo terrestre, c’è andato a puttane, nonostante abbia moglie e figli, di cui, uno affetto da carcinoma vissinticus, e l’atro nato con un caso terminale di osteoporosi babtica.
Adoro inventarmi paroloni, di fronte a dei cazzo di ignoranti che si sentono in dovere
(diritto)
di insegnare agli altri, quando loro stessi sono i primi a non sapere.
Babele è corsa in un'altra stanza, distrutta dai singhiozzi. Samuele (il Sig.) rosso in faccia, ci caccia fuori, sparandoci addosso che i giovani di oggi sono “degli ignoranti senza dio e senza rispetto per nessuno”.
Gli ignoranti siamo noi…
Missione compiuta egualmente.
Altra tappa al bar, mi sento carico ed energico.
Forse lo spirito del natale mi ha conferito dei poteri da ridimensionatore di esseri umani…un guerriero natalizio.
Altro inaspettato.
- Ti rendi conto delle cazzate che hai sparato?
Uscendo dal coma, Filippo mi allieta con la sua presenza. Cominciavo a preoccuparmi, pensavo che fosse davvero riuscito a staccarsi la spina del cervello.
- Neanche voglio risponderti… piuttosto, continua il tuo lavoro.
- E quale sarebbe il “mio lavoro”?
Controlla sul vocabolario: “suppellettile”
Controlla sul vocabolario: “statua d’argilla”
Controlla sul vocabolario: “guardia svizzera”
Controlla sul vocabolario: “Filippo”
Non rispondo; gli do una pacca sulla spalla, dicendogli che lo sto prendendo per il culo.
Guardo l’orologio; inizio ad avere il cervello sovraccarico. A furia di interpretare tutti quei personaggi ( l’orfano sfigato, il ragazzo del coro natalizio, il palestrato alla deriva e il ninja di Dio), inizio ad avvertire, dal profondo del cervelletto, una scossa di richiamo.
Controlla sul vocabolario: “disturbo dissociativo della personalità psichica”
Controlla sul vocabolario: “personalità multipla”
Controlla sul vocabolario: “schizofrenia”
Controlla sul vocabolario: “Xanax”
Devo resistere, è rimasto solo un appartamento.
Poi, penso possano bastare.
Le scale di questo palazzo sembrano quelle di una zigurrat infinita.
Verso il cielo, vicino alle stelle.
Si sono fatte le sette e mezza ma ne è valsa la pena. Grossomodo abbiamo visitato tutte le case che mi occorrevano.
Missione compiuta.
Ps: Qual è la morale di questa storia?
È’ che non esiste la morale; se la sono inventati una massa di ignoranti impauriti dalle proprie scelte e dalla propria (appunto) ignoranza. Vi pare giusto che, uno venuto dal nulla, vi dica cosa è giusto e cosa non lo è?
È giusto massacrare l’arte censurandola?
Sono “gli altri”, in grado di sapere cos’è meglio per noi stessi?
Sì, e il solo modo che hanno per esprimerlo, e a furia di cinghiate (per i bambini) e guerre (per i bambini un po’ più grandicelli).
Mi raccomando, non fate vedere ai vostri figli il sesso e la violenza.
Picchiateli, così cresceranno sani forti e di pii principi come voi.
Per un futuro migliore.
Il mondo è intorno a te, Life is now
Pps: Vi è mai capitato di non rimettere il citofono correttamente al proprio posto?
Se la risposta è “no”, vi posso assicurare che gli ultrasuoni prodotti da questo terribile strumento, possono avere decorso apocalyptico.
Le onde sonore prodotte da un citofono riposto scorrettamente, sono devastanti.
Tutte le dimore, poste lungo il perimetro del quartiere
(quelle da noi visitate)
sono colpevoli dell’armonia mono nota, che ricorda un diapason impazzito, prodotto da quintali e quintali di decibel, fastidiosissimi per l’uomo.
Insopportabili per i cani.
Nessuno ha ancora rimesso a posto il proprio citofono, nessuno deve essersene accorto, o più probabilmente, nessuno associa quel casino al citofono.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHHIHIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIHIHIHIH
Classico, nella natura umana: “C’è casino? Io non sono stato, stavo tranquillamente seduto in poltrona”.
Sicuramente, l’ululare di tutti i cani, nel giro di cinque quartieri, deve dare un pizzico di fastidio.
Tutti sono affacciati alla finestra, nessuno capisce cosa stia succedendo.
TUTTI SI LAMENTANO, SCONTENTI, ANCORA UNA VOLTA, DELLE PROPRIE VITE.
Sono solo un ragazzo, buono ma senza una lira; non per questo volevo rinunziare al regalo di natale “perfetto/adatto” a tutti.
L’unico regalo che mi potevo permettere.
L’unico che vi meritavate.
Eccovelo.
Merry Christmas to you, Martinsicuro.
La mia.
Entriamo sbalorditi, Filippo è concentrato come salsa di pomodoro in tubetto.
L’appartamento è simile ad una di quelle ville settecentesche di cui millantavo poco fa, annoverandola tra le mie ricerche universitarie virtuali. - Prego, sedetevi, - ci fa il serafino incarnato.
Controlla sul vocabolario: “te l’avevo detto”.
Non capisco; una così bella ragazza, non può vivere da sola, è anticostituzionale.
Infatti…
L’uomo comparso magicamente sulla soglia che divide il soggiorno, dal resto dell’appartamento vittoriano è, (fa che sia il padre!) un uomo di media statura, leggermente stempiato, capelli neri, occhi fieri ma benevoli, vestito in maniera impeccabile.
Il sosia di Daniel Craig (quando compirà sessant’anni).
C’è un attimo di silenzio, cerco di non guardarmi troppo intorno, potrei dare l’idea di un ladro che si intrufola, come gli zingari, a casa della gente.
- Ciao, ragazzi. Io sono Samuele, e lei è Babele.
Non per creare pregiudizi, ma la gonna blu a pari di ginocchio di Babele…no, voglio dargli una possibilità.
- … mia moglie. Prego, accomodatevi.
Ho inteso; è guerra sia.
Si siede, negli occhi lo sguardo di chi la sa lunga, le movenze decise che ti insegnano al corso “lava cervello” svolto durante le adunanze.
Cento a uno questi sono testimoni di Geova.
Siamo qui perché lo ha voluto il destino.
Siamo qui per capire la verità.
Mi trasformo nel Dio Marte.
- Ho sentito che intonavate dei “classici” canti di natale, - e sulla parola “classici” reprime un risolino saccente del cazzo, da professore di Teologia Vaticana. Cerco di rimanere impassibile, Babele comincia a sembrarmi più un’esca, anziché un essere umano. Così bella solo per poter abbindolare, ai ragazzi, l’idea che un giorno, in paradiso (sulla terra!!!) i leoni giocheranno coi bambini.
- E’ natale, giusto? - fa lui ancora più spavaldo.
Sono contento che Filippo non apra mai bocca, il ruolo di suppellettile gli si addice.
Controlla sul vocabolario: “automa”
Controlla sul vocabolario: “soprammobile”
- Perché devo aver bisogno di aspettare “natale”, per poter dimostrare ai miei cari quanto tenga a loro, facendogli dei doni? Tutto l’anno, è buono per fare dei regali. Nessuno ve lo impedisce. Fa una pausa e io lo metto a suo agio, facendo trapelare dal mio sguardo, come della comprensione e dell’insicurezza nei “banali dogmi” con i quali sono cresciuto, torta di compleanno dopo torta di compleanno…
Pagana.
Ok, ora crede di avermi in pugno ma voglio divertirmi un altro pochino.
- Signore, - sfotto dal basso della mia giovine età, - Ha ragione. Perché cedere alla consumistica e banale tradizione volgare di donare, ai propri affetti, scontati gingilli di vanità, - e quasi stavo per tradirmi, tirando fuori un aggettivo tabù come “pagana”.
Non posso farmi scoprire, devo fargli abbassare la guardia, farlo stancare e poi metterlo nell’angolino.
- Quale religione professi?
Cazzo, arriva subito al sodo. Di solito i suoi colleghi, che ti vengono a svegliare alle sette e mezza di domenica mattina, ci girano intorno molto più a lungo.
Sparo la fatidica carta, quella che gli darà il via libera per stuprare il mio “cervellino da giovine” come meglio vuole.
- SONO ATEO.
A-T-E-O, mica cazzi.
È diventato uno scontro di calcio.
Sono cristiano non praticante; in questa situazione mi trasformo in un hooligan della curva nord del Jerusalem football club.
Azzardo: - Però mi sono sempre fatto un sacco di domande su molti argomenti riguardanti le religioni, - sto vincendo (inizia ad essere mio) : - Ad esempio: i vostri comandamenti sono uguali ai nostri? - facendo tremare la voce, denotando insicurezza da interrogazione dove non si è studiato assolutamente.
Sorride: - Sì, i comandamenti sono identici, però la vostra Bibbia non è l’ originale. Sto bruciando come una fiamma ossidrica su metallo: - In che senso? - rispondo, mettendomi a sedere in perfetta posizione eretta, da studente di aramaico antico. Tamburellando con le dita sul poggia gomiti della poltrona, mi illumina: - Nelle nostre sacre scritture, ci sono dei particolari omessi dalle vostre, in quanto alla chiesa facevano e fanno scomodo.
Vittoria! A vedere le sue movenze, l’ho messo a disagio, iniziando a percorrere sentieri oscuri.
Dico: - Quali?
Abbassando la guardia risponde: - Molti. La salvezza è soltanto nel regno di Geova, - che vuol dire che non sa più che cazzo si deve inventare.
Delle ricerche molto accurate, hanno dimostrato che il novanta percento degli aderenti a questa setta da due soldi, non sono altro che ignoranti ad alti livelli, convertitisi al testimonidigeovaismo(.com), in un momento di forte dolore. Molti non hanno superato la terza media; non che il titolo di studio faccia la differenza, ma qui da noi, se sai qualcosa. è perché sei stato obbligato a marchiartelo a fuoco nel cervello, durante le ore di scuola, badate, non per cultura personale ma soltanto per moda.
Che te ne fai di una cultura quando hai Sky?
Così li fanno vestire in giacca e cravatta (le donne con gonne da festival della birra bavarese), e li mandano casa per casa a predicare un verbo di cui non sanno niente… manco sapranno “i verbi” in generale. Così, ad ogni domanda specifica, come quella che ho appena fatto, la risposta, esplicita, o sottintesa, è: ”E’ COSI’ PERCHE’ E’ COSI’”.
Provate a negarlo; vi sarà capitato almeno una volta nella vita…
Parto deciso, dall’alto della mia cattedra filo teologica conseguita presso la Sorbona di Ripatransone: - Dunque, lei mi sta dicendo che, per secoli e secoli ogni singolo foglio della vostra bibbia è rimasto insieme ai suoi fratellini cartacei, senza perdere un briciolo della propria originalità? Può essere che neanche un misero fogliettino sia andato perduto o sostituito durante spostamenti o che so io?
- Sì -
- Allora devo presumere che all’epoca avevate già i floppy disk.
Ha iniziato a sudare, ha abbassato la guardia e finito le cartucce al suo MK47 mistico.
- Sei per caso venuto qui per insultare?
- Veramente pensavo fosse stato lei ad invitarmi ad entrare. È solo che non ci vedo molto chiaro. Capto che vorrebbe interrompere subito la conversazione; orami è obbligato dal sacro vincolo della “Torre di guardia” a continuare.
Vedi anche: “Svegliatevi”
- Su cosa? - fa lui.
- Beh, stavamo parlando dei comandamenti e lei ha deviato il discorso su “questa religione è meglio di quest’altra.
Non sa più che dire.
- Non le sembra che ci sia qualcosa di strano in “Non desiderare la roba d’altri”e “Non desiderare la donna d’altri?”. Non le sembra un comandamento troppo dettagliato? Allora avrebbero dovuto scrivere milioni di comandamenti per regolare ogni singolo caso giuridico/teologico: “Non desiderare il cane di Saul, oppure “Non desiderare l’odalisca di Nabucodonosor e così via…per non parlare dei comandamenti “baby”, riservati ai più piccini. “Non desiderare la bicicletta di Mauro”o” non desiderare il Liquidator di Luigino”. Il punto è che il comandamento mancante è “non adorare false icone”. Mi alzo in piedi, sembro Orson Welles nel finale della signora di Shangai (un giustiziere onnipotente).
Indico, come un avvocato in aula di tribunale, nel momento della massima auto celebrazione, il crocifisso affisso alla parete.
- Quello, cos’è ? È una preziosa reliquia scesa dal cielo per portarle fortuna? Lei si deve inginocchiare innanzi ad essa e pentirsi? Di cosa? Quella lì è la creazione di un artigiano, non di Dio o chi che sia. Lei l’ha pagata del denaro. Quel denaro è andato alla Unicef for Jerusalem? No…forse quell’artigiano, con i soldi ricavati da quel terribile gingillo terrestre, c’è andato a puttane, nonostante abbia moglie e figli, di cui, uno affetto da carcinoma vissinticus, e l’atro nato con un caso terminale di osteoporosi babtica.
Adoro inventarmi paroloni, di fronte a dei cazzo di ignoranti che si sentono in dovere
(diritto)
di insegnare agli altri, quando loro stessi sono i primi a non sapere.
Babele è corsa in un'altra stanza, distrutta dai singhiozzi. Samuele (il Sig.) rosso in faccia, ci caccia fuori, sparandoci addosso che i giovani di oggi sono “degli ignoranti senza dio e senza rispetto per nessuno”.
Gli ignoranti siamo noi…
Missione compiuta egualmente.
Altra tappa al bar, mi sento carico ed energico.
Forse lo spirito del natale mi ha conferito dei poteri da ridimensionatore di esseri umani…un guerriero natalizio.
Altro inaspettato.
- Ti rendi conto delle cazzate che hai sparato?
Uscendo dal coma, Filippo mi allieta con la sua presenza. Cominciavo a preoccuparmi, pensavo che fosse davvero riuscito a staccarsi la spina del cervello.
- Neanche voglio risponderti… piuttosto, continua il tuo lavoro.
- E quale sarebbe il “mio lavoro”?
Controlla sul vocabolario: “suppellettile”
Controlla sul vocabolario: “statua d’argilla”
Controlla sul vocabolario: “guardia svizzera”
Controlla sul vocabolario: “Filippo”
Non rispondo; gli do una pacca sulla spalla, dicendogli che lo sto prendendo per il culo.
Guardo l’orologio; inizio ad avere il cervello sovraccarico. A furia di interpretare tutti quei personaggi ( l’orfano sfigato, il ragazzo del coro natalizio, il palestrato alla deriva e il ninja di Dio), inizio ad avvertire, dal profondo del cervelletto, una scossa di richiamo.
Controlla sul vocabolario: “disturbo dissociativo della personalità psichica”
Controlla sul vocabolario: “personalità multipla”
Controlla sul vocabolario: “schizofrenia”
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Devo resistere, è rimasto solo un appartamento.
Poi, penso possano bastare.
Le scale di questo palazzo sembrano quelle di una zigurrat infinita.
Verso il cielo, vicino alle stelle.
Si sono fatte le sette e mezza ma ne è valsa la pena. Grossomodo abbiamo visitato tutte le case che mi occorrevano.
Missione compiuta.
Ps: Qual è la morale di questa storia?
È’ che non esiste la morale; se la sono inventati una massa di ignoranti impauriti dalle proprie scelte e dalla propria (appunto) ignoranza. Vi pare giusto che, uno venuto dal nulla, vi dica cosa è giusto e cosa non lo è?
È giusto massacrare l’arte censurandola?
Sono “gli altri”, in grado di sapere cos’è meglio per noi stessi?
Sì, e il solo modo che hanno per esprimerlo, e a furia di cinghiate (per i bambini) e guerre (per i bambini un po’ più grandicelli).
Mi raccomando, non fate vedere ai vostri figli il sesso e la violenza.
Picchiateli, così cresceranno sani forti e di pii principi come voi.
Per un futuro migliore.
Il mondo è intorno a te, Life is now
Pps: Vi è mai capitato di non rimettere il citofono correttamente al proprio posto?
Se la risposta è “no”, vi posso assicurare che gli ultrasuoni prodotti da questo terribile strumento, possono avere decorso apocalyptico.
Le onde sonore prodotte da un citofono riposto scorrettamente, sono devastanti.
Tutte le dimore, poste lungo il perimetro del quartiere
(quelle da noi visitate)
sono colpevoli dell’armonia mono nota, che ricorda un diapason impazzito, prodotto da quintali e quintali di decibel, fastidiosissimi per l’uomo.
Insopportabili per i cani.
Nessuno ha ancora rimesso a posto il proprio citofono, nessuno deve essersene accorto, o più probabilmente, nessuno associa quel casino al citofono.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHHIHIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIHIHIHIH
Classico, nella natura umana: “C’è casino? Io non sono stato, stavo tranquillamente seduto in poltrona”.
Sicuramente, l’ululare di tutti i cani, nel giro di cinque quartieri, deve dare un pizzico di fastidio.
Tutti sono affacciati alla finestra, nessuno capisce cosa stia succedendo.
TUTTI SI LAMENTANO, SCONTENTI, ANCORA UNA VOLTA, DELLE PROPRIE VITE.
Sono solo un ragazzo, buono ma senza una lira; non per questo volevo rinunziare al regalo di natale “perfetto/adatto” a tutti.
L’unico regalo che mi potevo permettere.
L’unico che vi meritavate.
Eccovelo.
Merry Christmas to you, Martinsicuro.